I tre Giardini

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Sulle screpolature di antichi muri di pietra

i verdi fili d’erba vanno in cerca di vita.

Penso agli occhi del Creatore di tutte le cose visibili e invisibili,

felicemente meravigliato quando creò un giardino in Eden

e lì fece germogliare ogni sorta di vita:

educhiamoci a saper contemplare anche un filo d’erba viva!

Nel giardino paradisiaco,

guardando l’inverno di solitudine dell’uomo,

Dio fa una riflessione:

” Non è bene che l’uomo sia solo”.

 

 

Per realizzare l’amore prende la solenne decisione:

gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”.

Ed ecco fiorire la primavera della vita:

“Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo…

gli tolse una costola…plasmò con la costola… una donna

e la condusse all’uomo”.

Creò l’alter ego formata dal corpo di Adamo

per poter condividere la stessa vita, la stessa carne, lo stesso amore,

nell’alveo fecondo di un unico destino.

Si trasfigurano gli occhi!

Le creature ritrovano armonie che cancellano distanze,

annientano solitudini e tessono fili d’amore eterno ed universale.

Dal cuore dell’uomo esplode il primo canto d’amore:

“Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa.

La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”.

Per intonare questo canto,

occorre quell’ arte divina che non è scienza di studi musicali

ma sapienza di vita e gusto di Dio.

* * *

Dall’Eden, al giardino del Cantico dei Cantici.

Il Cantico, affascinante poema d’amore, espresso in forma drammatica,

inneggia all’unico amore d’un Solo per una Sola.

Natura e giardino sono gli spazi dei veri innamorati

e la primavera è il tempo di questo struggente incanto.

Giardino e primavera diventano luogo e tempo dell’Amore.

“Ammalarsi d’Amore” è abitare il giardino del Cantico dei Cantici,

dove ci sono Lui e Lei avvolti dalla tenerezza e dalla potenza dell’Amore.

Forte come la morte è l’Amore”.

Nell’amore umano c’è la fiamma dell’Amore divino

che vivifica l’intensità del mistero d’amore dell’eterna coppia del creato.

Nel giardino primaverile arriva l’amato.

Lo slancio dell’anima della sposa va incontro allo slancio dello sposo che viene:

“Una voce…! Il mio diletto!

Eccolo viene saltando sui monti,

balzando sulle colline.

Il mio amato è simile ad un capriolo

o ad un cucciolo di cervo.

Eccolo: sta ritto dietro il nostro muro,

occhieggia dalla finestra,

spia attraverso le grate”.

Dopo il silenzio nella notte oscura della lontananza,

arriva l’aurora primaverile dell’incontro.

Come rinasce la vita con la fragranza dei fiori, con il tubare delle tortore,

con la tiepida brezza e il rifiorire del mondo,

così, il percepire la voce dell’amato fa risvegliare i palpiti del cuore in Lei che attende

e che vede il diletto accanto al muro di casa; occhieggia, spia attraverso le grate e canta:

Alzati, mia amata, mia bella e vieni!

E’ l’invito al totale abbandono per le sorprese d’amore.

Ecco, l’inverno è passato…

I fiori rispuntano sulla terra…

La voce della tortora si ode già nelle nostre terre.

Il fico emette le sue gemme,

le viti in fiore esalano profumo…

O mia colomba che t’annidi nelle fenditure delle rocce…

Fammi vedere il tuo viso,

fammi sentire la tua voce perché la tua voce è soave

e il tuo viso affascinante”.

Il paragone è tutto pennellato sul viso e sulla voce della sposa

che è come colomba annidata tra gli anfratti delle rocce.

L’impazienza dell’amato invita la donna al godimento della visione e dell’ascolto della primavera attraverso i suoni, i colori, i sapori, gli odori della vita, mentre nel suo rinascere:

“tutto canta e grida di gioia ”.

L’amore canta!

Canta come dipinge il pittore, come scolpisce lo scultore, come il musico compone.

I veri artisti non vedono altro che la pura bellezza innamorata.

L’amore ammira!

L’ammirazione fa nascere l’amore, lo nutre e lo fa rifiorire.

Chi smette d’ammirare, spegne l’amore.

Chi non è più degno d’ammirazione perde l’amore.

“Il mio amato è mio

e io sono sua,

di lui che pasce il gregge tra i gigli”.

Il canto della sposa qui raggiunge il suo vertice con una intensissima dichiarazione d’amore

che suggella la mutua appartenenza.

Esso è variazione sul tema del primo canto d’amore nel giardino dell’Eden:

“Carne della mia carne; osso delle mie ossa”.

Sono sussulti d’amore, sigilli sul cuore che testimoniano il reciproco possesso

nella perfetta comunione tra i due sposi.

Nel linguaggio teologico e mistico, esaltano il rapporto “cuore a cuore”

tra Dio e il suo popolo,

tra Cristo e la sua Chiesa.

* * *

Dal Cantico dei Cantici, al giardino della sepoltura e risurrezione dello Sposo.

Anche il giardino del sepolcro nuovo conosce la notte del dolore e della morte,

insieme al mattino della ricerca, delle lacrime e dell’incontro.

La tomba nuova ora è tomba vuota!

Qui, all’alba della prima Domenica, avviene l’incontro tra il Risorto e la Maddalena:

“Maria!”

Folgorata dalla luce dell’aurora,

il suo cuore sobbalza nel sentirsi chiamare,

e, ferita d’amore, grida:

“Rabbunì!”

Delirio d’estasi!

Appassionato duetto d’Amore!

Il Signore risorto è ormai il suo cuore.

Il giardino della sepoltura e della tomba vuota

è il giardino del mattino di primavera

per l’incontro sempre vivo e sempre nuovo della Vita con l’Amore.

Solo ai mistici è dato percepire e gustare,

nell’incanto dello stupore,

l’estasi trasfigurante della Risurrezione!

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