La rinuncia anticipata del Vescovo Luigi Renzo. “Avevo chiesto al Papa di aspettare agosto” e la fretta della Santa Sede

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Bollettino Sala stampa Santa Sede N. 429 del 1° luglio 2021
Rinuncia del Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea (Italia) e nomina dell’Amministratore Apostolico

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea (Italia), presentata da S.E. Mons. Luigi Renzo e contestualmente ha nominato Amministratore Apostolico della medesima Sede S.E. Mons. Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace.

Il 74enne Mons. Luigi Renzo ha presentato la rinuncia al proprio ufficio di Ordinario della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea con un anno di anticipo, visto che la naturale scadenza del mandato era prevista per il mese di giugno dell’anno prossimo, ovvero al compimento del 75° anno di età. La notizia ricorre nel periodo a ridosso del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale per l’Arcidiocesi di Rossano-Cariati, risalente all’8 agosto 1971.

Dalla “pesante lettera anonima” fino alla richiesta al Papa di “aspettare agosto”, passando per i “guai del suo segretario” e il “caso Paravati”, con qualcos’altro…: ecco le ragioni alla base della decisione di gettare la spugna da parte del Vescovo e la fretta di accettarne le dimissioni da parte della Santa Sede. Secondo la stampa locale, facendo riferimento ad “accreditate fonti vaticane”, pare ci sia stato un diretto interessamento di Papa Francesco, a seguito di diverse vicende, che hanno riguardato la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea.

Fatto inconsueto è la nomina di un Amministratore apostolico diverso dall’Ordinario uscente. La prassi della Santa Sede, in questi casi, è che a gestire in via ordinaria la diocesi in attesa della nomina del nuovo vescovo sia l’uscente che, da vescovo emerito, assume il ruolo di Amministratore apostolico. Non si tratta di una regola assoluta, ma di una consuetudine.

Mons. Renzo stesso ha raccontato ad un gruppo di sacerdoti nel corso di un incontro, di avere presentato le dimissioni qualche giorno fa e di avere ottenuto «una risposta immediata, dalla sera alla mattina» e subito è stato nominato un amministratore apostolico per la sede vescovile vacante. L’immediatezza con la quale la Santa Sede ha accolto la rinuncia anticipato ha colto di sorpresa lo stesso Vescovo Renzo. Tra l’altro nella lettera di rinuncia che aveva scritto a Papa Francesco ha fatto riferimento ai festeggiamenti in diocesi per il 50esimo di sacerdozio, già previsti il 12 agosto. «Chiedevo di soprassedere per il momento e di rendere esecutiva la mia richiesta dalla fine di agosto». Niente da fare. La mail dalla pare del Nunzio apostolico è arrivata mercoledì, a stretto giro di posta. La sede è divenuta immediatamente vacante ed immediata è andata la scelta come amministratore apostolico su Francesco Oliva”, ha detto Mons. Renzo durante l’incontro con un gruppo di sacerdoti [QUI].

Alcuni giorni fa, nella giornata conclusiva del Sinodo diocesano, l’ormai Ordinario emerito, non aveva lasciato trasparire nessuna volontà di lasciare. Inoltre, come detto, per il 12 agosto 2021 erano state programmate nella Cattedrale le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale e il quattordicesimo di episcopato dello stesso presule [Mileto, si è dimesso il vescovo Luigi Renzo. Problemi di salute o pressioni dal Vaticano? – Gazzetta del Sud, 1° luglio 2021 e Diocesi: Mileto, chiuso il Sinodo. Il vescovo Renzo, “essere comunità in cui si respira comunione e fraternità – Sir, 21 giugno 2021].

La “pesante lettera anonima”

Duranti il menzionato incontro, i sacerdoti hanno chiesto a Mons. Renzo le ragioni della sua rinuncia anticipata. Per tanti motivi, ma “soprattutto per le mie condizioni di salute – ha risposto Mons. Renzo –. Vi state rendendo conto di come in questi ultimi tempi riesco a muovermi con molta più difficoltà”. Ma a parte una sorta di protesi che “tiene in piedi” il vescovo, le ragioni delle sue anticipate dimissioni sono anche altre e Renzo non ha esitato a tirarle fuori. “Certo – ha detto – poi nel contorno c’è qualche altro motivo, che non sono riuscito a percepire dalla bocca del Cardinale Marc Ouellet [Prefetto della Congregazione per i Vescovi]. È molto difficile capire e altrettanto difficile dialogare e farsi ascoltare”. I sospetti del Mons. Renzo ruotano intorno a “qualche lettera anonima pesante che ha infastidito, come hanno infastidito magari certi miei punti di vista, modi di fare e che hanno portato a questo”.

Quindi, non solo motivi di salute, perché lo stesso Mons. Renzo ammette: “Volevo rimandare a dopo questa eventualità di presentare in anticipo le dimissioni e la rinuncia all’ufficio di vescovo”. Ma a quanto pare l’aria che tirava non era delle migliori, osserva la stampa locale. “Ho capito che uno dei motivi per cui non rispondono – ipotizza Mons. Renzo – alla causa di beatificazione di Don Francesco Mottola, sembra essere proprio questo e allora ho voluto tagliare la testa al toro”.

Il processo al segretario vescovile per estorsione aggravata e altri problemi della diocesi

Da quanto ha appreso la stampa locale, in realtà, Mons. Renzo nelle settimane precedenti sarebbe stato convocato d’urgenza in Vaticano, occasione nella quale gli sono state chieste le dimissioni. La ragione precisa non è data saperla con certezza. Con probabilità a pesare – tra le varie cose – è stata anche l’inchiesta giudiziaria che ha travolto il segretario particolare di Mons. Renzo, accusato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose, le cui intercettazioni riguarderebbero anche diversi messaggi hot. Nonostante i numerosi malumori nel clero vibonese, infatti, Mons. Renzo ha sempre difeso a spada tratta il proprio segretario – Don Graziano Maccarone – arrivando a mettere in discussione l’indagine della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri.

Con le dimissioni di Mons. Renzo perde il posto anche il suo segretario particolare. Don Maccarrone, che ha mantenuto fino all’ultimo giorno il proprio ufficio, è stato rinviato a giudizio insieme a Don Nicola De Luca, ex Reggente della chiesa della Madonna del Rosario di Tropea, con l’accusa di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Il processo è in corso davanti al Tribunale di Vibo Valentia, presieduto da Tiziana Macrì. La vicenda è incentrata su alcuni prestiti che Maccarrone e De Luca avrebbero accordato a Roberto Mazzocca per evitare l’espropriazione dei beni pignorati alla figlia Francesca a causa di un debito contratto con una terza persona. La vicenda degenera – stando all’accusa – quando il segretario particolare del vescovo aveva iniziato a inviare messaggi a sfondo sessuale a un’altra figlia del debitore, Danila, una giovane affetta da epilessia parziale in trattamento, con crisi plurisettimanali e dichiarata invalida al 100%. Tramite conoscenti Don Maccarone si sarebbe fatto mandare anche indumenti intimi (cosa che la giovane acconsentiva a fare) e l’avrebbe invitata anche ad avere un incontro in un albergo di Pizzo Calabro. Incontro che tuttavia non ha mai avuto luogo. Contro ogni precedente accordo i due sacerdoti avrebbero preteso l’immediata restituzione delle somme di denaro prestate. E Don Maccarrone avrebbe vantato parentele con i Mancuso, la cosca di Limbadi: “Il cugino mio… Luigi è quello che è uscito adesso a luglio il capo dei capi”.

Nel corso di un incontro tra i due sacerdoti e la vittima, a febbraio 2013, Don Maccarone mette subito avanti la carta della sua parentela con i Mancuso, dicendo che i soldi che aveva prestato gli erano stati consegnati “dai cugini di Nicotera Marina… non vi dico il cognome… già lo avete capito… sono cugini miei”.

Ebbene, quando venne fuori l’indagine, nel 2019, la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea si schierò, con un comunicato, in difesa dei due sacerdoti tanto da suscitare la reazione del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Non solo. Non marginale è il problema della Fondazione Natuzza, il cui stallo sullo statuto non è stato superato. Problemi e imbarazzi di una diocesi che sono ora nelle mani di Mons. Francesco Oliva [Le dimissioni del vescovo Renzo (che voleva rimandare) e la fretta di accettarle della Santa Sede- Corrieredellacalabria.it, 2 luglio 2021 e C’è Papa Francesco dietro le dimissioni del vescovo di Mileto Luigi Renzo – Zoom24.it, 2 luglio 2021].

Mons. Luigi Renzo è nato a Campana (Provincia di Cosenza, Arcidiocesi di Rossano-Cariati), il 28 giugno 1947. Ordinato presbitero l’8 agosto 1971, fu eletto alla sede vescovile di Mileto-Nicotera-Tropea il 28 giugno 2007 e consacrato vescovo l’8 agosto 2007. Ha preso possesso della diocesi l’8 settembre 2007. Dal 1° luglio 2021 à Vescovo emerito di Mileto-Nicotera–Tropea. È membro dell’Istituto Secolare dei Sacerdoti Missionari della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Ha compiuto gli studi nel Seminario Arcivescovile di Rossano e nel Seminario Teologico San Pio X di Catanzaro. Si è laureato in Teologia alla Pontificia Università Lateranense e in Pedagogia all’Università di Urbino. Ha ricoperto i seguenti incarichi: Segretario del Vescovo Cantisani dal 1972 al 1980; Parroco della parrocchia di San Nilo di Rossano dal 1980 al 1999; Rettore del Seminario Arcivescovile Minore di Rossano e Vicario Episcopale per la Pastorale dal 1981 al 1984; Vicario Generale della medesima arcidiocesi dal 1993; Direttore dell’Ufficio Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici dal 1996; Parroco della Cattedrale di Rossano dal 1999. Inoltre, è stato Direttore del periodico diocesano Camminare insieme ed Insegnante di Religione nelle Scuole Statali; Vicario Episcopale per la Pastorale; Membro del Consiglio Presbiterale; Docente presso il Seminario Maggiore di Cosenza e l’Istituto Pastorale Regionale; Direttore del Museo Diocesano di Arte Sacra; Rappresentante della Conferenza Episcopale Calabra per i Beni Culturali presso la Regione Calabria; Consulente Ecclesiastico Diocesano dell’Unione Giuristi Cattolici. Si è occupato di studi di storia e di cultura locale. Inoltre, è autore di numerose pubblicazioni di carattere storico, pastorale e vocazionale. Ha collaborato con la Gazzetta del Sud e diversi periodici.

In passato abbiamo avuto modo di trattare dei fatti menzionati, che hanno riguardato, direttamente e indirettamente, il Vescovo Luigi Renzo:

– Il caso della diatriba del Santuario dedicato alla Vergine Maria a Paravati. Nota telenovela e “braccio di ferro” tra Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati, sul tema delle mancate riforme statutarie richieste dal Vescovo Luigi Renzo in vista della consacrazione della chiesa della Villa della Gioia, sorta su input della Serva di Dio Natuzza Evolo [Ore cruciali per la pace tra la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” a Paravati – 7 marzo 2021].

– Il caso di Don Graziano Maccarone (Segretario particolare del Vescovo Luigi Renzo) e Don De Luca. Imputati a processo penale per condotte incompatibili col sacerdozio [Processo penale per Don Graziano Maccarone e Don Nicola De Luca. Imputati per condotte incompatibili col sacerdozio. La Diocesi è estranea al caso – 22 aprile 2021].

– Le ombre sulla condotta e sulle scelte discutibili del Vescovo Luigi Renzo si erano addensate già da tempo, oltre ai casi citati, ci sarebbe anche un prete accusato di molestie mandato a insegnare in un liceo di Vibo Valentia [QUI].

Nel 2017 il Vescovo Luigi Renzo esercita la propria autorità, in forza al codice di diritto canonico, in particolare disponendo con decreto di revoca – formale e ufficiale – l’approvazione dello statuto, fatta dal suo predecessore, della fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati.

Ci chiediamo come mai il Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea non eserciti la sua autorità anche nel 2021, nei confronti dei due sacerdoti che si trovano sotto la sua giurisdizione, Don Maccarone e Don De Luca, imputati a processo penale, mai raggiunti da un provvedimento disciplinare canonico formale e ufficiale. Sono diverse le vicende giudiziarie che “chiamano in causa” la Chiesa Cattolica Romana a Vibo Valentia, con i sacerdoti coinvolti che, però, mantengono il loro posto e il loro “potere”. In un territorio, dove di ‘Ndrangheta si muore, il Vescovo Luigi Renzo pare non aver preso le giuste distanze e soprattutto non aver applicato a dovere la “scomunica ai mafiosi” voluta da papa Francesco quando disse “preti, uomini e donne della ‘ndrangheta sono scomunicati” nell’ultima tappa della sua Visita Pastorale alla Diocesi di Cassano all’Jonio, la più piccola delle diocesi calabresi, nel 2014 [2014: Papa Francesco scomunica la ‘ndrangheta. 2020: Cosa è cambiato nella Chiesa? – 27 gennaio 2020].

Il 22 aprile 2021 abbiamo chiesto – invano – al Vescovo Luigi Renzo un suo intervento in merito alla vicenda Don Maccarone e Don De Luca. I predetti sono tuttora annoverati nell’elenco del clero della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea [QUI]. Il Vescovo Luigi Renzo non è mai intervenuto in merito e ha ignorato anche la nostra richiesta:
Eccellenza Reverendissima,
in forza al codice di diritto canonico, sarebbe gradito un provvedimento disciplinare – formale e ufficiale – nei confronti dei due sacerdoti in questione, che – come emerso – hanno assunto condotte incompatibili con il sacerdozio. Se non le dovesse essere ancora giunto all’orecchio, i predetti risultano essere imputati a processo penale presso il tribunale di Vibo Valentia, dal 21 gennaio 2021. Altresì, il loro magistero è tuttora annoverato nel sito web della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Territorio ecclesiastico sotto la sua diretta autorità come ordinario.
Le idee migliori le facciamo presenti.
Firmato
Il Popolo di Dio

Nicotera (Vibo Valentia). È fatta di perle rare la Calabria che ci piace.
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