I diritti di alcuni non si possono affermare limitando quelli di altri. No all’ideologia gender nelle scuole. No ai reati di opinione #RestiamoLiberi

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Era scontato che la Nota verbale della Santa Sede al Governo italiano avrebbe sollevato un vespaio di polemiche [Il testo integrale della Nota verbale della Segreteria di Stato della Santa Sede in riferimento al Ddl Zan – 23 giugno 2021]. Si è gridato all’invasione di campo, all’ingerenza della Chiesa, all’oscurantismo. Invece, il minimo che si può dire sul Ddl Zan è, che è un pasticcio, pensato male e scritto peggio, propaganda ideologica. Da canto loro i liberal, i laicisti, le sinistre, i fautori del pensiero unico, ecc. stanno sempre con gli omosessuali e in generale la multicolorata galassia LGBTQIA+, tranne dove serve. La classica ipocrisia liberal: dipingono le tolleranti società europei e la tollerante cultura cristiana come oscurantiste, mentre rimangono ciechi, sordi e muti con i regimi realmente omofobi, tra cui al primo posto quelli musulmani. Sei Paesi nel mondo prevedono la pena di morte per gli atti omosessuali, altri sessanti Stati prevedono la prigione. Dov’è lo sdegno LGBTQIA+? E dire che sono già così frazionati, che fra poco esauriscono le lettere… e alcune non sono utilizzabili, come la E.

«Questa è la tragedia del nostro tempo: la perdita della libertà di coscienza da parte di interi popoli ottenuta con l’uso cinico dei mezzi di comunicazione sociale da parte di chi detiene il potere» (cfr. Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, 11. Lettera enciclica del 30 novembre 1980).

Il Vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti ha sottolineato che il Ddl Zan “si presenta con carattere ideologico, rischia di limitare la piena libertà d’espressione, di pensiero, di educazione” e che “la promozione della cultura ‘gender’ colpisce la realtà centrale della famiglia”. “Si è gridato da più parti all’ingerenza della Chiesa in questioni interne dello Stato italiano, quando la Santa Sede ha semplicemente ricordato che esistono diritti e libertà, che appartengono alla Chiesa, come a ogni altra realtà socialmente rilevante, iniziando dalla famiglia, riconosciuti in un trattato internazionale che impegna i due contraenti”. Lo scrive il Vescovo di Pavia nell’editoriale del giornale diocesano Il Ticino, in riferimento alla Nota verbale della Segreteria di Stato indirizzata al Governo italiano, nella quale “la Santa Sede esprime preoccupazioni su passaggi della legge, che potrebbero ledere diritti e libertà della Chiesa, sanzionati nel Concordato”. “La nota, che di per sé doveva rimanere riservata, ha comunque rimesso davanti a tutti i punti ambigui della legge, che, nata nell’intenzione condivisibile di proteggere soggetti esposti a possibili atti di discriminazione e di violenza, si presenta con un carattere ideologico e rischia di limitare la piena libertà d’espressione, di pensiero, di educazione, che appartiene non solo alla comunità cristiana, ma ad ogni persona e a ogni famiglia, come a ogni forma di vita associata”. Il Vescovo di Pavia esprime dispiacere nel vedere “l’irrigidimento di parti politiche e di correnti di pensiero, soprattutto del mondo Lgbt, rispetto alla richiesta ragionevole di un ripensamento e di una ‘riscrittura’ della legge”, che “permetta di raggiungere l’obiettivo condiviso di proteggere soggetti esposti a possibili atti di discriminazione, eliminando le parti più ‘ideologiche’ che possono creare altre discriminazioni e censurare la posizione di chi non si adegua a un certo ‘pensiero unico’”.

Repetita iuvant, in riferimento al DDL S. 2005 (Zan) la Santa Sede chiede allo Stato – Concordato in mano – di tener conto della libertà di religione, di insegnamento e di espressione. La Santa Sede chiede nient’altro di quanto affermato anche dal Segretario PD (almeno a parole, ma invece la Santa Sede chiede res non verba). Enrico Letta – a cui cresce un naso più lungo di quello di Giuseppi Conte, che già aveva spodestato Pinocchio – ha precisato di non aver avuto “alcun atteggiamento irrispettoso nei confronti di soggetti come Santa Sede o CEI, che hanno tutto il diritto di dire cosa pensano e di intervenire. Così come il presidente Draghi ha detto che alla fine decide il Parlamento. Nessuno vuole limitare questi dibattiti, ma c’è bisogno di essere seri e quindi di andare al merito delle cose. Una norma è necessaria, perché la legge Mancino va cambiata. C’è un’urgenza di farlo e ci muoviamo in quella direzione. Dobbiamo fare una norma di civiltà“.

Va osservato che qui non ha gridato più all’ingerenza indebita da parte della Chiesa omofoba. Ovviamente, tutto sta nel contenuto che si da ai termini e il contenuto da quelli parti lo conosciamo. La linea del Partito Democratico è stata ribadita da Letta a Bologna in occasione della presentazione del suo libro “Anima e Cacciavite”. Letta dice che si augura che tutto sia fatto alla “luce del sole” e che “tutto è molto trasparente, lo sarà fino in fondo. E il Parlamento si assumerà le sue responsabilità, come è giusto che sia“. Se la situazione non fosse così drammatica, ci sarebbe da ridere, questa dichiarazione da parte di un partito che fa tutto fuori dal parlamento e di una lobby LGTBQIA+ che ci ha portato all’attuale clima di intolleranza verso coloro che non la pensano come loro. Qui si spiega come tutto viene fatto lontano dalla luce del sole: Con la Finestra di Overton il focus è spostato dalla causa delle “nozze gay” e del “transessualismo” sull’ideologia della “identità di genere”, per cui l’attivismo LGBTQI+ non cede – 28 giugno 2021.

Vale la pena di leggere, con la particolare devozione alla lente. le dichiarazioni rese da Letta (e di confrontarle con la realtà dei fatti, visto che non viviamo nel Paese delle meraviglie di Alice, come pensa di poter farci credere): «Questa discussione deve essere molto centrata sulle cose, su come riuscire a fare le scelte giuste in Parlamento. Aver detto a Salvini che ci vediamo in Parlamento, per me è il massimo. Il punto è che l’atteggiamento della Lega e di altre forze finora non è stato di chi vuole aggiustare un provvedimento, ma di chi lo vuole cancellare. Il mio atteggiamento cauto è perché è difficile fidarsi. Noi siamo molto attenti a un’interlocuzione con chi vuole migliorare le cose, non con chi vuole affossarle. Noi non ci sottraiamo al confronto. Ognuno ha la sua idea e la porterà in Parlamento, che è il luogo del dibattito. È una questione delicata». Ed è ovvio.

>>>>>> Standing ovation per Salvini: «M5S e Pd usano, non proteggono gay». «OK a Ddl su omofobia se via ideologia gender nelle scuole e reati d’opinione». La soluzione per superare lo scoglio – 28 giugno 2021

Alle parole devono seguire i fatti, per capire il loro significato. Dopo le parole vanno osservati i fatti. La nota lobby trans, le correnti LGBTQIA+ e i loro esponenti, sostenuti ad oltranza dal partito antidemocratico di Letta, chiedono con forza l’approvazione del DDL S. 2005 (Zan) liberticida, inutile, pericoloso e dannoso, per essere difesi, come dicono loro, dalle “discriminazioni” da parte di una società confessionale, oscurantista e omofoba. Ma sono loro i primi che, soprattutto in questo periodo, aggrediscono – non solo verbalmente – chi non la pensa come loro. I sostenitori del DDL S. 2005 (Zan), infatti, parlano sempre di rispetto, dialogo e tolleranza, ma vengono a disturbare e insultare chi manifesta pacificamente e la pensa diversamente da loro.

Come accaduto a Torino lo scorso sabato 26 giugno [manifestazione di cui abbiamo riferito: Manifestazioni a Torino, Perugia e Biella contro il Ddl Zan, per i nostri figli e per le donne #RestiamoLiberi – 27 giugno 2021] e non solo. Quando si può manifestare i propri pensieri, solo sotto la protezione della polizia, a difesa contro l’intolleranze dei campioni della tolleranze che si dicono discriminati. Le lobby trans e la galassia LGBTQIA+ difendono ad oltranza il Ddl Zan come è, in nome della tolleranza, ma sono i primi aggressori. Ecco il video dei fatti di Torino.

Il video della violenza pro DDL S. 2005 (Zan) a Torino, sabato 26 giugno 2021.

L’ormai famigerato Ddl Zan è una norma che aggiunge nessuna tutela alle vittime di violenza e discriminazioni (fortunatamente già tutelate dal Codice Penale), ma mira a imbavagliare le opinioni e a introdurre la nefasta ideologia gender nelle scuole. Si tratta di un pericolo che riguarda tutti, tanto che non solo noi (e, recentemente, anche la Santa Sede con una Nota verbale) abbiamo espresso contrarietà al testo, ma anche femministe, comunisti, verdi, liberali e perfino alcuni esponenti della stessa galassia multicolore LGBTQIA+ eterofoba.

Contro questa assurda deriva, e in nome delle libertà di opinione, di pensiero, di parola, di espressione e di educazione, le forze della libertà continuano a scendere in piazza pacificamente, facendo sentire chiaro e forte le loro voce. Prossimamente a Napoli, sabato 3 luglio 2021 alle ore 17.00 in piazza Plebiscito a Napoli. Sarà una manifestazione in cui, una volta di più, si alzerà forte il grido del #RestiamoLiberi, oltre a srotolare 600 mq di libertà con l’apertura del famoso bandierone. Sarà l’ennesima manifestazione contro la dittatura del pensiero unico.

Torniamo alla questione della legittimità diplomatica della Nota verbale della Santa Sede in riferimento al DDL S. 2005 (Zan), di cui abbiamo parlato già più volte. Lo facciamo condividendo l’articolo di Luca Della Torre su Corrispondenza Romana di ieri, 30 giugno 2021 [QUI].

(Luca Della Torre – Corrispondenzaromana.com, 30 giugno 2021) – Che il Ddl Zan, promosso dal blocco delle sinistre al Parlamento italiano, sul tema del perseguimento penale dell’omotransfobia, sia un pessimo disegno di legge risulta evidente a qualunque cittadino di buon senso, sia sotto il profilo del merito che sotto quello procedurale giudiziario. Definizioni dei titoli del disegno di legge troppo vaghi, aleatori, discrezionali, che pongono in discussione il principio fondamentale della certezza del diritto; pericolosissime invasioni di campo in principii costituzionali quali la libertà di pensiero, di stampa, di insegnamento, e più ancora di pratica della fede religiosa, dal culto liturgico alle organizzazioni culturali, scolastiche, assistenziali. L’ispirazione culturale che anima il Ddl Zan è peraltro ben nota: quel complesso intreccio di pensiero postmoderno di impronta laicista, libertaria, intimamente totalitaria che rimanda alla mente il pensiero unico di orwelliana memoria, in cui individualismo liberalista e centralismo postmarxista ritrovano le medesime radici anticristiane.

A riprova della inadeguatezza giuridica del Ddl Zan è molto utile evidenziare che in questa occasione non un solo autorevole giurista di area progressista, laicista abbia sollevato la propria voce per contestare con articolata argomentazione la piena efficace legittimità dell’intervento diplomatico della Santa Sede attraverso la nota verbale formale consegnata al governo italiano attraverso Mons. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati (de facto l’equivalente del Ministro degli Affari Esteri).

È utile fare un poco di chiarezza riguardo alla dimensione “internazionale” dei rapporti tra governo italiano e Santa Sede, che ha il suo fulcro proprio nel Concordato, o meglio, nei Patti Lateranensi del 1929 che stabilirono il mutuo riconoscimento tra Regno d’Italia e lo Stato della Città del Vaticano.

I Patti Lateranensi, un trattato di Diritto internazionale a tutti gli effetti, furono composti da due parti: il Trattato, con cui l’Italia riconosce la piena sovranità ed indipendenza della Santa Sede e la fondazione dello Stato della Città del Vaticano, ed il Concordato, ovvero lo strumento giuridico che disciplina le condizioni civili e religiose per la garanzia e tutela dell’esercizio della libertà di fede cattolica tra i due soggetti di Diritto internazionale, Italia e Santa Sede.

Ancor oggi il modello del Concordato è lo strumento giuridico pattizio utilizzato e privilegiato dalla Santa Sede nelle relazioni internazionali per garantire la tutela di quella delicatissima sfera della libertà della persona umana che è la libertà religiosa.

I Patti Lateranensi erano e sono dunque un trattato internazionale in tutto e per tutto, garantiti come tali dalla sfera del Diritto internazionale (in particolare la Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati) a cui l’Italia si conforma, come afferma espressamente l’art.10 della Costituzione, assicurandone il rispetto. Ma il Concordato non solo è garantito e tutelato contro ogni violazione dall’art.10 citato, bensì anche dall’art.7 della Costituzione: al termine della Seconda guerra mondiale, infatti, l’Assemblea Costituente deliberò di “blindare” ulteriormente gli accordi tra Santa Sede e Italia inserendo i Patti Lateranensi nella Costituzione.

I giuristi parlano, al riguardo, di “costituzionalizzazione de facto” del Concordato, in quanto ogni eventuale modifica o revisione del Concordato può avvenire solamente previo pieno consenso di entrambe le parti, governo italiano e Santa Sede: in caso contrario si rende necessario addirittura un procedimento di revisione costituzionale, ovvero la promulgazione di una legge costituzionale che impone l’assenso e la convergenza di maggioranza e minoranza al Parlamento.

Ora, nel solco della rodata prassi di Diritto internazionale, la Santa Sede ha fatto ricorso allo strumento giuridico unanimemente riconosciuto nella relazioni internazionali tra le parti in un trattato pattizio: la cosiddetta “nota diplomatica verbale”, null’altro che una comunicazione formale, in forma scritta, con cui una dei due Stati presenta con chiarezza la propria posizione laddove ritenga che possano sussistere condotte giuridiche della controparte che rischino di violare il trattato sottoscritto. Tutto nella norma del Diritto internazionale pattizio dunque, e nessun presunto attentato alla sovranità esterna ed interna dello Stato italiano, come la vulgata dei mass-media progressisti vorrebbero far intendere.

Ma quali sono, nello specifico, i punti che hanno legittimato ad agire la diplomazia della Santa Sede a causa del Ddl Zan, in quanto potenzialmente in violazione degli accordi del Concordato e anche dei principii costituzionali in materia di libertà di fede religiosa?

Gli articoli 7 e 9 delle norma del Concordato prevedono una specifica dettagliata tutela del diritto di credo religioso: proprio in quanto la fede è una delle manifestazioni più profonde ed intime della libertà di pensiero della persona, lo Stato italiano si impegna testualmente a riconoscere che il carattere ecclesiastico e il fine religioso o di culto di una associazione o istituzione cattolica non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, mentre all’art.9 lo Stato italiano, nel rispetto del principio della libertà della scuola e dell’insegnamento e nei termini previsti dalla propria Costituzione, garantisce alla Chiesa cattolica il diritto di istituire liberamente scuole e istituti di educazione, ed a tali scuole è assicurata piena libertà.

La Chiesa cattolica ha in buona sostanza la piena libertà di svolgere la sua missione di evangelizzazione, educativa e caritativa. Per tali ragioni il trattato internazionale in cui è contenuto il Concordato assicura alla Chiesa cattolica la libertà di organizzazione, di esercizio del magistero, del ministero spirituale, la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Contro questi pilastri normativi di libertà riconosciuti in sede internazionale dal trattato del Concordato, e ovviamente anche dalla Costituzione italiana in materia di diritto interno nazionale, il Ddl Zan si scaglia con subdola tattica di avvolgimento: con la scusa dell’inflazionato richiamo generalista e confuso ai diritti umani, in realtà introduce parecchi elementi di persecuzione delle libertà personali, nello specifico della libertà di credo, di opinione, di insegnamento.

Molto concretamente, gli articoli 4 e 7 del Ddl Zan introducono di fatto, con subdola intenzione ideologica, la perseguibilità delle più semplici forme di credo religioso, manifestazioni di pensiero, opinioni, insegnamenti scolastici che non condividano l’impostazione ideologica in materia sessuale che impone il pieno riconoscimento della presunta teoria scientifica transessualista, della mai dimostrata teoria dell’identità di genere; che sostengano la dottrina bioetica che esclude la procreazione tramite utero in affitto o l’adozione di bimbi da parte di coppie omosessuali; addirittura, all’art.7 si introduce una norma che istituisce una giornata appositamente dedicata alla ideologia del gender da celebrarsi in ogni scuola.

Lo scopo palese del Ddl Zan è quello di “obbligare” a una didattica ideologica a favore della teoria del gender che imbavaglia di fatto ogni libera manifestazione di credo religioso e pensiero contrario, anche se questi ultimi non integrano assolutamente manifestazioni di odio, incitazione alla violenza o peggio.

Un varco di violenza enorme contro la libertà di credo religioso viene aperto dal Ddl Zan, che prefigura l’incarnazione delle pericolose ipotesi dei reati di opinione contro chi manifesti fedeltà agli insegnamenti della fede cattolica: doveroso e legittimo, dunque, sia sotto il profilo giuridico che etico, l’intervento diplomatico della Santa Sede. (Luca Della Torre)

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