Festa dei lavoratori per una spiritualità del lavoro

Condividi su...

La Festa del lavoro si celebra il 1° maggio di ogni anno per ricordare l’impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. L’origine risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5 settembre 1882. La data del 1° maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872. In Europa la festività del 1° maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo. Anche la Chiesa celebra la festa del lavoro, dedicando il giorno al ricordo di san Giuseppe lavoratore con incontri sul tema e veglie di preghiera. E all’Abbazia di Viboldone, vicino a Milano, si è svolto un incontro promosso dall’associazione ‘Comunità e Lavoro’ sul tema della ‘Spiritualità del lavoro’ con le relazioni di fratel Luca Fallica, monaco benedettino del Monastero di Dumenza, e di Sandro Antoniazzi, sindacalista della Cisl di Milano.

 

Fratel Fallica ha detto che non è facile in questo momento riflettere sulla ‘spiritualità del lavoro’ in questi tempi nei quali viviamo una grave crisi occupazionale: “Eppure è anche vero che la crisi occupazionale che viviamo non evidenzia solo problemi di tipo sociale o economico, ma tocca più profondamente l’autenticità dell’umano, nell’unità e nella molteplicità delle sue componenti ed espressioni. Il venir meno del lavoro non lascia solamente vuoto il portafoglio, svuota anche il senso della vita, della propria identità e dignità. Al punto che si giunge ad atti estremi come togliersi la vita”. Ma precisa: “Attraverso il lavoro l’uomo, la donna sono chiamati ad accogliere e a corrispondere alla vocazione di Dio che li vuole custodi del giardino… Vivere un’esperienza spirituale significa diventare sempre più figli di Dio in conformità all’unico modello esemplare che è il nostro Signore Gesù Cristo, morto e risorto per noi. Il lavoro è perciò uno dei luoghi fondamentali nella nostra esperienza umana in cui vivere questo cammino di conformazione e di trasformazione per divenire sempre più a immagine e somiglianza di Gesù Cristo, il vero custode del giardino”.

Prendendo spunto dalle riflessioni monastiche sul lavoro fratel Fallica ha invitato a trovare la spiritualità del lavoro nella quotidianità: “Alla falsa spiritualità della fuga dal mondo occorre opporre una spiritualità dell’incarnazione, che riconosce nel lavoro un luogo di santificazione… La santità è accogliere e vivere in modo coerente l’amore e il compiacimento del Padre su ciascuno di noi. Il lavoro è luogo di santificazione perché ci permette di entrare nel compiacimento del Padre… Vivere una spiritualità del lavoro significa accogliere e attuare anche in questo ambito l’invito di Gesù a essere sale e luce della terra. Il sale non può perdere sapore, ma in se stesso ha un pessimo gusto. Nessuno di noi prende del sale e lo mangia da solo, e se lo fa ne prova disgusto. Qualcosa di simile accade alla luce: illumina e consente di vedere, ma se qualcuno fissasse a occhio nudo una fonte luminosa intensa, ne rimarrebbe abbagliato… Tale deve essere lo stile della presenza del discepolo del regno anche nel mondo del lavoro”.

Sandro Antoniazzi è partito dai discorsi sul lavoro del card. Montini, che affermava che ‘l’uomo moderno è l’uomo operante, l’uomo attivo, l’uomo del lavoro’: “Innanzitutto sin dal suo sorgere il cristianesimo ha rivalutato implicitamente, ma profondamente, il lavoro, con l’affermazione del valore di ogni persona, dunque anche dei servi e degli schiavi. Ogni persona ha eguale valore davanti a Dio e in questo modo viene riscattata la sua condizione, per quanto umile possa essere la sua attività e il suo stato sociale… Il cristiano laico esprime la sua ricerca di perfezione non nonostante il lavoro, ma grazie e mediante il lavoro… Spiritualità del lavoro e vita si intrecciano. Devono andare insieme secondo la Gaudium et Spes…

Ed infine non dimentichiamo che Dio dopo avere operato per sei giorni dando vita alla creazione ‘cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro…Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò’. Il riposo non è la fine del lavoro (riposarsi della stanchezza), ma il fine, ciò a cui tendiamo, l’incontro con Dio, la sua benedizione, il suo riposo. E’ il senso della nostra vita: una vita di lavoro che ha come meta il riposo con Dio. Ben inteso un lavoro come lo immaginava il card. Montini, un lavoro non solo materiale, ma un lavoro materiale che si radica in un lavoro spirituale”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50