Una giornata di preghiera per il Libano

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E’ frutto di un percorso lungo circa 30 anni, la Giornata di preghiera e riflessione per il Libano del 1° luglio, indetta da papa Francesco nell’auspicio di aprire spiragli di pace nel Paese oppresso da una poliedrica crisi politica, economica e sociale, scenario nell’agosto scorso della violenta esplosione al porto di Beirut. Il titolo scelto è ‘Insieme per il Libano’, preceduto da una citazione del profeta Geremia ‘Il Signore Dio ha progetti di pace’.

L’attenzione per il Libano è stata una costante negli ultimi tre pontificati: dall’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi convocata nel 1991 da San Giovanni Paolo II e celebrata nel 1995, al successivo viaggio del 1997. Poi papa Benedetto XVI firmò il Documento a conclusione del Sinodo Speciale per il Medio Oriente, nel settembre 2012, ‘Ecclesia in Medio Oriente’. Nello stesso solco si inserisce l’iniziativa promossa da papa Francesco.

Nella presentazione alla giornata il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha spiegato la Giornata: “Dopo la preghiera del Padre nostro scenderanno le scale della Confessione dell’Apostolo Pietro, e ciascuno porrà una candela come segno della preghiera che arde chiedendo l’intercessione dell’Apostolo…

Come nella Basilica di San Nicola a Bari, il 7 luglio 2018, il tavolo dell’incontro sarà rotondo, ed intorno ad esso siederanno insieme al Santo Padre il Nunzio Apostolico in Libano, mons. Joseph Spiteri, che fungerà da moderatore, e i dieci Capi delle comunità cristiane: per parte cattolica, il Patriarca Maronita card. Bechara Boutros Raï, quello Siro-Cattolico Ignace Youssef III Younan, quello Melkita Youssef Absi, il Vescovo Caldeo Michel Kassarj e il Vicario Apostolico latino mons. Cesar Essayan.

Come sapete, il 22 giugno è iniziato il Sinodo per eleggere il successore del Patriarca Gregorio Pietro XX Ghabroyan, deceduto il 25 maggio scorso: in base agli esiti delle votazioni, potrà essere o meno inviato un Delegato di quella Chiesa Patriarcale”.

Mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha presentato la ‘complessità’ religiosa del Libano: “Il Libano è un paese insieme complesso ed interessante. Quasi tutte le Chiese orientali, ortodosse e cattoliche, son presenti con la grande diversità dei loro riti e delle loro tradizioni, come sono presenti anche diverse Comunità ecclesiali nate dalla Riforma.

La vita quotidiana, come anche la vita sociale e politica, è un intreccio di convivenza e di collaborazione tra le diverse comunità ecclesiali, la cui storia non sempre è esenta da conflitti e persino da persecuzioni”.

Poi ha sottolineato la necessità dell’incontro per la pace in Medio Oriente: “La vita ecclesiale in Libano è fraterna e solidale, data la storia comune dei vari riti cristiani, il numero elevato dei matrimoni misti, la partecipazione attiva dei giovani che sempre più aderiscono ai movimenti parrocchiali ed ecclesiali, che spesso operano ecumenicamente…

Questo incontro tra i massimi responsabili delle Chiese, ortodosse, cattoliche e protestanti, presenti in Libano, sarà sicuramente un momento di intensa comunione nell’affrontare la grande sfida comune, il superamento di ogni visione di parte per costruire il bene di tutti e salvaguardare la vocazione specifica del Libano nel variegato quadro religioso e sociale del Medio Oriente”.

Mentre sabato 19 luglio si è svolto presso la base ‘Millevoi’ di Shama, il primo incontro tra i rappresentanti delle principali religioni del sud del Paese, dopo la pandemia da Covid-19. Durante la cerimonia il Nunzio Apostolico, mons. Joseph Spiteri, ha richiamato l’esempio di papa Francesco perché aiuta ‘a vivere come fratelli e sorelle’:

“La solidarietà è stata continua nei piccoli villaggi così come nelle grandi città. I vicini si sono aiutati l’un l’altro. Preti, mufti e imam hanno coordinato beneficienza e aiuti umanitari, distribuendo cibo,medicine e anche denaro ai poveri”.

(Foto: Vatican News)

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