Oltre lo stato laicista (più che laico) e lo stato confessionale (che sono la stessa cosa), ci sta a cuore la libertà religiosa, di espressione e di insegnamento – Parte 2

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Segue dalla prima parte: QUI.

In tutto il dibattito (e le chiacchere) sulla Nota diplomatica della Santa Sede in riferimento dal Ddl Zan, il comunicatore ha grande fatica dividere quanto è buono, documentato e intelligente dallo scarto. Poi, ci sono anche degli interventi intra-ecclesiali, che vanno oltre la disputa accettabile. Citiamo il coro parrocchiale di Sant’Agapito in Isernia, che si è permesso di attaccare la Santa Sede (quindi il Papa che ha dato suo imprimatur alla mossa diplomatica della Segreteria di Stato), in modo arbitrario e disinformato (influenzato dall’influencer ignorante di turno?) tacciandola di omofobia.

Va ricordato ai coristi parrocchiali di Isernia, che la Santa Sede si è limitato – totalmente libera da condizionamenti ideologici (cosa rara nei tempi che corrono) – a rilevare delle criticità, innanzitutto il contrasto normativo tra quando proposto dal Ddl Zan e l’articolo 2 del Concordato lateranense, che il Governo italiano non ha smentito, ma invece è disposto ad approfondire. Ricordiamo che sono i sostenitori del Ddl Zan i primi ad essere animati da un sacro furore ideologico, lontano da ogni valutazione oggettiva, fondato soltanto su ragionamenti che nulla hanno a che fare col contenuto di un atto legislativo e normativo, come il Ddl Zan pretende di essere. Ma dire tutto questo non basta, visto che entrerà in un orecchio e uscirà dall’altro, senza passare per il cervello. Occorre che la Diocesi di Isernia-Venafro prenda i provvedimenti opportuni.

Però, nel dibattito non mancano le voci delle alte sfere gerarchiche della Chiesa Cattolica Romana. Un esempio ci offre il pronunciamento contro la Nota verbale della Segreteria di Stato sul Ddl Zan, dell’Arcivescovo Vincenzo Paglia [foto di copertina], Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che ha provocato una certa polemica. Paglia avrebbe detto, che secondo lui la Nota diplomatica della Santa Sede non andava scritta e non c’entra col Concordato. Però, nel suo intervento c’è un passaggio che vale la pena mettere in risalto, invece di sorvolarsi sopra: “La legge però è scritta male”. Dice che nell’ordinamento giuridico italiano c’è già tutto per fronteggiare con decisione ogni discriminazione: «I nostri padri costituenti sono stati molto intelligenti, c’è già tutto». E poi asfalta: «Il Ddl Zan come io l’ho studiata, è fatta male, individua un problema ma non aiuta a risolverlo. È piuttosto un manifesto e come tale va benissimo, ma se deve tradursi in linguaggio legislativo deve essere scritta in maniera non corretta, ma di più». Ovviamente, non è d’accordo Zan (“Senatori approvino la legge così com’è, nel Paese cultura sessista e patriarcale”), che si rivela come al solito per il democratico, liberal e tollerante che è. E non è d’accordo neanche il Segretario del Pd Letta (niente dialogo: “Ddl Zan deve essere approvato così com’è” e “subito in Senato”). «Con l’aggravante che nel Pd si parla di disciplina di partito. Un aspetto che Letta doveva sottolineare, invece, è che su questi temi vale la libertà di coscienza. Se il Pd è un partito di credenti e non credenti, su questi temi non può esserci un vincolo», ha detto Vattimo Chiti nell’intervista ad Avvenire, che riportiamo integralmente nella Terza parte.

Paglia è intervenuto alla rassegna “Bepop! Senza perdere l’amore” in programma al Parco Nemorense di Roma fino al 1° luglio. Rispondendo alla domanda del conduttore di Radio 3 Rai Pietro Del Soldà nell’ambito dell’incontro a cui ha partecipato anche il sociologo e senatore Luigi Manconi – insieme al quale ha scritto il libro “il Senso della Vita”. Fatto è che Paglia ha criticato direttamente la Segreteria di Stato e indirettamente Papa Francesco. È ovvio che ha approvato preventivamente la mossa diplomatica, non potrebbe essere diversamente.

Ma su questo punto occorre una riflessione che va oltre, come ha fatto Valentina Villano, in un post sul mio diario Facebook ieri: «Il Segretario di Stato di Sua Santità, il Cardinale Pietro Parolin ieri ha dichiarato che il Papa era informato della Nota verbale della Santa Sede riguardante il Ddl Zan. Sua Eminenza testualmente dice: “Il principio è che di tutto quello che si fa, si informano sempre i superiori”. In verità, il principio dovrebbe essere l’inverso, cioè, è il Papa che dovrebbe informare i suoi collaboratori e consiglieri sottoposti a cosa debbono fare e non loro a lui. Ma ormai ciò conferma, che la Santa Sede da qualche tempo procede in senso contrario di marcia. Ad ogni modo, dopo questa affermazione dell’Eminentissimo Signor Cardinal Segretario di Stato, ho finalmente compreso il motivo di questo pontificato: “Dio mette alla prova l’Uomo e la sua forza di Fede” e “Dio interviene sempre in soccorso di chi lo invoca con Fede”. Non facciamoci rubare la Fede, è l’unico “strumento” che ci resta».

In riferimento al caso Paglia, è intervenuto anche Marco Tosatti su Stilum Curiae, il 24 giugno 2021 [QUI]: «Oggi è successo qualche cosa di straordinario, almeno dal punto di vista dei rapporti istituzionali del Vaticano. Il Presidente di una Pontifica Accademia, mons. Vincenzo Paglia, in un’intervista finora non corretta né smentita dice che il Papa e la Segreteria di Stato hanno sbagliato) una nota verbale sul DDL Zan al governo italiano. Che il Papa e il Segretario di Stato, card. Parolin, fossero d’accordo e ben consapevoli del passo compiuto dal ministro degli Esteri Gallagher, è evidente. Solo giornalisti in quota M5S possono pensare che il Pontefice non fosse non solo informato ma positivo rispetto ai contenuti. Immaginate se Di Maio mandasse una nota verbale di protesta -che ne so, alla Germania o alla Francia – senza che Draghi ne sapesse nulla…Lo scadimento professionale e intellettivo di questa mai onorata ma una volta quasi decente professione tocca livelli abissali. E comunque, se la pura logica non bastasse, ci sarebbero i giornalisti che fanno il loro mestiere a confermarlo. Ma Paglia, nell’intervista concessa alla Stampa, dice che la nota verbale non andava scritta. Ora le note verbali sono uno strumento diplomatico molto usato nei rapporti fra Stati, e sia la Santa Sede che l’Italia se ne sono scambiate diverse per modifiche e conferme sulle norme concordatarie. Roba di ordinaria amministrazione; però è interessante vedere che per esempio nel 1938 la Santa Sede Segretario di Stato Pacelli, protestò con il governo fascista in occasione delle Leggi Razziali, i cui contenuti ferivano il Concordato in materia di matrimonio fra persone di razze diverse…C’è da chiedersi come mai mons. Paglia possa fare affermazioni del genere, e da chi e cosa si senta protetto per giungere a criticare Papa e Segretario di Stato».

Poi, nell’intervista a Serena Sartini per Il Giornale di ieri, 25 giugno 2021 [QUI], Mons. Paglia in risposta ad una domanda ha avuto occasione di ritornare sul caso: «Preciso che una giornalista ha estrapolato da un mio articolato intervento una falsa intervista che non ho mai concesso. Ho, ad ogni modo, espresso dei dubbi, come tanti. Sono un vecchio prete romano. Ho pensato, forse sbagliando, che tra le due sponde del Tevere sia sempre esistita una creatività nell’immaginare vie di colloquio e di composizione delle divergenze dalle quali i media dovessero e potessero rimanere fuori. Oggi, purtroppo, la riservatezza non sembra più un valore. Lo sbaglio, a mio avviso, è stato rendere pubblica un Nota che doveva rimanere segreta. Questa era l’intenzione originaria della Santa Sede, qualcuno deve aver pensato diversamente. La pubblicità ha rischiato di far alzare muri ancora più alti. Sono stato frainteso anche io: la Nota ha avuto il prezioso effetto di far luce sulle gravi problematiche di un Decreto che, così come è, è inaccettabile. Non solo dalla Chiesa, direi dalla maggior parte degli italiani».

Mons. Paglia tra altro ha detto, «che il problema [dell’odio contro omosessuali e transessuali] esista è ovvio, che vada combattuto ancora più. Il merito di questo progetto è quello di far venire alla luce una questione importantissima che deve essere affrontata».

Francesco de Zen in un commento sul mio diario Facebook, ha approfondito la questione: «Normalità significa “secondo la norma”, cioè secondo la maggioranza, di qualsiasi cosa: pensiero, attività, ritmo, velocità… tutto. Anormale significa che non sta dentro ai parametri della stragrande maggioranza di queste situazioni o eventi: uno scompenso cardiaco è quindi anormale perché la maggior parte dei cuori funziona in un certo modo, quello batte ugualmente ma con risultati e conseguenze diverse, e così applichiamo il concetto a tutto ciò che fa parte della nostra vita, compresi i gusti sessuali. Se la norma, la stragrande maggioranza è che un uomo sia attirato esclusivamente dalla donna, e viceversa, chi è in minoranza non può pretendere di imporre le sue regole al mondo intero. Capisco la tolleranza, personalmente è menefreghismo, rispetto a chi ha gusti sessuali diversi, ma divento intollerante se mi si vogliono imporre atteggiamenti o bavagli o culture da studiare e mettere in pratica, per sovvertire i miei normalissimi gusti. Nessuno fa guerra ai gay o alle lesbiche, sono loro che fanno guerriglia contro le persone “secondo norma” per imporre regole e diritti infondati. Vivano serenamente i propri orientamenti sessuali, nessuno dirà loro niente, ma per favore non pretendano diritti che hanno ragione di esistere solo con una naturale e normale (secondo norma) impostazione della vita. Se due uomini non possono procreare non vengano a togliermi la paternità o a una donna la maternità, in nome di un mal comune mezzo gaudio, così poi da barattare la genitorialità con un riconoscimento sulla carta di certi ruoli che comunque per natura non avranno mai. No alla guerra, sì alla convivenza, secondo ciò che ognuno è, e il ruolo che ha nel mondo. Viva la vita, e lode a Chi l’ha creata».

Come nel caso di Mons. Paglia, anche nel caso del Card. Parolin, anziché perdere tempo con cose marginali o starnazzare su presunte marce indietro da parte della Segreteria di Stato e del Papa, sarebbe più utile soffermarsi sul punto centrale di quanto detto dal Cardinal Segretario di Stato nell’intervista ad Andrea Tornielli per Vatican News dopo il dibattito sulla Nota verbale consegnata alle autorità italiane [QUI]. In particolare, va letto con attenzione il passaggio dove spiega – con i consueti modi diplomatici della Santa Sede – dove si trova il problema con il Ddl Zan. Innanzitutto ha affermato: «Non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge. Siamo contro qualsiasi atteggiamento o gesto di intolleranza o di odio verso le persone a motivo del loro orientamento sessuale, come pure della loro appartenenza etnica o del loro credo». Poi ha proseguito: «La nostra preoccupazione riguarda i problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti. In assenza di una specificazione adeguata si corre il rischio di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo». E ha concluso: “Il tema della libertà di opinione non riguarda soltanto i cattolici, ma tutte le persone”.

Segue la terza parte: QUI.

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