Tarquinio: il Ddl Zan pone “una questione prima di tutto educativa e non di diritto penale”. “Libertà ed educazione si tengono sempre per mano”

Condividi su...

Un amico, in un commento ad un mio post su Facebook, ha osservato che è ovvio che la Nota verbale della Santa Sede in riferimento al Ddl Zan dovesse rimanere riservata. L’amico sottolinea una ovvietà, visto la natura della diplomazia e degli interventi diplomatici. Cioè inutile, ha aggiunto, concludendo che la sua pubblicizzazione l’ha resa utile alla definizione del problema (contro le intenzioni dei proponenti, chiede). Che siamo arrivati al punto che il Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin è costretto a confermare – un’altra ovvietà – che il Papa era informato della Nota verbale, è un ulteriore segno (per quanto ne era ancora bisogno) dell’ignoranza imperando: “Il principio è che di tutto quello che si fa si informano sempre i superiori”, ha detto Parolin.

E questa dichiarazione è oltremodo utile (involontariamente, perché certamente non era nelle intenzioni del suo autore) in ambiente interno della Santa Sede, in relazione con i processi penali già più volte annunciati come “imminenti”, ma di cui non si vede neanche l’ombra. Perché anche nel caso 60SA (lo scandalo finanziario legato alla compravendita dell’immobile di lusso londinese da parte della Segreteria di Stato con fondi non si sa ancora quali) è ovvio, che si il Segretario di Stato stesso, sia l’Uomo che Veste di Bianco, erano costantemente informati dei passi compiuti e non dovrebbe sorprendere che su questo scoglio sbatte il costrutto dei Promotori di giustizia vaticani. Costrutto che conosciamo, nonostante il segreto istruttorio, per “merito” della pubblicazione di documenti investigativi e “informative” sui determinate organi di stampa, certamente non a seguito di furti, ma fatti trapelare ad arte).

Tornando al Ddl Zan liberticida, inutile, dannoso e pericoloso, ci compiace che adesso anche per il Direttore di Avvenire, Marco Tarquinio (anche per questo ci è voluto una Nota verbale della Santa Sede al Governo italiano… quanto per noi è già chiaro da molto tempo) il caso del Ddl Zan “diventa evidente una seria questione di libertà e di educazione”. È il titolo della rubrica delle Lettere al Direttore di Avvenire del 24 giugno 2021 [QUI] che riportiamo di seguito.

* * *

Caro direttore,
sono la mamma di 4 ragazze dai 21 ai 12 anni, credente, praticante e fino a un anno fa catechista. Da tempo sono impegnata con le mie figlie in una “sfida” educativa per motivare e spiegare la dottrina della Chiesa in merito alla sessualità. Compito difficile e affascinante che ha tenuto vivo il dialogo in questi anni di adolescenza e Covid. La “mossa” della Santa Sede in merito all’attuale testo del ddl Zan sulla omotransfobia ha aperto un dibattito appassionato. Dopo aver cercato di spiegare come meglio ho potuto le motivazioni giuridiche e diplomatiche che mi sembra di capire siano alla base dell’iniziativa, è rimasto aperto per me il quesito educativo. Cosa si può dire a questi giovani, così appassionati alla difesa delle libertà e dei diritti di ciascuno, che non risuoni come distante, obsoleto rispetto alla loro sensibilità ed esperienza? Se si vuole difendere la libertà educativa della Chiesa, ci si dovrebbe preoccupare di fornire strumenti più efficaci ai genitori che poi si trovano in prima linea. Dei sottili distinguo giuridici poco importa agli adolescenti (e a molti adulti). Siamo all’inseguimento di un treno educativo che è da tempo passato. Una delle mie ragazze, studentessa di giurisprudenza, mi chiede se la Santa Sede non avrebbe dovuto/potuto sollevare la questione del contrasto con le norme del Concordato già al momento del sì alla legge alla Camera. Non so cosa rispondere… forse la scelta di oggi è stata solo difensiva. Ma al di là dell’esito della questione giuridica, la posta in gioco è alta: temo si stia accentuando una dolorosa frattura tra Chiesa e giovani. Non vorrei che, in nome della difesa dell’immediato, si sacrificasse una prospettiva di annuncio del Vangelo con modalità meno preoccupate della conservazione di poteri e di ambiti di influenza di natura sociale e politica. Ho fiducia che la testimonianza di noi genitori e l’aiuto dello Spirito Santo aiuteranno le mie figlie a orientarsi nel cammino di fede, ma il momento è davvero difficile.
Rosanna Ghezzi

Caro direttore,
a proposito del “ddl Zan” e il dibattito sulla omotransfobia, mi ha colpito lo stupore del cantante Fedez. Pare abbia esclamato: “Chi… ha concordato il Concordato?”. Possibile che non lo sappia? Non ha mai sentito parlare di accordi tra Mussolini e il cardinal segretario di Stato Pietro Gasparri, che portarono al concordato tra Stato italiano e Chiesa nel 1929 o alla revisione dello stesso Concordato del 1984? Per una coincidenza furono due socialisti a presiedere i governi che trattarono con il Vaticano: Benito Mussolini e Bettino Craxi. Secondo gli accordi, tale Concordato avrebbe dovuto sanare i rapporti Stato-Chiesa in seguito alla crisi risorgimentale denominata “Questione romana”. Oggi come allora la Chiesa cattolica sottoscrisse i Patti Lateranensi per salvaguardare la propria sopravvivenza. Infatti, al Papa dell’epoca, Pio XI (al secolo Achille Ratti, gran lombardo), premeva che l’Azione Cattolica potesse continuare a riunirsi liberamente. L’idillio, come d’altra parte in Germania qualche anno dopo, durò poco. Mussolini passò da «l’uomo che la provvidenza ci ha fatto incontrare» a l’uomo di cui «Non abbiamo bisogno», dal titolo di una celebre enciclica di Pio XI del 29 giugno 1931. Nonostante il Concordato, il duce sciolse tutte le altre associazioni giovanili non direttamente dipendenti dal Partito fascista e dall’Opera Balilla, tra cui gli universitari cattolici (Fuci) e i famosi scout cattolici (Asci, che in parte passarono in clandestinità). Fedez dovrebbe leggere una biografia di Pio XI e magari un buon libro sulla storia (cristiana) d’Europa.
Stefano Masino, Asti

Giusto, caro signor Masino. Ma non solo socialisti. Sarebbe utile leggere anche gli atti dell’Assemblea Costituente, dove un gran ruolo, accanto alla Dc, lo giocò il Pci di Togliatti. Perché il Concordato Stato Chiesa – come pure le intese con le altre religioni – e la “laicità inclusiva” sono da 73 anni parte della Costituzione della Repubblica, dei suoi princìpi fondanti. E di questo, da cittadino e da credente, sono orgoglioso. Grazie a lei e alle lettrici e ai lettori che stanno inviando stimolanti lettere a proposito del dibattito sul cosiddetto ddl Zan. Aggiungo, rivolto alla gentile signora Ghezzi, che anch’io credo che ci stia davanti, ma a cattolici e laici insieme, una questione prima di tutto educativa e non di diritto penale: appassionare le nuove generazioni al rispetto di ogni persona e della verità che illumina di bene la vita di singoli e comunità. Libertà ed educazione si tengono sempre per mano.
Marco Tarquinio

Free Webcam Girls
151.11.48.50