“La Chiesa di Papa Francesco sarà missionaria”. Parola di Garcia, ausiliare di Bergoglio a Buenos Aires

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Garcia, invece, quando ha saputo dell’annuncio, si è messo a piangere. “Querido amigo, que peso te han cargado”, ha pensato. Garcia è a Rimini, alla 36ma convocazione nazionale di Rinnovamento nello Spirito. Concedere interviste, e poi, in un discorso di 11 cartelle, nell’ “itagnolo” che sta diventando celebre perché è quello di Papa Francesco, cerca di spiegare chi è davvero Papa Francesco. Più volte, rivendica il fatto che le azioni di Papa Francesco non sono demagogia, né populismo. Dice che Papa Francesco è “coerente”, anche quando rompe un po’ il protocollo, e che “come tutti i Papi” resta fedele alla propria vita.

Come governerà la Chiesa Papa Francesco? Garcia racconta l’esperienza della diocesi di Buenos Aires. Dopo il Giubileo, ci si chiedeva come essere chiesa a Buenos Aires. Venne proposto di convocare un sinodo, o una grande assemblea. “Bergoglio – racconta Garcia – chiese invece uno Stato di assemblea perché un sinodo era abbastanza complicato e correvamo il rischio di arrivare a certe conclusioni che sarebbero state pubblicate e rimaste su uno scaffale i biblioteca”.

L’Assemblea permanente è un po’ uno stato missionario permanente. “Come fece Gesù – racconta Garcia – che prima inviò gli apostoli, e poi ascoltò quello che gli dicevano”. Lo Stato di assemblea – afferma Garcia – è “un momento ecclesiale di incontro con il Signore”, che vuol dire mettersi in ascolto della Chiesa sofferente e “non andare a cercare soluzioni rapide e prefabbricate, ma lasciarci illuminare e trasformare dalla preghiera e dal confronto con gli altri”.

È per questo che Garcia non pensa che ci sarà una riforma della Curia in senso strutturale. “Da come lo conosco io – dice – Papa Francesco prima metterà l’accento sulla Chiesa missionaria, e si metterà in ascolto”. Perché “una Chiesa chiusa in se stessa è una chiesa malata”.

In fondo, sono state proprio le parole sull’esigenza della Chiesa di uscire dall’autoreferenzialità, hanno fatto convergere su Jorge Mario Bergoglio le aspettative di molti cardinali, che lo hanno fatto diventare Papa.

Quale sarà la Chiesa di Papa Francesco? Nella testimonianza al congresso di rinnovamento, Garcia delinea qualche tratto del lavoro di Bergoglio. Racconta che ad ogni ordinazione diceva ai nuovi vescovi e ai nuovi presbiteri di non “dimenticare mai che sei stato preso da dietro al gregge”, ovvero nonostante i loro limiti e i loro peccati”. E Francesco “non si crede più di quello che è, ma che sa tutto è pura grazia e scelta di Dio per pura misericordia”, che per questo “non si stanca di parlare della misericordia di Dio”, e che proprio per questo saluta e ringrazia tutti, perché la considera “misericordia ricevuta”.

In fondo, per Papa Francesco la carne non va declinata “in senso paolino, come peccato”, ma come incarnazione, e dunque “il sorriso, l’abbraccio, il gesto di tenerezza” è per lui “mettere la sua carne, l’espressione del lavoro misericordioso di Dio”.

Viene da qui anche l’appello per una Chiesa “povera per i poveri”, che “non ha niente a che vedere con una questione meramente sociologica, ma profondamente evangelica”. La vita “è la carne maltrattata spogliata e umiliata di Gesù Cristo che ci ha aperto l’accesso al Padre. Quando parla dei poveri, il Papa incarna il concetto biblico degli anali i marginati gli ammalati i soli le prostitute i peccatori. Lontano dai farisei, Francesco assume e vive la novità evangelica che è l’amore che purifica e trasforma”.

Sono queste le basi da cui viene la pastorale missionaria di Papa Francesco, il lavoro che aveva avviato nelle “Villas Miseria”. “La pastorale nelle ville miseria – racconta Garcia – fu integrata da Bergoglio nella pastorale ordinaria, in modo di rendere degno il povero, non per farlo salire sul podio della pietà”, ma perché “potesse dare un fine alla propria povertà”. Prima della pastorale sociale, la volontà di Papa Francesco sembra essere quella di far comprendere al povero il fine della sua povertà, e il fatto che anche nella sua condizione di indigenza può donare qualcosa, può essere utile. Per questo, alla messa di inizio pontificato, Papa Francesco ha voluto anche un cartonero, un rappresentante di quelli che di notte, a Buenos Aires, rovistano tra la spazzatura alla ricerca di cartoni e carta che poi rivendono facendo finta di aver ricavato di che vivere. (Si sono moltiplicati a migliaia a partire dalla deflagrazione economica dell’Argentina alla fine del 2001). Insomma, prima la pastorale della promozione sociale.

E ora, come si declinerà tutto questo nel governo della Chiesa universale? Garcia sorride. “Penso che prima di tutto si penserà all’evangelizzazione”. D’altronde, come diceva sempre Bergoglio, “che cosa deve fare un vescovo se non avere le porte”.

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