Aibi: aprirsi al sostegno senza distanza

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Qualsiasi dono, per un bambino abbandonato è prezioso; lo ha raccontato Andrea Chiesa, il volontario espatriato di Ai.Bi. in Repubblica Democratica del Congo: “La settimana scorsa mi sono recato presso il Centro Mheed e, mentre mi avvicinavo all’ufficio del coordinatore per ricevere informazioni in merito ad alcuni bambini per i quali stiamo facendo le indagini sociali, ho incontrato Jean, un ragazzino di 13 anni circa, che è arrivato da pochi giorni presso l’istituto. L’ho trovato solo, rannicchiato all’angolo di un’abitazione, che piangeva. Vista la situazione, mi sono subito avvicinato al bambino per comprendere quale fosse il problema e in che modo potessi aiutarlo. Subito Jean mi ha spiegato che era arrivato al Centro solo qualche giorno prima e che non conosceva ancora nessuno, salvo due o tre coetanei che tuttavia non riusciva a trovare. Il centro Mheed, infatti, è molto grande (quasi 10 ettari di estensione) e le abitazioni sono sparse da una parte e dall’altra delle colline, separate da un piccolo fiumiciattolo che vi scorre nel mezzo.

Mi sono dunque offerto di aiutare Jean a cercare i suoi amici e abbiamo quindi iniziato a fare il giro dei dormitori per vedere se fossero lì. Non appena ci siamo messi a camminare, ho notato che Jean si muoveva con un po’ di difficoltà. Gli ho chiesto allora quale fosse il problema e lui, togliendosi le scarpe, mi ha fatto vedere che aveva un po’ di vesciche ai piedi, le quali gli procuravano fastidio quando doveva camminare. Gli ho consigliato quindi di togliere le scarpe e di usare solo delle ciabatte, ma Jean ha risposto fermamente che non voleva sbarazzarsi delle scarpe perchè era la prima volta in vita sua che ne riceveva un paio: avendo vissuto quasi sempre in strada, le scarpe per lui erano diventate un bene inaccessibile”.

 

A conclusione della testimonianza ha spiegato in cosa consiste il sostegno senza distanza: “Il sostegno senza distanza è prima di tutto una relazione di aiuto affettivo e concreto fra un bambino in stato di abbandono e il suo sostenitore. In Congo l’Unicef stima che siano 4.000.000 i bambini orfani o abbandonati e i ‘più fortunati’ fra loro risiedono presso un centro d’accoglienza. Grazie ai sostenitori è possibile garantire a questi bambini un supporto alimentare, le cure mediche, l’accesso all’istruzione, le inchieste sociali volte al reinserimento familiare, il sostegno psicologico e giuridico, oltre a corsi professionali per gli adolescenti che si apprestano ad uscire dal sistema di protezione per raggiunti limiti d’età, al fine di dare loro gli strumenti per essere autonomi una volta usciti dal centro. Il ruolo del sostenitore però non dovrebbe limitarsi al suo contributo economico perchè questi bambini hanno soprattutto l’esigenza di sentirsi amati, ascoltati, di sentirsi importanti per qualcuno. E’ per questo che un semplice scambio di lettere, disegni e fotografie diventa un gesto di grande valore per il bambino perchè lo aiuta a sentirsi voluto bene, a trovare fiducia in se stesso e a non sentirsi solo! Le cose dette finora valgono per tutti i Paesi in cui Ai.Bi. promuove il SSD. Forse l’unica particolarità del Congo è che si lavora un po’ più nell’emergenza perchè il Paese è davvero povero e all’Est persiste una situazione di guerriglia. Pertanto, gli interventi che facciamo sono generalmente un po’ più sbilanciati verso la soddisfazione dei bisogni materiali dei bambini”.

Cosa significa volontario espatriato?

“Volontario espatriato è l’appellativo che viene dato ad un dipendente (di Ai.Bi.) che si rende disponibile a partire all’estero per lavorare direttamente ‘sul terreno’, là dove ci sono i bambini abbandonati e i centri d’accoglienza che li ospitano. Allargando un po’ il discorso, il volontario espatriato è una persona che ha una missione, un progetto da realizzare e lo fa coordinando e collaborando con una serie di dipendenti autoctoni del luogo d’intervento, al fine di rendere più efficace il suo operato”.

Come è la situazione nel Congo?

“La situazione è sempre un po’ precaria: non esiste la sanità pubblica e quella privata ha dei costi elevati; stessa cosa dicasi per l’istruzione, che è privata anche per la fascia della scuola dell’obbligo; l’UNDP, nel 2011, ha valutato il Congo come il Paese con il più basso Indice di Sviluppo Umano; lo Stato congolese non riesce e/o non vuole prendersi cura dei più bisognosi e non dà nulla alle Ong e alle opere caritative che ci sono sul territorio; all’Est del Paese c’è una situazione di guerriglia che va avanti da circa 25 anni per il controllo del Nord-Kivu, la quale è alla base di morti e sfollamenti di massa; la mentalità congolese tende ad essere campanilista, nel senso che le persone di solito aiutano un proprio parente, ma non un estraneo (questa cosa, riletta sul versante delle adozioni, significa che sono pochissime le adozioni nazionali perché accogliere in famiglia un estraneo è visto come possibile fonte di sventura). La situazione non è quindi rosea, ma la comunità internazionale ne è conscia e indice spesso numerosi bandi per l’elaborazione di progetti a favore della popolazione congolese. Dal canto nostro, come Ai.Bi, cerchiamo di aiutare tutti i bambini in situazione di abbandono attraverso il Sostegno Senza Distanza, campagne di sensibilizzazione verso l’accoglienza, l’avvio di Case Famiglia, le Adozioni Internazionali e altro ancora. Il lavoro da fare è tantissimo, ma non ci spaventa”.

Come aiutare i bambini nel Congo?

“Con Ai.Bi. è possibile aiutare numerosi bambini che vivono in stato d’abbandono (solo a Kinshasa sono circa 250 e altrettanti si trovano a Goma) Ci sono due modalità per diventare Sostenitori Senza Distanza: la prima è quella che noi chiamiamo ‘sostenitore personalizzato’, per mezzo della quale si aiuta un singolo bambino attraverso una donazione mensile di € 50, assicurandogli supporto alimentare, cure mediche, istruzione, supporto psicologico e giuridico e avendo la possibilità di dialogare direttamente con il bambino attraverso lettere, mail e fotografie. L’altra modalità di sostegno è quella che noi chiamiamo ‘sostenitore comunitario’ perché consiste nello scegliere un Paese e nell’aiutare tutti i bambini dei centri con i quali collaboriamo, facendo una donazione mensile di € 25 e contribuendo ai loro bisogni materiali e psicologici. Entrambi i sostenitori hanno la possibilità di restare aggiornati sulle attività che promuoviamo nei Paesi grazie al sito del SSD www.sostegnosenzadistanza.it, dove sono riportate numerose notizie, storie di bambini, foto e immagini dei progetti”.

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