Giornata del Creato: i vescovi invitano alla transizione ecologica

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Nella scorsa settimana la Cei ha pubblicato il messaggio per la 16^ giornata del creato,  ‘Camminare in una vita nuova. La transizione ecologica per la cura della vita’, che si celebra il 1^ settembre, che si inserisce nell’appuntamento del cammino verso la 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che avrà per titolo ‘Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso’, riprendendo ciò che afferma l’Instrumentum Laboris:

“La strada che conduce a Taranto richiede a tutti un supplemento di coinvolgimento perché sia un percorso di Chiesa che intende camminare insieme e con stile sinodale. La speranza che ci muove alla cura del bene comune si sposa con un forte senso di urgenza: occorre contrastare, presto ed efficacemente, quel degrado socio-ambientale che si intreccia con i drammatici fenomeni pandemici di questi anni”.

Nel messaggio i vescovi invitano a leggere i ‘segni dei tempi’: “Si tratta di riprendere coraggiosamente il cammino, lasciandoci alle spalle una normalità con elementi contraddittori e insostenibili, per ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano. Con tale transizione diamo espressione alla cura per la casa comune e corrispondiamo così all’immagine del Dio che, come un Padre, si prende cura di ognuno/a”.

Il cammino, quindi, comporta un processo graduale verso la transizione ecologica: “La transizione rimanda a una serie di passaggi e alla capacità di discernimento per capire quali scelte siano opportune.

Come il popolo d’Israele nei quarant’anni di passaggio dalla schiavitù verso la terra promessa ci attende un periodo di importanti decisioni. C’è sempre il pericolo di rimpiangere il passato, di sfuggire alla stagione del cambiamento e di non guardare con fiducia all’avvenire che ci attende.

Nella transizione ecologica, si deve abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra i popoli. Il grido della terra e il grido dei poveri ci interpellano, così come il grido di Israele schiavo in Egitto è salito fino al cielo”.

La transizione pone scelte per un nuovo modo di vita: “Ci attende una gradualità, che tuttavia necessita di scelte precise. La nostra preoccupazione è di avviare processi e non di occupare spazi o di fermarci a rimpiangere un passato pieno di contraddizioni e di ingiustizie. Ci impegniamo ad accompagnare e incoraggiare i cambiamenti necessari, a partire dal nostro sguardo contemplativo sulla creazione fino alle nostre scelte quotidiane di vita”.

La transizione deve coinvolgere la vita intera: “E’ ispirata all’ecologia integrale e coinvolge i diversi livelli dell’esperienza sociale che sono tra loro interdipendenti: le organizzazioni mondiali e i singoli Stati, le aziende e i consumatori, i ricchi e i poveri, gli imprenditori e i lavoratori, le nuove e vecchie generazioni, le Chiese cristiane e le Confessioni religiose…

Ciascuno deve sentirsi coinvolto in un progetto comune, perché avvertiamo come fallimentare l’idea che la società possa migliorare attraverso l’esclusiva ricerca dell’interesse individuale o di gruppo. La transizione ecologica presuppone un nuovo patto sociale, anche in Italia”.

Occorre educare alla responsabilità, come avvertiva don Mazzolari: “C’è innanzitutto da ripensare profondamente l’antropologia, superando forme di antropocentrismo esclusivo e autoreferenziale, per riscoprire quel senso di interconnessione che trova espressione nell’ecologia integrale, in cui sono unite l’ecologia umana con l’ecologia ambientale”.

Però il cambiamento si realizza insieme: “Il bene comune diventa bene comune globale perché abbraccia anche la cura della casa comune. Occorre un discernimento attento per cercare assieme come realizzarlo, in uno stile sinodale che valorizzi a un tempo competenza e partecipazione, che sappia essere attento alle nuove generazioni. Si apra al futuro”.

Infine, ricordando l’incontro di 30 anni fa dell’Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Canberra, che chiedeva allo Spirito Santo di rinnovare la creazione, i vescovi chiedono di rafforzare la natura ecumenica di questa giornata:

“Il sostegno delle Chiese e delle Comunità cristiane ai processi avviati aiuti e favorisca nel dialogo le vie della transizione e del rinnovamento. Sarà un’ulteriore ed eloquente prova della fraternità universale a cui tutti sono chiamati a dare testimonianza”.

(Foto: Cei)

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