Il papa al Pellegrinaggio: camminare è lodare Dio

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Anche quest’anno il pellegrinaggio da Macerata a Loreto è stato solo in streaming; ma anche quest’anno al pellegrinaggio non è mancata la telefonata di papa Francesco che ha colloquiato con  mons. Giancarlo Vecerrica, chiedendo al papa come fare per non perdere la speranza, che spontaneamente ha approfondito il senso del cammino:

“Camminare verso l’orizzonte quella è la speranza. La speranza non delude mai, ma sempre verso l’orizzonte. Ma qual è il segreto per poter camminare bene? Guardare l’orizzonte sì, ma non camminare da soli, camminare con gli altri aiutandoci a vicenda l’uno a l’altro, aiutandosi nel cammino, rimanendo con l’altro e aiutando gli altri. E nei momenti difficili dando speranza, quella speranza che io ho e quando io la perdo un altro mi aiuta a ritrovarla”.

Ed ha invitato a camminare, come ha detto sant’Agostino: “Se sei capace di cantare è perché hai gioia nel cuore e quando c’è gioia nel cuore si cammina verso la speranza. Che Dio vi benedica tutti. E ora darò la benedizione a voi tutti. Vi benedica Dio onnipotente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La Madonna vi custodisca e per favore pregate per me questa sera, pregate. Che il Signore vi accompagni. Bravi!”

Quindi anche quest’anno un corteo simbolico con il crucifero e il tedoforo con la fiaccola davanti, poi un disabile in carrozzina, quindi cinque ragazzi con migliaia di intenzioni di preghiera, mons. Vecerrica, il sindaco di Loreto, il vicario della città mariana (l’arcivescovo Dal Cin è a Padova per i festeggiamenti di sant’Antonio), il rettore della Basilica. 

Anche mons. Julian Carron, presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, aveva sottolineato la speranza della Madonna, come mons. Luigi Giussani sottolineava sempre: “Il legame tra la figura della Madonna e la speranza ha una lunga tradizione, testimoniata da Dante nel suo indimenticabile ‘Inno alla Vergine’, che don Giussani ci ha fatto imparare a memoria… Ella ha potuto dire di sì, e allora il Verbo si è fatto carne, è diventato Presenza.

La Madonna ci introduce nel Mistero, cioè nel senso delle nostre giornate, nel significato del tempo che scorre; ci guida nel cammino il suo sguardo, ci educa il suo esempio, la sua figura costituisce il disegno del nostro proposito. Madre generosa, ella genera per noi la grande Presenza di Cristo…

La formula più sintetica e suggestiva che esprime l’autocoscienza della Chiesa come permanenza di Cristo nella storia è: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam. Questa invocazione afferma il metodo scelto da Dio”.

E le testimonianze hanno raccontato la fede ai tempi del coronavirus, come ha raccontato Giancarlo, un avvocato maceratese, che ha ringraziato la Madonna per averlo preservato dalla morte: “Durante la malattia la mia speranza ha preso corpo nel mio parroco che mi portava l’unzione degli infermi, nei medici, nella mia famiglia, negli amici che per cinque mesi, tutte le sere, si collegavano in internet e recitavano il Rosario per me e gli altri ammalati…

Inefficaci tutte le cure inizialmente praticate, anche la terapia intensiva si stava rivelando improduttiva, tanto che i sanitari telefonarono a casa dicendo di prepararsi ad un possibile esito letale. Sorprendentemente, però, il mio organismo in qualche modo ha reagito e dopo cinque mesi di cure ho fatto ritorno a casa…

Sento di dover testimoniare il percorso umano che questa circostanza ha provocato in me: attraverso la progressiva spoliazione della persona provocata dalla malattia e dalle conseguenti cure sanitarie, sono passato dalla pretesa di avere in pugno la mia vita (i miei progetti, le mie sicurezze) alla esigenza di un significato ultimo di fronte alla vita ed alla morte, mai vista così vicina”.

Altra testimonianza è stata quella di Alessandro, detenuto da molti anni nella Casa di reclusione di Opera, alle porte di Milano: “Difficile, ma non impossibile: mi rendo conto che Dio mi ha raggiunto anche in questa condizione.

Me ne sono accorto nel tempo, grazie anche ai colloqui con il cappellano, con i volontari che mi offrono la loro compagnia, alla corrispondenza con decine di persone che da tempo mi accompagnano. Sono il volto di Dio che si rende visibile, sono lo strumento per vivere la Speranza con la S maiuscola, quella che non delude.

Non smetto di vedere la realtà che per me è faticosa qua dentro, e sperimento la verità delle parole che mi disse un amico tempo fa: ogni gioia ha le radici a forme di croce”.

Il prof. Wael Farouk, docente associato di lingua e letteratura araba presso l’Università Cattolica di Milano, ha raccontato il pellegrinaggio del papa in Iraq: “Il pellegrinaggio è un uscire. Un uscire dalla limitatezza del nostro mondo, un liberarsi dal familiare e dall’abitudine.

E’ espressione del desiderio di qualcosa di più, espressione della certezza che c’è sempre qualcosa di più. La vita dopo il pellegrinaggio non è più come la vita di prima, perché il pellegrinaggio è anche un uscire dal tempo, un ritorno al passato che permette alle cose semplici della nostra vita quotidiana di riacquistare il loro significato e al passato di rinnovarsi nel presente, attraverso l’incontro e la presenza, ogni anno sempre nuova…

Nel pellegrinaggio riconosciamo il corpo come una soglia sull’infinito. Ecco perché il pellegrinaggio è un uscire per rinnovare la certezza, per rinnovare la speranza. Ecco perché è una fonte di speranza, e così è stato anche il pellegrinaggio del Papa in Iraq”.

Dopo l’atto di consacrazione alla Madonna è stata annunciata la data del 44° pellegrinaggio: l’11 giugno 2022.

(Foto: Pellegrinaggio Macerata-Loreto)

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