12 giugno: eliminiamo il lavoro minorile

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“Occorre uno sforzo corale di tutta la società e delle sue istituzioni, per porre fine a questa grave violazione dei diritti dell’infanzia e rendere effettivamente vigente il diritto dei bambini a un avvenire da loro liberamente scelto. In questo senso, le iniziative di sensibilizzazione previste in questi giorni in Italia sono particolarmente meritevoli”:

lo ha scritto il Capo dello Stato Sergio Mattarella, in un messaggio in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile che ‘coincide con l’Anno proclamato dalle Nazioni Unite per l’eliminazione del lavoro minorile’.

Anche papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa ha ricordato la giornata mondiale contro il lavoro minorile: “Non è possibile chiudere gli occhi di fronte allo sfruttamento dei bambini, privati del diritto di giocare, di studiare e di sognare.

Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i bambini oggi sfruttati per il lavoro sono oltre 150.000.000: una tragedia! 150.000.000: più o meno come tutti gli abitanti della Spagna, insieme alla Francia e insieme all’Italia. Questo succede oggi! Tanti bambini che soffrono questo: sfruttati per il lavoro minorile. Rinnoviamo tutti insieme lo sforzo per eliminare questa schiavitù dei nostri tempi”.

La risoluzione  che proclama il 2021 come Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile è stata adottata all’unanimità dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2019 per sollecitare i governi ad adottare le misure necessarie per promuovere il lavoro dignitoso e raggiungere l’Obiettivo 8.7  previsto dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.

Tale obiettivo chiede agli Stati membri di adottare misure immediate ed efficaci per eliminare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani, garantire la proibizione e l’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile (compreso il reclutamento e l’uso di bambini-soldato) e di porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme entro il 2025.

L’OIL stima che negli ultimi 20 anni siano stati affrancati dal lavoro minorile quasi 100.000.000 di bambini, portando il numero da 246.000.000 nel 2000 a 152.000.000 nel 2016. I progressi raggiunti nelle varie regioni del mondo sono tuttavia diseguali.

Secondo le recenti stime dell’OIL, sono ancora 152.000.000 i bambini, 68.000.000 sono bambine e 88.000.000 sono bambini, vittime di lavoro minorile. Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività di lavoro pericolose che mettono a rischio la salute, la sicurezza e il loro sviluppo morale.

Tale fenomeno si è inasprito con la crisi economica innescata dalla pandemia del COVID-19 che ha esacerbato le disuguaglianze già esistenti, mettendo a repentaglio i progressi compiuti nella lotta contro il lavoro minorile.

Per tale giornata Save the Children ha evidenziato come durante la pandemia di Covid-19, la perdita di giorni di scuola abbia esposto bambine, bambini e adolescenti al rischio di sfruttamento del lavoro minorile, matrimoni precoci e gravidanze.

Difatti, a causa della pandemia i minori dei paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei paesi più ricchi. Una condizione che peggiora per le bambine e le ragazze che nei paesi più poveri hanno perso, in media, il 22% in più di giorni d’istruzione rispetto a bambini e ragazzi.

Secondo le stime di Save the Children, oltre 10.000.000 di minori rischiano di non poter tornare a scuola e di aggiungersi così ai 258 milioni che già non avevano accesso all’istruzione prima della diffusione del virus. Ad esempio, in Sud Sudan, una recente analisi condotta da diverse organizzazioni sull’impatto del Covid-19 sull’istruzione mostra che in alcuni stati del paese oltre il 27% dei minori non è tornato a scuola: circa il 39% degli insegnanti ha affermato che non tutti i loro studenti sono tornati in classe, come ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International:

“Come in tutte le crisi, i bambini sono le principali vittime della pandemia e la nostra analisi dimostra che quando si tratta di chiusure scolastiche, più il paese è povero, maggiore è l’impatto. Purtroppo, le bambine e le ragazze hanno maggiori probabilità rispetto ai coetanei maschi di perdere la scuola in modo sproporzionato, poiché troppo spesso le ragazze lasciano la scuola a causa di matrimoni precoci, gravidanze o lavoro”.

Per affrontare la più grande emergenza educativa dei nostri tempi, Save the Children chiede ai leader del G7 e agli altri governi di impegnare $ 5.000.000.000 per la Global Partnership for Education per i prossimi 5 anni e di lavorare tempestivamente per una copertura vaccinale globale contro il Covid-19; chiede inoltre ai governi nazionali di aumentare il budget per l’istruzione.

I ministri dell’istruzione devono definire delle roadmap chiare affinché tutti i bambini rientrino a scuola in sicurezza quando sarà il momento e migliorino la propria istruzione, come ha aggiunto Inger Ashing: “Soprattutto nei paesi a basso reddito, dove i giorni di scuola sono molto meno e dove c’è meno accesso all’apprendimento a distanza, è fondamentale che i bambini tornino a scuola non appena sia possibile.

I paesi in cui, in proporzione, i bambini hanno perso più giorni di scuola sono quelli in cui i tassi di vaccinazione contro il Covid-19 sono generalmente bassi. Spetta ora ai leader del G7, i maggiori donatori al mondo, impegnarsi concretamente per trasformare in realtà gli obiettivi sottoscritti nella Dichiarazione del G7 sull’istruzione femminile e impegnarsi per la Global Partnership for Education.

Inoltre, i paesi più ricchi devono finanziare e condividere tempestivamente i vaccini e fare tutto il possibile per garantire un accesso equo ai vaccini ai paesi più poveri. La nuova generazione deve finalmente essere messa al centro”.

Inoltre la Coldiretti ha rilevato che dal Sudamerica all’Asia fino all’Africa 112.000.000 di bambini e adolescenti sono costretti a lavorare nella produzione alimentare, oltre il 70% del totale, secondo elaborazioni Coldiretti sui dati dell’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro:

“Minori che vengono impiegati per la coltivazione o la produzione di molti cibi che finiscono sulle nostre tavole, a volte addirittura spacciati per italiani grazie alla mancanza dell’obbligo dell’etichettatura d’origine che interessa ancora circa un quinto della spesa alimentare.

 In realtà l’Unione Europea non solo lascia entrare senza ostacoli sul proprio mercato prodotti alimentari ottenuti dallo sfruttamento dei bambini, ma in alcuni casi li agevola attraverso accordi commerciali preferenziali. Si tratta di un comportamento che dietro l’obiettivo del libero commercio nasconde spesso precisi interessi economici che speculano sul lavoro anche minorile”.

Con gli accordi commerciali l’Unione Europea ha favorito l’importazione agevolata anche in Italia di prodotti agroalimentari che sono ottenuti dallo sfruttamento dei bambini, dal riso del Vietnam o della Birmania ai fiori dell’Ecuador:

“A preoccupare è l’accordo di libero scambio che l’Unione Europea sta trattando con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) su alcuni dei quali gravano pesanti accuse del Dipartimento del lavoro Usa per sfruttamento del lavoro minorile per prodotti che arrivano anche in Italia.

Se per l’Argentina sono segnalati preoccupanti casi dalla produzione di uva, fragole, mirtilli e aglio, per il Brasile le ombre riguardano l’allevamento bovino e quello di polli, oltre alle banane, al mais e alò caffè, mentre per il Paraguay problemi ci sono per lo zucchero di canna, i fagioli, la lattuga”.

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