XI Domenica: La logica di Dio e la logica dell’uomo

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Terminato il periodo pasquale, si rientra nel tempo ordinario e la Liturgia ci invita a riflettere sulla natura del Regno dei cieli, istituito da Cristo Gesù, frutto dell’Alleanza Nuova tra Dio e l’uomo. Creato da Cristo e sigillato dal suo sangue in croce, la Chiesa o Regno di Dio, Gesù la raffigura ad un seme gettato sul terreno; un seme destinato, vuoi o non vuoi, a diventare albero e a produrre frutti: l’iter di crescita non dipende tanto dall’uomo quanto dall’amore misericordioso di Dio.

Il Regno dei cieli è paragonabile inoltre ad un granello di senapa ma, nel disegno mirabile del Padre, destinato a diventare albero; la sua crescita non dipende dall’azione dell’uomo ma è opera dello Spirito Santo. Compito dell’uomo è seminare, lavorare ed attendere i tempi di Dio; confidare nella forza della Grazia e della volontà salvifica di Dio, nella onnipotenza divina che supera i nostri piani.

E’ Dio che fa crescere nell’uomo il seme della sua parola. Questo Regno di Dio, infatti, non cresce e si sviluppa secondo i calcoli e la logica umana o conforme ai criteri dell’uomo, ma solo secondo la logica divina. Il seminatore non sa come e quando crescerà questo seme; compito del seminatore è infatti seminare, arare il campo, attendere i tempi di Dio.

Papa Francesco ci invita infatti a ripensare il modo vero di essere Chiesa: Chiesa più missionaria, Chiesa creativa, Chiesa dominata da fede e amore, meno aggrappata alle istituzioni terrene e ai valori materiali, decisamente legata alla Bibbia, parola di Dio, e all’Eucaristia, farmaco di vita e di immortalità. La logica del seminatore, la nostra logica, non deve essere quella terrena, la logica del potere umano dove prevale l’egoismo, l’orgoglio e la prepotenza, ma la logica divina che ha come fondamento la fede, l’umiltà vera e l’amore.

Le due parabole del Vangelo hanno come sfondo  comune: il campo, il seminatore, il seme; poi emerge la sproporzione tra l’opera umana (del seminatore, dell’evangelizzatore) e l’opera divina; da qui lo stupore dell’uomo perchè questo Regno è soprattutto opera divina.

Quanti nei secoli trascorsi si sono adoperati per distruggere questa Chiesa: da Nerone, che emanò la legge ‘a nessuno è lecito essere cristiano’,  a Diocleziano con  la sua persecuzione scientifica e, ai giorni nostri, da Napoleone, che si diceva fiero di avere seppellito l’ultimo papa, a Garibaldi, che affermò: ‘con le budella dell’ultimo papa abbatterò l’ultima chiesa’, per non fare riferimento all’ateismo di Stato del comunismo marxista, costretto ad assistere alla sua stessa morte con la caduta del muro di Berlino.

La Chiesa, sorta come un ‘seme di senapa’, nonostante le debolezze e le fragilità dell’uomo, da due mila anni continua la sua storia. Lo Spirito Santo è il fecondatore del Regno dei cieli; noi seminatori saremo giudicati solo sulla logica dell’umiltà, della fede e dell’amore. Compito dell’uomo è infatti la semina, l’evangelizzazione, essere testimoni credibili con la parola e l’esempio del messaggio salvifico annunziato.

Il vero cristiano, il seminatore, è chiamato ad essere un uomo nuovo nel modo di pensare e di agire; nuovo nel modo di comportarsi facendo sempre emergere l’armonia tra pensiero ed azione, tra sentimento ed istinto, tra spirito e carne. Essere uomini nuovi dentro il cuore: questo è il presupposto indispensabile per un rapporto non farisaico ma reale, concreto e gradito a Dio.

E’ ciò che Gesù ha chiesto alla sua Chiesa affidando il compito di seminare: ‘Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni con gli altri’. Il grande Pontefice, san Paolo VI, esortava i cristiani ad essere impegnati a costruire la nuova civiltà dell’amore.

Amore è rispetto, è comprensione, è simpatia, è condivisione. Amare è farsi coinvolgere gli uni negli affari degli altri, come avviene in una famiglia, tra persone nelle cui vene scorre lo stesso sangue. 

La civiltà del futuro o sarà civiltà dell’amore o non sarà vera civiltà. Se si cede all’egoismo, alla violenza non si realizza una vera rivoluzione; la vera novità rivoluzionaria, scriveva il pontefice san Giovanni Paolo II, è costruire rapporti disinteressati, rapporti di amore perché Dio è amore. Come vedi la logica divina è diametralmente opposta alla logica dell’uomo.

Questo Regno cresce anche se l’agricoltore ‘dorme’, anche quando noi cristiani non siamo capaci di coglierne l’intima essenza. Da qui la stupore. Il regno di Dio non è opera umana ma opera divina posta nelle mani degli uomini. Allora, amico che leggi o ascolti, agiamo come se tutto dipendesse da noi ma con la ferma certezza che tutto è opera di Dio: ciascuno di noi è strumento nelle mani del Signore Gesù.

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