Marogna come Milone, quando il Vaticano brucia la carriera professionale e la vita personale. Il quinto rapporto MONEYVAL

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Se verrà dato il via al “processo Marogna”, a nostro avviso dovrebbe essere dato il via anche al “processo 60SA”, che potrebbe vedere sul banco degli imputati cinque persone più un latitante. Ma considerato che la magistratura vaticana avrebbe ipotizzato per la Marogna un “giudizio imminente” e non un processo imminente, probabilmente il giudizio potrà essere emesso anche senza la presenza dell’imputato. Perché un fatto è certo, non può esserci un processo Marogna per la presunta distrazione illecita di circa 1,2 milioni di euro, se non viene nemmeno considerato un processo che vede 6 indagati ritenuti presunti responsabili a vario titolo di aver distratto illecitamente circa 454 milioni di euro. Delle due l’una, o verranno celebrati entrambi i processi, oppure si cadrà per l’ennesima volta nel ridicolo [QUI].

Osserviamo con interesse, come i legali di Cecilia Marogna non si rivolgono a Papa Francesco, che come sovrano assoluto detiene i tre poteri dello Stato della Città del Vaticano (e in più il quarto potere, quello mediatico), bensì scrivono all’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede: “Intervenga, non trova lavoro, è una cittadina italiana costretta a subire discredito e incertezza, la processino o archivino” [QUI].

Il processo non arriva, l’archiviazione nemmeno e Cecilia Marogna si appella all’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, affinché interceda con le autorità vaticane e il Ministero degli Esteri italiano e “venga posta fine alla situazione di stallo” che le impedisce di lavorare e di mantenere sua figlia, ancora minorenne. Dopo aver scritto all’ufficio del giudice istruttore del Tribunale vaticano attraverso il suo consulente, l’esperto di diritto internazionale Riccardo Sindoca, ora la Marogna, a otto mesi dal suo arresto, con un’istanza firmata dai suoi legali, gli avvocati Fiorino Ruggio e Giuseppe Di Sera, chiede all’Ambasciatore Pietro Sebastiani di intervenire e punta il dito contro la “dolosa inazione delle autorità vaticane” che le impedisce, si spiega nel documento, di “ricercare ulteriori posizioni lavorative” nonostante sia stata privata, “proprio grazie all’operato” delle autorità vaticane, di “qualsiasi forma e possibilità di sostentamento”. Nella lettera, che l’Adnkronos ha potuto visionare, i legali ripercorrono la vicenda, sottolineando che Cecilia Marogna “è stata illecitamente arrestata, e limitata della libertà e delegittimata, denigrata” anche attraverso informative uscite sulla stampa “violative della dignità, dell’onore e del decoro della stessa”. Secondo i legali alla manager, dunque, è stato “impedito non solo di dimostrare la propria innocenza ma addirittura di far fronte ai più elementari bisogni di vita propri e della prole”, mentre è stata costretta a subire “discredito” e “incertezza prodotta esclusivamente dall’inattività delle autorità della Santa Sede (che tra l’altro mal si concilia con i proclami afferenti la presunta ‘imminente’ celebrazione del dovuto processo)”.

Per questo gli avvocati Ruggio e Di Sera chiedono all’Ambasciatore, “quale rappresentante della Repubblica Italiana e degli interessi dei sui cittadini presso la Santa Sede”, di intercedere presso tutte le autorità competenti non solo vaticane affinché si disponga “senza indugio alcuno il rinvio a giudizio” o si “emetta provvedimento di abbandono del citato procedimento giudiziale” nei confronti della manager sarda.

Accettare un incarico in Vaticano ultimamente è rischioso. Il caso Milone e il caso Marogna sono (soltanto due) degli esempi negativi di come la chiamata in Santa Sede – e la successiva cacciata dalla Santa Sede – hanno una risonanza mondiale tale da interdire una carriera professionale con inevitabili ripercussioni sulla vita privata delle persone.

Chissà se Giuseppe Pignatone – il magistrato italiano (Caltanissetta, 8 maggio 1949), già Procuratore della Repubblica di Roma, da Papa Francesco il 3 ottobre 2019 nominato Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano – ha letto con attenzione cosa ha scritto il giudice londinese Baumgartner, sulla magistratura vaticana e sui suoi metodi? Giudice britannico: il Vaticano ha fatto affermazioni “spaventose” nell’indagine britannica, ha scritto Nicole Winfield (The Associated Press, 25 marzo 2021) [QUI]. Baumgartner scrive: “Il professor Diddi dice che monsignor Perlasca era incapace e inetto. Anche se questo può essere vero, agire come un cospiratore disonesto è un’altra cosa” [QUI]. Baumgartner mette nero su bianco, che i pubblici ministeri dello Stato della Città del Vaticano fanno peggio che quelli italiani, confermando quanto abbiamo riferito già in diverse occasioni in passato [QUI].

La traduzione italiana della sentenza del 12 marzo 2021 del giudice Baumgartner dell’udienza del 26 febbraio 2021 presso il Tribunale della Corona a Southwark, Londra si può consultare QUI.

Ricordare oggi l’operato di Libero Milone, alla luce delle scelte del Papa di togliere alla Segreteria di Stato il proprio “portafoglio”, risulta oltre che doveroso anche giusto nei confronti dell’ex Revisore Generale, cacciato ingiustamente per aver fatto bene il proprio lavoro e aver evidenziato la reticenza ostruzionista proprio di taluni vertici [QUI].

Come nei tempi di trepidante attesa del rapporto di Moneyval [QUI] (nel frattempo reso pubblico oggi, con le sue luci e le sue ombre), ci rinfreschiamo la memoria ricordando l’alto profilo e il non comune spessore professionale del Dott. Libero Milone. Nasce a Den Haag (Paesi Bassi). La sua formazione scolastica e professionale avviene tra i Paesi Bassi e il Regno Unito, in particolare a Londra. Nel 1975 consegue la qualifica di Chartered Accountant of England and Wales (equivalente a Dottore Commercialista). Iscritto all’Istituto Nazionale dei Revisori Contabili in Italia nel 1995 ed alla NedCommunity (Amministratori Indipendenti) dal novembre 2008. Comincia a lavorare a Londra ma, da lì a poco, intraprende un percorso di 32 anni in Deloitte trasferendosi in Italia, diventando “partner” nella divisione Audit nel 1984. Poi, ricopre anche il ruolo di Responsabile Risorse Umane prima in Italia, poi in Europa (1990-1996) e successivamente a New York come Managing Director Risorse Umane Worldwide dal 1998 al 2003. Dal 1998 al 2003 è Membro del Worldwide Executive, dal 1996 al 2007 svolge anche l’attività di Managing Director Aviation and Transport Industry Worldwide. Nel 2003 diventa Presidente e CEO Italia, ruolo che ricopre fino al 2007. Nello stesso periodo fa parte anche del Worldwide Board e Governance Committee. Da aprile 2008 è Senior Advisor e Presidente Onorario di Protiviti, gruppo multinazionale che si occupa di Consulenza Direzionale in Corporate Governance e Risk Management. Dal maggio dello stesso anno è componente del Audit Committee del World Food Program delle Nazioni Unite. Da aprile 2010 è Presidente di Jobnet Spa [QUI].

In riferimento al quinto rapporto MONEYVAL [QUI] con le valutazioni generali sull’efficacia del sistema delle finanze della Santa Sede/Stato di Città del Vaticano, approvato nella plenaria dello scorso aprile e pubblicato oggi, l’esperto vaticanista Andrea Gagliarducci evidenza su ACI Stampa [QUI] che il rapporto «mette in luce tutte le criticità del sistema vaticano, e in particolare quello giudiziario. In particolare, il rapporto attacca fortemente la Santa Sede per aver ignorato la possibilità che i suoi dipendenti possano abusare dei loro uffici del sistema finanziario vaticano per il loro profitto; sottolinea il rischio di conflitti di interesse per promotori di giustizia e giudici del Tribunale vaticano, perché non lavorano a tempo pieno per la Santa Sede; critica lo stesso promotore di Giustizia per il modo in cui sono state eseguite le indagini sull’ormai famoso caso dell’investimento di Londra della Segreteria di Stato. Tema sul quale il rapporto dà anche una notizia: che il processo sui sospettati dovrebbe aver luogo nell’estate 2021».

Per quanto riguarda l’indagine sull’investimento della Segreteria di Stato su un immobile di lusso al numero 60 di Sloane Avenue a Londra (il caso 60SA), che ha portato ad ottobre 2019 a perquisizioni in Segreteria di Stato e nell’Autorità di Informazione Finanziaria, alla sospensione di 6 officiali apicali e ad indagini che sono ancora in corso, di cui MONEYVAL mette in luce le anomalie, osserva Gagliarducci. “Durante le ricerche – si legge al punto 234 – un numero di apparati e documenti sono stati sequestrati, alcuni dei quali contenevano informazioni che l’Unità di Informazione Finanziaria aveva ricevuto da altre cinque controparti europee”, e che includevano più di 15 comunicazioni tra AIF e le altre UIF europee, sottolinea Gagliarducci. A seguito di questa anomalia, che avrebbe messo a rischio gli scambi di intelligence, il Gruppo Egmont, che raggruppa le Unità di Informazione Finanziaria di tutto il mondo, ha sospeso l’accesso all’intranet per lo scambio di informazioni. “Da discussioni con le autorità della Santa Sede / Stato di Città del Vaticano – si legge ancora nel rapporto – non è chiaro se le autorità giudiziarie abbiano valutato il rischio in relazione alle potenziali conseguenze internazionali per le Unità di Informazione finanziaria che potevano venire fuori da queste perquisizione”. La crisi è rientrata solo con la firma di un protocollo tra AIF e Promotore di Giustizia per “assicurare che la confidenzialità delle informazioni ricevute dalle UIF straniere sia protetta in casi simili in futuro”.

Prosegue Gagliarducci: «L’altra critica ai giudici vaticani si trova al punto 257 del rapporto. “L’aggiornamento della valutazione generale dei rischi – si legge – ha segnalato come una vulnerabilità il fatto che non tutti i promotori di giustizia lavorano esclusivamente per la Santa Sede / Stato di Città del Vaticano. La valutazione ha notato che ‘non si possono escludere’ potenziali conflitti professionali e incompatibilità’. I valutatori possono comprendere la preoccupazione espressa nella valutazione”. Per questo – aggiungono – “per evitare potenziali conflitti di interesse, o la percezione di un conflitto di interesse, è da considerare che tutti i procuratori nominati in futuro lavorino esclusivamente per la Santa Sede / Stato di Città del Vaticano durante i loro contratti, e non possano fare pratica legale in altre giurisdizioni simultaneamente”. Cosa farà, ora, il Tribunale Vaticano, i cui promotori di Giustizia hanno attività legale in Italia o presso il Sovrano Militare Ordine di Malta?».

Continuiamo ad attendere, con vivo interesse… e curiosità:

1. L’imminente processo a seguito della denuncia per diffamazione del Cardinale Angelo Becciu contro L’Espresso, il suo direttore e il falsario lanciatore di coriandoli, con richiesta di risarcimento milionaria.

2. L’inizio del processo 60A presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

3. Un comunicato attraverso la Sala Stampa della Santa Sede delle parti in causa: dell’Ufficio dei Promotori di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e della Segreteria di Stato di Sua Santità.

4. La notizia della piena riabilitazione da parte di Papa Francesco del Cardinale Angelo Becciu, villipeso [QUI].

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