I miliardari che pagano pochissime tasse sono soprattutto campioni del Partito Democratico: Soros, Bloomberg, Buffett, Bezos, Musk…

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Riportiamo quanto segue dalla Newsletter Il Punto del Corriere della Sera di oggi 9 giugno 2021, che segnala la etica (non) contributiva del club degli ultraricchi, presentando l’inchiesta di Jesse Eisinger, Jeff Ernsthausen and Paul Kiel per ProPublica – un’organizzazione non a scopo di lucro statunitense, con sede a Manhattan, che mira a produrre giornalismo investigativo di interesse pubblico – The Secret IRS Files: Trove of Never-Before-Seen Records Reveal How the Wealthiest Avoid Income Tax.

I miliardari pagano pochissime tasse. Polemiche, accuse e sospetti su una straordinaria radiografia
di Massimo Gaggi, editorialista


La pubblicazione di una straordinaria radiografia degli assai scarsi contributi dati al Fisco federale dai più noti miliardari americani — da Jeff Bezos ad Elon Musk, passando per Michael Bloomberg, George Soros e Warren Buffett — ha provocato una tempesta di polemiche, accuse e sospetti. Polemiche perché l’inchiesta di ProPublica manda definitivamente in frantumi la leggenda di un’America nella quale ognuno fa la sua parte e contribuisce in proporzione al suo reddito (anche se già da anni molti, compreso lo stesso Buffett, chiedevano la riforma di un sistema che «tassa la mia segretaria più di me»). Non è certo una novità che negli Usa i redditi da capitale godano di trattamenti più favorevoli rispetto a quelli da lavoro (mentre l’aumento di un valore patrimoniale non viene tassato fino al momento dell’incasso).

Ci sono accuse perché i dati dell’IRS (l’ufficio delle entrate) ora pubblicati sono coperti da segreto: la loro rivelazione è un reato sul quale il Fisco ha aperto due inchieste — una interna e una esterna — sulle quali sono già al lavoro i detective dell’Fbi. C’è un danno anche per il governo federale che chiede ai contribuenti di fornire informazioni finanziarie dettagliatissime, promettendo la riservatezza: un leak come questo (non si sa ancora se i dati sono stati forniti da dipendenti infedeli o sono sati estratti da hacker) diventa un alibi per dire al Fisco il meno possibile.

Infine i sospetti e la possibile influenza di queste rivelazioni sul dibattito fiscale in corso in America dopo che Biden ha proposto di aumentare le tasse sui ricchi. La storia di miliardari che pagano assai poco gonfia le vele di chi vuole aumentare il prelievo sui redditi più elevati e questo suscita qualche sospetto (spifferi di orgine democratica?). Ma c’è anche chi nota che il caso finisce per rendere assai meno clamorose le notizie sull’allergia alle tasse di cui pare soffrire Donald Trump, mentre rischia di rendere vano lo sforzo della riforma Biden che punta su una maggior collaborazione dei contribuenti. E, curiosamente, i miliardari messi alla berlina dall’inchiesta sono soprattutto campioni del partito democratico, da Soros a Bloomberg a Buffett.

Il club degli ultraricchi: l’inchiesta di ProPublica
di Federico Fubini, editorialista


Sono fra gli uomini più ricchi degli Stati Uniti e del mondo, ma pagano aliquote fiscali effettive fra le più basse. Multimiliardari come Warren Buffett di Berkshire Hathaway, il fondatore di Amazon Jeff Bezos, l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg o il fondatore di Tesla Elon Musk sono riusciti negli ultimi anni a versare in tasse quote bassissime rispetto all’aumento della loro ricchezza. In alcuni casi e per alcuni anni, hanno persino abbattuto fino a zero l’onere a loro carico a titolo dell’imposta federale americana sulle persone fisiche.

Leggi l’articolo sul sito del Corriere della Sera[QUI].
Leggi l’articolo sul sito di ProPubblica[QUI].

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