A Lucca per riscoprire il dono del volontariato

Condividi su...

Quattro giorni di eventi, più di cento appuntamenti culturali, circa 400 fra relatori e ospiti d’eccezione, un migliaio di volontari coinvolti, 150 organizzazioni che partecipano (fra le quali CSVnet, Forum Nazionale del Terzo settore e Convol): questi sono stati alcuni numeri dell’edizione 2013 del ‘Festival del Volontariato – Villaggio Solidale’, svoltosi a Lucca dall’11 al 14 aprile. ‘Dentro tutti’ è stato il payoff scelto dagli organizzatori per la manifestazione: una provocazione all’Italia, alle istituzioni e ai suoi cittadini perché trovino il coraggio di scommettere su quella parte di società che lavora per il bene comune, praticando i valori della solidarietà e della gratuità.

Fra gli incontri tematici ci sono stati quelli dedicati al rapporto tra volontariato e scuola, ai giovani, al futuro del servizio civile e dei movimenti per la pace, alle prospettive della Protezione Civile, ai beni culturali, alle problematiche del carcere, ai cambiamenti in atto nel welfare italiano e in particolare al ruolo delle comunità locali; ma si è parlato anche di volontariato nel contesto europeo, di comunicazione e informazione sociale, di cultura del dono e della donazione. Però il momento inaugurale è stato dedicato alla memoria della fondatrice del Cnv, Maria Eletta Martini, a poco più di un anno dalla sua scomparsa.

 

Le giornate sono state aperte dalla ‘lectio magistralis’ di padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, che ha sottolineato il valore della parola ‘dono’: “La parola ‘dono’ potrebbe apparire anacronistica nella società attuale. Potremmo infatti chiederci se c’è posto per il dono in una economia dominata dal mercato come quella di oggi, e ancora se la pratica del dono è possibile in una società che negli ultimi decenni si è configurata in maniera sempre più barbarica, seguendo la logica del do ut des. Siamo ancora consapevoli che il dono rappresenta un atto autentico di umanizzazione? E quanto dell’importanza e della bellezza del dono trasmettiamo alle nuove generazioni?. Una lettura superficiale del presente potrebbe indurci a rispondere in modo negativo e pessimista a questi quesiti, pensando che non ci sia più spazio per il dono, ma solo per lo scambio utilitaristico, per la dissimulazione della gratuità per il proprio tornaconto. Ne sono un esempio i cosiddetti ‘aiuti umanitari’, una formula ipocrita e vergognosa a cui l’Occidente ricorre per nascondere in realtà azioni di guerra”.

Concludendo padre Enzo Bianchi ha invitato i giovani a non banalizzare il significato del dono: E’ innegabile la presenza oggi di una banalizzazione del dono. Ciò accade anche nell’ambito cattolico: l’odierna pastorale della carità sembra infatti includere nell’idea di dono una serie di atti che finiscono per non impegnare veramente niente e nessuno. Basti pensare agli aiuti inviati agli abitanti di paesi lontani con gli sms: si tratta di una carità presbite, di un donare che non coinvolge il soggetto in prima persona, portato ad accorgersi del bisogno degli altri solo quando sono lontani. O ancora alle categorizzazioni che si fanno: si tende a fare una carità selettiva in base ai bisogni presenti, a pensare ai ‘poveri’, ai ‘malati’, ma non alle persone a cui donare e donarsi in quanto uomini e donne… Il dono di cui oggi c’è più bisogno è quello della presenza, che pone l’individuo a servizio dell’altro. Questo avviene nel momento in cui permettiamo all’altro di farsi nostro prossimo, accettiamo di coinvolgerci nella sua vita fino a diventare responsabili per essa. Per rendere tutto ciò possibile è necessario risvegliare la capacità di donare che ognuno di noi possiede”.

Nei giorni successivi ha preso la parola anche don Giacomo Panizza, fondatore di ‘Progetto Sud’, comunità autogestita insieme a persone con disabilità che a Lamezia Terme da quasi 30 anni lotta contro le mafie attraverso la gestione dei loro beni confiscati: “Sono diventato prete proprio per comprendere il significato della parola ‘giustizia’…”, ponendo l’accento sulla questione meridionale e sulle mancanze dello Stato nelle terre del sud: “Tante cose che in Italia si chiamano diritti, in Calabria si chiamano favori. Noi abbiamo un’Italia fatta di tante Italie diverse. Bisogna ragionare su questi temi, su cos’è la giustizia sociale. Il volontariato? Mi ha insegnato la giustizia sociale, la giustizia umana. Non solo la giustizia della legge”.

Un tema importante affrontato dal sacerdote che da anni è nel mirino delle cosche, è il ruolo del volontariato all’interno della riflessione sociale sul tema della giustizia: “Il Volontariato mi ha insegnato la giustizia sociale, la giustizia umana, e non solo la giustizia della legge”, sottolineando come la legge dello Stato spesso sia insufficiente ad assicurare la giustizia sociale, o spesso arrivi troppo tardi. E’ è in questi contesti di mancanza di giustizia che il volontariato assume un ruolo fondamentale, insegnando alla società non solo la sua importanza nel supplire al ruolo dello Stato, ma soprattutto il valore della solidarietà, della volontà di farlo: “La Calabria mi ha insegnato anche questo. In quelle terre anche chi è in carrozzina, chi è disoccupato ci aiuta a gestire i beni confiscati. Il dono è un esperienza che possono vivere tutti, combattendo lo stereotipo del volontariato come un mondo fatto solo di giovani forti e intelligenti, mentre invece può invece essere vissuto da chiunque”.

 

Free Webcam Girls
151.11.48.50