Papa Francesco ai giovani del Progetto Policoro: sogniamo insieme

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Sabato scorso papa Francesco ha ricevuto in udienza cento giovani delle imprese e cooperative del Progetto Policoro della Cei, accompagnati dal card. Gualtiero Bassetti e da mons. Stefano Russo, che festeggia 25 anni di vita, provenienti da molte regioni italiane ed impegnati nel percorso formativo promosso dalla Chiesa italiana attraverso l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas Italiana.

Il papa ha sottolineato che il Progetto è stato un ‘segno’ di speranza, consegnando quattro verbi: “Il Progetto Policoro è stato ed è un segno di speranza, soprattutto per tanti territori del Sud d’Italia carenti di lavoro o che sfruttano i lavoratori. Oggi siete chiamati a esserlo in un modo nuovo, essere speranza è un modo nuovo, perché questo importante anniversario capita in un periodo di forte crisi socio-economica a causa della pandemia”.

Il primo verbo è quello di animare, cioè ‘dare animo’ con riferimento all’economia: “Mai come in questo tempo sentiamo la necessità di giovani che sappiano, alla luce del Vangelo, dare un’anima all’economia, perché siamo consapevoli che ‘ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie’. E’ il sogno che sta coltivando anche l’iniziativa ‘Economia di Francesco’, di San Francesco!”

Ed ha spiegato cosa vuol dire ‘animatori di comunità’: “Si tratta di aiutare le parrocchie e le diocesi a camminare e progettare sul ‘grande tema [che] è il lavoro’, cercando di ‘far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze’. E’ un problema di dignità. La dignità della persona non viene dai soldi, non viene dalle cose che si sanno, viene dal lavoro. Il lavoro è un’unzione di dignità. Chi non lavora non è degno. Così, semplice”.

Perciò occuparsi di lavoro vuol dire promuovere la dignità: “A voi giovani non manca la creatività (non abbiate paura, non abbiate paura):  vi incoraggio a lavorare per un modello di economia alternativo a quello consumistico, che produce scarti.

La condivisione, la fraternità, la gratuità e la sostenibilità sono i pilastri su cui fondare un’economia diversa. E’ un sogno che richiede audacia, infatti sono gli audaci a cambiare il mondo e a renderlo migliore. Non è volontarismo: è fede, perché la vera novità proviene sempre dalle mani di Dio”.

Il secondo verbo è un invito ad abitare: “Vi chiediamo di mostrarci che è possibile abitare il mondo senza calpestarlo: sarebbe una bella conquista per tutti! Abitare la terra non vuol dire prima di tutto possederla, no, ma saper vivere in pienezza le relazioni: relazioni con Dio, relazioni con i fratelli, relazioni con il creato e con noi stessi. Vi esorto ad amare i territori in cui Dio vi ha posti, evitando la tentazione di fuggire altrove”.

E’ un invito ad abitare le ‘crisi’, aiutando a sognare: “Possiate aiutare la comunità cristiana ad abitare la crisi della pandemia con coraggio e con speranza. Dio non ci abbandona mai e noi possiamo diventare segno della sua misericordia se sappiamo chinarci sulle povertà del nostro tempo: sui giovani che non trovano lavoro, i cosiddetti Neet, su quelli che soffrono la depressione, su quelli demotivati, su quelli stanchi nella vita, su quelli che hanno smesso di sognare un mondo nuovo. E ci sono giovani che hanno smesso di sognare”.

In particolare sulla situazione italiana: “Poi, alienarsi, andare fuori della vita, in un momento nel quale non siamo nell’estate della vita demografica italiana; siamo nell’inverno! Ci mancano i giovani e per questo i giovani non possono darsi il lusso di non entrare in questo lavoro. La media dell’età in Italia è 47 anni! Beh, siete vecchi. Non ha futuro…

E’ tutto in un altro modo! Dovete reagire contro questo. Che i giovani incomincino a sognare, a fare i genitori, a fare figli. E per questo, che abbiano dei lavori. Il lavoro è un po’ una garanzia di questo futuro.

Inoltre, è il momento di abitare il sociale, il lavoro e la politica senza paura di sporcarsi le mani. Voi potete dare una mano ad aprire le porte e le finestre delle parrocchie, affinché i problemi della gente entrino sempre più nel cuore delle comunità”.

Il  terzo verbo riguarda la passione:  “Il terzo verbo, forse, è il più giovanile di tutti e quattro: appassionarsi. C’è uno stile che fa la differenza: la passione per Gesù Cristo e per il suo Vangelo. E questo si vede nel ‘di più’ che mettete per accompagnare altri giovani a prendere in mano la loro vita, ad appassionarsi al loro futuro, a formarsi competenze adeguate per il lavoro. Il Progetto Policoro sia sempre al servizio dei volti concreti, della vita delle persone, soprattutto dei poveri e degli ultimi della nostra società”.

Però non può esistere passione senza studio, ricordando don Lorenzo Milani: “E qui va ribadito che ci si appassiona quando si ha cura della propria interiorità, se non si trascura la spiritualità, se si studia, se si conosce in profondità la dottrina sociale della Chiesa e ci si sforza di tradurla nel concreto delle situazioni. Non abbiate paura di prestarvi anche gratuitamente per risollevare la vita di chi è scartato. Andate alle periferie a trovare gli scartati… Appassionarsi è vibrare per questo”.

Ed al termine occorre accompagnare: “Il Progetto Policoro è una rete di relazioni umane ed ecclesiali: molte persone si impegnano ad accompagnarvi, le vostre diocesi vi guardano con speranza, e ciascuno di voi è capace di farsi compagno di strada verso tutti i giovani che incontra sul suo cammino.

La vostra presenza nei territori diventa così il segno di una Chiesa che sa prendere per mano. E questo è lo stile di Cristo nei confronti dei discepoli di Emmaus, che si dimostravano rassegnati, sfiduciati, chiusi, per quello che era capitato a Gerusalemme”.

Riprendendo una meditazione di mons. Bello il papa ha invitato i giovani ad essere speranza, sognando ‘insieme’: “Cari giovani, alla scuola del magistero sociale della Chiesa, voi siete già segni di speranza. La vostra presenza nelle diocesi possa aiutare tutti a comprendere che l’evangelizzazione passa anche attraverso la cura del lavoro.

I 25 anni del Progetto Policoro siano una ripartenza. Vi incoraggio a ‘sognare insieme’ per il bene della Chiesa che è in Italia. E vi incoraggio a fare chiasso. I giovani devono fare chiasso”.

(Foto: Vatican News)

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