Mons. Delpini: l’Eucarestia stabilisce l’alleanza

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“Il significato della Festa del Corpus Domini, che trova i suoi inizi nel Medio Evo, richiama la centralità dell’Eucaristia, come memoriale del sacrificio di Cristo, nella vita della Chiesa. Da questo punto di vista, questa solennità ha un suo sviluppo soprattutto nell’epoca post-tridentina, quasi in risposta polemica alla negazione protestante della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Possiamo, quindi, dire che il Corpus Domini, con la sua processione in modo particolare, diventa la festa che caratterizza in maniera singolare la spiritualità cattolica dal Seicento fino ai nostri giorni”.

La ricostruzione storica illustrata da mons. Marco Navoni, viceprefetto della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana e liturgista, spiega il senso che ha assunto la festa del Corpus Domini, celebrato da mons. Delpini giovedì scorso, spiegando il mistero di Dio nella’stanza’ per i ‘veri adoratori’: “L’individualismo occidentale contemporaneo manifesta un disagio verso le manifestazioni pubbliche della fede dei credenti.

La religione è ammessa nella città secolare come un sentimento opzionale, come una pratica privata. Sì, tutti hanno diritto a praticare la loro religione, purché non disturbino, purché non interrompano gli affari e il traffico cittadino…

Il sentimento religioso, che sembra inestirpabile da cuore umano, non ha però bisogno di un luogo e di un tempo. Ciascuno coltiva la sua spiritualità e immagina il suo dio, perché contribuisca al suo privato benessere, a stare bene con se stesso”.

L’arcivescovo ha sottolineato che la fede è un atto pubblico, in quanto stabilisce un’alleanza: “Gesù celebra la Pasqua e offre la sua vita nel sangue che stabilisce l’alleanza di Dio con il suo popolo. Ecco dove è presente il mistero che salva: nell’alleanza.

L’alleanza non è un sentimento privato, non è una fantasia, non è una terapia per stare bene con se stessi. L’alleanza è convocazione. Il popolo santo di Dio è convocato insieme con i discepoli per ricevere il dono della vita di Dio che Gesù offre. L’alleanza è nel pane, l’alleanza è nel vino: corpo e sangue”.

Con l’Eucarestia la casa si apre all’alleanza con il popolo: “La dimensione sacramentale della vita cristiana è la grazia che definisce il dove senza rendere la casa un limite che trattiene il dono come fosse una cosa e insieme rende partecipi dello Spirito senza che spirituale significhi una interiorità evanescente e precaria.

Il popolo è convocato per entrare nella comunione che salva. Non si può fare la comunione per televisione. Ma la comunione non è nutrirsi di un pane come fosse ricevere una ‘cosa’, è alleanza che rende partecipi della Pasqua di Gesù.

Celebrare l’Eucaristia è accogliere la parola, lasciarsi istruire dalla sapienza che viene dall’alto, ardere dell’amore che accende la vita”.

Il pensiero corre al vissuto in questi mesi e diventa una manifestazione di Dio: “Questo è il tempo in cui Dio ama i suoi figli e vuole che tutti siano salvati. L’amore di Dio si è manifestato in Gesù: non è una magia che dissolve i problemi, pone fine ai disastri causati dalla stupidità umana, dall’avidità umana, dall’imprevedibile capriccio della natura”.

Ed accende un ardore: “L’amore di Dio si manifesta nel servizio di Gesù e di coloro che imitano Gesù. Coloro che hanno il pensiero di Cristo non si sentono autorizzati a criticare Dio per la sua assenza, per la sua indifferenza. Piuttosto sanno di essere chiamati a servire: se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni degli altri”.

Da qui, le tre parole che indicano il cammino: “La Parola che guida i nostri passi e ci convoca, la sapienza che apre i nostri cuori per leggere la verità di questo tempo, l’ardore perché sia sempre vivo in noi il desiderio di servire, irradiando gioia, pace, fraternità”.

(Foto: diocesi di Milano)

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