Gratteri, la Calabria e la sua Rinascita. L’ombra lunatica del giusfilosofo Lupacchini a giudizio del CSM. Il caso Facciolla

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«Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”» (Beato Rosario Livatino, giudice, martire per la giustizia e per la fede [QUI]. Da questa credibilità fu colpito anche San Giovanni Paolo II che, il 9 maggio 1993, intervenendo alla Valle dei Templi aggiunse a braccio al suo discorso, dopo l’incontro toccante con i genitori del giudice, la frase rivolta ai mafiosi: «Convertitevi, verrà un giorno il giudizio di Dio» [QUI].

Dott. Nicola Gratteri.

Rinascita Scott, quando un calabrese vuole salvare davvero la sua terra

«La più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo»: il Procuratore capo di Catanzaro Dott. Nicola Gratteri sintetizzò così la “sua” operazione Rinascita Scott, che ha travolto l’organizzazione delle ‘Ndrine nel Vibonese, coinvolgendo anche politici, imprenditori, professionisti, collusi e conniventi. Di Rinascita Scott ne stanno ora parlando anche i media con inchieste televisive, prima fra tutte – perché ben fatta – quella del collega Riccardo Iacona, che fa luce sui filoni, sui nomi, sulle connivenze che Gratteri ha fatto emergere, collegato, messo in relazione. A partire dalla stessa denominazione dell’inchiesta giudiziaria. Così se per Rinascita il significato era già chiaro, Gratteri ha poi spiegato che Scott è il cognome di un agente della DEA [La Drug Enforcement Administration è un’agenzia federale antidroga statunitense facente capo al Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti d’America per combattere il traffico di sostanze stupefacenti e far rispettare la legge sulle sostanze controllate), che ha trascorso otto anni in Italia a combattere contro le organizzazioni narco–‘nranghetistiche, poi morto in un incidente stradale al rientro negli USA [QUI].

Rinascita Scott, intervista contro Gratteri: chiesta dal Pg della Cassazione “censura” per Lupacchini. Secondo l’accusa avrebbe delegittimato l’operato di Nicola Gratteri [QUI].

Sanzione disciplinare della censura per l’ex Procuratore generale di Catanzaro – poi trasferito a Torino con funzioni di sostituto Pg, Otello Lupacchini – è quanto ha sollecitato Dott. Marco Dall’Olio, sostituto Pg della Corte di Cassazione, nella sua requisitoria al processo in corso davanti alla disciplinare del CSM a carico di Lupacchini: al centro della vicenda, l’intervista che il magistrato, all’epoca Pg di Catanzaro, rilasciò al Tgcom24 il 21 dicembre 2019, dopo i numerosi arresti avvenuti nell’ambito dell’indagine anti-‘Ndrangheta Rinascita Scott[QUI].

Secondo le incolpazioni mosse dai titolari dell’azione disciplinare a Lupacchini, con quell’intervista sarebbe stato delegittimato l’operato del capo della Procura di Catanzaro Dott. Nicola Gratteri. Lupacchini, quindi, dalla sezione disciplinare del Csm era stato trasferito nel gennaio 2020 – in via cautelare – alla Procura generale di Torino, misura confermata lo scorso novembre dalle sezioni unite civili della Cassazione e che – secondo il Pg Dall’Olio – va ulteriormente confermata con il giudizio disciplinare nel merito.

Il processo disciplinare a Lupacchini si avvia ora verso la conclusione. Nella prossima udienza, fissata per il prossimo 14 giugno, sono previste le dichiarazioni del magistrato davanti al “tribunale delle toghe” e l’arringa del suo difensore, l’avvocato Ivano Iai. Poi il collegio disciplinare si ritirerà in camera di consiglio per decidere il suo verdetto.

Il 14 maggio scorso il Pg della Cassazione Dall’Olio, nel corso del suo intervento, ha sottolineato alcuni “fatti incontestati nella loro materialità storica”, relativi alle affermazioni di Lupacchini, per il quale i magistrati avrebbero violato abitualmente le disposizioni di legge che impongono il coordinamento del distretto [QUI].

Primo fatto. Lupacchini ha rilasciato, nel corso dell’intervista al Tgcom24 del 21 dicembre 2019, la seguente affermazione: “La Procura generale può rispondere nella specie solamente sulla base di ciò che normalmente accade cioè l’evanescenza come ombra lunatica di molte delle operazioni della Procura distrettuale di Catanzaro stessa”, frase riferita ai 350 arresti dell’operazione Rinascita Scott promossa da Gratteri.

Secondo fatto. Lupacchini, “sul proprio profilo Facebook a carattere pubblico – afferma Dall’Olio – ha postato la famosa petizione lanciata sulla piattaforma Change.org, petizione rivolta a far sì che la sezione disciplinare giungesse a rivedere l’ordinanza con la quale la stessa aveva disposto il trasferimento del Dott. Facciolla al Tribunale di Potenza con funzioni di giudice, petizione che in un passaggio rilevante recitava ‘sgomenti ed increduli ci ha lasciato l’assurdo provvedimento’ e poi ‘al quanto discutibile la motivazione sulla quale tutto il paese si sta interrogando'”.

Terzo fatto. Lupacchini ha affermato quanto segue: “Vi è la buona abitudine, da parte della Procura distrettuale di Catanzaro, di saltare tutte le regole di coordinamento e collegamento con la Procura generale”.

Quarto fatto. Lupacchini ha dichiarato: “A seguito della pubblicazione sulla stampa che evidentemente è molto più importante della Procura generale contattare e informare” – afferma dall’Olio – “l’aver addebitato alla medesima Procura generale e al medesimo Procuratore (Gratteri ndr) e aver sostanzialmente inteso perseguire obiettivi di personale notorietà, in questo modo sostanzialmente commettendo l’illecito disciplinare di cui Art.2 comma 1 lett. AA e cioè, l’avere sollecitato la pubblicità di notizia attinente alla propria attività di ufficio”.

Il Pg della Cassazione Dall’Olio ha sottolineato il clamore mediatico causato delle esternazioni del Dott. Lupacchini che – come afferma – “hanno avuto una notevole rilevanza mediatica, l’intervista del Dott. Lupacchini ha avuto una risonanza notevole, su tutti i quotidiani dell’epoca per molti giorni. I giornali sono in parte allegati al fascicolo e ce lo ha detto anche ieri il Direttore Liguori che con la sua testimonianza ha riferito di quanto quello che aveva detto il Dott. Lupacchini fosse diventata una notizia, un caso insomma”. “Non è in discussione il diritto generale della libertà di pensiero dei magistrati e del Dott. Lupacchini, lo voglio ripetere – afferma Dall’Olio -, ma in questo caso l’intervista e il successivo rilancio della petizione sul proprio profilo Facebook sono avvenuti da parte di colui che era a capo degli organi requirenti del distretto di riferimento, dove quelle pratiche si stavano trattando in quel momento, ovvero indagini e atti relativi ad un procedimento in corso di trattazione, da parte degli uffici giudiziari di quella città”. “Le contestazioni – prosegue Dall’Olio – riguardano esternazioni che sono state rese dal Dott. Lupacchini proprio in quanto Procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro”.

Dall’Olio ha tenuto a precisare il punto della questione: “Il problema è che il Dott. Lupacchini è il Procuratore del Distretto e quando risponde dice testualmente ‘aldilà di quelle poi che sono le attività della Procura generale che può rispondere nella specie sulla base di ciò che normalmente accade’ e poi c’è la frase dell’incolpazione”.

Il Pg della Cassazione afferma: “Come si fa a dire che stava parlando come giusfilosofo e non come Procuratore generale? Con una ulteriore precisazione, la giurisprudenza ha più volte sancito che la nozione di ufficio non ha una connotazione rivolta solo all’interno, non può riguardare solo i rapporti interni all’ufficio”. Tutto ciò trova conferma nelle numerose sentenze delle sezioni unite, che riguardano gli aspetti delle relazioni di tipo personale e le relazioni esterne attinenti allo status di magistrato. Il Dott. Dall’olio afferma: “Lupacchini ha reso esternazioni che non poteva rendere nei confronti del Pm e del Procuratore distrettuale di Catanzaro e financo di codesta sezione disciplinare, allorquando voi avete emesso un provvedimento di trasferimento, dichiarazioni rese da un lato in pendenza dei provvedimenti in esame dall’altro in pendenza del ricorso avverso il provvedimento di trasferimento di quel Procuratore della Repubblica. Queste affermazioni le ha fatte in quanto Procuratore generale non in quanto privato cittadino”. Richiamando l’ordinanza in sede cautelare, Dall’Olio prosegue: “L’intervistatrice nel dare il via al collegamento presentava il suo interlocutore come Otello Lupacchini Procuratore generale di Catanzaro e non già più genericamente come magistrato di lungo corso – conclude Dall’Olio -. La sanzione che oggi si chiede, evidentemente accompagnata dal trasferimento del magistrato ad altra sede, come è avvenuto in sede cautelare, è soltanto quella della censura, sanzione che si ritiene sufficiente a ridare garanzia, circa il fatto che la giustizia nel Distretto, sia da parte di tutti, esercitata in condizioni di indipendenza imparzialità e serenità assoluta, superandosi l’avvenuta compromissione della credibilità dell’incolpato anche sotto il profilo dell’imparzialità e dell’equilibrio. Concludo, chiedendo che il Dott. Lupacchini venga condannato alla sanzione della censura con trasferimento del magistrato, a conferma del provvedimento preso in sede cautelare, ad altra sede” [QUI].

Dott.ssa Concetta (Conny) Tiano.

“Scippo da parte dello Stato”

Petizione creata e lanciata dalla Dott.ssa Concetta (Conny) Tiano sulla piattaforma Change.org: Il CSM riveda la sua decisione sul Procuratore Facciolla prima che sia troppo tardi [QUI].

La Dott.ssa Concetta Tiano, calabrese originaria di Corigliano-Rossano e dipendente della Città Metropolitana di Roma Capitale [QUI] promuove una mobilitazione popolare per denunciare la gravità sociale connessa al disposto trasferimento di sede e di funzione, deciso nei giorni scorsi dalla Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, riguardante il Procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla.

L’iniziativa è protesa a far giungere una corposa raccolta di firme contro il trasferimento del magistrato, da inviare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio nella sua qualità istituzionale di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede il quale in prima persona ha formalmente richiesto e sollecitato il trasferimento del Procuratore Facciolla a seguito d’una indagine giudiziaria che lo riguarda nella veste d’indagato, al Procuratore generale della Corte di Cassazione, al Procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro, al Primo Presidente della Corte di Cassazione ed agli organi d’informazione, “per contribuire a far giungere la voce dei cittadini onesti che insistono nel credere nella magistratura” [QUI e QUI]. La petizione online è sottoscritta da 2757 iscritti [QUI].

Oggetto – Raccolta firme cartacee ed online a favore della petizione con la quale si chiede la revisione del provvedimento di trasferimento ad altra sede e funzione del Procuratore capo di Castrovillari (CS) Dott. Eugenio Facciolla
Data mercoledì 15 gennaio 2020 – ore 11:53
E-mail inviata da: “concettatiano73” concettatiano73@pec.it
A: gabinetto.ministro@giustiziacert.it; prot.pg.cassazione@giustiziacert.it; protocolo.csm@giustiziacert.it; primopresidente.cassazione@giustiziacert.it; protocollo.csm@giustiziacert.it; procuratoregenerale.pg.catanzaro@gioustiziacert.it
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA QUALE PRESIDENTE DEL CSM On. Sergio MATTARELLA
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA On. Alfonso BONAFEDE
AL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE Dott. Giovanni SALVI
AL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLO DI CATANZARO Dott. Otello LUPACCHINI
AL PRIMO PRESIDENTE DELLA SUPREMA CORTE Dott. Giovanni MAMMONE
ALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI Pres. Dott. Luca PONIZ
Roma 15 gennaio 2020
A nome di tutti i cittadini firmatari della petizione, con raccolta firme, descritta nell’oggetto, trasmetto, agli Organi Costituzionali in indirizzo
Testo Petizione
79 fogli con firme cartacee per un totale di 2363 firmatari
123 fogli raccolta firme online (charge.com)per un totale di 2658 firmatari
Comunico, inoltre, che gli originali in formato cartaceo sono stati inviati al Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella, quale Presidente del CSM.
Con viva cordialità
Dott.ssa Concetta Tiano
Allegato (i)
fogli firme cartacee.pdf (10545 Kb)
petizione online.pdf (379 Kb)
Testo Petizione.pdf (40 Kb)

Si è conclusa, con la consegna agli Organi Costituzionali, la raccolta firme a sostegno della petizione sorta all’indomani della notizia del trasferimento, disposto dal CSM, ad altra sede e funzione del Procuratore capo di Castrovillari (CS) dr. Eugenio Facciolla [QUI].
Abbiamo raccolto oltre 5000 firme sia in formato cartaceo sia online, attraverso il sito Charge.com, non sono certo poche considerando il poco tempo a disposizione.
Quello di cui siamo orgogliosi è che abbiamo avuto consensi dappertutto, anche all’estero. Tanti i corregionali, per lavoro fuori, che hanno espresso, firmando liberamente, il loro “NO” al citato trasferimento. Dall’Usa, Inghilterra, Svizzera, Tunisia, Germania; molti i calabresi ed i cittadini del resto d’Italia, che firmando hanno inteso far propria l’ingiustizia che si sta perpetrando ai danni del magistrato Facciolla e della Calabria, terra sempre più martoriata. Hanno manifestato il loro dissenso a questo ennesimo scippo da parte dello Stato, ed espresso anche, perché no, un gesto di affetto e riconoscenza nei confronti di un Alto Servitore dello Stato, magistrato onesto ed integerrimo che, schivo e lontano dai riflettori, sta affrontando questa situazione in silenzio e con quella signorilità che lo ha sempre contraddistinto.
Forse tutto questo non servirà a nulla, ci sono giochi di potere molto più forti, ma le Istituzioni devono sapere che c’è una gran parte d’Italia che ancora crede ci possa essere un barlume di Giustizia.
Quello che però ci lascia ancora più basiti è che il ministro Bonafede ed il CSM, a fronte dei recenti scandali che hanno investito la magistratura calabrese, non abbiano speso una parola in merito, né preso provvedimenti disciplinari d’urgenza così come invece è stato fatto nei confronti del dr Facciolla per il quale lo stesso Bonafede, eludendo la richiesta di sospensione del provvedimento di trasferimento, ha disposto, il 13 dicembre scorso, il trasferimento immediato a Potenza del Magistrato.
Ci troviamo forse di fronte a figli e figliastri??
Concetta Tiano


Il “caso Facciolla”, ex Procuratore di Castrovillari [QUI]

Eugenio Facciolla è stato rinviato a giudizio per falso e corruzione in atti d’ufficio. Al termine delle udienze preliminari, lo ha deciso il Gup di Salerno che ha mandato a processo anche gli altri quattro imputati: il poliziotto Vito Tignanelli e la moglie Marisa Aquino, entrambi titolari della società “Stm”, il maresciallo Carmine Greco e il carabiniere Alessandro Nota. Il procedimento penale (già costato il trasferimento di Facciolla al Tribunale civile di Potenza disposto dal Csm) è nato da un’inchiesta della Procura di Salerno. Tutto ruota attorno alle false annotazioni di servizio per coprire un carabiniere finito nei guai per i suoi rapporti con soggetti legati alle cosche, e all’appalto per il noleggio delle apparecchiature che servivano all’ufficio di Facciolla per intercettare i cellulari degli indagati e le conversazioni ambientali. In cambio di un’utenza telefonica e dell’impianto di videosorveglianza per la sua abitazione privata, stando ai Pm di Salerno, Facciolla avrebbe assegnato l’appalto alla Stm. Tra il poliziotto Vito Tignanelli e il magistrato Facciolla, secondo la Procura di Salerno, ci sarebbero “relazioni personali risalenti a circa venti anni addietro”. I due amici imputati, però, avrebbero avuto un “medesimo disegno criminoso”: “Per l’esercizio delle sue funzioni”, Facciolla avrebbe “affidato il noleggio di apparecchiature nell’ambito di attività di intercettazione alla Stm srl unipersonale”.

In una nota della Guardia di Finanza c’è scritto che dalla sola Procura di Castrovillari la Stm ha incassato “in totale la somma di 761.837,99 euro”. Il capo di imputazione, relativo al reato di corruzione, fa riferimento a otto procedimenti penali per i quali la Procura di Castrovillari si è rivolta alla Stm per le intercettazioni. L’accusa non ha dubbi sul fatto che il poliziotto Vito Tignanelli e sua moglie hanno agito “quali corruttori” dell’ex Procuratore Facciolla. “Per l’esercizio dei suoi poteri”, inoltre, il magistrato avrebbe procurato un “ingiusto vantaggio patrimoniale alla Stm”. Protagonista della vicenda anche il maresciallo Carmine Greco “Carminuzzo”, già sotto processo a Crotone per concorso esterno con la ‘Ndrangheta. Proprio da Greco, comandante della stazione di Cava di Melis nel Comune di Longobucco, che è partita l’inchiesta su Facciolla. Arrestato a inizio luglio del 2018, infatti, alcuni mesi prima il maresciallo Greco era stato intercettato nell’ambito di un’operazione antimafia condotta dalla DDA di Catanzaro [La Direzione Distrettuale Antimafia – informalmente “Procura antimafia” – è la denominazione della squadra di magistrati che compongono la “Procura distrettuale antimafia”, che nell’ordinamento della Repubblica Italiana è l’organo delle Procure della Repubblica presso i Tribunali dei capoluoghi dei 26 distretti di Corte d’appello, a cui viene demandata la competenza sui procedimenti relativi ai reati di stampo mafioso e terroristico. Le Procure distrettuali antimafia sono coordinate a livello nazionale dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo-DNAA, a sua volta incardinata nella Procura generale presso la Corte suprema di Cassazione].

Da quelle telefonate era emerso che il militare aveva manipolato un’indagine che stava conducendo per conto della Procura di Castrovillari su una dirigente della Regione Calabria.

Il magistrato Facciolla a processo: chiama i Pm della DDA come testi – L’inchiesta sulla Procura di Castrovillari, a Salerno per competenza territoriale. Respinta dal collegio giudicante la richiesta di sentire il Procuratore Nicola Gratteri. Ci sarà invece il Pm Otello Lupacchini trasferito a Torino [QUI]

Facciolla ha citato nella propria lista testi i Sostituti procuratori della DDA di Catanzaro, Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, titolari del procedimento denominato Stige nel quale sono stati ravvisati fatti di rilevanza penale, aventi come perno la Procura di Castrovillari, che hanno indotto la DDA di Catanzaro a inviare le risultanze di indagine alla Procura di Salerno, guidata da Giuseppe Borrelli e rappresentata in aula dal Procuratore aggiunto Luca Masini. Sono stati prodotti dalla Procura di Salerno 47 faldoni di prove documentali, contenenti informative, sentenze e atti di indagine della Guardia di Finanza di Benevento sul caso Stm. Nella lista testi della Procura di Salerno sono stati citati tutti i magistrati della Procura di Castrovillari, che fino a due anni fa lavoravano coordinati da Facciolla, poi trasferito a Potenza con la funzione di giudice civile in seguito a una azione disciplinare promossa dal CSM.

Il CSM ultimi scandali: Palamara e Amara [QUI]. CSM Plenum [QUI].

Intervistato ai microfoni di Tgcom24 il 21 dicembre 2019, Lupacchini, che in quel periodo ricopriva l’incarico di Procuratore generale di Catanzaro, espresse critiche sull’operato del Dott. Gratteri in merito alle mancate informazioni riguardo la maxi operazione Rinascita Scott. Per Lupacchini in seguito fu disposto dal Csm il trasferimento a Torino – “Ha delegittimato Gratteri”: il Pg di Catanzaro Lupacchini trasferito a Torino. La decisione del Csm dopo le istanze di Bonafede e del Procuratore generale della Cassazione Salvi. In tv aveva definito le inchieste di Gratteri “evanescenti” [QUI].

Il 13 maggio 2021, nel corso del procedimento disciplinare a suo carico, presso il Csm, Lupacchini ha dichiarato “Parlai a titolo personale” [QUI]

Sulla vicenda è stato udito il Direttore Paolo Liguori, in particolare per quanto riguarda il titolo riportato nel “sottopancia” riferito a Lupacchini. Liguori sollecitato sul punto dall’Avv. Ivano Iai difensore di Lupacchini, ha confermato che giornalisticamente se un Procuratore generale interviene su un tema diverso dal suo incarico, l’intervento viene considerato a titolo dell’incarico pubblico ricoperto. Liguori ha fatto l’esempio della sua intervista al Dott. Francesco Saverio Borrelli, ex Procuratore generale di Milano, dopo “la prima” alla Scala, quando Borrelli rilasciò delle dichiarazioni in materia di musica. Liguori ha affermato che, anche se Borrelli venne intervistato sul tema della musica, venne indicato come “Procuratore di Milano”. Liguori aggiunge che tale situazione si è ripetuta quando Borrelli intervenne sull’argomento riguardo l’ippica.

Liguori: “Klaus Davi mi disse che la notizia era rilevante”. Klaus Davi mi disse: “Paolo lo hai capito che questa è una notizia”. Liguori afferma che Lupacchini in seguito all’intervista protestò con la redazione di Tgcom24 in quanto Lupacchini avrebbe voluto che si mettesse nel suo ‘sottopancia’ “Otello Lupacchini Giusfilosofo” [QUI].

Sono trascorsi oltre 30 anni dal barbaro omicidio del giudice Rosario Angelo Livatino. Aveva 37 anni: il più giovane dei magistrati uccisi dalla mafia in ragione del loro servizio o caduti per mano terrorista.

Il Consiglio Superiore della Magistratura in data 24 marzo 1981 delibera la nomina del Dott. Rosario Livatino a magistrato di Tribunale. Tra il 1984 e il 1988 risulta essere il magistrato più produttivo della Procura di Agrigento. Il 21 agosto 1989 prende possesso del nuovo posto di giudice del Tribunale di Agrigento. Saranno le ultime funzioni che eserciterà [QUI].

Le parole del Papa. “Un esempio, anzitutto per coloro che svolgono l’impegnativo e complicato lavoro di giudice”. Così Papa Francesco parlava di Rosario Livatino nel suo discorso ai membri del Centro studi che porta il suo nome, durante un’udienza, il 29 novembre 2019. “Quando Rosario fu ucciso non lo conosceva quasi nessuno. Lavorava in un Tribunale di periferia: si occupava dei sequestri e delle confische dei beni di provenienza illecita acquisiti dai mafiosi. Lo faceva in modo inattaccabile, rispettando le garanzie degli accusati, con grande professionalità e con risultati concreti: per questo la mafia decise di eliminarlo. Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni” [QUI].

Ognuno deve fare la propria parte. I responsabili dell’omicidio del Giudice Rosario Livatino furono assicurati alla giustizia grazie all’apporto di Pietro Ivano Nava, che si trovava sulla medesima statale ed assistette, come testimone oculare, all’omicidio.

La figura di Nava è una figura emblematica, un testimone di giustizia per così dire «puro» che, dopo aver assistito occasionalmente all’uccisione di una persona – non sapeva infatti che si trattasse di un magistrato – ha sentito immediatamente il dovere di denunciare il fatto alle autorità per disinteressato spirito di giustizia e di solidarietà sociale. Il gesto di Nava è importante, perché recide il muro di omertà che ha generalmente accompagnato i fatti di mafia. Peraltro, ciò avvenne in un’epoca in cui non era ancora entrata in vigore la legge per la protezione dei collaboratori di giustizia del 1991, men che meno quella per i testimoni di giustizia del 2001.

Il 21 settembre 1990 Piero Ivano Nava, all’epoca quarantenne, stava percorrendo per ragioni di lavoro la statale che da Caltanissetta conduce ad Agrigento, quando si trovò ad assistere come testimone oculare all’omicidio del Giudice Livatino da parte della mafia detta «stidda». Denunciò immediatamente il fatto e successivamente riuscì a riconoscere i responsabili, che sono stati tutti condannati con sentenze passate in giudicato.

Il 21 settembre 2016 Pietro Ivano Nava viene convocato in audizione dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno delle mafie. È importante ripercorrere qualche passo della sua audizione, perché restituiscono l’immagine prima del corretto vivere sociale testimoniata con la semplicità e schiettezza che solo le “cose giuste” possono avere [QUI].

PIERO IVANO NAVA, testimone di giustizia. Buonasera. In fondo la mia storia è abbastanza semplice, perché io sono passato dalla strada di scorrimento veloce, stavo andando piano perché avevo una gomma forata, avevo i tubeless sulla mia macchina, me l’avevano rigonfiata, ero stanco, non avevo avuto voglia di fermarmi da un gommista lungo la strada tra Enna e Villaggio Mosè, ho fatto una curva e un rettifilo e ho visto quello che voi sapete [Il resoconto stenografico completo dell’audizione è disponibile QUI].

Marco Imarisio sul Corriere della Sera rileva il carattere emblematico della vicenda: «Per questo abbiamo un debito con Pietro Nava: perché ha accettato di “morire” quella mattina di 8 anni fa e in cambio ha avuto solo una vita fatta di addii. Perché – nonostante tutto – è ancora convinto di aver fatto una cosa “normale”» [QUI].

Klaus Davi, giornalista impegnato in numerose inchieste contro la ‘Ndrangheta.

Nel dicembre del 2014 Klaus Davi inizia per il suo format KlausCondicio un tour fra i centri condizionati dalle ‘Ndrine da cui scaturiscono documentari su Fino Mornasco, Buccinasco e Trezzano. A gennaio 2015 Davi realizza una intervista ad Alessandro Tagliente, indicato dai verbali del ROS [Il Raggruppamento Operativo Speciale è l’unico organo investigativo dell’Arma dei Carabinieri con competenza sia sulla criminalità organizzata sia sul terrorismo. Il raggruppamento ha la consistenza di una brigata inserita ordinativamente nella Divisione unità mobili e specializzate “Palidoro”, mentre dipende funzionalmente direttamente dal Comando generale sotto il profilo tecnico-operativo] come braccio destro di Bartolomeo Iaconis, pubblicata da Il Fatto Quotidiano. Nel 2016 conduce per la rete tv regionale calabrese LaC il format di indagine giornalistica “gli Intoccabili” di cui è ideatore, autore e conduttore. Chiusa la collaborazione con la rete autonomamente, prosegue la sua attività di indagine nella punta dello Stivale ottenendo consenso istituzionale, delle forze dell’ordine e civile.

Come ha riconosciuto in una lettera il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, si deve a Klaus Davi il riconoscimento di intitolazione della prima via al mondo ad una vittima di ‘Ndrangheta a causa dell’omofobia. L’omicidio di Ferdinando Caristena, scaturito secondo le fonti da “un’onta – quella del rapporto omosessuale – da cancellare anche con il sangue, secondo il pentito Annunziato Raso, è avvenuto a Gioia Tauro, regno incontrastato del Piromalli, il 18 novembre del 1980. Via Ferdinando Caristena è stata inaugurata il 5 novembre 2017.

‘Ndrangheta. Klaus Davi pubblica la foto del “boss dei boss” e lancia l’appello: “Aiutatemi a trovarlo” [QUI].

LaCnews. Rinascita Scott il maxi processo il venerdì [QUI].

Il castello ducale di Corigliano Calabro (Foto di Gaetano Gianzi) [QUI]. È fatta di perle rare, la Calabria che ci piace. Corigliano Calabro, il castello ducale, la piana di Sibari, la costa ionica.

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