Papa Francesco: “Non c’è una buona società senza un buon sindacato”. La voce dei lavoratori pontifici: “Per cosa stiamo pagando Santità?”. Custodi dei Musei Vaticani fortemente penalizzati

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L’Associazione Dipendenti Laici Vaticani (ADLV) è stata costituita circa 40 anni fa. Le autorità della Santa Sede hanno riconosciuto formalmente l’ADLV nel 1993. L’ADLV è l’unico sindacato della Città del Vaticano, presente nell’elenco degli affiliati all’International Trade Union Confederation (ITUC)-Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), aggiornato al 2019 [QUI].

Il 15 novembre 2006 il Consiglio di Amministrazione dell’International Labour Organisation (ILO)-Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha riconosciuto lo status consultivo generale all’ITUC- CSI, che è la più grande federazione sindacale del mondo. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) è l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale. Fondata nel 1919 come parte del Trattato di Versailles che pose fine alla Prima Guerra mondiale, l’OIL adotta norme internazionali del lavoro, promuove i principi fondamentali e i diritti sul lavoro, opportunità di lavoro dignitose, il rafforzamento della protezione sociale e il dialogo sociale sulle questioni inerenti al lavoro.

L’ITUC- CSI è stata fondata a Vienna il 1° novembre 2006 dai sindacati affiliati alla Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (CISL Internazionale) e alla Confederazione Mondiale del Lavoro (CMT), organizzazioni precedentemente dissolte, nonché da un certo numero di altre organizzazioni sindacali nazionali (tra cui tutti e tre i principali sindacati confederali italiani CGIL, CISL e UIL). La nuova federazione composta da 311 sindacati affiliati, provenienti da 155 paesi rappresenta 175 milioni di lavoratori individuali ed è stata costituita per dare ai membri individuali di tutto il mondo maggior peso nell’affrontare le sfide della globalizzazione. La costituzione ed il programma della CSI assicurano pieno supporto all’ILO e alla sua missione di promozione del lavoro dignitoso per tutti e di una globalizzazione equa.

Agitazioni sindacali in Vaticano

Tornando indietro nel tempo, troviamo che l’attuale stato di agitazione dei lavoratori pontifici ha una storia antica.

1969 – Un episodio significativo avvenuto in Vaticano, che può essere accostato ad uno “sciopero dei lavoratori”, è datato 1969, e fu posto in essere da una parte dei gendarmi pontifici, allora in servizio presso il Cortile di San Damaso. In “extrema ratio” non intrapresero servizio al Palazzo apostolico vaticano, evidenziando in questo modo le insormontabili difficoltà e le umiliazioni subite in una vita lavorativa non più sostenibile. La mancanza di interlocutori capaci di “mediare” superando il malcontento dei gendarmi per un servizio logorante e sottopagato, portò ad un gesto, che ancora oggi, è oggetto di pesanti critiche. I turni di servizio massacranti, ben oltre le 8 ore di lavoro giornaliere allora previste, e la quasi assenza di tutela dei diritti riferiti al ruolo, portarono il glorioso Corpo militare della Gendarmeria Pontificia, allo “sciopero”, e al conseguente declassamento ad Ufficio Centrale di Vigilanza. Nel 1969, in Vaticano – per i gendarmi – non era contemplata alcuna paga addizionale prevista per il lavoro straordinario. I gendarmi pontifici non vennero ascoltati e – parte di essi – ritenne opportuno scioperare temporaneamente lasciando – di fatto – sguarnite le logge del Palazzo apostolico vaticano, fino a quel momento, luogo di servizio istituzionale. Servizio, che dopo tale episodio, il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, così denominato nel 2002, non ha mai più espletato.

14 settembre 1970 – «Le diciamo, pertanto, Signor Cardinale, che si è venuta maturando in Noi, dopo attenta riflessione, e pur con grande rammarico, la decisione di sciogliere i Corpi militari Pontifici, ad eccezione dell’antichissima Guardia Svizzera, la quale continuerà ad assicurare, insieme ad uno speciale Ufficio, da costituirsi presso il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il servizio d’ordine e di vigilanza. Gliela comunichiamo perché Ella se ne renda interprete presso gli alti responsabili sia della Guardia d’onore, sia della Guardia Palatina d’onore, sia della Gendarmeria Pontificia e, per il loro tramite, agli Ufficiali e a tutti gli appartenenti dei Corpi rispettivi. Quanto poi alla Gendarmeria, occorrerà fissare la data entro la quale la presente decisione verrà portata ad esecuzione e le funzioni attualmente da essa svolte saranno assunte dal su menzionato speciale Ufficio del Governatorato. Dato a Roma, dal Palazzo Apostolico Vaticano, il 14 Settembre dell’anno 1970, ottavo del Nostro Pontificato. PAULUS PP. VI» [QUI e QUI].

Storia dell’ULSA [QUI e QUI].

20 novembre 1982 – Padre Jan Pieter Schotte, C.I.C.M., futuro cardinale, nel 1982 è chiamato a presiedere la Commissione di contatto, composta da Rappresentanti delle Amministrazioni della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, e dell’Associazione Dipendenti Laici Vaticani (ADLV), per la soluzione dei problemi che insorgono nell’ambito del lavoro vaticano, favorendo la mutua fiducia e comprensione e realizzando quello spirito di solidarietà che è stato messo in grande rilievo dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II nella enciclica Laborem exercens. La intensa attività della Commissione negli anni 1983-1984, alla luce della Lettera del Santo Padre del 20 novembre 1982 circa il significato del lavoro prestato alla Sede Apostolica, ha contribuito nel 1985 al riassetto retributivo-funzionale del personale delle Amministrazioni della Santa Sede.

Nel 1983 Padre Schotte è chiamato a presiedere la Commissione mista, composta da Rappresentanti delle Amministrazioni della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, e dell’Associazione Dipendenti Laici Vaticani (ADLV) per la redazione del «Regolamento unico per il personale della Sede Apostolica». Poi, è confermato Presidente nel 1987 ed i lavori della Commissione si concludono nel 1990 con la presentazione alla Superiore Autorità del Progetto di «Regolamento Generale per il Personale della Sede Apostolica».

I lavori della Commissione mista, sempre presieduta dall’Arcivescovo Schotte proseguono nel corso degli anni e contribuiscono alla provvisione dell’«Ufficio Centrale del Lavoro» nella Costituzione Apostolica Pastor bonus del 28 giugno 1988 di Papa Giovanni Paolo II che, il successivo 1° gennaio 1989, con la Lettera apostolica a forma di Motu proprio Nel primo anniversario, istituiva l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica (ULSA) e ne approvava lo Statuto.

Dal 14 aprile 1989 fino alla sua morte, il Cardinal Schotte è stato Presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, sviluppando e potenziando le attività finalizzate alla realizzazione ed al consolidamento della Comunità di lavoro costituta da quanti – uomini e donne, sacerdoti, religiosi e laici – , si prodigano nei dicasteri ed uffici della Sede Apostolica, al servizio della Chiesa Universale. Documentano tale attività i Bollettini dal n. 1 al n. 12 dell’ULSA.

23 gennaio 1985 – I dipendenti vaticani verso lo sciopero – «Si sta progettando uno sciopero dei dipendenti laici in Vaticano? Il 5 febbraio si riunirà l’assemblea dei 55 delegati in rappresentanza di 1700 iscritti all’Adlv (Associazione dipendenti laici vaticani), che è il “sindacato” esistente nello Stato del papa. Quel giorno l’assemblea deciderà sulle forme di protesta da adottare a causa di vertenze che si trascinano da mesi. L’agitazione potrebbe concretarsi anche in un vero e proprio sciopero generale, cui parteciperebbero gli impiegati e i lavoratori laici del Vaticano. Il malcontento cresce tra i dipendenti della Santa Sede a causa del temporeggiare delle autorità vaticane riguardo alle richieste dei lavoratori. Per dirimere le varie questioni è stata costituita da tempo una commissione mista, cui per parte vaticana partecipa il vescovo Jan Schotte, ma dopo diverse riunioni non si è venuto ancora a capo di nulla. L’ultimo incontro si è avuto l’8 gennaio, e Schotte [poi cardinale, ndr] ha promesso che, entro la fine del mese, le autorità vaticane daranno una risposta. Ma sono promesse già state date altre volte, senza però che fossero mantenute. A metà ottobre era stato raggiungo un accordo su un’ipotesi concreta di soluzione. Ogni volta che il presidente dell’Adlv, Mariano Cerullo, va a sollecitare una risposta si sente ripetere che non vi sono ostacoli, che non c’è da preoccuparsi, che i responsabili della Santa Sede stanno studiando attentamente il pacchetto di richieste, le quali riguardano non soltanto le retribuzioni, ma anche un nuovo assetto normativo. “E invece c’è da preoccuparsi”, si sfoga Cerullo, “siamo sempre qui in attesa. Il tempo che si prendono per rispondere ormai è troppo. Non riesco a farmi un’idea di che cosa intendano fare”. Cerullo, pur esigendo fortemente l’adempimento dei diritti dei dipendenti vaticani, è sempre stato un presidente che ha cercato di fare da moderatore fra le parti, anche per riguardo al suo augusto datore di lavoro, che è il papa. “Il 5 febbraio”, afferma però adesso, “se non avremo nulla in mano, i delegati decideranno sulle forme di agitazione e di protesta da adottare. E devo dire che allora anche per me sarà molto difficile poter mediare qualcosa”. Le questioni concrete per le quali si agitano i dipendenti laici vaticani sono: il blocco della contintenza a partire dal 1 gennaio 1984, sebbene siano stati distribuiti vari acconti a partire da giugno; silenzio della controparte sulle nuove tabelle retributive, in discussione da circa due anni; il conseguente persistere delle vecchie tabelle che risalgono a una decina d’anni fa; silenzio da sei anni sulla richiesta di un “ufficio del lavoro”, basato su uno statuto, che coordini tutta la materia e di cui faccia parte, per le vertenze, anche un “tribunale del lavoro”» [QUI].

22 gennaio 1988 – Slittano gli stipendi. Proteste in Vaticano [QUI].

17 aprile 1989 – Discorso di Papa Giovanni Paolo II ai Membri dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica – “Ringrazio poi tutti voi, Membri di questo Ufficio del Lavoro, per la disponibilità con cui avete accettato di assumere l’incarico a voi affidato all’interno di un Istituto del tutto nuovo. Dipenderà dalla vostra specifica competenza professionale, come anche dal vostro impegno generoso nel servizio della Sede Apostolica, se la nuova struttura si rivelerà efficiente, così da raggiungere con soddisfazione di tutti il suo scopo istituzionale.
Fin dall’inizio del mio Pontificato ho avuto occasione di manifestare la viva preoccupazione che porto nell’animo verso tutti i miei collaboratori: verso coloro che hanno la responsabilità della direzione dei diversi Dicasteri ed Organismi della Sede Apostolica – dallo Stato della Città del Vaticano ai tanti organismi che costituiscono gli strumenti indispensabili per il ministero universale del Papa e del Collegio Episcopale – e verso tutti i collaboratori – ecclesiastici, religiosi e religiose, laici, uomini e donne – che con il loro impegno giornaliero e sovente nascosto offrono un contributo prezioso al funzionamento dell’insieme.
In modo particolare ho chiesto ai membri del Collegio Cardinalizio di aiutarmi con il loro consiglio per ciò che concerne i diversi aspetti organizzativi ed economici dell’attività della Santa Sede. Con animo grato rendo atto al Consiglio di Cardinali costituito con tale finalità di aver recato in questi anni un apprezzato contributo.
L’aggiornamento della Curia Romana, culminato nella Costituzione Apostolica Pastor Bonus, ha sottolineato il carattere pastorale e l’affetto collegiale che devono distinguere l’attività di quanti prestano il loro servizio alla Sede Apostolica.
In questo contesto, il Motu proprio istitutivo dell’ULSA rappresenta un altro passo importante” [QUI].

21 giugno 1990 – In Vaticano spuntano Cobas – «Santità, compia un viaggio pastorale in Vaticano per ripetere ai nostri amministratori le indicazioni della dottrina sociale cristiana. Il 28 maggio scorso, in cinquecento, hanno fatto una marcia silenziosa nel Cortile di San Damaso, al centro dei palazzi apostolici. Basandosi sulle stesse indicazioni del papa, i dipendenti vaticani chiedono che sia fattivamente onorata la dignità di ciascun lavoratore; siano riconosciuti, tutelati, armonizzati e promossi i diritti economici e sociali di ciascun membro. Già due volte, quest’anno, hanno chiesto con discrezione di avere un’udienza dal papa. Non hanno avuto risposta. Ora lo scrivono apertamente sul loro bollettino e chiedono al pontefice itinerante di fare il viaggio più breve: quello nel proprio Stato, dentro le proprie amministrazioni.
Primo: il riconoscimento dell’Adlv come sindacato e non più come associazione di dopolavoro; secondo: un quadro normativo che consenta all’Ulsa (Ufficio del lavoro della Sede apostolica), istituito il 10 gennaio 1989 dal pontefice, di diventare un vero organo centrale dei problemi del lavoro, con i necessari poteri decisionali. È da tempo, si legge nell’ editoriale, che l’Adlv attende che tale ufficio entri in funzione e che si possano risolvere in un clima di collaborazione questioni ormai decennali. Oggi, da qualche parte viene messa addirittura in dubbio la legittimità dell’Adlv a difendere i diritti e le richieste dei lavoratori. Il riferimento è al fatto che il presidente del sindacato vaticano, Mariano Cerullo, ha avuto una convocazione dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano perché denunciato per diffamazione dal Capitolo di San Pietro, cioè dai canonici che sono addetti alla sacra ufficiatura della basilica vaticana. È grave, scrive l’editoriale, che il presidente dell’associazione si trovi in questi giorni sotto indagine per procedimento penale, in seguito a querela per diffamazione, solo perché è stato scritto sul Notiziario un articolo di solidarietà a un dipendente ingiustamente sospeso dal lavoro e privato dello stipendio da oltre un anno. Tale azione giudiziaria, si lamentano i lavoratori, rischia di diventare l’unica risposta delle amministrazioni alla pressante richiesta di giustizia dei dipendenti, con il pericolo che venga limitata gravemente la possibilità di esprimere opinioni diverse. L’Adlv si rammarica già da adesso che alla maggior parte dei delegati dell’associazione, democraticamente eletti dai colleghi, sia negata la possibilità pratica di esaminare con le rispettive amministrazioni i problemi concreti del lavoro. Tra l’altro, non è neppure previsto un tetto annuo di ore per riunioni sindacali. Nel pacchetto delle richieste dei lavoratori vaticani, c’è anche la revisione degli stipendi, fermi al 1985, e una nuova sistemazione economica per i pensionati» [QUI].

31 ottobre 1993 – Il sindacato in Vaticano – «Da ieri i dipendenti del Vaticano hanno gli stessi diritti degli altri lavoratori. La Santa Sede, con una lettera dell’Arcivescovo Schotte, ha infatti riconosciuto ufficialmente il loro sindacato, l’Associazione Dipendenti Laici Vaticani. “Questo atto – ha commentato il presidente, Valerio Arringoli – ci consente di rappresentare e tutelare i diritti dei lavoratori vaticani anche presso quegli enti che finora si sono mostrati restii ad intrattenere rapporti con noi”. Ad approvare lo statuto del sindacato è stata direttamente la “superiore autorità”, cioè il papa. I dipendenti vaticani, i cui stipendi non sono sottoposti a tasse, hanno comunque belle e pronte nuove richieste: “La nostra retribuzione base – affermano – marcia con una svalutazione dell’8-10 per cento rispetto al potere d’ acquisto del 1985”. Ma le più arrabbiate sono le donne: “Nel regolamento – lamentano – non si prevedono permessi per le malattie dei figli”. E propongono di istituire in vaticano “un asilo nido, una scuola materna, un baby parking”, almeno per i mesi di luglio e settembre. “Sarebbe deludente – avverte Giovanna Guerrieri Nalin, che lavora presso il pontificio consiglio per i laici – che proprio in vaticano non vengono protette e favorite le famiglie”» [QUI].

Bollettino ULSA N. 3 (periodo 1° gennaio 1993 – 31 dicembre 1993) – Editoriale – Il dialogo condotto con l’Associazione Dipendenti Laici Vaticani (A.D.L.V.) ha consentito, nel mese di ottobre del 1993, l’approvazione dello Statuto della Associazione attraverso il suo adeguamento alla natura specifica della Sede Apostolica. Sono in corso colloqui per far sì che l’A.D.L.V., tramite il dialogo con l’ULSA, possa svolgere un compito valido di collaborazione nella realizzazione della comunità di lavoro [QUI].

30 settembre 1994 – Lettera apostolica in forma di Motu proprio con la quale viene promulgato lo Statuto definitivo dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica – Lo statuto [QUI].

2 settembre 2003 – Incidente sul lavoro a Piazza San Pietro. Ancora una vittima nel settore dell’edilizia- Un operaio è caduto da un’impalcatura utilizzata per montare un palco – «Un operaio di 50 anni è morto ieri mattina in piazza San Pietro, a Roma, davanti all’ingresso della basilica, dopo essere caduto da un’impalcatura mobile che stava utilizzando per montare il palco per una cerimonia solenne presieduta dal Papa, in programma per domani. Secondo una prima ricostruzione sembra che l’uomo sia precipitato da un’altezza di circa cinque metri insieme ad un collega, rimasto leggermente ferito e ora ricoverato all’ospedale Santo Spirito, finendo su alcune lamiere. Sul posto sono in corso gli accertamenti da parte della polizia e dell’Ispettorato Vaticano. L’operaio si chiamava Costantino Marchionne e aveva 53 anni; il collega rimasto ferito alle gambe è Salvatore Campolattaro, 38 anni, ricoverato nel posto di pronto soccorso all’interno della Città del Vaticano, dove è stata anche portata la salma di Marchionne prelevata da piazza San Pietro con un’ambulanza davanti a decine di turisti e visitatori che avevano assistito all’incidente. Alle indagini sull’accaduto, dirette dall’Ispettorato Vaticano, partecipa anche la polizia. Marchionne lavorava per una ditta privata romana mentre il suo collega è un dipendente dello Stato Vaticano. “Un fatto gravissimo” per Alessio D’Amato, presidente della Commissione sicurezza e prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro del Lazio. “Mi domando – ha aggiunto D’Amato – se questi due lavoratori stessero operando in condizioni straordinarie o meno e se, comunque, fossero state disposte tutte le misure di prevenzione e sicurezza. Fatto sta che siamo nuovamente di fronte a un incidente mortale sul lavoro. Questo tipo di incidenti sono evitabili – ha spiegato – solo se si rispettano tutte le norme di sicurezza e, in particolaro modo, se si utilizzano le cinture per l’allestimento dei ponteggi”» [QUI].

21 febbraio 2012 – «Piccolo mondo vaticano: La vita quotidiana nella città del papa – In Vaticano non c’è un vero e proprio sindacato dei lavoratori. Esiste però un’associazione dei dipendenti laici, e negli anni Novanta ci furono momenti di tensione per alcune rivendicazioni. Stipendi troppo bassi, pensioni inadeguate, mancanza di relazioni sindacali, scarsa sensibilità delle istituzioni per i problemi dei dipendenti: queste le accuse che nel 1993 sfociarono nel primo, clamoroso sciopero, svoltosi però con modalità molto soft, perché l’equivalente di tre ore di lavoro vennero donate per opere di carità contro la fame nel mondo» (Aldo Maria Valli) [QUI].

Dopo quattro decadi
per i lavoratori
cos’è cambiato in Vaticano?

Quello che oggi salta agli occhi, è l’impressionante attualità delle dichiarazioni – datate 1985 – dell’allora Presidente dell’ADLV, Mariano Cerullo. Parole che a distanza di quasi quarant’anni, rendono bene l’idea della reale attenzione – a parte delle belle parole – che le amministrazioni dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede riservano ai diritti dei lavoratori.

30 settembre 2020 – In attesa del report Moneyval [QUI].

18 maggio 2021 – La petizione dei dipendenti del 20 maggio 2021 – Alla luce dell’ampio risalto che i media hanno dato alla petizione dei dipendenti d’Oltretevere, si evince che la loro agitazione è osservata speciale dai mezzi d’informazione (i quali sono gentilmente pregati di citare la fonte dei loro articoli, qualora gli stessi riguardino la petizione pubblicata da questo Blog dell’Editore in anteprima). Il “malumore” dei dipendenti pontifici per il congelamento degli scatti di anzianità è emerso sotto forma di una lettera aperta al Papa, pubblicata dai media [il testo di questa petizione datata 20 maggio 2021 è stato ricevuto e pubblicato da questo Blog dell’Editore il 18 maggio 2021 (Come una stessa famiglia. Nessuno deve perdere la dignità) seguito nei giorni successivi da numerosi organi di stampa, senza citare la fonte. V.v.B.].

19 maggio 2021 – «La vigna del Signore senza operai che lavorano nei suoi filari marcisce, perché nei filari ci lavorano gli umili operai e non i dirigenti privilegiati. Lo Stato della Città del Vaticano e la Curia romana senza operai sono destinati a chiudere, con buona pace della “funzionalità pontificia”» (Marco Tosatti) [QUI].

La domanda che sorge spontanea è la seguente: per lo Stato della Città del Vaticano (e il sovrano assoluto) e per la Santa Sede (e il Capo della Chiesa universale) i lavoratori hanno realmente voce? Se una loro rappresentanza ha ritenuto opportuno rivolgersi direttamente a Papa Francesco, tramite petizione, evidentemente c’è un problema, e forse più di uno, come è evidente a seguito della visita di Papa Francesco a Palazzo Pio il 24 maggio 2021 [QUI].

I dipendenti
del Corpo di custodia dei Musei Vaticani
ingiustamente penalizzati

A seguito del Motu proprio “taglia stipendi” Un futuro sostenibile economicamente [QUI], una parte dei lavoratori pontifici – tramite la petizione datata 20 maggio 2021 – si sono rivolti ufficialmente a Papa Francesco per presentare alcune lamentele [QUI]. Il giorno dopo, il 21 maggio 2021 e tre giorni dopo il 18 maggio 2021 (data della nostra pubblicazione della petizione), il Cardinal Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Bertello ha scritto una Nota – di 6 righe – consegnata ai dipendenti interessati. Il tutto sarà sicuramente una coincidenza, ma la tempistica delle due comunicazioni è quantomeno indicativa.

I 250 lavoratori che compongono il Corpo di custodia dei Musei Vaticani, da più di un anno stanno accumulando ore negative. In alcuni casi le ore negative accumulate hanno raggiunto quota 500. Avete letto bene, 500! A seguito di turnazioni di servizio, nel periodo di chiusura dei Musei Vaticani, il Corpo di custodia, ha disposto il “riposo forzato” di molti suoi componenti, senza predisporre adeguate alternative di impiego.

Il Corpo di custodia è un settore della Direzione dei Musei Vaticani, che ha un suo “ufficio servizi” autonomo e distaccato dalla palazzina della Direzione, a cui fanno capo i dipendenti dei Musei Vaticani, che complessivamente sono circa 700. I custodi – loro malgrado – si sono visti addebitare le ore negative non lavorate, senza la reale possibilità di recuperarle, nonostante avessero dimostrato, nei confronti della Direzione, la massima disponibilità ad impieghi alternativi anche al di fuori dell’amministrazione di appartenenza e con ruolo ridimensionato. Per più di un anno, i custodi hanno dimostrato un atteggiamento di grande disponibilità nei confronti dell’amministrazione, espletando anche servizi “fuori ruolo” e inquadrati a livello inferiore, accettando con grande umiltà, ogni opportunità di impiego alternativo al fine di recuperare le ore negative. Purtroppo le poche occasioni di impiego alternativo concesse, non hanno permesso ai custodi di recuperare di fatto il monte ore negative accumulato. Tale situazione ha provocato una sorta di “class action” della quale ci siamo già occupati in passato [Musei Vaticani terza chiusura in un anno. Scontro tra la gestione amministrativa e la “Class Action” dei lavoratori umiliati. In alcuni casi accumulate contro volontà 400 “ore negative” – 16 marzo 2021].

I dati in nostro possesso sembrano confermare la poca propensione dell’amministrazione a mettere nelle migliori condizioni gli appartenenti al Corpo di custodia, di recuperare nei fatti le centinaia di ore negative accumulate. La possibilità di recupero, delle eventuali ore negative, viene concessa, in tutte le sette Direzioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano [QUI], anche nella stessa Direzione dei Musei Vaticani, ma i dipendenti gestiti dal Corpo di custodia continuano ad accumulare centinaia di ore negative in maniera impressionante. Risultato: i lavoratori del Corpo di custodia sono incredibilmente penalizzati rispetto a tutti gli altri dipendenti delle sette Direzioni che fanno capo al Governatorato SCV. Della serie cornuti e mazziati, oltre al danno anche la beffa, in quanto i dipendenti che sono già andati in pensione e quelli che si accingono a farlo, subiscono un prelievo forzoso da parte dell’amministrazione, che ammonta – a seconda dei casi – ad un corrispettivo che arriva anche a ritenute di 8mila euro. Avete letto bene 8mila euro! Cifre, che i dipendenti per andare in pensione serenamente si sono visti prelevare in modo unilaterale dal proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Tale decisione dell’amministrazione è giunta come un fulmine a ciel sereno, senza alcun tipo di accordo sindacale e senza debito preavviso ai lavoratori. I dipendenti in un primo momento hanno accusato il colpo, ma successivamente si sono uniti in un’azione organizzata a loro tutela, tramite l’attribuzione di un mandato, ad un legale riconosciuto dai tribunali vaticani. Esprimendo stupore, per questa incresciosa situazione per la quale ancora non si vede all’orizzonte una soluzione che soddisfi i lavoratori, ribadiamo quanto già affermato, il TFR non si tocca! [QUI].

Nella Nota di 6 righe, che abbiamo riportato sopra, il Cardinale Giuseppe Bertello fa riferimento alla Circolare del 17 aprile 2020 a firma del Segretario Generale del Governatorato SCV, il Vescovo Fernando Vérgez Alzaga, L.C. [QUI]. Dall’interno del Palazzo del Governatorato SCV in data 8 aprile e in data 17 aprile 2020 qualcuno ha “fatto uscire” e consegnato a Il Messaggero due lettere ufficiali – protocollate con acronimo AS (Archivio di Stato) – rispettivamente a firma del Presidente, il Cardinale Giuseppe Bertello e del Segretario Generale, il Vescovo Fernando Vérgez Alzaga, L.C. Fatto determinante è che le due lettere vengono pubblicate quando esse non sono state ancora diramate ufficialmente agli uffici interni di competenza. Situazione che richiama ai codici sorgente del “caso Becciu” diventato “caso L’Espresso”. Come mai vengono fatte uscire dal Governatorato e vengono pubblicate lettere non ancora diramate alle direzioni e uffici interni di competenza? Non a caso abbiamo definito la lettera “8 aprile” del Cardinal Bertello un “sommergibile”.

Nel 2017 veniva “cacciato” un alto funzionario dalla Segreteria Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Eugenio Hasler [QUI]. Anche dopo questa “cacciata”, al Governatorato rimane qualcuno (o anche più di uno) che fa uscire documenti, che in quel momento “sono ancora riservati”. Questo fa venire il ragionevole dubbio che colui che fu “cacciato” nel 2017 era stato oggetto di calunnie anonime costruite ad arte e che il motivo della “cacciata” fu ben altro. Non desterebbe sorpresa di venire a sapere, che si tratta dello stesso motivo per cui fu “allontanato come Nunzio Apostolico a Washington” l’allora Segretario Generale, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, che aveva ricevuto da Papa Benedetto XVI l’incarico di “pulire la stalla”, cioè combattere la corruzione ai livelli alti del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano [QUI].

Per la prima volta, dalla prima chiusura dei Musei Vaticani causa Covid-19, il Cardinal Bertello si esprime su una questione che preoccupa non pochi lavoratori, affrontando il delicato tema delle ore negative – in sei righe – il giorno dopo la data della petizione indirizzata a Papa Francesco. Le ore negative accumulate, secondo il porporato, potranno essere eliminate entro il 31 dicembre 2022.

Il Presidente scrive “eventuale debito di ore a carico del personale di questo governatorato”, e scrive bene, poiché non tutti i dipendenti del Governatorato hanno accumulato ore negative. Si fa prima a dire chi ne ha accumulate centinaia, senza nemmeno la possibilità di riuscire a recuperarle. Sono i dipendenti del Corpo di custodia dei Musei Vaticani. Per chi di loro sarà ancora in servizio, potrà recuperare le ore negative entro il 31 dicembre 2022. Per quanto riguarda invece l’eventuale effetto retroattivo, della nota cardinalizia, sui neo-pensionati che hanno subito prelievi forzosi dal TFR, nulla è dato sapere.

Ai neo-pensionati – con addebito di ore negative – del Corpo di custodia, si prelevano in modo forzoso dal TFR, in alcuni casi, anche 8mila euro. La medesima amministrazione paga, in alcuni casi, presunti stipendi privilegiati “fuori parametro” da 25mila euro al mese. Il sistema dei due pesi e delle due misure vaticane è sempre più evidente, è sempre più deleterio, è sempre più umiliante.

Il caso del Fondo Assistenza Sanitaria (FAS)

Nel Bollettino N. 16 (periodo 1° gennaio 2008 – 31 maggio 2009) dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica (ULSA) si legge sotto la voce “Attività del Consiglio: «I principali argomenti che si sono poi trattati nei due Consigli dell’ULSA sono stati i seguenti:
– la tutela della famiglia sotto i vari punti di vista (maternità, adozione ed affidamento, tutela della salute, educazione, provvidenze varie)
– le segnalazioni delle tematiche emergenti dagli incontri dell’ULSA con l’Associazione Dipendenti Laici Vaticani – ADLV (costo della vita e condizioni delle famiglie, sistema di valutazione del personale, classi di merito, formazione dei neoassunti, assistenza sanitaria in regime convenzionale FAS)» [QUI].

Con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio Un futuro sostenibile economicamente del 23 marzo 2021, pubblicato il giorno successivo sul Bollettino della dalla Sala Stampa della Santa Sede, Papa Francesco taglia le retribuzioni dei cardinali, dei superiori (sia laici che ecclesiastici e religiosi), degli ecclesiastici e religiosi, e blocca gli scatti biennali per le fasce di reddito più alte. Questo Motu proprio rende bene l’idea, che nella Santa Sede e nello Stato della Città del Vaticano sono a rischio i posti di lavoro. Se il buongiorno si vede dal mattino, le previsioni sul futuro non sono per nulla buone [QUI].

Leggendo il Motu proprio, ci facciamo una domanda a margine: perché per l’attuazione dello stesso viene citato il Fondo Assistenza Sanitaria (FAS), se questo Ente non viene mai indicato nel budget e nel bilancio della Santa Sede? Il tutto in un Articolo 7 in fondo del Motu proprio, quasi a nasconderlo. Disse Papa Pio XI, che “a pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”. Detto da un Papa, chi lo oserà metterà in dubbio? Quindi, se per Papa Francesco il FAS ha un peso non di poco conto, perché non esiste nei bilanci e nei budget della Santa Sede? Il Prefetto della Segreteria per l’Economia (SpE) non ne parla mai, neanche il Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Ma il Papa lo pone alla fine del suo Motu proprio:
«Articolo 7
§1 La Segreteria per l’Economia, d’intesa con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e sentiti il Fondo Pensioni, il Fondo di Assistenza Sanitaria e altri enti interessati, adotta provvedimenti di attuazione del presente Decreto.
Dispongo che quanto stabilito abbia immediato, pieno e stabile valore, anche abrogando tutte le disposizioni incompatibili e che il presente Decreto sia pubblicato su “L’Osservatore Romano” del 24 marzo 2021 e successivamente negli Acta Apostolicae Sedis.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 23 marzo 2021, nono del Pontificato.
FRANCISCUS».

La “trasparenza” del Fondo Assistenza Sanitaria. Più di 20 milioni di euro di uscite annue, “solidarietà” obbligatoria e bilanci secretati

Abbiamo messo sotto la nostra lente l’intervista rilasciata da Mons. Luigi Mistò a Vatican News che si rileva un capolavoro di occultamento della verità e di arrampicata sugli specchi. È chiaramente una reazione alle nostre inchieste sul Fondo Assistenza Sanitaria (ma senza dare risposta alle nostre domande). Sotto la nostra lente analizziamo il detto e il non detto [QUI].

FAS – dai conti e dai bilanci occulti – ma con una “spesa sanitaria superiore a 20 milioni di Euro” annui

Da tempo battiamo il ferro della sanità vaticana, poiché la gestione delle finanze sanitarie vaticane – a parer nostro – è zona opaca. Abbiamo tenuto e – sempre verrà tenuto – sotto la lente, il prezioso operato del Presidente della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa, nonché Presidente del Fondo Assistenza Sanitaria, Mons. Luigi Mistò [QUI].

Annuario pontificio, che fine ha fatto la “Commissione sanità” del Vaticano?

I nuovi membri sono stati nominati a giugno 2020. Ma nell’Annuario pontificio non c’è traccia della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa, che pure è considerato come un organismo di Curia [QUI].

Papa Francesco e le questioni sindacali

25 luglio 2014 – Papa Francesco a pranzo in mensa con i dipendenti del Vaticano [IL VIDEO].

14 maggio 2015 – «Le dipendenti del Papa? Guadagnano come gli uomini» – Lo dice un “sindacato” di lavoratori laici vaticani. Lo conferma una giornalista austriaca di Radio Vaticana. Dopo le parole di Francesco sullo scandalo delle differenze retributive, viaggio tra le oltre 700 donne che lavorano tra le mura leonine. Una presenza destinata a crescere [QUI].

31 ottobre 2015 – Papa Francesco: tutelare i lavoratori soprattutto le madri – L’economia e l’impresa hanno bisogno di un’etica che ponga al centro la persona e la comunità. È il concetto forte che Papa Francesco ripete all’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID), ricevuta in Vaticano. È sul bene comune che si concentra la sua riflessione esortando l’associazione a continuare nella formazione cristiana per essere “fermento e stimolo nel mondo dell’impresa”, attraverso l’approfondimento della Dottrina sociale della Chiesa. Il Papa sottolinea l’importanza di vivere la missionarietà laicale nella vocazione imprenditoriale non tralasciando le situazioni di povertà e fragilità e facendo crescere uno spirito di sussidiarietà. «Penso in modo particolare alle lavoratrici la sfida è tutelare al tempo stesso sia il loro diritto ad un lavoro pienamente riconosciuto sia la loro vocazione alla maternità e alla presenza in famiglia. quante volte abbiamo sentito che una donna va dal capo e gli dice: “Devo dirle che sono incinta”, e il capo: “Dalla fine del mese non lavori più”. La donna deve essere custodita e aiutata in questo doppio lavoro, il diritto di lavorare e il diritto della maternità» [IL VIDEO].

28 giugno 2017 – «Il sindacato deve essere “profezia”, difendendo i diritti dei “lavoratori più fragili”» – Discorso del Santo Padre Francesco ai Delegati della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL) – «Il capitalismo del nostro tempo non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell’economia, dell’impresa. Questo è uno dei peccati più grossi. Economia di mercato: no. Diciamo economia sociale di mercato, come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II: economia sociale di mercato. L’economia ha dimenticato la natura sociale che ha come vocazione, la natura sociale dell’impresa, della vita, dei legami e dei patti. Ma forse la nostra società non capisce il sindacato anche perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei “diritti del non ancora”: nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro. Pensiamo al 40% dei giovani da 25 anni in giù, che non hanno lavoro. Qui. In Italia. E voi dovete lottare lì!». «Non c’è una buona società senza un buon sindacato, e non c’è un sindacato buono che non rinasca ogni giorno nelle periferie, che non trasformi le pietre scartate dell’economia in pietre angolari. Sindacato è una bella parola che proviene dal greco “dike”, cioè giustizia, e “syn”, insieme: syn-dike,“giustizia insieme”. Non c’è giustizia insieme se non è insieme agli esclusi di oggi» [QUI e QUI].

23-24 novembre 2017 – Conferenza internazionale dei sindacati sul lavoro in Vaticano. Papa Francesco ai sindacati: «Oggi più che mai c’è bisogno di voi, il lavoro non è merce»
In un messaggio del 24 novembre 2017 al convegno in Vaticano, Papa Francesco chiede di non ignorare gli esclusi, guardarsi dalla corruzione, educare alla solidarietà: «Il lavoro non può essere considerato come una merce né un mero strumento nella catena produttiva di beni e servizi ma ha la priorità rispetto a qualunque altro fattore di produzione, compreso il capitale» [QUI, QUI e QUI].
«Sindacato è una bella parola, come ci ha ricordato Papa Francesco, proviene dal greco e tradotta vuol dire ‘giustizia insieme’. Ebbene: non c’è “giustizia insieme” se non è insieme agli esclusi di oggi”, ha detto la leader della Cisl che aprendo il suo intervento ha tenuto a ringraziare, a nome di tutte le organizzazioni sindacali presenti all’incontro, Papa Francesco e la Chiesa cattolica per l’attenzione rivolta nei confronti del Movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per le Organizzazioni sindacali, che “affrontano la grande sfida di rappresentare gli interessi delle persone, donne ed uomini in uno scenario in grande cambiamento, dove gli strumenti tradizionali che abbiamo usato fino ad oggi difficilmente corrispondono alle esigenze che pongono le veloci trasformazioni del mondo della produzione» [QUI].
Lettera del Santo Padre Francesco al Cardinale Peter A. Turkson in occasione della Conferenza Internazionale “Dalla Populorum progressio alla Laudato sì”, 23 novembre 2017 – «Sono i lavoratori che, nel loro lottare per la giornata lavorativa giusta, hanno imparato ad affrontare una mentalità utilitaristica, di corto raggio e manipolatrice. Per questa mentalità, non importa se c’è degrado sociale e ambientale; non importa che cosa si usa e che cosa si scarta; non importa se c’è lavoro forzato di bambini o se si inquina il fiume di una città. Importa solo il guadagno immediato. Tutto si giustifica in funzione del dio denaro. Dato che molti di voi hanno contribuito a combattere questa patologia nel passato, si trovano oggi molto ben posizionati per correggerla nel futuro. Vi prego di affrontare questa difficile tematica e di mostrarci, secondo la vostra missione profetica e creativa, che è possibile una cultura dell’incontro e della cura. Oggi non è più in gioco solo la dignità di chi è occupato, ma la dignità del lavoro di tutti, e della casa di tutti, la nostra madre terra. Perciò, e come ho affermato nell’Enciclica Laudato sì, abbiamo bisogno di un dialogo sincero e profondo per ridefinire l’idea del lavoro e la rotta dello sviluppo. Ma non possiamo essere ingenui e pensare che il dialogo avverrà naturalmente e senza conflitti. Occorrono persone che lavorino senza sosta per dare vita a processi di dialogo a tutti i livelli: a livello dell’impresa, del sindacato, del movimento; a livello di quartiere, cittadino, regionale, nazionale e globale» [QUI].

24 maggio 2018 – È tornato a parlare di lavoro Papa Francesco. Lo ha fatto nell’omelia della Santa Messa mattutina al Domus Sanctae Marthae. “L’ingiustizia di sfruttare il lavoro è peccato mortale”, ha detto [IL VIDEO].

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