La Cei punta sul cammino sinodale
Si è conclusa la 74^ Assemblea Generale della CEI, aperta lunedì scorso dall’intervento di Papa Francesco, e dedicata all’avvio del cammino sinodale della Chiesa italiana, che dovrà “essere garanzia di un Noi ecclesiale inclusivo, espressione della Chiesa popolo di Dio”.
I lavori dell’Assemblea hanno riguardato il tema ‘Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita – Per avviare un cammino sinodale’, aperto dal papa su cui i vescovi si sono confrontati sia nei lavori di gruppo che nel dibattito conclusivo. Sono emerse l’urgenza e l’importanza di intraprendere come Chiesa italiana un percorso volto a rafforzare il ‘Noi ecclesiale’.
L’assise è stata inoltre l’occasione per un aggiornamento sulla Settimana Sociale dei cattolici italiani (Taranto, 21-24 ottobre 2021), sull’applicazione del Motu Proprio ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’ e sui passi compiuti dopo due anni dall’approvazione delle ‘Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili’.
Proprio sul tema della sinodalità si è sviluppato il dialogo con i vescovi, che hanno espresso grande apprezzamento per le parole di papa Francesco nella consapevolezza che il Convegno di Firenze abbia rappresentato un evento fondamentale per la vita della Chiesa in Italia, sia per l’orizzonte delineato dal discorso del papa sia per la modalità stessa di realizzazione che lo hanno reso un esercizio concreto di sinodalità:
“L’urgenza di tale cammino, condivisa dall’Assemblea, è stata ulteriormente confermata dalla decisione del Pontefice di avviare un nuovo itinerario sinodale per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si articolerà in tre fasi, tra ottobre 2021 e ottobre 2023, passando dal livello diocesano a quello universale.
Tale concomitanza richiederà una armonizzazione tra il cammino della Chiesa universale e quello della Chiesa che è in Italia, che tenga in considerazione gli eventuali Sinodi diocesani appena conclusi o ancora in corso. Se è vero che la sinodalità deve essere intesa come stile permanente della Chiesa, è altrettanto importante esplicitarne anche i contenuti, quali ad esempio il kerygma, la centralità della Parola di Dio come criterio di discernimento, la vita spirituale”.
La sfida resta quella di costruire percorsi che diano voce alle specificità delle comunità del Paese all’interno di un più ampio ‘Noi ecclesiale’: “In quest’ottica, appare evidente che la sinodalità debba essere considerata non in prospettiva sociologica, ma nella sua dimensione spirituale: ancora prima delle scelte procedurali, essa ha a che fare con la conversione ecclesiale, a cui richiama costantemente il papa.
E’ questo, dunque, l’orizzonte a cui tendere con coraggio, superando il rischio di astrazioni inconcludenti e frustranti, e impegnandosi perché la diversificazione del territorio italiano non ostacoli la possibilità di scelte condivise”.
Il percorso sinodale si configura come un evento provvidenziale, in quanto risponde alla necessità odierna di dare vita ad una Chiesa più missionaria, capace di mettersi in ascolto delle domande e delle attese degli uomini e delle donne di oggi:
“Partire ‘dal basso’, così come ha sollecitato il papa, significa ascoltare la base per poi proseguire a livelli sempre più alti, raggiungendo anche le persone lontane, che si trovano oltre i confini degli ‘addetti ai lavori’, toccando pure l’ambito ecumenico e interreligioso.
In questo modo, in sintonia con quanto sottolineato dal presidente, il ‘cammino sinodale’ potrà davvero essere garanzia di un ‘Noi ecclesiale’ inclusivo, espressione della Chiesa popolo di Dio”.
Comunque a preoccupare i Vescovi italiani è la situazione socio-economica dell’Italia: “La pandemia, oltre al fortissimo impatto sul fronte sanitario, ha avuto un’incidenza negativa sul tessuto sociale. I dati della Caritas e le testimonianze dei diversi territori impongono un grande sforzo a sostegno delle famiglie, delle imprese, dei giovani e degli ultimi.
In questo senso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) può rappresentare un’opportunità di crescita per dare nuova linfa al Paese e mettere in circolo nuove risorse, a beneficio della collettività, provata dagli effetti che l’emergenza sanitaria sta provocando sull’economia, sul lavoro, sulle relazioni e anche sull’ambito ecclesiale”.
Secondo i vescovi, questo tempo diventa allora un’occasione propizia per rinnovare la Chiesa, oltre che un punto di partenza per ogni tipo di progetto ecclesiale futuro: questo deve avere sempre al centro l’uomo, la cui dignità prescinde dalla provenienza geografica, dall’orientamento sessuale e dalle condizioni sociali.
Proprio per far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociale provocate dalla pandemia e sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o difficoltà, enti e associazioni che operano nelle situazioni di emergenza, enti ecclesiastici (comprese le Parrocchie) in difficoltà, l’Assemblea ha approvato un’ulteriore erogazione straordinaria di € 60.000.000 da destinare alle diocesi, dopo .uello dello scorso anno di € 200.000.000.
Negli interventi, è stata inoltre ribadita l’importanza che l’Italia ratifichi il Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari.
(Foto: Cei)