La scienza dimostra che il concepito non è un “grume di cellule” ma un bambino non ancora nato, il più debole e indifeso tra gli esseri umani

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C’è “un grande nemico oggi del matrimonio: la teoria del gender”. L’ha detto a braccio Papa Francesco nel suo discorso durante l’Incontro con Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Seminaristi e Agenti di Pastorale nella chiesa dell’Assunta il 1° ottobre 2016 a Tbilisi, in occasione del Viaggio Apostolico in Georgia e Azerbajgian. “Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio – ha affermato rispondendo alla testimonianza di una madre di famiglia -. Ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee: ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono. Pertanto difendersi dalle colonizzazioni ideologiche”. “Il matrimonio è la cosa più bella che Dio ha creato. La Bibbia ci dice che Dio ha creato uomo e donna e li ha creati a sua immagine: cioè l’uomo e la donna che si fanno una sola carne sono l’immagine di Dio”, ha detto il Papa a Tbilisi.

Una delle colonizzazioni ideologiche che distruggono la famiglia è l’aborto, promosso dai medesimi ideologi del gender. Di seguito sul tema riportiamo da Informazionecattolica.it l’intervista di Maria Luisa Donatiello all’attivista pro-vita Maria Rachele Ruiu: “È profondamente ingiusto, nel 2021, dire alle donne che l’aborto elimina un grumo di cellule! Oggi le evidenze scientifiche, le ecografie, ci permettono di riconoscere che il concepito è un bambino!”.

“Oggi come si parla di aborto, come si mette in discussione la “soluzione aborto”, si viene attaccati”. A dirlo ad Informazione Cattolica è Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia e di Generazione Famiglia, che sente forte l’impegno a favore della difesa della vita, della famiglia naturale e della libertà educativa dei genitori per i propri figli.

Cosa l’ha spinta in questi anni ad intraprendere la “buona battaglia” personale contro l’aborto, agendo pubblicamente sempre in prima linea?
Il mio impegno nel mondo pro-life e pro-family nasce dall’aver incontrato un’associazione, ormai dodici anni fa, che si occupava di gravidanze indesiderate, aveva una casa famiglia in cui ho visto nascere alcuni bambini e soprattutto prevedeva un percorso per donne che avevano abortito volontariamente. Io ho accolto il dolore di quelle donne. Non ho mai visto lo stesso dolore negli occhi di nessun altro, ho visto mamme soffrire per aver perso il proprio bambino, ma la sofferenza di una donna che ha abortito non l’ho mai ritrovata. Mi colpì la frase di una donna che, scoppiando a piangere, mi disse che se qualcuno le avesse detto come sarebbe stata dopo aver abortito forse ci avrebbe ripensato e che se anche non avesse tenuto il figlio avrebbe pensato almeno all’adozione. Questa frase mi colpì e mi fece interrogare. Quando tutto il mondo abbandonava quella donna e le diceva che l’unica soluzione era l’aborto io dov’ero? Questo “io dov’ero” mi ha proposto e imposto l’impegno attuale e il “metterci la faccia”. Anche se non è facile, non mancano infatti occasioni in cui vengo insultata, ma è importante e necessario andare avanti, anche per proteggere i miei figli e per lasciare a loro un mondo migliore.

Essere contro l’aborto non è un capriccio di noi cattolici, ma consapevoli della sacralità della vita fin dal concepimento la difendiamo per evitare che muoiano altri bambini. In aggiunta a ciò possiamo affermare con convinzione che la difesa non è soltanto del concepito, ma anche della donna-madre che si sottopone all’aborto spesso ignara dei terribili risvolti e delle conseguenze fisiche, psicologiche e morali di tale atto?
Ritengo che nel 2021 sia ingiusto raccontare alle donne che l’aborto elimina un grumo di cellule! La donna-madre in fondo al cuore sa che quello è il proprio figlio e non un grumo di cellule. Raccontare in un momento di grande paura per la donna, di sconvolgimento ormonale una bugia così grave come quella che il concepito è un grumo di cellule io la trovo una violenza disarmante nei confronti della donna, oltre che ovviamente nei confronti del concepito. Oggi le evidenze scientifiche, le ecografie, ci permettono di riconoscere che il concepito è un bambino! Una strategia che usano i nostri contestatori è quella di mettere in contrasto il diritto della mamma con quello del bambino, io rifiuto questa visione, noi pro-life riconosciamo la dignità della vita di entrambi: della mamma e del bambino. Penso che la società debba assolutamente fare di tutto per accogliere le libertà di entrambi questi due soggetti e accogliendo la mamma si accoglie il bambino. La mamma non si accoglie dicendole bugie sull’aborto, ignorando i risvolti, le conseguenze fisiche e psicologiche di questa scelta, fingendo che l’aborto sia altro da quello che è. Se la donna non può o non vuole crescere il figlio che la società l’accompagni comunque a portare avanti la gravidanza e a dare la vita al concepito. Esistono le Culle per la vita, la possibilità dell’adozione, ma in primis la società si deve fare carico di togliere tutti quegli impedimenti per cui le donne abortiscono, favorendo il lavoro, la conciliazione lavoro-maternità, sostenendo economicamente le madri, è importante anche questo.

Il 22 maggio ha partecipato alla Marcia per la vita che si è tenuta a Roma?
Si sono stata il 22 maggio alla Marcia per la Vita con tutti e due i miei bimbi e mi ha commosso vedere mio figlio Michele che cercava di salire sul palco, e poi ci è riuscito, perché tutto l’impegno che porto avanti, insieme alle persone con cui collaboro, è per far sì che la generazione dei miei figli sia la generazione che renderà impensabile l’aborto.

Il 24 maggio è stato presentato il primo report dal titolo “I costi di applicazione della legge 194/1978”…
Si, in conferenza stampa abbiamo presentato il primo rapporto sui costi dell’applicazione della legge 194/78 (che ha già causato la morte di 6 milioni di bambini) con particolare riferito ai costi in termini economici, ma si è parlato anche dei “costi” pagati dalla donna in termini fisici  e psicologici. L’aborto a chi conviene? Certamente non al bambino abortito, ma neanche alla donna e allora perché? Io lavoro e sogno un mondo per i miei figli in cui l’aborto non solo non sia legale, ma impensabile. Dopo 42 anni e quasi 6 milioni di bambini abortiti in Italia, un gruppo di lavoro composto da economisti, medici e giuristi, con il patrocinio della SIBCE (Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici), dell’AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici), della Fondazione Il Cuore in una Goccia, e di Pro Vita & Famiglia, ha stimato che nei primi quarant’anni di applicazione della legge il costo cumulato per il finanziamento degli aborti legali si sia aggirato intorno ai 5 miliardi di euro (circa 120 milioni di euro all’anno).

Lei era a Milano lo scorso 15 maggio per la manifestazione contro il DDl Zan, quali conclusioni trae dalla sua esperienza vissuta dell’evento e dell’aria che tira a livello nazionale?
Si ero il 15 maggio a Milano e ho presentato la manifestazione contro il disegno di legge Zan. Ho accolto con estremo favore il fatto che eravamo tantissime persone in piazza. Nonostante ci sia un grandissimo potere mediatico volto a silenziare le nostre motivazioni e a falsificare le motivazioni del perché sia il ddl Zan le persone si stanno interrogando in merito e sono con noi. Non ci fermeremo, staremo a “sentinellare” per amore dei nostri figli, anche soprattutto dopo la vicenda delle linee guida gender che abbiamo denunciato insieme alle associazioni amiche come Articolo 26 e Family Day e che abbiamo bloccato. Cose di questo tipo entrerebbero nelle nostre scuole se passasse il disegno di legge Zan e per me, da mamma, questo è irricevibile, andremo avanti consapevoli che le persone stanche del politicamente corretto sono con noi.

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