Papa Francesco scrive a Enzo Bianchi: «Ti sono vicino con amore di fratello, di “figlio spirituale” e di padre nella fede»

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Il 21 maggio 2021 il sito Silerenonpossum.it ha pubblicato [QUI] una – a dir poco sconcertante – lettera di Papa Francesco al fondatore di Bose, datata 9 febbraio 2021, ad un anno dalla notifica del decreto singolare della Segreteria di Stato del 13 maggio 2020. Introducendo la pubblicazione della lettera, il sito Silerenonpossum.it pone due domande: “Una croce inflitta ma da chi? Il Papa non è sovrano assoluto?”, seguite da un lungo commento, di cui riportiamo la parte significativa.

Illustrazione da Silerenonpossum.it.

Dal commento di Silerenonpossum.it del 21 maggio 2021

«Bergoglio è ormai famoso per la sua intolleranza nei confronti di coloro che vengono anche solo accusati di aver fatto o detto qualcosa. La sua misericordia è un grande mantra da usare nelle udienze generali ma il problema è l’applicazione delle sue belle teorie. Anche sulla vicenda del Pre seminario San Pio X, Bergoglio non attende alcuna decisione giudiziaria ma procede di sua iniziativa e in questi giorni ha deciso che quella istituzione non avrà futuro in Vaticano. Ma i problemi vanno affrontati, spostando le strutture non si elimineranno le radici del male.
Papa Francesco: due piedi in una scarpa
Oggi arriva la conferma dell’atteggiamento dispotico di Francesco. Dalla lettera che esce dalla Domus Sanctae Marthae si evincono due cose: il Papa ha stima di Enzo Bianchi e non ha chiaro cosa stia facendo la Segreteria di Stato.
Diversamente bisogna iniziare a chiedersi se Francesco non voglia tenere il fondatore di Bose sotto un ricatto psicologico che, da una parte gli fa credere di essere stimato dal Pontefice e dall’altra lo bastona senza assumersi la responsabilità di ciò che sta facendo. Certamente desta stupore leggere il riferimento alla “croce” che viene inflitta, senza fare riferimento al fatto che quella croce la sta infliggendo lui e solo lui può liberarlo. Probabilmente questo Bergoglio lo sa ma non ha intenzione di fare un passo indietro e ritornare sui suoi passi riconoscendo che l’operato di padre Cencini e del Segretario di Stato Pietro Parolin non siano stati adeguati».

Il testo della lettera di Papa Francesco ad Enzo Bianchi del 9 febbraio 2021

«Vaticano, 9 febbraio 2021
Caro fratello,
Ho ricevuto la tua lettera dello scorso 20 gennaio. Ti ringrazio tanto per la fiducia e per la trasparenza con la quale mi hai scritto.
Ho letto e riletto la lettera, e mi sono ulteriormente informato sulla vicenda. Ma ho pensato soprattutto a te, compagno di vecchiaia, con gli acciacchi dell’età, che, per te, si aggiungono alla situazione che si è venuta a creare e che ti fa soffrire, e, ti confesso, fa soffrire anche me.
Potevi spiegare molte cose, anche se tante non possono essere spiegate, perché entrano nel mistero della storia di ciascuno. So che ci sono state incomprensioni e ferite. So che tu hai fatto e farai tanto bene alla Chiesa (anche a me personalmente). So che i Visitatori hanno cercato una soluzione ai problemi di incomprensione e di divisione nella comunità, la quale anche soffre. So che tanta gente ti vuole bene.
Ma la cosa più importante che so, e che è più essenziale, quello che come fratello devo dirti, è che tu sei in croce. E quando si è in croce non valgono le spiegazioni, soltanto ci sono il buio, la preghiera angosciante “Padre, se è possibile allontana da me questo calice” e quelle sette parole che sono a fondamento della Chiesa. Quando si è in croce quelli che non ci vogliono bene sono contenti, tanti amici fuggono e spariscono, rimangono soltanto tre o quattro amici più fedeli, che non possono fare nulla per salvarci, ma ci accompagnano. Rimane solo l’obbedienza, come Gesù.
Caro Enzo, questo è l’essenziale della tua vita di oggi: sei in croce, come Gesù. Questo è il tuo tempo della lotta, del buio, della solitudine, del faccia a faccia con la volontà del Padre.
Ti vedo così e voglio essere accanto a te. Prego con te. E mi viene in mente anche la figura del grande Eleazar: tanti giovani ti stanno guardando.
Ti sono vicino con amore di fratello, di “figlio spirituale” e di padre nella fede. Caro fratello Enzo, non scendere dalla croce. Sarà il Signore a risanare la situazione.
Con amore, tuo
Francesco».

Poi, oggi Marco Tosatti pubblica sul suo blog Stilum Curiae un commento che riportiamo di seguito [QUI].

«Bergoglio e la lettera a Bianchi. Ma non staremo su Scherzi a Parte?
Io non so se siamo dentro una telenovela popolata di attori, se siamo su “Scherzi a Parte”, o se ci stanno davvero prendendo in giro. Confesso che a questo punto faccio fatica a capirlo. Proprio stamattina mentre scorrevo Google News, mi è capitata sott’occhio questa notizia nella sezione “consigliati per te”. Ed ecco che scopro un articolo tratto da Il Faro di Roma con il seguente titolo: “Papa Francesco scrive a fratel Enzo Bianchi, gli rinnova stima e amicizia ma non revoca le disposizioni punitive”.
Poi viene pubblicato il testo della lettera che papa Francesco ha inviato all’ex priore di Bose datata 9 febbraio 2021 in risposta ad una precedente che Bianchi aveva inviato al Santo Padre. Bergoglio prima elogia quello che fino a non molto tempo fa era fra i suoi teologi di fiducia, e poi conclude: “Ma la cosa più importante che so, e che è più essenziale, quello che come fratello devo dirti, è che tu sei in croce. E quando si è in croce non valgono le spiegazioni, soltanto ci sono il buio, la preghiera angosciante “Padre, se è possibile allontana da me questo calice” e quelle sette parole che sono a fondamento della Chiesa. Quando si è in croce quelli che non ci vogliono bene sono contenti, tanti amici fuggono e spariscono, rimangono soltanto tre o quattro amici più fedeli, che non possono fare nulla per salvarci, ma ci accompagnano. Rimane solo l’obbedienza, come Gesù. Caro Enzo, questo è l’essenziale della tua vita di oggi: sei in croce, come Gesù. Questo è il tuo tempo della lotta, del buio, della solitudine, del faccia a faccia con la volontà del Padre. Ti vedo così e voglio essere accanto a te. Prego con te. E mi viene in mente anche la figura del grande Eleazar: tanti giovani ti stanno guardando. Ti sono vicino con amore di fratello, di “figlio spirituale” e di padre nella fede. Caro fratello Enzo, non scendere dalla croce. Sarà il Signore a risanare la situazione. Con amore, tuo Francesco”.
A parte il riferimento a Gesù che trovo a dir poco blasfemo, ma se Bianchi è Gesù a questo punto chi è Bergoglio? Caifa o Ponzio Pilato? Perché non si tratta di un cardinale qualsiasi che da spettatore esterno e impossibilitato ad intervenire nella controversia, sente il bisogno di incoraggiare Bianchi, di esprimergli affetto e solidarietà; si tratta del pontefice, ovvero del vertice di quella Chiesa che ha di fatto messo “Enzo Bianchi in croce”.
Chi segue questo blog sa benissimo che chi scrive non è affatto un sostenitore di Bianchi che anzi considero fra i principali propalatori degli errori conciliari e fra i maggiori responsabili del caos che regna nel mondo cattolico, avendo per anni sostenuto posizioni chiaramente in contrasto con la dottrina cattolica.
Mi domando tuttavia se Bergoglio possa realmente soffrire della sindrome del dottor Jekyll e Mr. Hyde. Se insomma un giorno non prevalga in lui l’istinto punitivo e autoritario, e il giorno dopo quello del padre amorevole pronto a consolare la vittima dei suoi stessi provvedimenti. Se in lui possano convivere due personalità opposte e contrarie, una buona e una cattiva, che si alternano a seconda dei giorni, delle stagioni o magari delle condizioni meteorologiche. Perché come si può conciliare il tenore di quella lettera inviata a Bianchi con l’avvallo alle severe disposizioni adottate nei suoi confronti e che come tutti sanno, e come tutti hanno confermato, sono state avvallate dall’autorità pontificia?
O forse tutto ciò non è vero? Bergoglio forse è stato costretto ad approvare le punizioni inferte a Bianchi e ha sentito il bisogno di farglielo capire con una lettera dove sembra quasi incoraggiarlo a resistere contro i suoi nemici, ovvero contro se stesso? Ma se così fosse allora non è il papa a decidere? Lui subisce l’autorità altrui (forse quella del Segretario di Stato Parolin per esempio?) e si limita a ratificare tutto pur non convivendo ciò che viene fatto? Perché la commovente lettera inviata a Bianchi sembra fare il paio con la messa celebrata il giovedì santo a casa del cardinale Angelo Becciu che Francesco ha rimosso da tutti gli incarichi di Curia per presunta indegnità morale in seguito alle inchieste de L’Espresso e di Report sul palazzo di Londra, e che ha privato pure del diritto di partecipare ad un prossimo conclave. Un gesto che molti hanno interpretato come riparatore dopo che è sorto il legittimo sospetto che contro Becciu si sia in realtà mobilitata una vera e propria “macchina del fango”, visto che dalle carte giudiziarie arrivate da Londra le sue effettive responsabilità risulterebbero molto ridimensionate.
E allora a questo punto non resta che capire tre cose:
1) Bergoglio sa che le sue azioni sono sbagliate, le compie comunque perché non può fare diversamente o perché ritiene che vada fatto il male per avere in cambio il bene, ma ci tiene che le vittime dei suoi gesti sappiano che lui non voleva fargli del male?
2) Si prende gioco di Bianchi aggiungendo al danno pure la beffa? Invitandolo a portare la croce come Gesù Cristo, dicendogli che in fondo il “martirio” lo eleva, lo purifica e gli farà guadagnare il Paradiso?
3) Stiamo dentro un reality e presto o tardi vedremo calare dalla finestra del papa in un prossimo Angelus un grande telone con la scritta “Enzo Bianchi sei su Scherzi a Parte” con il visitatore apostolico del Vaticano e il priore Manicardi nei panni di complici di Bergoglio nel grande scherzo?
Ad ogni modo resta davvero di cattivo gusto quel paragone fra l’Enzo Bianchi esiliato e il Gesù crocifisso, nel momento stesso in cui nel decreto che ne impone l’allontanamento da Bose, si accusa l’ex priore di “superbia” per aver tentato di imporre la sua volontà anche dopo essersi dimesso dalla guida, rendendo conflittuale e teso il clima nella comunità. Una croce che a questo punto si è costruito da solo e che certamente ha fatto di tutto per non portare, visti i reiterati tentativi di resistenza contro i provvedimenti vaticani. O forse Sua Santità spera in cuor suo che l’ex priore risorga? Per quanto la vicenda umana di Bianchi ispiri in noi sentimenti di umana pietà, di un suo ritorno in grande stile non se ne sente proprio il bisogno.
Americo Mascarucci – giornalista e scrittore».

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