La Civiltà Cattolica si rinnova. Ma resta sempre la stessa

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“La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente”, aveva detto Benedetto XVI ricevendo in udienza il collegio degli scrittori della rivista, nel 2006. E così, Civiltà Cattolica si è rinnovata, sì, ma rimanendo in linea con la tradizione, “senza cedere all’ideologia del nuovo”, come sottolinea padre Antonio Spadaro, direttore della più antica rivista. Una rivista profetica, la prima in lingua italiana quando ancora l’Unità d’Italia non esisteva; la più autorevole in dibattiti ecclesiastici, come quello sul Concilio Vaticano II, ma anche più squisitamente politici, come quello sulla Costituzione Italiana nel 1946, quando Pio XII chiese ai gesuiti della rivista uno schema ipotetico di costituzione. Una rivista il cui archivio dal 1850 al 2008 sarà gratuitamente e completamente a disposizione online, grazie alla collaborazione con Google.

Si potrà così andare a ritroso nella storia. “Google – spiega Antonio Spadaro – aveva infatti digitalizzato i volumi nel contesto del suo progetto Google Libri, attraverso accordi con diverse biblioteche in Europa e negli Stati Uniti, come quelle di Oxford e Harvard, la New York Public Library. I volumi ancora tutelati da copyright verranno ora resi disponibili su nostra autorizzazione”.

La Civiltà Cattolica nasce nel 1850. Papa Pio IX voleva un periodico che difendesse la Chiesa e il cristianesimo dai liberali che stavano unificando l’Italia (e che erano in buona parte massoni) e dalle idee anticattoliche. Voleva un periodico che avesse responsabilità propria, ma che in qualche modo riflettesse le opinioni della Santa Sede, senza necessariamente comprometterla direttamente. E si decise di farla in italiano, scelta profetica.

Solo i gesuiti possono scrivere articoli per la rivista, secondo gli statuti pontifici, e questo assicura una certa unità di stile al periodico, che ha sì un direttore, ma viene elaborato da un collegio di scrittori. “Sapete – scherza padre Spadaro – che non si possono mai mettere d’accordo i gesuiti. Così, nello stilare la rivista, ci sono discussioni, a volte anche aspre”.

Ogni quindici giorni, il lunedì mattina, il direttore va in Vaticano, e lì ha un’udienza con un interlocutore della Segreteria di Stato che gli comunica le modifiche proposte dai vari revisori vaticani. Alcune sono tassative, altre si possono discutere. E anche questo succede sempre.

“Sono stato direttore per più di 26 anni, per un totale di oltre 600 numeri della rivista. Nessun numero è uscito senza modifiche, alcune fatte solo per dire abbiamo letto le bozze, altre più incisive”, ha scritto una volta padre Gianpaolo Salvini.

Padre Spadaro, come tutti i direttori della rivista prima di lui, parla di una particolare “sintonia” con la Segreteria di Stato. D’altronde, come l’allora segretario di Stato Casaroli disse a Salvini, “la stampa può sapere che voi non siete una rivista ufficiale, ma che non pubblicate nulla contro il nostro parere”.

Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede che per diversi anni è stato vicedirettore della rivista, ha sottolineato che qualche articolo nasce su suggerimento della Segreteria di Stato, ma “il 95-99 per cento degli articoli nascono dalle proposte del collegio degli scrittori, che scelgono e sviluppano i temi in autonomia”, con senza “passività”, e poi le due parti si “sintonizzano”.

Ed è proprio qui il motivo dell’importanza della rivista. “I gesuiti del 2013 – ha detto Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati – sono eredi dei primi gesuiti della rivista che furono innovatori, immaginando l’uso della stampa che era il mezzo stesso di cui si servivano i rivoluzionari, i liberali e gli anarchici, e la diffusione ampia sul territorio italiano che allora non era ancora unito. Paolo VI definì la fondazione della rivista un «gesto d’audacia» in un contesto «privo di cultura proporzionata ai bisogni e alle aspirazioni delle nuove generazioni» E definì la rivista stessa «giovanile e pugnace». Oggi occorre quella stessa audacia, e sono qui, non solo per testimoniare il consolidato legame tra la Segreteria di Stato e La Civiltà Cattolica, ma anche per augurarvi la stessa audacia dei vostri predecessori”.

C’è molta continuità, in questo salto avanti della rivista che un po’ è un salto indietro. A cominciare dalla grafica, che ricalca quella del 1970, anno dell’ultimo rinnovamento grafico; passando per il carattere, un font open source in ambito accademico, ma sempre con il Bodoni in copertina; e arrivando ad alcuni cambiamenti interni come la sparizione della storica rubrica delle “Cronache”, in favore della nuova rubrica “Focus”, ovvero approfondimenti critici sulla contemporaneità di carattere politico, economico, internazionale, di società, di diritto. E poi, ci sarà più attenzione alla musica e alla scienza (valorizzando ancora di più il lavoro dei padri gesuiti della Specola Vaticana, l’Osservatorio astronomico vaticano che ha sede in Castelgandolfo), e ci saranno molte più interviste, anche queste sottoposte a revisione.

Scriverà, il Papa, su La Civiltà Cattolica? Spiega Spadaro che lo statuto prevede che vi scrivano solo gesuiti, ma dato che il Papa proviene dalle fila dei gesuiti, potrebbe anche essere. Ma non è a questo che si deve la diffusione internazionale della rivista, che pensa anche ad edizioni in inglese, spagnolo e portoghese, magari solo online, e magari solo a livello di abstract. Senza rischio di pestare i piedi alle altre riviste di gesuiti nel mondo perché “i direttori delle riviste dei gesuiti in Europa, e recentemente anche qualcuno in più dell’Europa – afferma padre Spadaro – si incontrano ogni anno, definiscono linee comuni. Ci sentiamo tutti parte di un’unica redazione allargata al mondo”.

Spadaro racconta un pezzo di storia: “I nostri predecessori  chiesero al tipografo di acquistare in Inghilterra una ‘macchina celere’ in sostituzione di quella per la stampa a mano. E questo per fedeltà alla richiesta di Pio IX riguardo ai loro scritti di ‘spargerli e diffonderli ampiamente in tutti i Paesi’, come si legge nella Gravissimum supremi. Nel 1854 la tiratura salì a 13.000 copie. Oggi per noi questo ha significato l`approdo sui supporti digitali per rendere la rivista maggiormente fruibile da parte di un numero maggiore di persone. La rivista così oggi diventa disponibile su tutti i tablet con applicazioni su iPad, iPhone, Android, Kindle Fire e Windows 8. Sono inoltre già attivi un account Twitter (@civcatt) e una pagina Facebook (http://www.facebook.com/civiltacattolica”.

Civiltà Cattolica, insomma, resta fedele a se stessa. Ma acquista la dimensione 2.0, e cerca ancora oggi di rimanere fedele alla richiesta di Pio IX di diffondere il più possibile i propri scritti. Per ora, gli abbonamenti sono intorno alle 10 mila copie.

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