Papa Francesco: pregare è anche un po’… chiedere

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Anche oggi l’udienza generale di papa Francesco si è svolta nel cortile di san Damaso, salutando i fedeli ed esortandoli a non scoraggiarsi di fronte all’alternarsi di tempi di consolazione e di aridità, ma a perseverare nella preghiera come ha fatto Giobbe che ha anche protestato sentendosi trattato ingiustamente, in quanto pregare non è facile, perchè: “ ci sono tante difficoltà che vengono nella preghiera. Bisogna conoscerle, individuarle e superarle.

Il primo problema che si presenta a chi prega è la distrazione. Tu incominci a pregare e poi la mente gira, gira per tutto il mondo; il tuo cuore è lì, la mente è lì … la distrazione dalla preghiera. La preghiera convive spesso con la distrazione. Infatti, la mente umana fatica a soffermarsi a lungo su un solo pensiero. Tutti sperimentiamo questo continuo turbinio di immagini e di illusioni in perenne movimento, che ci accompagna persino durante il sonno. E tutti sappiamo che non è bene dare seguito a questa inclinazione scomposta”.

Anche la preghiera ha bisogno di allenamento per non distrarsi: “Le distrazioni non sono colpevoli, però vanno combattute. Nel patrimonio della nostra fede c’è una virtù che spesso viene dimenticata, ma che è tanto presente nel Vangelo. Si chiama ‘vigilanza’…  

Spesso Gesù richiama i discepoli al dovere di una vita sobria, guidata dal pensiero che prima o poi Lui ritornerà, come uno sposo dalle nozze o un padrone da un viaggio. Non conoscendo però il giorno e l’ora del suo ritorno, tutti i minuti della nostra vita sono preziosi e non vanno dispersi in distrazioni…

Non si sono dispersi inseguendo ogni attrattiva che si affacciava alla loro mente, ma hanno cercato di camminare sulla strada giusta, facendo il bene e facendo il proprio compito. Questa è la distrazione: che l’immaginazione gira, gira, gira … Santa Teresa chiamava questa immaginazione che gira, gira nella preghiera, ‘la pazza della casa’: è come una pazza che ti fa girare, girare … Dobbiamo fermarla e ingabbiarla, con l’attenzione”.

A volte la preghiera può essere arida: “I maestri spirituali descrivono l’esperienza della fede come un continuo alternarsi di tempi di consolazione e di desolazione; momenti in cui tutto è facile, mentre altri sono segnati da una grande pesantezza…

Ma il pericolo è avere il cuore grigio: quando questo ‘essere giù’ arriva al cuore e lo ammala … e c’è gente che vive con il cuore grigio. Questo è terribile: non si può pregare, non si può sentire la consolazione con il cuore grigio!

O non si può portare avanti un’aridità spirituale con il cuore grigio. Il cuore deve essere aperto e luminoso, perché entri la luce del Signore. E se non entra, bisogna aspettarla con speranza. Ma non chiuderla nel grigio”.

Per evitare tali distrazioni il papa ha invitato a camminare: “Si deve imparare a camminare sempre. Il vero progresso della vita spirituale non consiste nel moltiplicare le estasi, ma nell’essere capaci di perseverare in tempi difficili: cammina, cammina, cammina …

E se sei stanco, fermati un po’ e torna a camminare. Ma con perseveranza. Ricordiamo la parabola di San Francesco sulla perfetta letizia: non è nelle fortune infinite piovute dal Cielo che si misura la bravura di un frate, ma nel camminare con costanza, anche quando non si è riconosciuti, anche quando si è maltrattati, anche quando tutto ha perso il gusto degli inizi”.

Anzi ha consigliato di imitare ogni tanto Giobbe: “I credenti non spengono mai la preghiera! Essa a volte può assomigliare a quella di Giobbe, il quale non accetta che Dio lo tratti ingiustamente, protesta e lo chiama in giudizio.

Ma, tante volte, anche protestare davanti a Dio è un modo di pregare o, come diceva quella vecchietta, ‘arrabbiarsi con Dio è un modo di preghiera, pure’, perché tante volte il figlio si arrabbia con il papà: è un modo di rapporto con il papà; perché lo riconosce ‘padre’, si arrabbia”.

La preghiera è anche domanda per attirare ‘attenzione’: “Ma sì, abbiate il coraggio di dire a Dio: ‘Ma perché…?’ Perché a volte, arrabbiarsi un po’ fa bene, perché ci fa svegliare questo rapporto da figlio a Padre, da figlia a Padre, che noi dobbiamo avere con Dio. E anche le nostre espressioni più dure e più amare, Egli le raccoglierà con l’amore di un padre, e le considererà come un atto di fede, come una preghiera”.

(Foto: Santa Sede)

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