CL ed ACI: prove di sinodalità

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Ha suscitato una gran voglia di ripartenza la presentazione del 42^ Meeting di Rimini per un ritorno in grande stile nella Nuova Fiera che per 20 anni (con la sola eccezione dello scorso anno) ha sempre ospitato la kermesse, che promette molte presenze, pur nel rispetto delle norme, dal 20 al 25 agosto, con un titolo significativo, ‘Il coraggio di dire io’, che è tratto da una frase diario del filosofo danese Søren Kierkegaard, per poi riscoprirsi, alla luce dell’esperienza cristiana, ‘parte di una sinfonia’, come ha detto il presidente della fraternità di Cl, don Julian Carron, nel colloquio con il presidente dell’Azione Cattolica Italiana, Matteo Truffelli.

Una riscoperta dell’ ‘io’ in grado di generare un ‘noi’ che il Meeting da sempre documenta,come ha affermato ha detto il presidente della Fondazione Meeting Bernhard Scholz: “Quando abbiamo pensato a questo titolo avevamo davanti le testimonianze di genitori, docenti, imprenditori, operai, volontari, medici, infermieri”.

Introdotti dal direttore Emmanuele Forlani sono intervenuti da Pavia il neuroscienziato Andrea Moro e dall’Uganda, Rose Busingye, infermiera del Meeting Point International di Kampala dove sono curate migliaia di orfani per guerra o malattia.

E poi il comico Paolo Cevoli, il giovane violinista riminese Federico Mecozzi, che con il violinista Uto Ughi (protagonista del concerto di apertura) saranno protagonisti di tanti eventi che torneranno ad animare anche il centro storico di Rimini, in cui si sarà ambientata anche una manifestazione teatrale sulla Divina Commedia nel 700^ anniversario di Dante.

Ma la pandemia restituisce anche il grande impegno dello scorso anno, dando luogo a tante piazze virtuali del Meeting, per partecipare anche da remoto: saranno più di 100 quest’anno.

La presentazione del Meeting è stata preceduta dal dialogo, avvenuto all’Università Cattolica di Milano,  fra il presidente dell’Azione Cattolica, Matteo Truffelli, e la guida di Comunione e Liberazione, Julián Carrón, con la ‘regia’ del giornalista Ferruccio De Bortoli, su quattro punti chiave: la comunità, la politica, la libertà e la Chiesa.

Per Truffelli la pandemia ha fatto emergere l’alternativa tra il principio della fraternità e il virus dell’individualismo, la ‘tristezza individualistica’ di cui parla l’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’: “La lotta di tutti contro tutti rende gli individui più facilmente omologabili… E’ la stagione propizia”.

Anche per don Carron la situazione è propizia: “Nella storia le grandi rotture inducono anche il bisogno di unità e possono innescare o accelerare fortemente processi imprevedibili, come ad esempio fu l’avvio della costruzione europea, con la Ceca, dopo la Seconda Guerra mondiale… Dunque dobbiamo chiederci se «in forza della novità di Cristo possiamo dare un contributo reale di efficacia e di stabilità. Non con prediche o appelli etici, ma attraverso esperienze vissute di umanità più aperta, fraterna, accogliente, soddisfacente”.

Sulla questione dell’unità dei cattolici in politica Truffelli ha invitato a pensare ‘buone idee’: “Non possiamo identificare la presenza cattolica in politica con una forma ridotta al visibile, al raggruppato, all’etichettabile… Il mondo cattolico ha un ‘bagaglio’ cultural-politico invidiabile, che va speso ricordandosi che la politica è il senso dell’insieme…

Importante è che l’impegno sociale e politico sia «una semina di unità e di speranza, e non di contrapposizioni e sfiducia, come fa una politica di potere”.

Invece Carrón ha invitato a risalire all’origine della questione, perché insistere solo sulle conseguenze è insufficiente: “Egoismo e nichilismo sono sfidati quando si vede gente che attrae o ci fa invidia perché gode davvero la vita in ogni circostanza, in una maniera inimmaginabile. E’ da qui che possono nascere iniziative e azioni in grado di trascinare tutti”.

L’ultima questione posta da De Bortoli ha riguardato la libertà, a cui Truffelli ha proposto la fraternità: “Bisogna ripensare l’idea di diritto, distinguendola bene dalla falsa idea che il diritto coincida con la libertà di imporre il proprio desiderio, individuale o collettivo, agli altri, o agli altri popoli”.

Di nuovo Carrón ha richiamato il valore, anche pedagogico, dell’esperienza, attraverso l’immagine del coro: “Possiamo imparare nell’esperienza che l’affermazione dell’altro, nell’unità, potenzia l’affermazione di sé; che immerso in un noi l’io viene esaltato”.

Infine non poteva mancare la domanda sulla ‘sinodalità’: per Truffelli il percorso è già in atto, anzi è maturato nel tempo come coscienza che ‘la differenza è ricchezza e non obiezione’, affermando che è tempo di “liberarsi del clericalismo autoreferenziale, dell’astrattezza; e riscoprire il Battesimo”.

Anche per Carron la sinodalità esiste grazie allo Spirito Santo: “Non saranno infatti le nostre paturnie ecclesiastiche o pastorali a sfidare il nichilismo o a riempire chiese vuote. La sinodalità darà frutto se ci mettiamo insieme all’ascolto di quello che il Mistero suscita, delle novità che fa succedere: fatti, esperienze, accadimenti in cui si documenta una pienezza di corrispondenza al bisogno profondo delle persone”.

(Foto: Diocesi di Milano)

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