L’Ambasciatore armeno presso la Santa Sede replica all’Assistente del Primo Vicepresidente azero: parole di pace mentre continua l’uso della forza

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Riportiamo di seguito i commenti di S.E. il Sig. Garen Nazarian (foto di copertina), Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede e il Sovrano Ordine Militare di Malte, all’articolo pubblicato l’11 maggio 2021 su Faro di Roma, che aveva ripreso delle affermazioni di Elchin Amirbayov, Assistente del Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbaigian (cioè la moglie del dittatore azero, Mehriban Aliyeva), già Ambasciatore presso la Francia e la Santa Sede, in Italia per una “visita di lavoro”.

Abbiamo riferito delle dichiarazioni del Sig. Amirbyov il 4 maggio 2021 [QUI]: «Per chi si domanda ancora quale è la sorte del patrimonio culturale e religioso armeno nel Nagorno-Karabakh sotto occupazione azera – dopo i tanti articoli che abbiamo dedicato all’argomento (qui sopra soltanto una piccola selezione) – facciamo seguire la Dichiarazione del Ministero degli Esteri armeno su cosa sta succedendo con la cattedrale armena Ghazanchetsots di Sushi. E poi, potete leggere, interpretare e capire la lunga intervista L’importanza dell’alleanza tra Italia e Azerbaigian (con un passaggio anche sull’alleanza tra il Vaticano e l’Azerbajgian), pubblicata oggi 4 maggio 2021 su Ilgiornale.it. Quale tipo di “lavoro” Amirbayov è venuto a fare qui da noi, si comprende, quando spiega in modo chiaro quali sono i rapporti dell’Italia e della Santa Sede con l’Azerbaigian e come espone “la visione del suo paese per una pacificazione regionale postbellica”. Cioè, invece di un servizio giornalistico leggerete una velina con il copia/incolla dal classico manuale di propaganda, mistificazione e disinformacia stile sovietico-azerbajgiano».

I commenti dell’Ambasciatore armeno Garen Nazarian

Nell’articolo il Sig. Amirbayov parla di pace, stabilità e riconciliazione tra paesi vicini e, nel frattempo, il suo governo prosegue la politica della minaccia e dell’uso della forza.

Mentre le scrivo, il governo azerbajgiano continua i suoi atti provocatori al confine meridionale dell’Armenia mettendo in pericolo la stabilità e la sicurezza di tutta la regione.

Queste azioni irresponsabili sono ispirate dallo stesso presidente dell’Azerbaijan che persevera nelle sue rivendicazioni territoriali contro la mia nazione e se vuole più dettagli li potrà trovare nell’intervista ad Aliyev del 20 aprile scorso che rivela appieno la natura falsa delle dichiarazioni dei rappresentanti del governo azerbajgiano su “pace e riconciliazione”.

Amirbayov ribadisce anche che, durante la guerra in Artsakh (Nagorno Karabakh), gli attacchi contro le chiese e i monasteri armeni non sono mai stati premeditati.

Voglio ricordare, tra i vari crimini di guerra commessi dall’esercito dell’Azerbaijan durante l’aggressione contro l’Artsakh, l’attacco deliberato della cattedrale del Santissimo Salvatore Ghazanchetsots a Shushi con armi di alta precisione due volte nello stesso giorno, seguito dagli atti di vandalismo dopo che il cessate il fuoco era stato proclamato.

Per non parlare del fatto che in questi giorni l’Azerbajgian interviene sulla Cattedrale di Shushi senza consultarsi con la Chiesa Armena Apostolica, violando palesemente il diritto dei credenti armeni alla libertà di religione. Ed è altrettanto e oltremodo preoccupante che l’Azerbajgian abbia iniziato a modificare l’aspetto architettonico della chiesa prima dell’inizio dei lavori da parte della missione di valutazione degli esperti dell’UNESCO.

Mi permetta una chiosa poi sull’affermazione di Amirbayov circa lo “spirito di multiculturalismo e di rispetto interreligioso” dell’Azerbajgian. Proprio ieri martedì 12 maggio è uscito, a cura della Commissione USA sulla Libertà Religiosa Internazionale, il 2020 International Religious Freedom Report. Nel rapporto di 108 pagine l’Azerbaijan viene collocato nella speciale lista di nazioni sotto osservazione (Countries recommended for the State Department’s Special Watch List) a causa delle eclatanti violazioni della libertà religiosa nel paese, non da ultime le recenti violazioni commesse durante la nuova guerra contro il Nagorno-Karabakh e i suoi territori circostanti.

All’interno della sezione dedicata all’Azerbajgian, il rapporto solleva serie preoccupazioni circa la conservazione e la protezione dei luoghi di culto armeni e sulla vandalizzazione e distruzione di cimiteri e lapidi armene.

A tal proposito mi preme ricordare delle decine di migliaia di croci di pietra di epoca medievale, perle dell’umanità, abbattute e distrutte con i bulldozer nel Nakhchivan per cancellare le tracce dell’eredità cristiana armena. Un crimine che è stato commesso in tempo di pace e lascio ai suoi lettori il giudizio sul cosiddetto Azerbajgian tollerante e multiculturale del Sig. Amirbayov.

Garen Nazarian
Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede

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