Papa Francesco ricorda l’attentato a san Giovanni Paolo II

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“Domani ricorre la memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Fatima e anche il 40°anniversario dell’attentato a San Giovanni Paolo II, qui in Piazza. Egli stesso sottolineava con forza che doveva la vita alla Signora di Fatima. Questo evento ci rende consapevoli che la nostra vita e la storia del mondo sono nelle mani di Dio. Al Cuore Immacolato di Maria affidiamo la Chiesa, noi stessi e tutto il mondo. Chiediamo nella preghiera la pace, la fine della pandemia, lo spirito di penitenza e la nostra conversione”.

Così papa Francesco nell’udienza generale in presenza nel cortile di san Damaso, ha ricordato il quarantennale dell’attentato  a san Giovanni Paolo II, che ricorre domani; mentre nell’udienza generale ha continuato il tema sul ‘combattimento della preghiera’, senza aver ringraziato i fedeli per la presenza:

“Sono contento di riprendere questo incontro faccia a faccia, perché vi dico una cosa: non è bello parlare davanti al niente, a una telecamera. Non è bello… E vedere ognuno di voi a me fa piacere, perché siamo tutti fratelli nel Signore e guardarci ci aiuta a pregare l’uno per l’altro. Anche la gente che è lontana ma sempre si fa vicino… Portate il messaggio del Papa a tutti. Il messaggio del Papa è che io prego per tutti, e chiedo di pregare per me uniti nella preghiera”.

A proposito della preghiera il papa ha sottolineato che essa non è una ‘passeggiata’: “Nessuno dei grandi oranti che incontriamo nella Bibbia e nella storia della Chiesa ha avuto una preghiera ‘comoda’… La preghiera certamente dona una grande pace, ma attraverso un combattimento interiore, a volte duro, che può accompagnare periodi anche lunghi della vita. Pregare non è una cosa facile e per questo noi scappiamo dalla preghiera”.

Si corre il rischio di ‘fuggire’ la preghiera: “Ogni volta che vogliamo farlo, subito ci vengono in mente tante altre attività, che in quel momento appaiono più importanti e più urgenti… Noi fuggiamo dalla preghiera, non so perché, ma è così. Quasi sempre, dopo aver rimandato la preghiera, ci accorgiamo che quelle cose non erano affatto essenziali, e che magari abbiamo sprecato del tempo. Il Nemico ci inganna così”.

La preghiera può essere anche ‘fastidiosa’ ed è una lotta: “Tutti gli uomini e le donne di Dio riferiscono non solamente la gioia della preghiera, ma anche il fastidio e la fatica che essa può procurare: in qualche momento è una dura lotta tenere fede ai tempi e ai modi della preghiera. Qualche santo l’ha portata avanti per anni senza provarne alcun gusto, senza percepirne l’utilità”.

La preghiera ricorda che la fede non è ‘facile’: “Il silenzio, la preghiera, la concentrazione sono esercizi difficili, e qualche volta la natura umana si ribella. Preferiremmo stare in qualsiasi altra parte del mondo, ma non lì, su quella panca della chiesa a pregare. Chi vuole pregare deve ricordarsi che la fede non è facile, e qualche volta procede in un’oscurità quasi totale, senza punti di riferimento”.

Ed allora come resistere alla tentazione di non pregare, come evidenzia il Catechismo della Chiesa cattolica: “Se perlustriamo la storia della spiritualità, notiamo subito come i maestri dell’anima avessero ben chiara la situazione che abbiamo descritto.

Per superarla, ognuno di essi ha offerto qualche contributo: una parola di sapienza, oppure un suggerimento per affrontare i tempi irti di difficoltà. Non si tratta di teorie elaborate a tavolino, no, quanto di consigli nati dall’esperienza, che mostrano l’importanza di resistere e di perseverare nella preghiera”.

Inoltre, per far comprendere meglio il senso della preghiera, ha raccontato un episodio personale: “Mi viene alla memoria una cosa che ho vissuto da vicino, c’era una famiglia che aveva una figlia di 9 anni con una malattia che i medici non sapevano cosa fosse e alla fine il medico disse alla mamma signora chiami suo marito la bambina non passa la notte, ha un’infezione che non possiamo fare nulla, quell’uomo aveva una fede grande.

Uscì piangendo lasciò la moglie prese il treno e andò nella basilica della Madonna di Lujan e lì era chiusa già la basilica perchè era notte, ma lui si aggrappò alle grate della basilica tutta la notte pregando la Madonna. Questo l’ho vissuto io. Alle 6 del mattino salutò la Madonna e tornò a casa.

Quando arrivò trova la moglie sorridente e la bambina era guarita. Quell’uomo lottando con la preghiera ha avuto la grazia della Madonna. La preghiera fa i miracoli, la preghiera va al centro della tenerezza di Dio come padre”.

Il messaggio finale è un invito a non scoraggiarsi: “Se in un momento di cecità non riusciamo a scorgere la sua presenza, ci riusciremo in futuro. Capiterà anche a noi di ripetere la stessa frase che disse un giorno il patriarca Giacobbe: ‘Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo’.

Alla fine della nostra vita, volgendo all’indietro lo sguardo, anche noi potremo dire: ‘Pensavo di essere solo, ma no, non lo ero: Gesù era con me’. Tutti potremo dire questo”.

(Foto: Santa Sede)

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