VI Domenica di Pasqua. Un nuovo stile di vita: ‘amare’

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La sera dell’addio Gesù agli Apostoli, che Egli stesso aveva chiamati singolarmente e che avrebbero dato prova di aver capito abbastanza poco del suo messaggio di amore ed erano rimasti lontano anni luce dal Regno di Dio annunciato da Cristo, tanto che Giuda lo tradisce per trenta denari, Pietro lo avrebbe rinnegato davanti alla portinaia, gli altri sarebbero fuggiti per la paura, a questi futuri Apostoli Gesù ribadisce l’unilateralità della sua scelta: ‘Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi’.

A questi Apostoli della Nuova Alleanza Gesù chiede una cosa sola: ‘rimanete nel mio amore…  amatevi come io vi ha amati’. Mentre Gesù si prepara ad andare in croce, dopo avere lavato i piedi a questi suoi discepoli, nel discorso di addio si preoccupa di insegnare loro come rapportarsi tra di loro e con il mondo intero.

Il vero discepolo di Gesù non si distingue perché prega o fa prodigi nel nome di Gesù, neppure perché possiede una scienza raffinata ma solo perché ‘ama’ come il suo Signore.  Ma cosa è l’amore?  Nel Vangelo Gesù ci presenta l’amore in tre piani: a) l’amore del Padre per il Figlio, Verbo eterno, (‘come il Padre ha amato me…’), b) l’amore del Figlio (Gesù) per tutti gli uomini (‘anche io ho amato voi…’), c) l’amore degli uomini tra di loro (amatevi gli uni con gli altri come io ho amato voi).

Questo amore si chiama ‘agape’ e sono tre gradi dello stesso amore: un amore che parte dal Padre e arriva a tutti gli uomini. Se noi siamo innestati a Cristo (io sono la vite, voi i tralci), se Cristo è il Figlio generato dal Padre, perché  procede dal Padre  (questa è processione di amore), proprio questo amore è amore evangelico.

Esiste anche un altro amore, che è puramente umano, quello che con termine greco è detto ‘eros’: questo è dominato dalla legge della reciprocità: ‘do ut des’, mi devi amare come io ti amo, tanto quanto io amo te: questo amore è puro contraccambio. Il primo amore, quello evangelico, non è contraccambio ma è dono di Dio: esso parte dal Padre e tramite Gesù arriva a noi.

E’ un Dono, che siamo chiamati a trasmettere ai fratelli. Questo amore diventa nel concreto perdono, generosità, servizio, fiducia, sopportazione. Per ricevere l’amore dal Padre e da Gesù, occorre la predisposizione a volerlo trasmettere ai fratelli. Diceva Gandhi: l’amore è l’anima del cristianesimo; e Benedetto Croce: “Amore verso tutti gli uomini senza distinzione di genti e di classi, di liberi e di schiavi, verso tutte le creature, verso il mondo intero, che è opera di Dio, quel Dio che è amore”.

Siamo chiamati ad amare non perché Gesù ci comanda di amare, ma perché ciascuno di noi è realtà vivente dell’amore  di Dio. Dio infatti amando crea e creando ama; Cristo Gesù diventa uomo per redimerci, per salvarci, per aprire a noi le porte del Regno dei cieli.

Il compito poi di estendere e far conoscere questo amore è affidato alla Chiesa, dove dice Gesù ai suoi discepoli: ‘Come il Padre ha mandato me, così io mando voi!’. Il mondo oggi ha bisogno di aiuti, di opere umanitarie, filantropiche; ma ha soprattutto bisogno di Dio, che noi invochiamo ‘Padre nostro che sei nei cieli’.

E’ incapace di amare e perdonare solo colui che non ha conosciuto Dio. Amare allora non come ‘eros’, l’amore come passione travolgente che mira solo a possedere; amore non come ‘filia’ (termine greco) che significa predilezione, gentilezza, cortesia, amicizia; l’amore cristiano non è né eros, né filìa, ma è ‘agàpe’: carità, donazione, condivisione, compartecipazione alla vita dei fratelli in nome di Dio. 

Mi dirai forse: è difficile! Certamente, ecco perché Gesù ha istituito l’Eucaristia, dopo avere lavato i piedi agli Apostoli, e dice ‘voi mi chiamate Signore e Maestro, e dite bene perché lo sono, ma io vi ho lavato i piedi, vi ho dato l’esempio, fate come ho fatto io!’. Ti senti debole, ti senti incapace, allora: ‘prendete e mangiate, dice Gesù, questo è il mio corpo’.

Siete deboli, affaticati, oppressi, venite a me, io vi ristorerò. Ecco allora la celebrazione della Messa domenicale. Incontrarsi con Cristo, ascoltare la sua Parola, rafforzare lo spirito per attuare l’amore.  Non è retorica, amico che leggi o ascolti, è costatazione concreta, questo significa essere cristiano. 

La missione del servire è la missione stessa dell’amore perché amare significa dare senza ricevere, offrire senza aspettare ricompensa; questa poi verrà dal Padre che sta nei cieli. La società oggi ha più bisogno di uomini buoni, che amano, che di uomini grandi e potenti; con l’amore le piccole cose diventano grandi, senza l’amore crollano anche i palazzi e le cattedrali.

La gente tante volte chiama amore ciò che purtroppo è il contrario, questa gente crede solo all’etichetta dell’amore; poi cade l’etichetta e compare e resta solo l’egoismo, l’arrivismo, l’abbandono, il tradimento, quando, ancora peggio, si arriva alla tragedia.

Quanto invece è diverso e grande l’amore di Dio: questo Dio che  pensa a te prima ancora che tu nascessi; questo Dio che per amore diventa il Redentore. Questo Dio oggi bussa alla porta del tuo cuore per essere compagno nel tuo viaggio della vita, nel tuo dolore, per additarti la vera via della salvezza e si fa esempio: amatevi come io vi ho amato.

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