Il Sermig partner sociale del Giro d’Italia per risvegliare le coscienze assopite

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Oggi da Torino inizia il 104^ Giro d’Italia di ciclismo, che terminerà domenica 30 maggio a Milano con 8 arrivi in salita, 6 tappe per velocisti, 2 a cronometro, un tratto finale in sterrato e altre frazioni comunque molto varie e adatte a colpi di mano e fughe. Il punto più a Sud sarà la partenza dell’ottava frazione da Foggia, mentre la ‘Cima Coppi’ è fissata sul Passo Pordoi a quota 2233 metri e la tappa ‘regina’ sarà quella che porterà la comitiva da Sacile a Cortina d’Ampezzo, con ben 5700 metri di dislivello.

Inoltre questo Giro d’Italia dedicherà alcune tappe ad importanti date della storia d’Italia: nella prima tappa a Torino verrà ricordato il 160° Anniversario dell’Unità d’Italia. La tappa di Ravenna celebrerà i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, sepolto in quella città. Foligno è stata scelta anche perché in quella località nel 1472 venne stampata la prima Divina Commedia. Inoltre si ricorderà Alfredo Martini, lo storico commissario tecnico del ciclismo azzurro, a 100 anni dalla nascita, facendo tappa nella sua città natale, Sesto Fiorentino nella 12^ tappa, che transiterà anche da Ponte a Ema per ricordare Gino Bartali.

Ma quest’anno il Giro d’Italia avrà un partner sociale d’eccezione: il Sermig con il progetto ‘3479 chilometri di speranza’ con una presenza dei suoi volontari in tutte le città toccate dalla Corsa Rosa, avvicinando giovani, scuole, amici in questo periodo funestato dal Covid-19, consegnando ai rappresentanti della società civile e delle istituzioni la ‘Lettera alla coscienza’, manifesto dell’impegno civile del Sermig (Servizio missionario giovanile).

Nella Lettera il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, invita a riconoscere nel volto dell’altro il proprio: “La storia bussa ogni giorno alla porta della nostra umanità, del nostro cuore, della nostra intelligenza. Intorno a noi abita un odio più forte di mille bombe atomiche. Siamo capaci di andare nello spazio, di fabbricare missili intelligenti e debellare malattie fino a ieri incurabili. Eppure, non siamo ancora capaci di riconoscere nell’altro il nostro volto.

Non sappiamo farci interpellare concretamente dagli esodi incessanti di chi fugge da situazioni di estrema povertà, da chi muore per fame, dagli esclusi dal mondo del lavoro, dai tanti giovani che continuano a mettersi fuori gioco con le droghe e altre dipendenze, dai bambini che muoiono ‘giocando’ al suicidio. Non sappiamo commuoverci davanti a milioni di bambini non nati, ai bambini soldato o resi oggetto di piacere”.

Olivero invita tutti a non restare indifferenti davanti agli avvenimenti: “Non sappiamo chiedere perdono pensando alle vittime della cattiveria, del bullismo, che può portare anche a gesti estremi. Restiamo indifferenti davanti a chi continua a essere ucciso per la propria fede e per i propri ideali, non siamo capaci di contrastare chi continua ad alimentare senza scrupoli il mercato delle armi e del terrorismo.

Non ci sforziamo di capire, se non costretti dagli eventi, che le pandemie mondiali più terribili, come il Covid-19, si possono prevenire, frenare e debellare solo con lo sforzo congiunto di tutti: dal più grande scienziato al più semplice cittadino ovunque viva nel mondo”.

Per questo il fondatore del Sermig invita a non lasciarsi sfuggire la speranza: “In un mondo così appare difficile sperare. La misura è uscita di misura, ma l’oggi è ancora nelle nostre mani, possiamo insieme progettare il futuro, e quello che non è stato può essere”.

Ed afferma che è possibile applicare la misura della giustizia, che si concretizza nel perdono, come illustra la Bibbia: “E’ un invito per i credenti, ma anche per chi non lo è, perché ognuno di noi può riconciliarsi. Per me, la misura è questa. Potrei puntare il dito in alto, scandalizzarmi, fare polemiche, ma da tempo ho capito che purtroppo non basta gridare: ‘Al lupo, al lupo’ per cambiare le cose. La verità va vissuta nell’intimo, ogni giorno. Ho capito che è molto meglio puntare il dito su me stesso: io, cosa sono disposto a fare?”

Nella lettera c’è l’invito a ‘risvegliare’ la coscienza, mettendosi al servizio di tutti per un grande ‘sogno’: “E’ tempo di risvegliare la coscienza e capire che i piccoli possono fare cose grandi, ma occorre che torniamo a credere nella forza propulsiva del fare comunità. Occorre gente che abbia voglia di mettere l’io al servizio del noi, un’unica squadra al servizio di una grande visione…

Un’autorità capace di mobilitare senza violenza milioni di persone, di entrare nei palazzi dei partiti, dell’economia, della cultura e della scienza, delle diverse confessioni religiose e portare a una svolta, alla rivoluzione di chi vive il potere come servizio. Una nuova primavera è possibile, diamo voce alla coscienza, in ogni età della vita. Cominciando da quando si è piccoli e dalle cose piccole”.

La coscienza apre al mondo e permette di capire quello che può essere fatto e quello che non può essere fatto, sottolineando due ‘no’ importanti: “Il primo ‘no’ fermo va detto alla droga, leggera o pesante, libera o non libera. Perché la droga fa male e chi la compra alimenta le mafie e il mercato criminale internazionale.

Gandhi riuscì a sconfiggere il più grande impero coloniale del suo tempo chiedendo alla sua gente di non consumare il sale degli occupanti. Oggi i giovani possono sconfiggere uno dei più grandi imperi economici del male con il loro ‘no’ al consumo della droga”.

L’altro impegno del Sermig è quello contro il mercato delle armi: “Allo stesso tempo, dobbiamo dire un ‘no’ fermo alle armi perché uccidono cinque volte: la prima perché sottraggono risorse all’istruzione, alla sanità, allo sviluppo. La seconda perché bloccano saperi e intelligenze nella costruzione di strumenti di morte sempre più raffinati.

La terza perché vengono usate per distruggere e uccidere. La quarta perché preparano la vendetta. La quinta perché producono ferite e squilibri nei tanti reduci, molto spesso responsabili o spettatori di atrocità disumane e violenze indicibili. Fondamentalismi e dittature, fame e sete, malattie, ignoranza, disoccupazione non si sconfiggono con le armi ma con politiche di giustizia che aprono le porte alla pace”.

Olivero conclude la lettera con un invito alla coscienza degli ‘assopiti’, affinchè il sogno diventi realtà: “Il mondo si può cambiare! Abbiamo dentro la forza interiore per farlo, una forza che ribolle e geme in noi. Scrivo alla coscienza di chi ha voglia di ascoltare perché sono un pover’uomo e parlo ai poveri uomini come me.

Sono convinto che per fare nuovo il mondo servano la mia e la vostra debolezza. Serve la debolezza dei giovani senza potere, i più poveri di tutti, i più sfruttati, perché Dio da sempre scommette sui piccoli.

Dio ama senza misura il nuovo che i giovani portano dentro e sa che sono in grado di realizzarlo. Un miracolo che può esplodere solo se la coscienza si risveglia in loro, in noi, in tutti. Allora, lo stupore busserà alla porta della storia”.

Ed il messaggio di speranza si trasformerà anche in un progetto di solidarietà per bambini e ragazzi in Italia e  nel mondo,’Per chi non ha sport’, per sostenere attività sportive organizzate dal Sermig negli ‘Arsenali’ di Torino, di San Paolo del Brasile e a Madaba in Giordania, dal sito oppure con l’iban  IT73D0306909606100000067046 Causale: Arsenale dello Sport.

(Foto: Sermig)

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