Il cristiano deve uscire sempre, come ha fatto Gesù. La prima udienza generale di Papa Francesco

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“Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure” E allora noi “dobbiamo muoverci per primi verso i fratelli, portare Gesù nel mondo”. Papa Francesco tiene la sua prima udienza generale. Dedica la catechesi alla Settimana Santa, alla missione terrena di Gesù che, “ha chiamato accanto a lui dodici persone semplici”, ha predicato la “misericordia”, e “ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli”. E proprio questi ultimi sembrano essere il centro dell’impegno di Papa Francesco, che – al termine dell’udienza – si sofferma diverso tempo a salutare i malati.

È il Gesù persona, quello che si dipana dalle parole di Papa Francesco. Un Gesù che “non ha casa perché la sua casa è la gente, siamo noi!, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio”. Un Gesù che nella Settimana Santa arriva all’apice della missione sua missione terrena. Dopo essere stato tra la gente e come la gente, essersi commosso, aver persino subito il tradimento di un amico, Gesù arriva a spogliare se stesso, a offrire la vita. Ma – sottolinea Papa Francesco – “Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi”.

È questa “la nostra strada”. Sottolinea il Papa che “vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore, vuol dire imparare ad uscire da noi stessi – come dicevo domenica scorsa – per andare incontro agli altri, (…) per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!” In fondo, Papa Francesco ha fondato sin dall’inizio il suo pontificato sul “camminare”, sull’andare incontro agli altri.

E proprio questo suo slancio missionario sembra lo abbia messo in buona luce nelle Congregazioni Generali, portando poi i cardinali a sceglierlo come successore di Pietro. “Vivere la Settimana Santa – afferma ancora il Papa – è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”: da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio”. Papa Francesco è un uomo di dialogo, vuole che le cose siano comprese dal basso. Più che ai grandi principi, punta ad una vita cristiana vera e aperta e portata agli altri. “Spesso – dice Papa Francesco – ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo il coraggio di “uscire” per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù sconvolge i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito, la sua idea di Messia. E Gesù guarda i discepoli e rivolge a Pietro forse una delle parole più dure dei Vangeli: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33)”.

Traspare, nelle parole di Papa Francesco, una spiritualità rigorosa, precisa, ma aperta all’amore di Dio, a quella tenerezza che si avvia ad essere uno dei temi centrali del Pontificato. “Dio – afferma – pensa sempre con misericordia; Dio pensa come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano… segno che lo aspettava tutti i giorni dalla terrazza della sua casa; Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo, ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio; Dio pensa come il pastore che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore”.

Cosa deve fare allora il cristiano? “Uscire sempre! E questo con l’amore e la tenerezza di Dio, nel rispetto e nella pazienza, sapendo che noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è Dio che li guida e rende feconda ogni nostra azione”. Al termine dell’udienza, il Papa fa un appello per la Repubblica Centroafricana, assicurando “preghiera per tutti coloro che soffrono, in particolare per i parenti delle vittime, i feriti e le persone che hanno perso la propria casa e che sono state costrette a fuggire. Faccio appello perché cessino immediatamente le violenze e i saccheggi, e si trovi quanto prima una soluzione politica alla crisi che ridoni la pace e la concordia a quel caro Paese, da troppo tempo segnato da conflitti e divisioni”.

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