La storia infinita del Ponte sullo Stretto di Messina ritorna ciclicamente con parole al vento dal 1886. Una storia di sogni, inefficienza burocratica, interessi privati e sprechi all’italiana

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.11.2022 – Vik van Brantegem] – Ritorno sul lancio dell’agenzia ANSA, del 25 novembre 2022, che mi porta a riprendere un mio articolo sul tema, pubblicato su questo Blog dell’Editore il 5 maggio 2021. Ho solo fatto qualche leggero ritocco e un breve aggiornamento, lasciando anche inalterato il titolo e la foto di copertina. Questa è una storia che non invecchia mai. Ciclicamente viene riproposta perché le società coinvolte non sono mai morti e continuano a reclamare il rifornimento di denaro fresco con cui rimangono in vita, anche senza l’opera che è la loro ragion di vita. Cambiano i governi, cambiano i partiti di maggioranza, però, ogni nuovo governo viene sollecitato a ripescare il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, con lo scopo di buttare altri nostri soldi nel bottomless pitt (pozzo – anzi stretto – senza fondo).

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina (Foto ANSA del 25 novembre 2022).

Innanzitutto, questo è il lancio dell’agenzia ANSA: «Manovra: si accelera su Ponte Stretto, stop contenziosi. Possibili aumenti di capitale per Rfi e Anas (ANSA) – ROMA, 26 NOV – Si accelera sul Ponte sullo Stretto nell’ultima bozza della manovra con la prevista riattivazione della società Ponte Stretto Spa e la possibilità di Rfi e Anas di aumento di capitale fino a 50 milioni complessivi per la partecipazione alla società. Sospesi, tra l’atro, i contenziosi in corso. Dall’entrata in vigore della legge, infatti, “sono sospesi i giudizi civili pendenti con il contraente generale e gli altri soggetti affidatari dei servizi connessi alla realizzazione dell’opera. Entro 30 giorni la Società Stretto di Messina sottoscrive l’integrale rinuncia al contenzioso “a completa tacitazione di ogni diritto e pretesa”. (ANSA)».

«Il Ponte sullo Stretto è un’opera strategica fondamentale per il Sud, da realizzare con i soldi nazionali. Per farlo non bastano solo i fondi. Dobbiamo promuovere un ‘patto politico’ largo, trasversale, che ci permetta – finalmente – di iniziarlo e portarlo a termine” (Mara Carfagna @mara_carfagna – Twitter, 4 maggio 2021).

Sul progetto “Ponte sullo Stretto di Messina” (non sapevo che Messina è una parolaccia, ma visto che Carfagna evita il nome…), scrissi un articolo per la Gazet van Antwerpen, il quotidiano più importante delle Fiandre, pubblicato il 3 dicembre 1983. Ero appena immigrato dal Belgio in Italia e sapevo ancora poco dei modi e costumi italici. Il progetto sembrava di realizzazione imminente. Fra 4 giorni siamo esattamente 40 anni dopo. A questo ritmo ancora fra 40 anni i successori di Carfagna staranno a perorare un’opera strategica fondamentale per i Sud e gli Italiani ad ascoltare con la bocca aperta e il cervello chiuso. Infatti, l’ANSA ce l’ha appena confermato.

Quando scrissi questo articolo pubblicato 15 maggio 2021 non riuscivo a ritrovare il mio articolo del 3 dicembre 1983 e pensavo di ricordarmi che l’avesse pubblicato un giornale dei Paesi Bassi nel 1984. Questo volta l’ho ritrovato e lo riporto di seguito nella traduzione italiana dal neerlandese.

Ponte sullo Stretto di Messina nel 2000?
di Vik van Brantegem
Gazet van Antwerpen, 3 dicembre 1983

(Nostra traduzione italiana dal neerlandese)

Un ponte sullo Stretto di Messina, per il collegamento tra la Sicilia e la Calabria? Il Consiglio dei Ministri italiano ha recentemente compiuto un piccolo passo verso la sua realizzazione. Tuttavia, il progetto risale al 1868. L’argomento risale regolarmente dallo Stretto alla superficie. Ma pare sempre una fatamorgana.

È anche un progetto enorme che divide già da decenni i politici e soprattutto gli esperti. All’inizio di novembre, invece, il Governo italiano ha deciso di far entrare in vigore la Convenzione tra lo Stato italiano e la società “Stretto di Messina” (composta da aziende pubbliche e private).

Il Presidente della società e Sindaco di Messina ha dichiarato: «Quando ho iniziato a parlare di un ponte sullo stretto, per molti era come se parlassi di fantascienza. Il tempo però mi ha dato ragione». I tecnici, infatti, avrebbero ora concluso che i piani e i disegni degli architetti sono fattibili. Prima, ovviamente, bisogna decidere se sarà un ponte o un tunnel. Ma secondo le usanze italiane, questo è un “dettaglio”.

Secondo le attuali previsioni, i piani potrebbero essere realizzati entro il 2000. Che, ovviamente, già di per sé ha un suono fantascientifico. Anche il costo (al livello attuale [1983]) sembra ultraterreno: oltre 175 miliardi di franchi belgi [circa 4,5 miliardi di euro]. Tuttavia, ci si assicura che la realizzazione non dovrebbero essere messi in dubbio. Certo, restano le enormi complicazioni tecniche, burocratiche e finanziarie che ancora ci impediscono di raggiungere la Sicilia al volante dell’auto.

Che scrissi l’articolo nel 1983, allora era comprensibile perché, come ricordava anche Tp24.it nel 2020, “nel 1984 c’è Bettino Craxi al Governo, Romano Prodi all’Iri, viene annunciata per la prima volta la data di realizzazione: è fissata al 1994. Intanto il mare di soldi che fino ad allora sono stati spesi finiscono nel nulla”.

Poi, il 15 febbraio 1985 sono entrato in servizio alla Santa Sede, non ho pubblicato più niente e ho perso di vista questo bottomless pit rimasto sospeso nell’aria salata tra Messina e Reggio Calabria.

Se fosse il Regno delle Due Sicilie ancora in essere, senza ombra di dubbio, già da qualche anno questo ponte sarebbe stato inaugurato dal successore di S.M. il Re Francesco II. Ma si sa, è più redditizio il servizio della società dei traghetti. E si sa anche che progetti sono un pozzo di soldi a fondo perduto, da cui attingere per le società coinvolte. “Si calcola che dal 1969 ad oggi si è speso per la più grande opera italiana mai realizzata, qualcosa nell’ordine di qualche miliardo di euro, ma di cemento, viti e bulloni non ne sono mai stati utilizzati per tenere in piedi un solo pilone tra le due sponde calabro-siciliane”, ha scritto Tp24.it solo due anni fa, dando anche una breve cronistoria dell’opera che esiste solo sulla carta. Però, si sa anche che l’italiano medio è una brava persona, ma con poco o niente memoria storica. A margine: è sempre utile (direi indispensabile) leggere sul Sud i media del Sud.

Iniziano i test del Ponte sullo Stretto di Messina voluto da Paola “Lercio” De Micheli (3 settembre 2020).

In piena follia pandemica, ci riprova il Governo Conte e nessuno ci fa caso, tra la follia delle primule dello straordinario Commissario di governo straordinario Arcuri (non far pronunciare il nome da un cinese) e la follia dei banchi a rotelle finiti in discarica della rossa Azzolina, per ricordare solo queste due. Riporto due post sul tema dalla mia bacheca Facebook die allora, insieme alla foto di accompagnamento (sopra).

Post Facebook del 3 settembre 2020

Altre due perle della racconta balle piddiota che fa il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, quella che ha lanciato l’idea di estendere la barzelletta dei congiunti, inventati dal Dittatore Giuseppi, anche agli allunni per poter derogare al distanziamento sui mezzi di trasporto. #brancodibalordiincompetenti
“Siamo l’unico paese al mondo che fornirà 11 milioni di mascherine alla scuola ogni giorno” (Paola De Micheli – Twitter, 2 settembre 2020).
E ne va pure fiera! Vorrei sapere chi le produce, chi le fornisce, chi ci guadagna e quanto. Se Arcuri c’è, batte un colpo.
“Abbiamo istituito una commissione per capire qual è lo strumento migliore per collegare la Sicilia alla Calabria. Per collegarle su ferro, su strada e con una pista ciclabile. L’opera che verrà deve essere sicura ed economicamente sostenibile” (Paola De Micheli – Twitter, 2 settembre 2020).
“Questa è la dimostrazione scientifica che la ‘grillite pentastellata’ è una malattia contagiosa e pericolosa. Ora, ad esempio, si sta spostando sul PD…” (Michelangelo Rubino – Twitter, 2 settembre 2020).

Post Facebook del 6 settembre 2020
“Quello che non capisco è che non ci ribelliamo. Accettiamo la qualunque, salvo però lamentarci sui social, che non serve a nulla” (Cit.). La spiegazione è semplicissima: “Un tale, accortosi che i cretini erano la maggioranza, pensò di fondare il partito dei cretini. Ma nessuno lo seguì. Allora cambiò nome al partito e lo chiamò partito degli intelligenti. E tutti i cretini lo seguirono” (Dino Risi) e “Un numero di cretini che vota un cretino si trova sempre. È così che alcuni cretini diventano deputati” (Pino Caruso). E così avviene che continuiamo ad essere governati – sempre peggio – da un #brancodinalordisenzarotelleintesta, che ci tengono occupati con bonus biciclette e monopattini e banche monoposto a rotelle, per cui progettare il ponte sullo Stretto di Messina a pista ciclabile.

Il Ponte sullo Stretto di Messina. Storia di un’opera, di un sogno e di sprechi italiani
Tp24.it, 21 giugno 2020


La foto copertina di questo articolo è della Domenica del Corriere del 21 marzo 1965, raffigurava il Ponte di Messina con auto, moto e un bellissimo carretto siciliano, nell’articolo si parlava del futuro progetto dell’opera e del costo di 90 miliardi di lire dell’epoca.

A 55 anni di distanza torniamo a parlare del Ponte di Messina, che è di nuovo protagonista della vita pubblica e politica italiana.

Non è per nulla una novità, accade ciclicamente dalla metà del secolo scorso, ma per la prima volta se n’è parlato anche molto tempo prima, ed è diventato oltre che tema di propaganda elettorale, anche un sistema per sperperare e fare arricchire qualcuno con tanto denaro pubblico.

Si calcola che dal 1969 ad oggi si è speso per la più grande opera italiana mai realizzata, qualcosa nell’ordine di qualche miliardo di euro, ma di cemento, viti e bulloni non ne sono mai stati utilizzati per tenere in piedi un solo pilone tra le due sponde calabro-siciliane. Ma vediamo quali sono le tappe della storia del Ponte.

L’attualità – Del Ponte sullo Stretto di Messina prima ne ha parlato e sollevato il tema Matteo Renzi, poi lo ha seguito a ruota pure il premier Giuseppe Conte. Il presidente del consiglio accarezza l’idea della grande opera assecondando una parte della maggioranza: Italia viva e Partito democratico. Il Movimento Cinque Stelle, invece, è stato sempre contrario, anche se il viceministro Cancelleri ha aperto alla possibilità. Per il capo del Governo non è una opera prioritaria tra le infrastrutture del Sud ma ha detto che una volta arrivati i soldi dell’unione europea si siederà al tavolo e senza pregiudizi valuterà la possibile realizzazione del Ponte sullo Stretto. Lo asseconda anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli: “Arrivati i Recovery Fund potremo immaginare una fase di studi e di progettazione dell’opera”.

La cronistoria del Ponte di Messina – Per la prima volta si parla del Ponte di Messina addirittura qualche anno dopo l’Unità d’Italia, nel 1866. L’allora ministro di Lavori Pubblici Jaccini diede l’incarico all’ingegnere Alfredo Cottrau di studiare un ponte tra la Sicilia e la Calabria.

Dopo quasi un secolo nel 1955 c’è la prima costituzione del Gruppo Ponte di Messina. Nel 1969 iniziano gli studi ingegneristici e di fattibilità e il ministero del Lavori Pubblici lancia un “Concorso Internazionale di idee” per un progetto di attraversamento dello Stretto. Vengono presentati 143 progetti e vengono premiati i primi 12. I primi sei ex aequo e lo stesso per i secondi posti, che sono gli altri sei. Insomma un concorso in cui hanno vinto in dodici ma in realtà non ha vinto nessuno, non si riesce a mettere assieme nulla né a fare sintesi dei progetti e intanto da Roma arrivano i primi soldi stanziati: sono 3 miliardi e 200 milioni per gli studi preliminari. Dal ’69 inizia lo spreco Ponte di Messina, tra progettazione, società, concessionaria, ecc.

Nel 1971 viene creata una società di diritto privato con capitale pubblico che diventa la concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del Ponte. Nel 1978 c’è la proposta tecnica su come dovrà essere realizzato e cioè a “campata unica”, sarebbe così, con queste caratteristiche tecniche, il ponte più lungo del mondo co i suoi 3300 metri. Nel 1981 viene costituita la Società Ponte di Messina S.p.a. Ci sono tutti, Istalstat, Iri, Anas, Ferrovie Stato, Regione Siciliana e Regione Calabria.

Nel 1984 c’è Bettino Craxi al Governo, Romano Prodi all’Iri, viene annunciata per la prima volta la data di realizzazione: è fissata al 1994. Intanto il mare di soldi che fino ad allora sono stati spesi finiscono nel nulla.

Nel 1992, durante la campagna elettorale è nel programma di Bettino Craxi, viene presentato un “progetto di massima definitivo” con previsione di spesa, valutazione d’impatto ambientale, il tutto a firma di un ingegnere inglese William Brown. Poi però è scoppiata tangentopoli e fu la fine delle Prima Repubblica e si dovranno attendere 5 anni, per l’approvazione del progetto da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Nel 2001 il Ponte è nel programma elettorale dei due sfidanti che si contendono la guida del Paese: Silvio Berlusconi e Francesco Rutelli. Nel 2003 il Cipe approva il progetto che nel frattempo è stato modificato. L’accordo di Programma tra i Ministeri Infrastrutture, Economia, e gli altri attori impegnati nella realizzazione prevede la costruzuone entro il 2020.

Nel 2005 una Associazione Temporanea d’Imprese Eurolink con a capo Impregilo si aggiudica la gara d’appalto del ponte con un’offerta di 3,88 miliardi di euro.

Poi i tentativi più recenti di Berlusconi nel 2008. Annuncia i lavori, ma non partono, nel 2009 si fissa la data di fine lavori nel 2016, il Cipe stanzia altri 1,3 miliardi di euro e nomina un Commissario Straordinario che verifichi la realizzazione dell’opera.

Nel 2009 Eurolink invia il progetto alla Stretto di Messina S.p.a.. Nel 2011 vede finalmente la luce quello che è il progetto definitivo per la realizzazione del ponte. Il costo totale è di 8,5 miliardi di euro ma l’Unione Europea fa sapere non intende finanziare l’opera perché ritenuta non prioritaria. Gli anni passano, nel 2012 arriva Mario Monti e del Ponte non s’è visto ancora nulla. Monti stanzia 300 milioni di euro per il pagamento delle penali per la mancata realizzazione. Nel 2013 decadono i termini, a Eurolink dovrebbero andare 45milioni di euro di indennizzo per la mancata realizzazione, ma si apre la vertenza e la richiesta della concessionaria è di 779 milioni di euro.

Poi arriva Renzi al Governo e il suo, nel 2016, rimane l’ultimo annuncio. Ora si ritorna a parlare di Ponte, per il quale il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci non se è detto contrario ma ha tenuto a sottolineare come la metà della maggioranza del Governo sia contraria all’opera ed esprime con queste sue parole lo scetticismo: “Il Ponte sullo Stretto è una grande, prestigiosa e utile infrastruttura ma gli annunci degli interventi che servirebbero per l’economia sono dei sogni che rimangono sogni”.

Già la storia di questo ponte dovrebbe far riflettere, se non fare tirare i remi in barca sull’opera che ha tutti i “crismi” di una classica storia all’italiana, fatta di sprechi, inefficienza della politica, burocrazia, interessi e tanti soldi pubblici sprecati.

Vedremo cosa riuscirà a fare il Governo Conte con il Ponte sullo Stretto, già con l’emergenza Covid non sta mantenendo le mille promesse di aiuti alle imprese e ai lavoratori italiani, forse ne vorrà aggiungere qualche altra.

Postscriptum del 5 maggio 2021

Inutile a stare a vedere quello che farà Draghi con il governo dei migliori, dei responsabili e dei costruttori. Speriamo proprio che non ci pensa a buttare via altri nostri soldi in the bottomless pit [V.v.B.].

Postscriptum del 30 novembre 2022

Sostituiamo “Draghi” con “Meloni” e continuiamo a sperare. Alla prossima (anzi, al prossimo governo) [V.v.B.].

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