Mons. Nosiglia nomina un sacerdote per la Cappella del Guarini
Ieri la Chiesa torinese ha celebrato la memoria liturgica della Sindone nella Cappella del Guarini con l’arcivescovo, mons. Nosiglia, senza esposizione del Telo. Secondo la tradizione si tratta del Lenzuolo citato nei Vangeli che servì per avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro.
Nell’omelia l’arcivescovo ha espresso gioia nel celebrare la messa nella Cappella del Guarini, danneggiata dall’incendio del 1997: “Questa Cappella non è solo un pezzo di museo pure importante, ma rispecchia e rinnova il significato che il Guarini ha dato alla sua opera.
La Cappella che ospitava la Sindone è collocata al termine del grande e maestoso scalone che dal Duomo giunge fin qui, dopo un passaggio che accentua il buio fino alla esplosione delle luci naturali a cui l’intera cappella tende seguendo il cammino percorso dalla passione del Signore fino alla sua resurrezione”.
Anche se la Sindone non è in quel luogo, ma il luogo conserva quel significato iniziale della vicinanza di Dio: “E’ un momento che suscita in noi una grande pace e serenità, perché sappiamo che il Signore ha sofferto e patito come noi: è il Dio vicino, buono e provvidente, amico e compagno di strada, che comprende la nostra sorte e se ne fa carico.
Per questo apriamo il nostro animo a colui che dalla Sindone ci chiama a sé per riempire la nostra vita di gioia, quella vera ed intima che ci prende dentro il cuore. Ma siamo qui anche per impetrare dal Signore la grazia di liberarci da tante difficoltà che assillano oggi la nostra vita e quella del nostro prossimo”.
L’arcivescovo ha sottolineato che nella vita ci sono molte difficoltà, ma occorre sconfiggere lo scoraggiamento: “Ed è una prova, soprattutto, la mancanza di speranza e del senso del vivere e del soffrire come Cristo, che ha vissuto ed assume le nostre pene per aiutarci a lottare con forza per la vita sempre e comunque, a qualsiasi costo”.
La Sindone offre la speranza: “La Sindone infonde in chi la contempla con fede una grande speranza, ma non umana, che spesso è illusoria, bensì una speranza forte che dica veramente che si può vincere il male, che c’è qualcosa oltre. Perché il Telo presenta la Passione di Gesù che è il segno più grande dell’amore, e non è solo sofferenza”.
La Sindone offre la forza di credere nella Resurrezione, come ha detto papa Benedetto XVI: “Certo, la via è quella del dolore, ma apre a una dimensione più alta: la consapevolezza che dove c’è la strada apparentemente più difficile esiste uno sbocco positivo derivante dalla speranza certa della vittoria finale.
Non è materia di fede, la Sindone, però conferma, dà forza per credere sempre e ancora di più a Dio che ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, e l’ha dato in quel modo, assumendo i dolori e la sofferenza degli uomini.
E poiché la Passione sfocia nella Risurrezione tutto ha un senso, vale la pena di viverla. La Sindone, ‘Icona del Sabato Santo’, come l’ha definita Benedetto XVI, è dunque già preludio della Risurrezione”.
La Sindone rivela l’amore di Dio: “Sì, la Sindone ci rivela quanto il Signore ci ha amato e ci rende partecipi della intensità di questo Amore, l’Amore più grande che è quello di dare vita a chi non ha vita, amicizia a chi è solo e scartato, perdono a chi ci ha offeso, conforto e coraggio a chi vive nella prova e nel dolore. Questa è la nostra certezza; questa è la nostra vittoria, perché l’Amore che viene da Dio non passa con noi, e mai avrà fine. L’Amore è sempre più forte”.
Infine l’arcivescovo torinese ha affermato che l’opera d’arte del Guarini racchiude il significato altamente spirituale: “Una opera d’arte che vuole esprimere un soggetto religioso ha certamente un grande valore sotto il profilo artistico e museale ma non può mai perdere il contenuto spirituale che possiede e che l’artista ha voluto dargli componendola.
Tanto più quando si tratta di una cappella come questa che si inserisce in un contesto ricco di quel valore sommo che è la morte e risurrezione del Signore che la Sindone ci offre e di cui la cappella ha una sua specifica parte rilevante.
Usufruire della cappella dunque per un atto di culto quale è la santa Messa memoriale della Pasqua del Signore corrisponde sia al suo scopo e sia a quanto il suo autore l’ha posta in questo luogo quale scrigno prezioso della Sindone.
Per questo ho deciso di nominare un sacerdote cappellano di questa cappella in modo che in particolari date o momenti che richiamano la Sindone possa celebrare qui la Messa o altre funzioni liturgiche”.