Da Narni un’invocazione al patrono per non perdere le radici

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Lunedì 3 maggio Narni ha celebrato il patrono, san Giovenale, alla presenza del sindaco, Francesco De Rebotti, che ha donato l’olio e acceso la lampada davanti al busto di san Giovenale; il vescovo ha rivolto un saluto particolare ai malati, anziani, a coloro che hanno avuto sofferenze e lutti nel tempo della pandemia:

“Quest’anno torniamo a celebrare insieme, in presenza, la festa di san Giovenale, benché in forma contingentata e ridotta in ossequio alle norme di contrasto alla epidemia del Coronavirus. Non potremo manifestare la nostra fede con la processione e con altre manifestazioni esterne civili e religiose, ma la gioia è la stessa e possiamo cogliere più in profondità il valore spirituale della festa del nostro Patrono”.

Ha ricordato le origini africane del patrono, che è stato il primo vescovo della Chiesa di Narni e fondatore della città: “Vogliamo brevemente fermarci sulla storia e sui percorsi di questo popolo, di questa chiesa, letti alla luce dalle letture proclamate in questa celebrazione, che sono specchio della realtà presente, modello di un progetto e della missione futura…

Certamente san Giovenale, nella sua azione di fondazione di questa Chiesa, si è rifatto a san Paolo e anche oggi verifichiamo la nostra fedeltà guardando all’apostolo delle genti. Chiamato da Gesù, ha abbandonata la visione e il mondo precedente per rispondere con la stessa esuberanza e generosità alla chiamata di Gesù e alla missione, da lui ricevuta”.

Il vescovo ha invitato i cittadini ad essere fedeli al suo patrono: “San Giovenale ha annunciato Gesù ai nostri avi e ha fondato questa comunità, edificata su Gesù e sugli apostoli. Di generazioni in generazione è stata trasmessa la fede delle famiglie, della comunità cristiana cittadina… fino a noi, che abbiamo accolto questo tesoro”.

Ha chiesto, quindi, di non dilapidare il tesoro trasmesso da san Giovenale: “Il tesoro di conoscenze, convinzioni, amore, ricevuto per l’opera di san Paolo e di san Giovenale si va dilapidando, smarrendo… La nostra generazione non è all’altezza di proteggere e custodire il tesoro della fede, dell’amicizia con Gesù, la nostra tradizione cristiana, la solidità della nostra chiesa.

 Adulti indifferenti, giovani distratti e ammaliati da lucciole e surrogati di felicità, famiglie scombinate dalle fragilità dei tempi, dalla indifferenza spirituale, da malsana laicità… Il tesoro in vasi di creta può conservarsi intatto e custodirsi se la nostra responsabilità fa affidamento sulla grazia di Dio, ed è riconosciuto come dono di Dio”.

Proprio Gesù, nell’ultima cena, affida una consegna che il patrono ha tramandato alla città: “Gesù ci affida la consegna dell’unità tra di noi, dell’amore vicendevole e della comunione con Lui e di conseguenza con Dio Padre.

 San Giovenale, pur di trasmettere questo messaggio, ha donato la sua vita come ha fatto Gesù. I cristiani di quella iniziale comunità e dei secoli successivi hanno accolto questa consegna e hanno edificato, in una corale impresa coraggiosa, la chiesa: quella spirituale, questa cattedrale e tanti altri segni ed espressioni della loro fede, che hanno consegnato alle odierne generazioni”.

Ed ha lanciato una ‘sfida’ perché la ‘tradizione’ non resti solo ‘profitto’: “Credo sia il momento di porre mano a rafforzare la vera tradizione legata a san Giovenale: la conversione ad una vita cristiana più autentica e la testimonianza cristiana più concreta e visibile. La pandemia ha condotto molti ad una riflessione sul senso della vita”.

Proprio la pandemia può offrire una diversa lettura sulla vita: “Oggi volgiamo leggere tutto questo alla luce di Gesù Risorto, che dà senso all’esistenza, e di san Giovenale che ci incoraggia a non lasciarci andare allo scoraggiamento e alla china di una indifferenza religiosa che sembra di moda, e al disimpegno civile ed ecclesiale”.

Mentre il giorno precedente la festa del patrono si è svolta la tradizionale cerimonia ‘De Cereis et Palii Offerendi’, omaggio al vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia da parte delle autorità comunali della città di Narni con i rappresentanti delle associazioni di volontariato che sono stati accanto ai deboli e malati, le associazioni di Protezione Civile, le associazioni benefiche cattoliche, coloro che hanno perso il lavoro, medici e infermieri e operatori sanitari, coloro che sono guariti dal Covid, gli insegnanti e gli studenti, degli sposi, degli universitari, degli operatori del turismo, operatori delle arti e dello spettacolo, di quanti hanno continuato ad essere a disposizione del pubblico come i negozianti di generi di prima necessità, di quanti hanno perso i loro cari a causa del Covid ed infine i ceri dei cittadini di Narni e dei terzieri.

Al termine della cerimonia il vescovo ha sottolineato che nessuno può restare indifferente davanti alle catastrofi: “La festa di san Giovenale susciti in noi insieme al desiderio di conversione e di santità, attenzione, responsabilità e partecipazione alla guarigione e alla rinascita della nazione e delle popolazioni dei nostri territori.

Nessuno resti indifferente o spettatore passivo o peggio approfittatore. Tutti e ciascuno abbiamo un sussulto di entusiasmo e di collaborazione per il bene materiale, sociale e spirituale delle generazioni presenti e future”.

(Foto: Elisabetta Lamara – Diocesi di Terni)

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