«¿Mamá, tú tienes secretos?». Spagna: la pedofilia cattolica inesistente, ma con numeri alle stelle. El Paìs: 306 casi con 816 vittime dagli anni trenta

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Arcidiocesi di Madrid: “Ogni relazione sentimentale, tra un adulto e un minore è motivo di cessazione immediata dell’attività pastorale”.
Valentina Alazraki, corrispondente a Roma dell’emittente messicana Televisia: “Noi abbiamo scelto da quale parte stare. Voi, lo avete fatto davvero, o solo a parole? Se voi non vi decidete in modo radicale di stare dalla parte dei bambini, delle mamme, delle famiglie, della società civile, avete ragione ad avere paura di noi, perché saremo i vostri peggiori nemici” [QUI e QUI].

Valentina Alazraki con Papa Francesco sull’Aereo Papale.

I vescovi spagnoli riconoscono l’esistenza di 220 casi di abusi sessuali denunciati nell’ambito della Chiesa cattolica iberica. Di questi, 151 casi sono stati risolti e 69 rimangono ancora aperti. Lo ha detto Mons. Luis Javier Argüello García, Vescovo ausiliare di Valladolid, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Spagnola. Si tratta di dati raccolti negli ultimi vent’anni dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, che dal 2001 riceve le denunce dalle diocesi nel mondo [QUI]. Approvata legge contro la violenza su bambini [QUI]. Conferenza Episcopale Spagnola – Comunicato stampa sull’approvazione della legge contro la violenza sui bambini [QUI].

In totale 54 tra cardinali, vescovi e sacerdoti spagnoli hanno nascosto episodi di abuso negli ultimi decenni [QUI]. La Chiesa Cattolica Romana in Spagna afferma di avere meno casi di pedofilia rispetto ad altri Paesi, ma dichiara di non conoscere il dato preciso sugli abusi. La stessa ha accettato per la prima volta di risarcire le vittime degli abusi dopo aver effettuato una valutazione caso per caso.

La Presidenza della Conferenza Episcopale Spagnola in Piazza San Pietro dopo un incontro con Papa Francesco in settembre 2020: Mons. Luis Javier Argüello García, Vescovo ausiliare di Valladolid (Segretario Generale), Cardinale Juan José Omella y Omella, Arcivescovo metropolita di Barcellona (Presidente) e Cardinale Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo metropolita di Madrid, Primo ordinario per i fedeli di rito orientale in Spagna (Vicepresidente) (Foto di Laura Serrano-Conde/EFE/EUROPA PRESS). Nel video, Mons. Argüello contabilizza le denunce di abusi sessuali su minori da parte del clero spagnolo, giovedì 18 febbraio 2021.

Ione Belarra Urteaga, psicologa spagnola, deputata dal gennaio 2016 e attualmente Ministro per i diritti sociali spagnolo, ha indicato la Chiesa Cattolica Romana in Spagna come complice dell’occultamento degli abusi [QUI].

Ione Belarra Urteaga.

Il quotidiano spagnolo El País ha pubblicato il primo database di riferimento degli abusi sui minori perpetrati nell’ambito cattolico in Spagna, dagli anni trenta ad oggi, a cura di Iñigo Domínguez, Julio Núñez e Daniele Grasso [QUI]. El País afferma che sono 306 i casi noti di pedofilia nella Chiesa Cattolica Romana in Spagna che sono venuti alla luce, con 816 vittime, dagli anni trenta sino al 18 aprile 2021.

Da quando El País nell’ottobre 2018 ha istituito un servizio e-mail per la ricezione delle segnalazioni dei casi di abuso, ha ricevuto centinaia di comunicazioni. Il risultato di tale iniziativa è avvenuto a seguito alla pubblicazione della prima inchiesta svolta sul fenomeno della pedofilia, tramite i pochi dati disponibili, basati sulle sentenze dei tribunali e sulla documentazione presente nell’archivio della biblioteca nazionale. I primi dati emersi: solo 34 casi nell’arco di 40 anni, dei quali la Chiesa Cattolica Romana in Spagna ne ha ammessi solo 4. Dal 2018, la casella di posta elettronica dedicata agli abusi del quotidiano El Paìs ha ricevuto più di 300 comunicazioni, che hanno portato alla pubblicazione di 50 casi. Insieme a quelli che sono venuti alla luce in Spagna tramite i media, i numeri sono saliti alle stelle. El País ha lavorato per mesi per raccogliere e classificare in modo completo le informazioni su tutti i casi noti, al fine di creare il primo database di riferimento sulla pedofilia nella Chiesa Cattolica Romana in Spagna. Il risultato: 306 casi con 816 vittime di violenze fino al 18 aprile 2021. Nei due anni e mezzo di lavoro, la cifra si è moltiplicata per dieci. La contabilità provvisoria che El País ha tenuto fino ad ora ha raggiunto quota 242 casi per circa 550 vittime di abuso. Il numero delle vittime raddoppia se si considerano le stime sul sommerso.

Il crimine della pedofilia è un problema globale. Don Fortunato Di Noto è stato un precursore della lotta alle violenze sui bambini. L’associazione Meter conduce da più di un quarto di secolo una dura battaglia a sostegno dell’infanzia violata: XXV Giornata Bambini Vittime 2021 della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza, contro la pedofilia. Don Di Noto (Meter): “Stare dalla parte dei piccoli”.

Il video di Don Forunato Di Noto.

Cardinale Sean Patrick O’Malley, Arcivescovo metropolita di Boston, Gran priore per gli Stati Uniti d’America Nord-Orientali dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori: “C’è ancora molto da fare” [QUI].

Il Cardinale Sean Patrick O’Malley.

Le denunce di violenza possono giungere anche a distanza di 25 anni dai fatti, ha affermati la Royal Commission australiana. Le vittime impiegano molto tempo per l’elaborazione delle violenze e troppo spesso non vengono supportate adeguatamente dalle istituzioni. In molti casi le vittime sono state emarginate e non ascoltate, con il fine ultimo di nascondere gli abusi. Le denunce di violenze troppo spesso vengono occultate e insabbiate dalle stesse gerarchie cattoliche romane, in alcuni casi, anche con la connivenza di funzionari statali. Tutto ciò, dalle vittime ė considerata una ulteriore violenza subita, che rallenta il percorso di guarigione. Il percorso di riabilitazione dei sopravvissuti passa anche attraverso atti di giustizia, come provvedimenti disciplinari ecclesiali e sentenze dei tribunali civili. Per troppi anni la Chiesa Cattolica Romana, in molte parti del mondo, non ha debitamente considerato, che le prime persone da tutelare devono essere le vittime degli abusi. Troppo spesso nell’abito della Chiesa Cattolica Romana sono stati coperti e tutelati soltanto gli abusatori.

Negli ultimi tempi, la sete di giustizia e di verità delle vittime, è stata affiancata da importanti inchieste investigative dei media, che hanno ben compreso l’enorme portata del problema. In molti casi i media hanno scoperchiato la pentola degli abusi dall’esterno.

Il database costituito da El Paìs verrà aggiornato con i nuovi casi che verranno alla luce. Lo strumento è progettato per documentare accuratamente il fenomeno degli abusi e aiutare le vittime nel percorso di guarigione. L’elenco dei casi è pubblico e consultabile, ordinato cronologicamente, diviso per luogo, comunità e ordine religioso.

El Paìs afferma che la Spagna è un deserto statistico sulla reale estensione del crimine della pedofilia nella Chiesa Cattolica Romana in Spagna [QUI]. La Conferenza Episcopale Spagnola che – a differenza di tanti Conferenze Episcopali di altri Paesi – si è rifiutata di indagare, ha sostenuto che non possiede quasi nessuna prova di casi di pedofilia, che non ha a disposizione dati o cifre in merito, affermando che, comunque, i casi sono di poco conto.

EL Paìs nel 2018 ha iniziato a indagare su quale fosse il reale impatto del crimine di pedofilia, già venuto alla luce attraverso le inchieste dei media internazionali. Dopo una richiesta di informazioni a tutte le diocesi spagnole e una ricerca delle sentenze di condanna nei tribunali, il bilancio è stato di soli 34 casi e 80 vittime in 40 anni. Due anni e mezzo dopo, e dopo un lungo lavoro di revisione e classificazione, El Paìs ha presentato il primo database di riferimento su questo crimine.

La creazione di un database nazionale è utile per diversi scopi: documentare e chiarire la portata dello scandalo degli abusi, sostenere le vittime, sollecitare le denunce ancora non presentate, segnalare i casi alle competenti autorità. Costituire un modello di riferimento ė fondamentale per sostenere le vittime che si sentono abbandonate al proprio destino. In molti Paesi del mondo è stato creato un solido sistema di denuncia delle violenze, che ha portato a risultati di rilievo. Le istituzioni di riferimento sono state di fondamentale importanza per le vittime rimaste per decenni nell’ombra del loro dolore, poiché, grazie al loro supporto, le vittime hanno trovato il coraggio di denunciare gli abusi. Molte denunce sono state presentate quando le vittime rimaste nel silenzio hanno visto altre vittime denunciare e ottenere risultati insperati.

Nel 2002, il lavoro d’inchiesta del Boston Globe con il “caso Spotlight” ha svelato al mondo un panorama inatteso e inquietante. Nel mondo anglosassone, la pubblicazione degli elenchi dei predatori e dei casi di abuso sessuale è stata una scelta comune – come quella di AFP, Boston Globe, BishopAccountability.org, alcune diocesi statunitensi e associazioni di vittime, unitamente a studi di avvocati di chiara fama – che ha permesso alle vittime di abuso sessuale di sentirsi accolte e comprese nelle loro immense sofferenze; e gli ha accompagnato nel percorso di guarigione, che prevede che l’autore del crimine di abuso sessuale venga assicurato alla giustizia [QUI] (Spotlight Team, The Boston Globe, 1 Exchange Place, Suite 201 Boston, MA 02109-2132, USA). Pedofilo passionista con Colosseo a vista. Il 9 novembre esce “Il libro di Timothy: il diavolo, mio fratello e io” – 18 Aprile 2021 (Chicago Sun Times: dalla Congregazione nessuna collaborazione).

El País afferma che in Spagna in 69 casi di violenze, il 21% delle volte l’aggressore dopo una denuncia ė stato semplicemente trasferito in altro posto. In 65 casi, un responsabile della Chiesa Cattolica Romana in Spagna ha coperto e tutelato l’aggressore. Per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari interni alla Chiesa Cattolica Romana in Spagna, in 163 episodi (il 53% dei casi) non è noto se ci sia stato un processo canonico. Del restante 47%, 69 persone sono stati sospesi o espulsi e 33 processi canonici sono attualmente in corso. L’elenco comprende 19 laici che hanno commesso abusi in istituzioni religiose. Dei 212 casi accertati di violenza, la maggioranza erano insegnanti (81, di cui 13 laici), seguiti da parroci, sacerdoti o religiosi (78). L’analisi dei dati rivela, che la gerarchia della Chiesa Cattolica Romana in Spagna era a conoscenza delle violenze sessuali nella maggior parte dei casi già da diversi decenni, prima che fossero denunciati ai tribunali e resi pubblici.

El País solleva sospetti di attività di insabbiamento e occultamento su due dozzine di vescovi spagnoli e tra questi sarebbero compresi anche cardinali e vescovi, con incarichi nella Conferenza Episcopale Spagnola in passato o in carica: Cardinale Antonio María Rouco Varela (Arcivescovo emerito di Madrid, già Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola), Cardinale Carlos Osoro Sierra (Arcivescovo metropolita di Madrid, Vicepresidente della Conferenza Episcopale Spagnola), Mons. Braulio Rodríguez Plaza (Arcivescovo emerito di Toledo) e Mons. Jesús Sanz Montes (Arcivescovo metropolita di Oviedo, Membro della Commissione permanente della Conferenza Episcopale Spagnola).

L’occultamento è un reato disciplinato dal codice di diritto canonico punibile con l’espulsione dall’ufficio se le colpe sono gravi. “La negligenza dei vescovi nell’esercizio del loro ufficio è prevista dal codice, in questi casi, con particolare riguardo agli abusi sessuali commessi contro minori e adulti vulnerabili”, si legge nella Lettera apostolica in forma di Motu proprio Come una madre amorevole del Sommo Pontefice Francesco del 24 giugno 2016 [QUI]. El País sostiene che, finora non ci sono riscontri sul fatto che la Santa Sede stia indagando sui casi spagnoli di abusi sessuali su minori e persone fragili.

El Paìs afferma che la maggior parte delle vittime di violenze sono ragazzi (74%), mentre le ragazze sono 211 (26%). Le statistiche prendono in considerazione solo i casi denunciati alle autorità, quelli che sono di pubblico dominio e quelli ammessi dalla Chiesa. Come già osservato, le stime del numero delle vittime sarebbero il doppio di ciò che è emerso: El Paìs sostiene che le vittime sarebbero “migliaia” se si considera la mole dei dati delle denunce pervenute e tenute aggiornate dagli operatori.

Le statistiche di altri Paesi dimostrano che la stragrande maggioranza degli abusi sessuali su minori e persone fragili rimane sommersa. L’esperienza indica che incoraggiare le vittime a denunciare gli abusi è il punto cruciale per fare piena luce su questo crimine globale. È chiaro che il rango istituzionale e la credibilità di chi promuove tali iniziative è determinante. Mentre in altri paesi è stata la Chiesa Cattolica Romana stessa, i governi o i tribunali nazionali ad aver intrapreso indagini e creato caselle di posta elettronica per ricevere denunce, in Spagna nessuno lo ha fatto, né attualmente sembra volerlo fare.

Idem in Italia. Mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo metropolita di Ravenna-Cervia, Vicepresidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, Presidente del Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori e Referente per la Pontificia Commissione per la tutela dei minori della Conferenza Episcopale Italiana, ha detto che “i dati degli abusi sono il vero problema, non c’è nessun organismo che li abbia”. Mons. Ghizzoni ha citato le inchieste degli Stati Uniti, della Germania e dell’Australia, le uniche a livello internazionale ad indagare in questo ambito [QUI].

L’Arcivescovo Lorenzo Ghizzoni.

Negli Stati Uniti, un’indagine della Corte suprema della Pennsylvania ha contato 300 abusatori e più di 1.000 vittime nel 2018 [QUI]. Sono cifre simili a quelle che ora stanno emergendo in Spagna, sebbene la Pennsylvania abbia solo 12 milioni di abitanti. Il rapporto presentato, di circa 900 pagine, è considerato il più completo nel suo genere e dipinge un orribile ritratto di fatti avvenuti nelle Diocesi di Scranton, Allentown, Harrisburg, Greensburg, Erie e Pittsburgh. L’indagine ha fatto luce sul torbido quadro che si era delineato, inchiodando alle loro responsabilità 300 preti predatori, che “hanno adottato condotte criminali, moralmente riprovevoli”. Il Cardinale Donald Wuerl, Arcivescovo emerito di Washington, secondo il rapporto del gran giurì in precedenza, come Vescovo di Pittsburgh, ha trasferito dei preti violentatori e non ha denunciato i presunti abusi.

Il Cardinale Donald Wuerl, Arcivescovo emerito di Washington con Papa Francesco. “Pedofilia, il Papa accelera le dimissioni del Cardinale di Washington Wuerl per avere coperto McCarrick (Franca Giansoldati – Il Messaggero, 12 ottobre 2018).

Nel 2018, in Germania, il rapporto commissionato dagli stessi vescovi tedeschi riconosceva 3.677 vittime di 1.670 religiosi dal 1946 [QUI].

Bild: in Germania processo penale per abusi (omo)sessuali di un ex diplomatico della Segreteria di Stato. La denuncia di Mons. Viganò – 20 luglio 2020

Arcidiocesi di Colonia identificati 243 abusatori e 386 vittime dal 1946 al 2018. L’Arcivescovo Cardinale Rainer Maria Woelki: “Mi vergogno” – 19 marzo 2021

Il caso più recente è quello della Francia, dove i vescovi nel 2019 hanno incaricato una commissione indipendente di aprire un indirizzo e-mail per ricevere le denunce. È un periodo di tempo simile a quello trascorso in Spagna dopo l’inizio delle indagini di El País nel 2018, ma la differenza è abissale: in Francia sono venute alla luce già 3.000 vittime dal 1950, ma potrebbero essere molte di più [QUI].

Nel febbraio 2019, durante il vertice sulla pedofilia tenutosi in Vaticano, Papa Francesco ha ringraziato i media per il lavoro di “smascherare questi lupi e dare voce alle vittime”, avvertendo i vescovi: “La Chiesa chiede di non tacere e di venire alla luce oggettivamente, perché lo scandalo più grande in questa vicenda è nascondere la verità”. Ma la Chiesa Cattolica Romana in Spagna ancora non obbedisce al Papa. La Conferenza Episcopale Spagnola sostiene che non ha potere esecutivo, ma solo di coordinamento, e che tutto dipende da ogni singolo vescovo, ordinario assoluto nella sua diocesi. Il poco che le diocesi hanno fatto, con qualche eccezione, è stato quello di aprire uffici per la cura delle vittime, su mandato della Santa Sede. Ma sono organismi pressoché sconosciuti al pubblico e la maggior parte di essi non fornisce alcuna informazione.

Il ruolo dei media ha il suo peso. I risultati ottenuti attraverso l’impegno dei media rende bene l’idea della loro importanza. Tutto ciò si riflette anche sul riscontro spagnolo. Dal 1986, anno a cui risale il primo articolo relativo agli abusi, pubblicato sulla stampa spagnola, fino al 2000 si conoscevano solo 12 casi di abuso sessuale. In Spagna la maggior parte dei casi è emersa negli ultimi cinque anni: il 72% del totale. Il decennio con il maggior numero di casi registrati è, infatti, l’ultimo, dal 2010 in poi, con 48 casi registrati.

El Paìs tramite le sue inchieste nell’ottobre 2018 ha ricevuto più di 300 messaggi di denuncia. Buona parte dei casi, 135, sono stati resi pubblici grazie all’impegno dei media. Altri 102 casi sono il risultato di indagine interne degli ordini religiosi e delle diocesi e 65 casi sono frutto di azioni giudiziarie.

El Paìs: “Se sei a conoscenza di un caso di abuso sessuale che non ha visto la luce, scrivici a abusos@elpais.es.

Nel 2016 El Periódico ha scoperto il caso dei maristi a Barcellona. “¿Mamá, tú tienes secretos?” [QUI]. “Mamma, tu hai segreti?”: il messaggio WhatAapp che il figlio di Manuel Barbero ha inviato a sua madre prima del Natale 2013. Questo messaggio ha scoperchiato il vaso di Pandora. Attraverso il suo cellulare, il giovane, immerso in una depressione che lo teneva rinchiuso nella sua stanza, ha trovato il coraggio di rivelare alla sua famiglia quello che gli stava realmente accadendo. Joaquín Benítez, il suo insegnante di educazione fisica alla scuola marista di Sants-Les Corts, ha abusato di lui per quasi quattro anni, tra il 2006 e il 2010. La camera civile e penale della Corte superiore di giustizia della Catalogna ha confermato la sentenza contro Joaquín Benítez, l’ex professore della scuola marista di Sants-Les Corts, condannato a 21 anni e 9 mesi di carcere per aver abusato sessualmente di quattro studenti minorenni tra il 2006 e il 2010. Il pedofilo reo-confesso pagherà solo per quattro delle accuse presentate contro di lui, mentre altre 13 sono state prescritte. Le parti civili riceveranno 120.000 euro a titolo di risarcimento. La difesa di Joaquín Benítez potrebbe ancora presentare ricorso in cassazione alla Corte Suprema [QUI].

Joaquín Benítez.

El País sostiene che il numero di casi scoperti nelle regioni spagnole evidenzia l’importante ruolo dei media. I gesuiti sono la congregazione con il maggior numero di casi di abuso emersi (71), probabilmente perché è la prima e forse l’unica congregazione che ha intrapreso una minima indagine interna. I dati indicano, che in media i reati di pedofilia vengono alla luce anche 30 anni dopo che si sono verificati. Il dato è rilevato sulla base dell’analisi dei 255 casi di cui si conoscono finora esattamente le date.

Questo dato è direttamente correlato ad un altro, molto attuale con l’approvazione della nuova legge sulla tutela dei minori: in più della metà dei casi (176) c’è stata denuncia, ma il 48% è caduto in prescrizione. Nel 36% c’è stata una condanna, per il 16% c’è un processo senza esiti. Le denunce che hanno portato all’assoluzione dell’imputato non sono state incluse.

Quando la nuova legge sull’infanzia o legge di Rodi, approvata da poco dalla Camera dei deputati spagnola ad ampia maggioranza, entrerà in vigore, gli statuti di prescrizione per i crimini di pedofilia saranno applicabili dopo che la vittima avrà compiuto 35 anni di età. Dopo i 35 anni della vittima si potrà iniziare a effettuare il conteggio degli anni che porteranno il reato in prescrizione. In precedenza il conteggio iniziava dal diciottesimo anno di età della vittima. La legge non ha effetto retroattivo [QUI].

Spagna: CEE, chiesto alla Santa Sede un mandato speciale per un decreto generale sui processi in materia di abusi ai danni di minori – 5 aprile 2019

Spagna: Madrid, 75 vittime di abusi assistite in un anno dal “Progetto Ripara” dell’arcidiocesi – 15 febbraio 2021

Progetto “Repara” [QUI]. “Repara” (Riparazione) è l’acronimo che condensa la filosofia dell’intervento dell’Arcidiocesi di Madrid per affrontare il crimine degli abusi sessuali: “Reconocimiento, Prevención, Atención, Reparación a victimas de abusos – Por una cultura del encuentro, la educación y lo valores frente al abuso y al descarte” (Riconoscimento, Prevenzione, Attenzione e Riparazione per le vittime di abusi – Per una cultura dell’incontro, l’educazione e i valori di fronte all’abuso e allo scarto) con il protocollo ad experimentum “Repara” [QUI].

“È bene che vengano universalmente adottate procedure per prevenire e combattere questi crimini che tradiscono la fiducia dei fedeli. Desidero che questo impegno si attui in modo pienamente ecclesiale, e che sia espressione della comunione che ci tiene uniti, attraverso l’ascolto reciproco, e aperti al contributo di tutti coloro che sono profondamente interessati a questo cammino di conversione” (Lettera apostolica in forma di Motu proprio del Sommo Pontefice Francesco Vos estis lux mundi del 9 maggio 2019) [QUI].

È severamente VIETATO agli operatori pastorali:

1. Infliggere punizioni corporali di qualsiasi genere. Nessun contatto fisico può essere giustificato in nessuna circostanza.

2. Stabilire un rapporto preferenziale con un minore. Ogni relazione sentimentale, tra un adulto e un minore è motivo di cessazione immediata dell’attività pastorale.

3. Lasciare un bambino in una situazione potenzialmente pericolosa considerata la sua situazione fisica e mentale.

4. Offendere un minore o assumere condotta sessualmente allusiva. Assolutamente vietati giochi, scherzi o punizioni dalla connotazione sessuale, è vietato spogliarsi, baciarsi.

5. Discriminare un minore o un gruppo di bambini.

6. Chiedere a un bambino di mantenere un segreto o fare regali discriminando il resto del gruppo

7. Fotografare e registrare un minore senza il consenso scritto dei suoi genitori o tutori.

8. Pubblicare e diffondere immagini che identificano un bambino senza il consenso dei genitori o dei tutori9. Vietato entrare negli spogliatoi, bagni, docce, tende da campeggio, mentre i minori sono all’interno.

10. Stare da soli con un minore. Quando si parla con un minore in una stanza, la porta deve essere lasciata aperta. Attuare la politica “porte mai chiuse”.

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