Ferrara ha celebrato san Giorgio

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Nella festa di san Giorgio papa Francesco ha salutato nell’aula ‘Paolo VI’ alcune persone in condizioni di necessità accolte e accompagnate da alcune associazioni romane mentre attendevano di essere vaccinate, come  ha precisato un comunicato:

“Il Papa  ha salutato i presenti, lungo il percorso preparato nell’Aula per la vaccinazione, dall’ingresso fino all’area di attesa a procedura avvenuta. Al termine del tragitto si è fermato per offrire un uovo di cioccolata, che è stato distribuito a tutti dal personale volontario, nel rispetto delle misure sanitarie previste”.

Mentre in quel giorno Ferrara ha celebrato il patrono san Giorgio con una celebrazione eucaristica di mons. Gian Carlo Perego, che ha invitato ad alzare lo sguardo: “Questo è un tempo per guardare in alto. Guardando in basso vediamo solo egoismo, pregiudizio, prepotenza, unite a paura e sfiducia; guardando in alto ritroviamo nei santi, in san Giorgio, il testimone della fede, della speranza e della carità, le tre virtù teologali che aiutano a ordinare la vita e a riordinare la città”.

Il vescovo ha citato Giorgio La Pira che aveva combattuto le ‘tre pestilenze di cui soffrono le città (violenza, solitudine e corruzione’: “Il tempio, la chiesa ci aiuta a riscoprire la forza sociale della preghiera, il valore della comunità, della condivisione, della fraternità.

Le nostre chiese sempre aperte in questo tempo di pandemia sono state una luce per chi viveva la notte di un male che ogni giorno faceva e continua a fare morti. Le nostre chiese sono il luogo per guardare in alto e non in basso, per superare gli egoismi e gli individualismi, costruire anche momenti di comunità e di condivisione”.

Dopo il tempio una città ha bisogno della ‘casa’: “La casa, è stato il luogo dove abbiamo sentito protezione, abbiamo riscoperto il valore della famiglia. Abbiamo anche visto in questo tempo di pandemia la povertà di chi non ha una casa, di chi non ha una famiglia e per i quali sono state case e famiglia le strutture e i volontari della Caritas e delle diverse associazioni di volontariato.

La scuola, finalmente riaperta ci è mancata, è mancata ai nostri ragazzi che hanno se non interrotto visto sacrificato grandemente il loro cammino di formazione e di educazione, anche grazie agli insegnanti che abbiamo scoperto ancora di più come una risorsa importante da valorizzare sempre”.

Casa significa anche lavoro: “L’officina, il negozio dell’artigiano e del commerciante, la piccola impresa sono stati luoghi sacrificati dalla pandemia, dove il lavoro da una parte è stato intenso e dall’altra impossibile.

Abbiamo riscoperto come la città vive grazie agli artigiani e ai commercianti, agli imprenditori al loro lavoro, al loro negozio che ci nutre, ci veste, ci regala una cosa preziosa, inventa qualcosa di nuovo, ci cura la persona”. 

Il terzo luogo necessario è l’ospedale: “Ed infine l’ospedale, che è diventato ancora di più una casa per noi in questo tempo di pandemia; un luogo che dalla periferia abbiamo riportato in città, in mezzo alle nostre preoccupazioni, vicino al nostro cuore, dove sono nate cure, luoghi nuovi di cura, di vaccinazione. L’ospedale se è vero che è stato un luogo di sofferenza e di morte è stato anche uno dei luoghi più importanti di vita e di speranza”.

Mons. Perego ha sottolineato che non si devono indebolire questi luoghi: “Dobbiamo riscoprire questa città, questi luoghi e sentirli nostri. Non solo. Non indebolire questi luoghi cittadini, ma rafforzarli. La sicurezza di una città passa anzitutto dalla cura della scuola, della chiesa, dell’ospedale, dei luoghi di lavoro, della casa e della famiglia: questi sono i luoghi che formano una comunità e le danno un futuro”.

Inoltre la sicurezza cittadina nasce dalla comunità che partecipa e non dalle chiusure egoistiche: “San Giorgio oggi in città prende le forme dell’insegnante che condanna il bullismo; del sacerdote vicino ai giovani e ai malati; del medico e dell’infermiere che curano ogni giorno i nostri malati; del lavoratore alla cassa o dietro il banco che ci serve con il sorriso, dei genitori che educano i figli alla responsabilità.

San Giorgio è presente tra noi con questi testimoni della quotidianità, della porta accanto e ricorda a noi tutti la responsabilità di costruire il bene e di vincere il male, nella consapevolezza che ‘se Dio è per noi, chi sarà contro di noi’. La fede è testimonianza. Non bastano le parole”.

Infine san Giorgio invita i cittadini alla responsabilità, come disse il card. Martini nell’ultimo discorso alla città di Milano: “Questo invito è un impegno alla responsabilità e alla testimonianza cristiana che significa fare una scelta di vita non solo per noi stessi, vincere l’egoismo e scegliere la condivisione, non vergognarsi della nostra fede in Cristo.

Una rinnovata responsabilità e testimonianza cristiana farà rinascere la chiesa, la casa, la scuola, l’officina, l’ospedale, darà un volto diverso alla città: il volto di una città aperta, di un luogo di fraternità… E’ di questa responsabilità sociale attiva che i cristiani, sull’esempio di S. Giorgio, devono diventare educatori e testimoni nella città, nella nostra città”.

(Foto: Comune di Ferrara)

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