LaC Tv per abbattere il muro di silenzio – che “passi a nuttata” – attorno al maxiprocesso Rinascita Scott. Che fa tremare i fiancheggiatori della ‘Ndrangheta

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Ci siamo occupato già un mese fa della domanda, perché il maxiprocesso Rinascita Scott alla ‘Ndrangheta a Lamezia Terme fa notizia solo all’estero, posta dall’editorialista Alessandro Trocino su Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera del 15 marzo 2021 [Il maxi processo “Rinascita Scott” alla ’Ndrangheta a Lamezia Terme. Il processo del secolo avvolto nel silenzio – 16 marzo 2021]. Poi, il 21 aprile scorso abbiamo riferito che il network statunitense Cbs ha dedicato uno speciale al procuratore capo di Catanzaro, Dott. Nicola Gratteri, mentre i media nazionali italiani disertano uno dei processi più importanti di sempre contro la criminalità organizzata, il maxiprocesso che si sta celebrando nell’aula bunker di Lamezia Terme [QUI].

Il processo Rinascita Scott alla ‘Ndrangheta è il più grande dopo il maxi processo di Palermo alla Mafia. Rinascita Scott è processo che non si doveva raccontare. Uno dei più grandi della storia giudiziaria (italiana e non solo), silenziato anche dalla “grande stampa” italiana. Se non fosse per la coraggiosa stampa calabra, non ne parlerebbe nessuno. Per esempio, lo speciale di LaC Tv sul maxi processo Rinascita Scott è diventato un format, di cronaca e di analisi, prodotto dall’azienda editoriale Diemmecom per LaC Tv e i diversi media del suo network. La prima puntata del format ideato e condotto da Pietro Comito e Pino Aprile è andata in onda ieri, venerdì 21 aprile 2021 alle ore 21.30 sul canale 19 del digitale terrestre di LaC Tv e contestualmente in streaming su Lactv.it.

Nella prima puntata erano ospiti Salvatore Borsellino, fratello del Giudice Paolo Borsellino; Nando Dalla Chiesa, figlio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; Giovanni Tizian, giornalista di Domani; Enzo Ciconte, tra i più grandi studiosi al mondo delle mafie; Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del Sud e Presidente del gruppo calabrese dell’Unione cronisti italiani; Pantaleone Sergi, già inviato di Repubblica.

La prima puntata del format sul maxiprocesso Rinascita Scott alla ‘ndrangheta in onda venerdì 21 aprile 2021 su LaC Tv – Video.
Pino Aprile e Pietro Comito tirano fuori dal silenzio mediatico il primo maxi sulla ‘ndrangheta vibonese. Ospiti della prima puntata, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto.

Il format di LaC Tv è lo strumento attraverso il quale verrà aperta una finestra sulla società moderna condizionata dalla criminalità organizzata. Rinascita Scott su LaC Tv dà fastidio a chi non vuole che si parli del maxiprocesso Rinascita Scott. Il format di approfondimento giornalistico è un’operazione verità, che vuole dare all’opinione pubblica maggiori elementi di conoscenza sull’evento giudiziario più importante che la Calabria abbia mai vissuto. «Rocco Chinnici – spiega Pino Aprile – disse che non sapeva quante generazioni ci sarebbero volute per far luce sulla mafia. Ero un giovane cronista, ma sono qui a raccontare come il nostro potere di conoscenza sulla mafia sia cresciuto di tantissimo e in pochissimo tempo. Se ci sembra più potente e sconfortante, è proprio perché ne abbiamo messi a nudo i livelli più alti, le connessioni con il potere politico, economico, la complicità con lo Stato, le ramificazioni nell’economia internazionale. È un puro inganno ottico: pensiamo di potere meno, perché ne sappiamo di più. Ma è così che la sconfiggeremo: il male odia la luce. Noi vogliamo accenderla in quel bunker».

Si tratta di “un’iniziativa editoriale dietro a cui si cela un grande lavoro”, ha spiegato Danilo Colacino, giornalista di LaC TV [QUI]. Una produzione televisiva, che ha richiesto un notevole impegno e la passione oltreché le doti di professionisti seri e stimati”. Lo speciale ciclo di trasmissioni sul primo maxiprocesso alla ‘Ndrangheta, che ha preso corpo venerdì scorso, “si prefigge lo scopo di accendere i riflettori su un evento di portata storica: un procedimento che ha preso le mosse ed è stato istruito sulla base della certosina attività investigativa condotta dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri”.

“Un’idea che ha preso corpo anche – spiega Danilo Colacino – alla luce della cortina di silenzio scesa improvvisamente sul processo all’indomani dell’iniziale clamore mediatico suscitato in virtù di cui ha avuto un’ampia eco. Ecco allora persino il materializzarsi di successivi intollerabili tentativi di delegimitazione, finalizzati a strumentalizzare il prezioso lavoro portato avanti dalla Dda del capoluogo che è riuscita a far emergere le unioni incestuose da decenni in atto fra strutturate e assai ben ramificate lobby affaristiche, politica, mondo delle professioni e mafia. Una cappa opprimente da cui la bellissima terra di Calabria viene ogni giorno soffocata”.

“L’appuntamento sugli schermi de LaC – prosegue Danilo Colacino – deve aver però evidentemente infastidito quanti traggono vantaggio dalla circostanza che Rinascita Scott sia trattato alla stregua della polvere da nascondere sotto il tappeto. Considerato come si sia subito notata una certa insofferenza rispetto alla volontà di dargli la più ampia diffusione possibile, sintetizzandone i contenuti principali, a conferma di quanto certi poteri occulti stiano tentando di resistere in ogni modo all’ondata ‘purificatrice’ in atto, sperando che passi a nuttata facendola franca. Sta di fatto, però, che alla luce del pentimento del superboss cutrese Nicolino Grande Aracri si annunciano tempi assai duri per i campioni del più bieco farisaismo, nel privato conscio di essere colpevoli come il peccato ma pubblicamente candidi come gigli di campo. Gente che ha messo a segno lucrosi affari all’ombra, e sotto la protezione, della più potente consorteria criminale del mondo conoscendo veri e propri boom economici di natura inspiegabile alla luce delle condizioni in cui hanno operato e continuano ad operare”.

Dagli ambienti dei fiancheggiatori delle cosche partono “critiche improntate a un certo garantismo peloso – osserva Danilo Colacino -, che nulla c’entrano con il diritto alla difesa degli imputati la dicono lunga su quanto pezzi, per fortuna piccoli, della cosiddetta società civile siano schierati da una certa parte. A nessuno, infatti, può nuocere il racconto dei fatti e la conseguente ricerca della verità. A meno che non vi siano interessi particolari da tutelare. Perché, si badi, qui non si sta parlando della mattanza di Erba o dei delitti di Cogne e Avetrana, con relativo plastico in scala esibito nello studio di Porta a Porta, bensì si sta proponendo il racconto – “nudo e crudo” – del più importante procedimento contro la ‘ndrangheta. Una ‘faccenda’ in cui si ipotizza il coinvolgimento di alcuni dei peggiori capibastone di questa Malapianta (tra l’altro già gravati da pesanti condanne ormai esecutive) e di supposti infedeli servitori della comunità e soprattutto dello Stato”.

Poi, il giornalista Colacino evoca la memoria corta di certi paladini della giustizia: “Fa semplicemente sorridere la gratuita accusa di ‘spettacolarizzazione’ del maxiprocesso alla Piovra calabrese, considerato come sarebbe interessante sapere quale sia il giudizio – finora, guarda caso, peraltro mai espresso su social e affini da determinati soggetti – riguardo a speciali televisivi come quello sul maxiprocesso di Palermo di metà anni Ottanta. La più grande e tangibile eredità lasciata da due indimenticati eroi civili come i compianti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un documento audio-video della durata di ore e ore, che impreziosisce le teche Rai talvolta riproposto, seppur in parte, in particolare durante i “giorni della memoria” di atroci stragi di mafia come su tutte proprio quelle di Capaci e via D’Amelio messe purtroppo a segno ai danni dei giudici Falcone (con accanto la moglie Francesca Morvillo) e Borsellino oltre alle rispettive scorte. Invece di pensare alla sorte dei ‘poveri imputati’ oltretutto doverosamente (ci mancherebbe altro) tutelati dalla Costituzione e da tutte le guarentigie che il Diritto appresta loro, sarebbe quindi molto meglio auspicare di poter lanciare presto – anche grazie a Rinascita Scott – il più bello degli urli liberatori: «Fuori la Mafia dallo Stato»”.

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