24 aprile – Giorno della memoria del Metz Yeghérn (Grande Male), il genocidio armeno. Intenzione di preghiera per il popolo armeno

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La Comunità armena in Italia ha preparato una intenzione di preghiera, come proposta per le Celebrazioni Eucaristiche di oggi e domani: «In occasione del 106° anniversario della Memoria del genocidio del popolo armeno definito da Papa Francesco “Il primo genocidio del XX secolo” raccogliamoci in preghiera per questi nostri fratelli cristiani martiri che 106 anni fa hanno sacrificato la loro vita per non rinnegare la loro fede ancestrale e preghiamo per il popolo armeno sparso nel mondo, che tanto ha sofferto e continua a soffrire per via di discriminazioni e odio affinché trovi pace e possa vivere nella sua terra con dignità e prosperità. Preghiamo».

Ogni 24 aprile gli Armeni ricordano il Metz Yeghérn (Grande Male), il genocidio armeno, le deportazioni ed eliminazioni di massa di Armeni attuate dall’impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che secondo alcune stime hanno causato almeno un milione e mezzo di morti.

Ogni 24 aprile gli Armeni si recano al memoriale del genocidio armeno di Tsitsernakaberd a Erevan, per depositare un fiore (foto).

Ogni 24 aprile gli Armeni ricordano il mondo che la Verità è la strada per giungere alla Giustizia.

Ogni 24 aprile gli Armeni denunciano che la Turchia ha sempre rifiutato il termine genocidio armeno, riconosciuto invece da una trentina di Paesi, tra cui l’Italia e negando che le uccisioni siano state frutto di un piano di sterminio sistematico, la Turchia nega la Verità e violenta la Giustizia.

“In memoria di mia nonna e tutti i sopravvissuti al genocidio armeno, il più grande crimine contro l’umanità commesso dai turchi contro il popolo Armeno innocente. 106 anni è ancora negato dalla Turchia e suoi alleati” (Naman Tarcha).

Santi Martiri del Genocidio Armeno
24 aprile (Chiese Orientali)


106 anni fa si consumava uno dei più sanguinosi eccidi dei tempi moderni, che costò la vita ad un milione e mezzo di cristiani armeni.

Domenica 12 aprile 2015 Papa Francesco, durante la Santa Messa presieduta in Basilica di San Pietro, non ha esitato a riconoscere questo tragico evento quale un vero e proprio genocidio, checché ne dicano coloro che ancora oggi si ostinano a non riconoscerlo come tale.

Il 23 aprile 2015 la Chiesa Apostolica Armena ha canonizzato in massa questo più di un milione di uomini, donne e bambini morti a causa della loro appartenenza etnica e religiosa.

Il giorno successivo, il 24 aprile, è divenuto così la “giornata della memoria” di queste vittime, come aveva annunciato Sua Santità Karekin II, Patriarca del Patriarcato armeno di Costantinopoli, Patriarca Supremo e 132° Catholicos di tutti gli Armeni, della Chiesa apostolica armena, nell’Enciclica con cui aveva aperto ufficialmente le celebrazioni del centenario del genocidio. Celebrazioni che si sono estesi per tutto l’anno, come aveva annunciato, specificando che “ogni giorno del 2015 sarà un giorno di ricordo e di devozione al nostro popolo, un viaggio spirituale al memoriale dei nostri martiri. Nel 1915 e negli anni successivi un milione e mezzo di nostri figli e figlie ha subito la morte, la fame, la malattia; è stato deportato e costretto a camminare fino alla morte. Secoli di creatività e di obiettivi raggiunti sono stati distrutti in un istante. Migliaia di chiese e monasteri sono stati profanati e distrutti, le istituzioni nazionali e le scuole rase al suolo e demolite. I nostri tesori spirituali e culturali sono stati sradicati e cancellati”. In seguito, con il coraggio della fede e il genio che lo caratterizza, questo popolo ha potuto “risuscitare dalla morte” e tornare a brillare, come ha spiegato il patriarca. “Riponendo la nostra speranza in Te, o Signore, il nostro popolo è stato illuminato e rafforzato. La tua luce ha acceso l’ingegno del nostro spirito. La tua forza ci ha orientati alle nostre vittorie. Abbiamo creato quando altri avevano distrutto le nostre creazioni. Abbiamo continuato a vivere quando altri ci volevano morti”.

Il centenario ha permesso di celebrare anche questa risurrezione.

Anche la Chiesa Cattolica Armena ha avviato le pratiche per la beatificazione di 43 suoi figli vittime del genocidio.

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