‘Charta Oecumenica’: dopo 20 anni le sfide della fraternità e della casa comune

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“Negli ultimi vent’anni il continente europeo ha generalmente vissuto un periodo di pace, insieme a un miglioramento delle relazioni ecumeniche. Ciò è stato dimostrato in ambiti della vita quotidiana come la testimonianza comune, l’azione nell’ecumenismo locale, come anche i matrimoni interconfessionali. Sono stati raggiunti diversi accordi teologici e una nuova generazione di teologi è stata formata ecumenicamente. Sono fiorite diverse iniziative interreligiose”.

Nel 20° anniversario della Charta Oecumenica (22 aprile 2001 – 22 aprile 2021) è stato sottoscritto un messaggio comune, firmato dal card. Angelo Bagnasco, presidente del Ccee, e dal rev. Christian Krieger, presidente della Cec.

Infatti 20 anni fa le Chiese cristiane in Europa sottoscrivevano la Charta Oecumenica, un documento contenente le ‘Linee guida per la crescita della collaborazione’ tra di loro, frutto di un paziente e sapiente lavoro avviato con la prima Assemblea Ecumenica Europea, svoltasi a Basilea nel 1989. Un cammino di speranza per tutti, offerto dai cristiani ai loro fratelli e sorelle in umanità.

Oggi, a vent’anni di distanza, l’Europa e le Chiese presenti nel continente si ritrovano nel pieno di un’altra sfida epocale: la crisi economica, i cambiamenti climatici, i flussi migratori e, da ultimo, la pandemia che affliggono il mondo intero e colpiscono l’Europa al cuore dei suoi valori e principi di convivenza civile e di solidarietà umana.

La ricerca della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato, che le Chiese in Europa hanno fatto esplicitamente propria a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, si declina oggi come cura delle persone e delle relazioni, come fratellanza umana e custodia della terra, come bene comune.

Il messaggio della Charta Oecumenica ha contribuito a sensibilizzare i fedeli sui temi del bene comune, come insegna la Dottrina Sociale della Chiesa, nonostante le difficoltà quotidiane: “Vecchie e nuove divisioni nella Chiesa hanno bisogno di guarigione, le disuguaglianze sociali ed economiche richiedono la trasformazione dei nostri atteggiamenti e delle nostre strutture.

Le continue minacce alla democrazia e all’ambiente naturale richiedono una rinnovata attenzione alla totalità della vita. La ricomparsa di conflitti armati e attacchi terroristici in alcune parti del continente negli ultimi anni richiede pentimento, perdono e giustizia”.

Nonostante tali difficoltà le Chiese europee riaffermano lo spirito dell’unità in Cristo: “Di fronte a queste realtà, mentre le Chiese ridefiniscono il loro ministero nel mezzo della pandemia da Covid-19, riaffermiamo insieme e in spirito di unità il nostro impegno a testimoniare Cristo come nostro Salvatore e la sua promessa di una vita trasformata nella potenza dello Spirito Santo”.

Molti degli impegni presi insieme dalle Chiese cristiane nel 2001 restano ancora da attuare, ma un preciso solco di sequela del Signore Gesù è tracciato: “Seguendo il testamento di nostro Signore, espresso in Giovanni 17 e nella Charta Oecumenica ‘perché tutti siano una sola cosa’, siamo consapevoli che l’unità dei cristiani non è solo il risultato dei nostri sforzi umani.

Allo stesso tempo questa unità, per la quale Gesù ha pregato e sofferto, deve essere percepibile in questo mondo. In questo senso desideriamo essere strumenti per questa unità e impegnarci nuovamente per rafforzare la comunione ecclesiale attraverso la preghiera e l’azione comuni, offrendo al contempo il nostro servizio al mondo per la promozione della giustizia e della pace”.

(Foto: Ccee)

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