Il Papa dedica il mese di maggio ad una maratona del Rosario per invocare la fine della pandemia. Dobbiamo rivolgerci a Maria soprattutto nei momenti difficili

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Per vivo desiderio del Santo Padre e promossa dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione presieduto dall’Arcivescovo Rino Fisichella, nel mese di maggio trenta santuari mariani sparsi in tutto il mondo guideranno una maratona a staffetta di recita del Santo Rosario, dal tema Da tutta la Chiesa saliva incessantemente la preghiera a Dio (At 12,5). La preghiera – trasmessa alle ore 18.00 in diretta sui canali ufficiali della Santa Sede – sarà guidata da trenta santuari e coinvolgerà in modo speciale tutti gli altri santuari del mondo, perché si facciano promotori presso i fedeli, le famiglie e le comunità della recita del Santo Rosario per invocare la fine della pandemia. Già lo scorso anno il Santo Padre aveva invitato le famiglie a dedicare la recita del Santo Rosario nel tradizionale mese mariano per sconfiggere, con le armi della fede, il flagello dell’epidemia. Il maratona di preghiera sarà aperta da Papa Francesco stesso il 1° maggio e sarà da lui conclusa il 31 maggio.

Ecco, quanto avrebbe dovuto fare Papa Francesco ripetere ogni giorno dall’inizio della pandemia, perché siamo gente di poca fede, come nei tempi quando si pregava incessantemente per superare la peste nera. Ma per il “teologo” Vito Mancuso è “imbarazzante” e addirittura “inutile” tutto questo pregare per invocare da Dio la fine della pandemia. Invece, la preghiera da speranza: nell’afflizione della pandemia e pregando con la Madre di Dio non bisogna aver paura. Inoltre, pregare per la fine della pandemia non significa solo invocare un intervento divino, che la faccia cessare, peraltro del tutto possibile. Significa anche chiedere a Dio la forza, l’ingegno, la speranza e le altre risorse necessarie a impegnarsi e cooperare umanamente per debellarla.

Sembra strano che il Papa regnante si ricorda solo ora, dopo un anno trascorso, di esortare nuovamente il Popolo di Dio di pregare per la cessasione della pandemia. Meno male che nel frattempo ci ha pensato il suo Vicario per la Città del Vaticano, il Cardinale Angelo Comastri, già dal 11 marzo 2020. Eravamo appena all’inizio della diffusione del Sars-CoV-2. Si contavano già 41 morti, a 20 giorni dal primo decesso per Covid-19. Lontano dai più di 118.000 persone morte dopo questo calvario durato già 427 giorni e di cui umanamente non è possibile predire la fine. La scienza e la politica umana non ha fermato il flagello che non mostra segni di fermarsi.

Però, il Cardinal Comastri ha sempre pregato e non c’è stato tutto questo clamore per un sacerdote che prega per la fine di una calamità mondiale come questa pandemia. Comastri ha poi smesso di pregare, o meglio, l’hanno interrotto un paia di volte nella preghiera del Rosario in diretta televisiva dalla Basilica vaticana. Poi, durante il periodo successivo alla presentazione delle sue dimissioni, accettate dal Papa regnante, è stato richiamato ad incessante richiesta da tutto il mondo, per proseguire la preghiera nella Basilica di San Pietro. Iniziativa ripresa sotto tono, con soltanto un brevissimo annuncio su Vatican News (ne avevamo notizia alcuni giorni prima, senza però aver potuto ottenere conferma ufficiale), senza tutta la grancassa fatta risuonare per la maratona dei 30 santuari nel mese di maggio (la Basilica Papale di San Pietro non è un santuario abbastanza importante?). Tutto ciò sono quantomeno delle circostanze insolite.

Quindi, ricordiamo, come abbiamo riferito [QUI], dal 17 aprile, dal lunedì al sabato, alle ore 12.00, il Cardinale Angelo Comastri, Vicario emerito del Papa per la Città del Vaticano e Arciprete emerito della Basilica di San Pietro ha ripreso la preghiera del Santo Rosario dalla Basilica.

Diego Andreatta il 21 aprile su Vino Nuovo [QUI], prima ancora di sapere della maratona-staffetta indetta dal Papa, ha proposto di “Celebrare” la riapertura a maggio, con una Messa domenicale o un Rosario serale fortemente «intonati» con la «graduale riapertura di molte attività, dopo settimane di limitazioni in zona rossa»: «Quante volte ci siamo detti che le nostre liturgie risultano spesso lontane dalla vita, ripetitive, impermeabili alle tempeste del periodo che si va attraversando! Ora ci si presenta un’occasione epocale: perché non mettersi d’impegno per “celebrare” in questo maggio 2021 la graduale riapertura di molte attività, dopo settimane di limitazioni in zona rossa? O meglio: se nei mesi scorsi abbiamo cercato di rispettare tante ricorrenze e richiamare tante Giornate “come se”, ora vale la pena sottolineare/solennizzare questo ritorno ad una vita comune meno condizionata, questa fase di fondata fiducia (o “rischio calcolato”, per dirla alla Draghi) parallela alla crescita della copertura vaccinale. (…) Soltanto una Messa domenicale (o un rosario serale, entro i termini orari del coprifuoco) che siano fortemente “intonati” a cogliere e trasformare in preghiera il nuovo clima sociale. con il suo richiamo alla responsabilità: dal ritorno sui banchi in presenza dei giovani alla ripresa delle visite nelle Rsa, dalle serrande rialzate di tanti esercizi pubblici alla chiusura di alcuni reparti Covid. Come di fronte ad ogni liturgia possiamo chiederci come dovremo prepararla al meglio, (…) in modo rispettoso del dolore che la pandemia ha seminato e ancora raccoglie. (…) Vanno individuati con cura alcuni invitati speciali: i genitori con i bambini piccoli che per motivi sanitari sono stati tenuti lontani dai banchi, ma ora possono forse tornare – distanziati – in un’aula per vivere la liturgia della Parola; i pazienti che sono “passati dalla tribolazione” del Covid di cui portano ancora gli strascichi; gli anziani che ritornano a frequentare la chiesa dopo centinaia di Messe in tv; i giovani che riprendono i loro incontri all’aperto e presto le uscite nel fine settimana… (…) Sarà una celebrazione attenta alla memoria attiva: che non dimentica i morti (…) e le sofferenze degli scorsi 16 mesi, che evidenzia (…) i tanti “semi di bene”, come dice Papa Francesco, distribuiti da anonimi “santi della porta accanto”, che valorizza le risposte creative offerte dalla comunità in tempi difficili. Non solo lo sguardo indietro, però; anche la prospettiva di un ritorno ad una vita nuova (siamo anche nel tempo pasquale!) che s’impegna a concretizzare quei cambiamenti di stili di vita, personali e collettivi, tanto teorizzati nel lockdown. (…)».

Mentre prima da certi ambienti saliva la protesta per l’ostentazione della corona del Rosario in pubblico, adesso per qualcuno addirittura non si può neanche più pregare il Santo Rosario in pubblica, perché sarebbe non solo “imbarazzante” ma pure “inutile”. E lo stesso invito da parte di Papa Francesco di recitare il Santo Rosario ogni giorno del mese di maggio, sarebbe “imbarazzante”…

“Chi crede ancora che la spiritualità autentica sia fatta di queste cose? Cioè di una preghiera per ottenere da un Dio onnipotente quello che Egli, con un solo pensiero, potrebbe realizzare? Non è tutto un po’ troppo imbarazzante?” (Vito Mancuso @VitoMancuso – Twitter, 22 aprile 2021).

«All’udire qualcosa di autenticamente cattolico provenire dalle sacre mura il Prof. Vito Mancuso, uno dei più rappresentativi esponenti della galassia modernista, in un Twitter che, “stranamente” è stato subito ripreso da un colosso dell’informazione, ha criticato l’iniziativa orazionale del Papa (…). Lo stesso teologo-filosofo non aveva invece commentato quelle foto e quei video dai giardini vaticani che avevano fatto piangere inneggianti all’idolo della Pachamama, perché facevano forse parte di una “spiritualità autentica”? Non ci stupisce affatto se l’altro ieri un colosso dell’informazione internazionale abbia prontamente ripreso il twitter del Prof. Mancuso criticante l’iniziativa spirituale del Papa: fa parte del “copione” che vorrebbe ridurre il cattolicesimo ad un’azione prettamente sociale recidendo il vitale cordone ombelicale della spiritualità e della verticalità» (Messainlatino.it).

Luigi Accattoli sul suo blog ha osservato che Papa Francesco invita a non disprezzare la preghiera vocale:
«Magistrale catechesi di Francesco, stamane, su “La preghiera vocale”, terminante con l’invito a non cadere nella superbia di disprezzarla, rivolto a chi si senta chiamato a cercare “la preghiera mentale, la meditazione, il vuoto interiore perché venga Dio”. Non solo condivido pienamente l’argomentazione, ma mi ritrovo puntualmente in tutto quanto dice con l’esercizio che mi ingegno poveramente a condurre ogni giorno per ottenere che le parole della preghiera principe, il Padre Nostro, suscitino in me i sentimenti che furono di Gesù quando ce la insegnò. Nei commenti riporto alcuni passaggi della catechesi, che invito a leggere e ruminare per intero. A modo che fa il bue quand’è coricato nella stalla. Cioè a ruminarla parola per parola posando in ozio, cioè facendo solo quello» [QUI].

Il mondo che invocherà Maria durante tutto il prossimo mese di maggio con il rosario quotidiano guidato da trenta santuari internazionali e trasmesso sui canali social della Santa Sede, può essere considerato come il profondo gesto d’amore di un fidanzato alla propria innamorata. Il paragone, con tanto di solidi riferimenti teologici, è di Padre Stefano Cecchin, Presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale (Pami), che sottolinea in una intervista a Vatican News [QUI], come l’iniziativa per chiedere al Signore la fine della pandemia, sia un atto che conferma l’insegnamento della Chiesa Cattolica Romana “secondo il quale Dio ci ha regalato Maria, affinché non fossimo mai soli. Maria è colei che alle nozze di Cana era attenta ai bisogni degli sposi ed è colei che continua a stare attenta a noi anche oggi”. Soprattutto nei momenti difficili, aggiunge Padre Cecchin: ”È in questo periodo tormentato che dobbiamo rivolgerci a lei, nostra madre”.

Vito Mancuso: pregare non serve
“Rosario Papa? Imbarazzante mercanteggiare con Dio”
Papa Francesco invita alla “maratona” di preghiera contro il Covid, Vito Mancuso però ritiene questo inutile e imbarazzante: “rosario? Non si può mercanteggiare con Dio”
di Niccolò Magnani
Ilsussidiario.net, 22 aprile 2021


La benedizione del Papa

Papa Francesco ha invitato la Chiesa Cattolica dal 1 al 31 maggio ad una “maratona” di preghiera per invocare la fine della pandemia Covid-19: verranno coinvolti trenta santuari del mondo, come annunciato dallo stesso Pontefice, «perché si facciano promotori presso i fedeli, le famiglie e le comunità della recita del rosario per invocare la fine della pandemia. Trenta santuari rappresentativi, sparsi in tutto il mondo, guideranno la preghiera mariana, che verrà trasmessa in diretta sui canali ufficiali della Santa Sede alle ore 18 ogni giorno», spiega il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Sarà lo stesso Papa Bergoglio ad aprire la “maratona” e a chiuderla nell’ultimo giorno del mese mariano. Alla semplice notizia data da Avvenire, il teologo progressista e scrittore Vito Mancuso fa però una considerazione molto critica sui social, tanto sulla proposta del Pontefice quanto sulla preghiera in quanto tale. «Chi crede ancora che la spiritualità autentica sia fatta di queste cose? Cioè di una preghiera per ottenere da un Dio onnipotente quello che Egli, con un solo pensiero, potrebbe realizzare? Non è tutto un po’ troppo imbarazzante?», scrive Mancuso su Twitter.

La preghiera e il “mercanteggiare”

Davanti alle polemiche scatenate con il suo intervento, Vito Mancuso è poi tornato sulle sue parole spiegando ai media «l’iniziativa non è affatto discorde con la dottrina e la tradizione della Chiesa. Si è sempre fatto: pregare per chiedere una grazia. Ma è discorde rispetto alla spiritualità contemporanea, che prevede una gestione libera della nostra interiorità. Mi spiego meglio: quello che un tempo era concorde con la mentalità comune, oggi alle persone che riflettono risulta quantomeno spiazzante. Se Dio è onnipotente e buono, perché deve intervenire quando glielo chiedo io e non spontaneamente?». Da ultimo, il teologo e filosofo – che già in passato aveva lodato Papa Francesco considerandolo il vero leader della sinistra progressista – ribadisce come la preghiera «se la interpretiamo come fare qualcosa assieme, lavorando su se stessi, siamo tutti d’accordo e ce ne vorrebbero ancora di più di queste iniziative. Per lavorare su una dimensione contemplativa e comunitaria della vita. Ma non va bene quando si prega per ottenere in cambio qualcosa, per mercanteggiare».

In giornata è il quotidiano dei vescovi “Avvenire” ad intervenire rispondendo a tono alla considerazione di Mancuso (ma senza citarlo direttamente), ribadendo l’importanza della preghiera considerata l’esatto opposto del “mercanteggiare”: «Non si tratta di mercanteggiare con l’Onnipotente, ma di aprirgli le porte del nostro cuore, che forse non sa neanche bene che cosa domandare, però si fida. Come fa dall’inizio della storia, come succede in tutte le religioni, e non ha importanza il titolo di studio e la preparazione teologica». Secondo il breve editoriale di “risposta” all’invito per la “maratona” di Papa Francesco, conta nel pregare la sincerità con cui si rivolgere a Lui, «conta il riconoscersi piccoli davanti all’infinita grandezza, conta l’essere disponibili alla Sua volontà. È una questione di testa, di respiro di vita nuova, di mani che si uniscono. Ed è una questione di cuore».

P.S. Chi scrive ritiene fondamentale – se si riconosce cattolici o quantomeno si è restati affascinati dall’incontro con quel Figlio nei volti che la Chiesa ci offre nella nostra quotidianità tutti i giorni – ribadire come al centro della fede ci sia prima di tutto il “dialogo” con il Signore, a volte rabbioso, a volte commosso, a volte ancora mendicante. Basti ricordare quanto Papa Benedetto XVI annunciava nell’udienza generale dell’8 agosto 2012 dedicata alla catechesi su San Domenico di Guzman: «All’origine della testimonianza della fede, che ogni cristiano deve dare in famiglia, nel lavoro, nell’impegno sociale, e anche nei momenti di distensione, sta la preghiera, il contatto personale con Dio; solo questo rapporto reale con Dio ci da la forza per vivere intensamente ogni avvenimento, specie i momenti più sofferti».

Il Rosario per la fine della pandemia? Il teologo di Repubblica boccia il Papa: imbarazzante…
di Riccardo Angelini
Secoloditalia.it, 22 aprile 2021


Recitare il Rosario per chiedere la fine della pandemia. L’intero mese di maggio – ne dà notizia Avvenire – sarà dedicato a una “maratona” di preghiera, con la recita del Rosario, per invocare la fine del flagello del Covid. L’iniziativa, voluta da Papa Francesco, coinvolgerà trenta santuari nel mondo. Trenta santuari rappresentativi, sparsi in tutto il mondo, guideranno la preghiera mariana, che verrà trasmessa in diretta sui canali ufficiali della Santa Sede alle ore 18 ogni giorno. Papa Francesco aprirà la preghiera il 1° maggio e la concluderà il 31 maggio.

Con la preghiera si chiede a Dio la salvezza

Da sempre la preghiera è un atto con il quale si chiede a Dio protezione e aiuto in momenti di difficoltà. Con lo stesso stato d’animo si invoca l’intervento della Madonna. Si prega per la salvezza. E anche questo è un chiedere… Ma alcuni progressisti che si sentono di parlare ex cathedra vogliono stravolgere anche il senso più autentico e umile del dialogo con Dio e si permettono anche di prendersela con il Papa perché invita i cattolici a recitare il Rosario per la fine della pandemia.

Vito Mancuso boccia il Rosario

Al presunto teologo Vito Mancuso è sufficiente un tweet per demolire in modo arrogante e superficiale secoli di una religiosità fortemente radicata nel popolo cristiano. Ecco cosa scrive il teologo di Repubblica: “Chi crede ancora che la spiritualità autentica sia fatta di queste cose? Cioè di una preghiera per ottenere da un Dio onnipotente quello che Egli, con un solo pensiero, potrebbe realizzare? Non è tutto un po’ troppo imbarazzante?”. Secondo lui “non va bene quando si prega per ottenere in cambio qualcosa, per mercanteggiare”.

E come si dovrebbe pregare secondo Mancuso? Rivolgendo un pensiero distratto a Dio, tra una canzonetta sotto la doccia e una scrollata allo smartphone, per essere al passo con i tempi? A Mancuso il Rosario appare dunque come un residuato di epoca medievale. Ma dovrebbe rassegnarsi: mentre lui gironzola tra il salotto di Fazio, quello della Gruber e prima ancora quello di Gad Lerner i cattolici non abbandoneranno certo una tradizione di preghiera, la recita del Rosario, che nasce nei monasteri irlandesi nel IX secolo, si fortifica nel secolo “mariano” per eccellenza, il XII, e si struttura nel Trecento.

“La< maratona mariana convocata da Papa Francesco per la fine della pandemia di Covid-19 riporta in primo piano il potere della preghiera in tempi di pericolo e dell’intercessione della Vergine” ( Vatican News).

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