Intervista esclusiva al Giornale di Cristina Pozzi, che nel 1981 perse genitori e fratello nell’incidente per cui Grillo è stato condannato

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Le onde sgradevoli, provocate dagli urli violenti di Grillo nel video del 18 aprile scorso [QUI], che hanno avuto come risultato – a parte di tutto il resto -di trasformare una presunta vittima di stupro in colpevole senza appello, non si fermano. Sfogo social del fondatore del M5S: “Video dimostra che era un rapporto consensuale”. “Mio figlio non è uno stupratore. Allora arrestate me”. I genitori della ragazza: “Distrutti, vuole ridicolizzare il nostro dolore”.

“Quanti silenzi sulla requisitoria di Grillo su stupro politica e giustizia. Quante ipocrisie quante complicità quante mancate vergogne. Firme di donne e uomini sempre all’assalto di tutto oggi perdute spaventate omertose. Sinistra, Pd, sindacato, firmatari di mille appelli, intellettuali, movimenti contro la violenza sulle donne, che reazioni suscita questa requisitoria, le sue parole, la violenza, i gesti, la minaccia sottesa? Perché tanto silenzio?” (Gianni Riotta @riotta – Twitter, 19 aprile 2021).

“Alla fine, peggio del delirio maschilista di Grillo c’è solo il penoso silenzio di M5S e il peloso balbettio del pd” (Massimo Giannini @MassimGiannini – Twitter, 19 aprile 2021).

“Caro Grillo, ti crediamo a metà quando dici che ‘Ciro è coglione ma non fu stupro. Ok, Ciro è coglione. Va bene. Ma facciamo stabilire alla magistratura se fu stupro e meno. Senza offesa” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 20 aprile 2021).

Amen.

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Fuori dal coro si è distinto Il Fatto Quotidiano che prende le difese di Grillo: “Dopo il video di Beppe Grillo, è arrivato immancabile il linciaggio mediatico e politico. (…) La colpa imperdonabile di Beppe Grillo, anzi la macchia indelebile per cui dovrebbe essere bandito in perpetuo dalla civile convivenza e dalla sfera pubblica, consisterebbe secondo il pensiero unico politico-mediatico nell’essere intervenuto pubblicamente, dopo due anni di silenzio, in difesa del figlio Ciro accusato di stupro di gruppo, in attesa di una richiesta di rinvio a giudizio che al momento non è stata ancora formulata. Il coro unanime di indignazione, che non è eccessivo definire linciaggio o gogna mediatica a reti e testate unificate, nei confronti del fondatore del Movimento 5 Stelle, reo del più bieco “giustizialismo” perché fin dai primi V-Day elencava per nome e cognome i parlamentari condannati in via definitiva (gli stessi che oggi rivendicano e riottengono il vitalizio) è, in fin dei conti, la reazione-rivalsa di tutti quelli che finalmente hanno a portata di mano l’occasione imperdibile di mettere fuori gioco l’alieno irredimibile” (24 aprile 2021).

Altrettanto inevitabilmente è riemerso anche il ricordo dei problemi di Grillo con la giustizia (Fonte Wikipedia):

Incidente di Limone Piemonte

Nel pomeriggio del 7 dicembre 1981 Beppe Grillo perse il controllo di un fuoristrada Chevrolet K5 Blazer mentre percorreva la strada militare, che da Limone Piemonte porta sopra il Colle di Tenda. Il veicolo, sei chilometri dopo “Quota 1400” vicino al confine con la Francia, scivolò su un lastrone di ghiaccio e cadde in un burrone profondo ottanta metri. A bordo con Grillo c’erano quattro suoi amici genovesi, con i quali stava trascorrendo il fine settimana dell’Immacolata. Grillo si salvò gettandosi fuori dall’abitacolo prima che l’auto cadesse nel vuoto e, contuso e in stato di shock, riuscì a chiamare i soccorsi. Tre dei suoi amici rimasti nell’auto persero la vita: i coniugi Renzo Giberti e Rossana Quartapelle, rispettivamente di 45 e 33 anni, e il loro figlio Francesco di 9 anni. Il quarto, Alberto Mambretti, 40 anni, fu ricoverato con prognosi riservata a Cuneo.

Tre settimane dopo l’incidente, per Grillo scattò l’incriminazione per omicidio plurimo colposo. Nell’ottobre 1982 la perizia ordinata dal giudice istruttore suggerì che Grillo era colpevole di non aver fatto scendere i suoi passeggeri prima di affrontare il tratto di strada più pericoloso. Per questo il 28 settembre 1983 fu rinviato a giudizio. Il processo di primo grado si celebrò a Cuneo il 21 marzo 1984 e si concluse con l’assoluzione di Grillo per insufficienza di prove. Pubblico ministero e avvocato della difesa fecero, però, ricorso in appello. Il primo perché aveva chiesto una condanna a sedici mesi di reclusione, il secondo per avere un’assoluzione più ampia.

In appello il 14 marzo 1985 Grillo fu condannato per omicidio colposo, dovuto ad incidente stradale, a quattordici mesi di reclusione con il beneficio della condizionale e della non iscrizione.

La condanna fu resa definitiva dalla IV sezione penale della Corte Suprema di Cassazione l’8 aprile 1988.

Condanne per diffamazione

Nel 2003 Grillo patteggiò una causa per diffamazione aggravata intentata contro di lui da Rita Levi-Montalcini. Durante uno spettacolo, Beppe Grillo l’aveva definita “vecchia puttana”, sostenendo che avesse ottenuto il Premio Nobel per la medicina grazie a una ditta farmaceutica che le aveva comprato il premio.

Nel 2012 in appello Grillo è stato condannato per aver diffamato a mezzo stampa la Fininvest in un suo articolo pubblicato nel 2004 sulla rivista Internazionale. Il risarcimento del danno patrimoniale, pari a 50.000 euro, oltre alle spese processuali, è stato stabilito dai giudici della prima sezione della corte d’appello del tribunale di Roma.

Nel settembre 2013 Grillo viene condannato in Corte di cassazione per avere diffamato l’ex sindaco di Asti, e parlamentare per Forza Italia, Giorgio Galvagno. Nel 2003, Grillo aveva definito l’ex primo cittadino “un tangentista”, durante uno spettacolo al Teatro Alfieri di Asti. Grillo dovrà versare a Galvagno 25.000 euro e gli interessi a partire dal 2003, come risarcimento del danno, oltre al risarcimento per le spese legali.

Il 14 settembre 2015 è stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Ascoli Piceno per diffamazione aggravata nei confronti di Franco Battaglia, professore dell’Università di Modena. La condanna consiste in un anno di reclusione con pena sospesa, 1.250 euro di multa e una provvisionale di 50.000 euro alla parte offesa. In quell’occasione, Grillo si paragonò a Nelson Mandela e a Sandro Pertini. L’11 luglio 2017 la Corte d’appello di Ancona ha confermato la condanna di primo grado (una provvisionale di 50.000 euro e il pagamento delle spese legali, lievitate a quota 12.000 euro) per diffamazione nei confronti del professor Franco Battaglia, commutando la pena di un anno di reclusione nel pagamento di 6.000 euro.

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Poi, ieri la ragazza – oggi una donna, che ha perso nell’incidente per cui fu condannato Grillo, i genitori e il fratello – ha parlato attraverso Il Giornale, in un intervista esclusiva che riportiamo di seguito.

Beppe Grilla ha avuto due figli dal matrimonio con Sonia Toni: Luna (1980) e Davide (1983), e due figli dal matrimonio con Parvin Tadjik Rocco (1994) e Ciro (2000).

“Vuol essere arrestato? Uccise la mia famiglia ora vada pure in cella”
Gian Paolo Serino
Ilgiornale.it, 21 aprile 2021


«Arrestate me, invece che mio figlio Ciro». Così Beppe Grillo nel video-arringa dove difende il suo rampollo dalle accuse di «stupro di gruppo». Che il comico genovese si sia deciso a pagare davvero con la galera le sue colpe? Perché mentre Grillo si mostra alle telecamere come un padre disperato, c’è una bambina, oggi diventata donna, e una famiglia che per colpa sua piangono davvero da quarant’anni.

È Cristina Pozzi che, per la prima volta in questa intervista esclusiva, ha deciso di rivelare il proprio nome e cognome: «La cattiveria del Grillo uomo, che ha distrutto la mia infanzia e la mia gioventù ora non mi fanno più paura. Beppe Grillo ha ucciso la mia famiglia: era il 21 Dicembre 1981, io ero rimasta a casa a giocare ma mio padre Renzo, mia madre Rossana e mio fratellino Francesco non li ho mai più rivisti. Erano a bordo della jeep Chevrolet di Grillo: lui si è salvato, la mia famiglia è morta per colpa sua». La storia è nota ma ancora poco conosciuta rispetto al delitto: in quel 1981, con il comico all’apice del successo, Grillo si fece ospitare dall’amico di infanzia Renzo Giberti, 45 anni, e dalla moglie Rossana Quartapelle, 35 anni, nella loro villa in montagna a Limone Piemonte. Grillo insistette molto, dopo pranzo, per raggiungere i 3000 metri di quota con la sua nuova jeep, che aveva fatto appena arrivare dall’America. Secondo i testimoni non la sapeva guidare: sì testimoni, perché Grillo è stato condannato nel 1985 in Corte d’appello per omicidio plurimo e nel 1988 ritenuto responsabile anche dalla Corte di Cassazione. Solo lui si salvò: aprendo la portiera e lanciandosi sulla strada mentre la jeep proseguiva la folle corsa precipitando in un burrone. La condanna fu di «un anno e due mesi di reclusione con sospensione della patente di guida per eguale periodo di tempo», pena poi condonata perché era incensurato. Grillo difendendo il figlio ripete più volte che se è davvero uno stupratore deve essere arrestato, ma questo suo precedente smentisce la sua arringa. Non ha mai fatto un giorno di prigione, mentre la prigione del dolore non è stata è «condonata» alla famiglia degli uccisi.

La piccola Cristina fu adottata dalla zia Maura Quartapelle: anche lei decide di parlare per la prima volta ricordando che quella tragedia in cui perse la sorella, il cognato e il nipotino di 9 anni, ha sempre segnato la sua vita: «Non ci fecero vedere neanche i cadaveri. Ci misero due giorni e due notti per ritrovare il mio nipotino: era incastrato, a pezzi, sotto la jeep. E dire che era proprio a fianco di Grillo: giocava con una macchinina della Range Rover che Grillo stesso gli aveva regalato quel giorno. Sarebbe bastato allungare una mano e l’avrebbe salvato. Mio cognato Renzo Giberti – stimato imprenditore di Genova – lo trovarono con mezzo cervello fuori, come mia sorella, che mi dissero, era completamente irriconoscibile». «Grillo – continua Maura Quartapelle – malgrado le insistenze di mio cognato che conosceva le strade, volle per forza usare la sua jeep che guidava pochissimo. Non sapeva neanche scalare le ridotte. Quando arrivai a Limone Piemonte il giorno dopo, Grillo era già andato via: neanche una parola, una scusa: niente. Non venne neanche ai funerali a Genova e mentre sui giornali dell’epoca si diceva distrutto, dopo neanche un mese dalla morte di tre persone aveva già ripreso gli spettacoli nei teatri».

Cristina Pozzi, la bambina rimasta orfana a 7 anni, ricorda bene Beppe Grillo perché «veniva sempre a casa mia e andava a vedere il Genoa con il mio papà. Io l’ho cercato, ma invano. Volevo almeno che mi raccontasse gli ultimi attimi di vita dei miei genitori, che mi desse pace, che mi chiedesse almeno scusa. Poi con il tempo – non ho mai preteso nulla da lui e non voglio farmi pubblicità, non intendo diventare un caso mediatico – ho solo deciso, adesso che ho raccontato la verità ai miei due figli, di non vergognarmi più». «Perché Beppe Grillo – ci confessa – è stato capace, con il suo silenzio, di farmi sentire in colpa: Perché non c’ero? Perché ero rimasta a casa? Avrei potuto salvarli?».

Grillo, malgrado le dichiarazioni sui giornali del 1981 da prima pagina «Adotterò Cristina», non si è mai fatto vivo. Il dolore è sempre stato quotidiano, ma ora Cristina Pozzi non ha più paura di Beppe Grillo: «Ogni volta che lo vedo in televisione o lo sento parlare vedo un uomo – condannato dal tribunale per l’omicidio dei miei familiari – che non ha scontato neanche un giorno di galera. Adesso chiede di essere arrestato al posto del figlio? Bene: è ora che paghi la sua condanna. Sta vivendo la condanna della vita: perché prima o poi la vita ti presenta il conto e non c’è coscienza che possa sfuggire».

Veronica Pozzi ricorda la cugina che d’improvviso si ritrovò sorella: «Cristina aveva gli incubi nei primi mesi, si è portata dentro questo dolore tanto, troppo tempo. La nostra non è una vendetta o un accanirci sulle disgrazie del figlio, ma vedendo il video abbiamo ritrovato lo stesso uomo, lo stesso tentativo di far sentire in colpa le vittime. La mia famiglia è rimasta dilaniata da quegli omicidi impuniti: mio fratello Matteo è rimasto segnato da questa vicenda tanto da tentare più volte il suicidio sino alla morte». «Un politico? – conclude Cristina Pozzi -. Non lo so, non mi interessa. Mi interessa solo dire: Caro Beppe, mi hai ridotto con il tuo colpevole silenzio a essere Cristina tutta la vita. Ora sono Cristina Pozzi e sono madre di due figli splendidi». Il resto è cronaca e tribunali, ma la storia della famiglia Pozzi Quartapelle, sentita interamente al telefono, provoca i brividi. Quei brividi che la carta di un giornale non sempre riesce a trasmettere, ma quello che è evidente è che almeno una donna in Italia si è liberata definitivamente dei Grillo: Cristina Pozzi.

Spunta il selfie “incriminante” per Ciro Grillo. Così si spiega il video di papà Beppe
Iltempo.it, 22 aprile 2021


Beppe Grillo nella sua assurda e incredibile difesa del figlio Ciro dalle accuse per le quali è indagato dalla procura di Tempio Pausania, ovvero della violenza sessuale di gruppo in concorso con altri tre ragazzi di una giovane di 19 anni, aveva detto che c’era un video che scagionava il rampollo. Filmato che tra l’altro, secondo quanto si apprende, secondo la procura sarda rappresenterebbe una prova a sfavore di Ciro Crillo.

Ma oggi spunta un nuovo elemento nell’indagine del presunto stupro in Costa Smeralda. Gregorio Capasso, il procuratore capo che coordina e segue l’inchiesta, ha detto a Repubblica che siamo vicini al termine delle indagini e al momento in cui potrà chiedere il rinvio a giudizio e quindi il processo per gli indagati o l’archiviazione.

Ma la notizia è il ritrovamento da parte degli investigatori di una foto nel cellulare di Ciro Grillo, un selfie considerato “particolarmente incriminante” per il giovane, scrive il quotidiano. Un elemento che potrebbe aver avuto un peso nella scelta da parte del fondatore del Movimento 5 Stelle di lanciarsi nella clamorosa difesa social del figlio.

Poi ci sono le intercettazioni dalle quali emergerebbero ulteriori elementi di prova e che contribuiscono a ricostruire quanto accaduto nella notte del 17 luglio 2019 tra i ragazzi della Genova bene, all’interno della villa i Beppe Grillo a Porto Cervo, e la diciannovenne.

Intanto continua l’imbarazzante balletto politico sul video di Grillo, e gli equilibrismi dei grillini hanno ormai raggiunto livelli altissimi. “Esprimo totale solidarietà a Beppe Grillo, come padre, per la sofferenza che sta subendo e totale disprezzo nei confronti di quelli che fino a ieri erano i garantisti, anche quando beccavano un politico con la mazzetta in mano. Sia politici che organi di informazione”, sono le parole del senatore del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli, intervistato da Zona Bianca su Retequattro. Un ribaltamento totale delle parole di Grillo che ha espresso, lui sì, una sentenza nei confronti della ragazza parlando di consenso e ha assolto il figlio e gli altri tre indagati, solo dei “cog**ni” che si sono divertiti.

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