Tolentino ricorda il beato Tommaso

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“Carissimi fratelli un saluto dall’antichissima cappella della cattedrale di san Catervo di Tolentino. Vogliamo pregare con voi ricordando il beato fra Tommaso da Tolentino, ringraziando il Signore per la sua testimonianza, vogliamo pregare per i pastori delle Chiese locali. Come il Signore, attraverso il suo Spirito, ha sostenuto gli inizi della Chiesa attraverso la comunione degli apostoli, l’eucarestia, la preghiera e la carità, così oggi sostenga i suoi pastori al servizio del loro popolo e doni ancora nuovi e coraggiosi servitori alla sua Chiesa”.

Con questo messaggio di mons. Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata, rivolto al vescovo, ai sacerdoti ed ai fedeli dell’Amministrazione Apostolica del Caucaso dei Latini in Georgia ed Armenia, venerdì 9 aprile si sono aperte presso il complesso cistercense dell’Abbadia di Fiastra le commemorazioni del Settimo Centenario della morte del beato Tommaso di Tolentino, avvenuta a Thiane, in India, nel 1321.

A Franco Casadidio, presidente pro tempore del Comitato promotore delle Celebrazioni del Settimo Centenario, abbiamo chiesto di raccontarci chi era Tommaso da Tolentino:

“Sappiamo che Tommaso nacque a Tolentino, nel 1255 circa, forse dalla antica e nobile famiglia Capeccioni (ora estinta). Il postulatore della sua causa di beatificazione (svoltasi tra il 1892-94), fr. Candido Mariotti, dice che il sacrista di papa Pio IX, il vescovo agostiniano mons. Francesco Marinelli (nato a Tolentino il 22 giugno 1807- morto a Roma nel febbraio 1887) era un discendente in linea femminile”.

Per quale motivo decise di farsi francescano?

“Decise di entrare nell’Ordine dei Frati Minori , perché era affascinato dalla figura di Francesco d’Assisi e perché nel periodo della sua adolescenza  i Francescani a Tolentino stavano acquisendo notevole prestigio e ampi consensi presso la Popolazione. Infatti dall’antico insediamento extraurbano nei pressi del torrente Cesolone, già nel 1250 circa si erano trasferiti dentro la città murata in una piccola chiesa con case annesse nei pressi della Porta da Capo e finalmente tra il 1270 ed il 1275 (quando Tommaso aveva tra i 15 ed i 20 anni) era stato completato il nuovo Convento e la costruzione della Chiesa, di imponenti dimensioni nella piazza grande (oggi della Libertà), ma con l’ingresso rivolto verso la più piccola piazza detta dei Mauruzi”.

Perché fu missionario in Oriente?

“La partenza per le Missioni in Oriente inizialmente non fu un gesto volontario. Infatti Tommaso era stato sottoposto a pesanti misure restrittive della libertà personale, per aver professato insieme a Pietro da Macerata (e pochi altri frati) idee diverse dalle deliberazioni prese nel Concilio di Lione del 1274 ed inerenti le rendite che si volevano attribuire agli Ordini mendicanti con una nuova configurazione istituzionale rispetto alle origini.

Fu liberato solo nel 1290 dal neo-ministro generale Raymond Gaufridi, provenzale e di idee più in sintonia con questi frati poi definiti ‘rigoristi o spirituali’ e contrapposti a quelli genericamente detti ‘conventuali’. Il ministro Gaufridi in accordo con il papa Niccolò IV (al secolo Girolamo Masci), francescano originario della provincia di Ascoli Piceno, dopo averli liberati, convinse Tommaso ed Angelo da Tolentino, Marco da Montelupone, Pietro da Macerata e Angelo Clareno (forse con altri frati di altre province) a partire per la Cilicia o ‘piccola Armenia’, il cui re Hayton II aveva chiesto al Pontefice che gli fossero inviati dei frati ‘dalla santa condotta di vita’”.

La sua meta era la Cina, come più tardi Matteo Ricci: perché?  

“Tommaso dalla Cilicia si era trasferito in Persia, nella custodia francescana con sede a Tabriz e qui nel febbraio 1306 giunge da Pechino (allora Khanbaliq, capitale dell’impero mongolo) una lettera di frate Giovanni da Montecorvino, suo precursore nella sede armena. Tommaso già esperto nelle ambasciate tra Oriente ed Occidente e divenuto anche abile diplomatico dopo l’esperienza del Concilio di Sis (sede del Cattolicato Armeno) conclusosi il 19 marzo 1307, con il permesso del ministro provinciale parte per la Francia, con la lettera e le notizie dalla Missione in Cina, e si dirige a Poitiers dove il papa Clemente V si trovava allora con la sua corte pontificia.

Viene accolto dal card. Giovanni da Morrovalle che ascoltata la sua ambasciata avverte il papa e questi convoca subito un Concistoro dove si decide di inviare nel luglio del 1307 sette frati francescani ordinati nuovi Vescovi che una volta arrivati a destinazione dovranno consacrare arcivescovo frate Giovanni da Montecorvino, che sarebbe diventato vicario pontificio in tutto l’impero mongolo.

A Tommaso non era stato concesso di andare in Cina in quell’anno, quindi ritornò alla sua sede conventuale in Persia. Tuttavia il desiderio di andarci era forte e nel 1320 si sarebbero verificate le condizioni per partire verso quella destinazione; ma per lui e tre dei suoi compagni di viaggio l’esistenza terrena si sarebbe conclusa a Thane vicino Bombay il 9 Aprile 1321”.

Quale significato potrebbe rivestire oggi questo martire nel dialogo interreligioso?

“Nello scambio interreligioso il suo sacrificio, con quello degli altri martiri di Thane, ha un duplice valore: rappresenta un episodio negativo da stigmatizzare come metodo di incomprensione e ‘non dialogo’ da parte di coloro che detenevano il potere religioso e civile; ma contestualmente in positivo si è impresso nella memoria di una parte della popolazione locale che dalla testimonianza di quei martiri ha tratto l’origine ed il sostentamento per la propria fede tuttora praticata, anche tra mille difficoltà”.

In breve quali sono le iniziative per la celebrazione del Settimo centenario?

“La prima iniziativa è stata la Concelebrazione Eucaristica di venerdì 9 Aprile (giorno della morte) presieduta dal già nunzio apostolico in Pakistan ed in Spagna, mons. Renzo Fratini, ed un collegamento con la cattedrale di Santa Maria Assunta a Tblisi per una preghiera in comune con p. Gabriele Bragantini, mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini e mons. José Avelino Bettencourt, nunzio apostolico per la Georgia e per l’Armenia.

Poi a giugno ci sarà la presentazione del volume ‘Tommaso da Tolentino: Storia di un Francescano’ con il prof. Alfonso Marini e gli autori: due serate con musiche e brani tratti e dedicati alla vita del beato Tommaso. Infine alla fine di ottobre il convegno con la presenza di esperti del francescanesimo, tra i quali il prof. Roberto Lambertini e mons. Felice Accrocca”.

(Tratto da Aci Stampa Foto: Stefano Lucinato)

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