Numeri ufficiali Covid-19 del 21 aprile 2021. OMS si oppone al lasciapassare vaccinale: «Non confermato che vaccini riducano trasmissione Sars-CoV-2»

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Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi mercoledì 21 aprile 2021

Ricoverati con sintomi: 22.784 (-471) (-2,03%) [Al 35%]
In terapia intensiva: 3.076 (-75) (-2,38%) [con 155 nuovi ingressi del giorno] [*] [Superata la soglia di allarme del 30%, al 34%]
Deceduti: 117.997 (+364) (+0,31%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla platea da vaccinare (aggiornato al 21 aprile 2021 ore 21:10): 4.743.147 (9,34% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

Dati aggiornati al 21 aprile 2021 ore 18:03 – Fonte Agenas.

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI https://lab24.ilsole24ore.com/numeri-vaccini-italia-mondo/.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 277 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Una rapidissima risposta, oggi, alle domande ricevute sull’ipotesi di concedere una sorta di “passaporto” per consentire gli spostamenti tra Regioni a chi abbia eseguito un test tampone (non si sa ancora se rapido o molecolare) nelle 48 ore precedenti allo spostamento. Intanto partiamo da una considerazione preliminare: non sarebbe una novità assoluta, perché questo criterio viene già adottato in altri Paesi per consentire l’ingresso di persone provenienti dall’estero. Si tratta di un criterio che risponde a un principio di riduzione del rischio, perché permette di individuare i soggetti che sono positivi asintomatici nel momento preciso in cui viene eseguito il test. Ma non di eliminazione del rischio: perché è possibile che un soggetto sia già positivo, ma nel periodo finestra in cui il test risulta comunque negativo, oppure che venga infettato dopo l’effettuazione del test. Altrettanto importante è la scelta della tipologia di tampone: sappiamo dai dati italiani che i test rapidi, a partire dal 15 gennaio (data di inserimento nei conteggi ufficiali) a oggi, individuano un positivo ogni 100 test eseguiti: quindi con un rapporto positivi/tamponi dell’1,0% contro il 9,4% dei test molecolari. Insomma, il virus si trova anche in base a come lo si cerca. Fatte queste considerazioni, in senso più generale, il lasso di tempo che intercorre tra l’esecuzione del tampone e il momento dello spostamento è sufficientemente ampio da permettere una completa variazione delle condizioni sanitarie del soggetto testato. Questo tipo di approccio, basato sull’analisi del passato per cercare di interpretare il presente, non è peraltro diverso da quello seguito nella valutazione settimanale dell’epidemia, che sappiamo essere legato a dati riferiti a 1-2 settimane prima, o ancora più indietro nel tempo per il valore medio di Rt. Nelle condizioni attuali, con il 70% circa della popolazione ancora totalmente esposta al contagio (il 19% è stato vaccinato con prima dose, il 12% potrebbe essere venuto a contatto con il virus secondo le stime dei contagiati reali) considerare sicuro uno spostamento in base a un test eseguito 48 ore prima assomiglia al tuffarsi in una piscina sapendo che due giorni prima c’era l’acqua. Oppure a decidere oggi (mercoledì) mentre guidiamo un’automobile, di frenare o accelerare sulla base del traffico di lunedì (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Pass vaccinale, OMS si oppone: «Non è confermato che i vaccini riducano la trasmissione del Covid»
Ilcambiamento.it, 21 aprile 2021


Gli esperti dell’OMS si sono espressi contro l’istituzione di un passaporto vaccinale, perché ci sono poche prove che i vaccini riducano la trasmissione del Covid. Eppure Europa e Italia vanno avanti e si profila il pass anche per muoversi all’interno del nostro Paese.
La settima riunione del Comitato di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Covid-19 si è svolta lo scorso 15 aprile, ma le sue conclusioni sono state rese note solo qualche giorno dopo. Gli esperti di Ginevra ritengono che non si debba “richiedere la prova della vaccinazione come condizione di ingresso” per i viaggiatori internazionali. E questo per due ragioni: “Le prove limitate (per quanto in aumento) a proposito dei risultati del vaccino nel ridurre la trasmissione” del virus, e “la persistente disuguaglianza nella distribuzione globale dei vaccini”. La richiesta avanzata ai paesi che stiano pensando a questa soluzione è dunque quella di “riconoscere che il requisito della prova della vaccinazione può esacerbare le disuguaglianze e promuovere una libertà di movimento differenziata”.
La presa di posizione dell’OMS arriva in un momento in cui diversi Stati, tra cui l’Italia, stanno considerando l’utilizzo di un passaporto sanitario per consentire gli spostamenti, ma anche per altri tipi di attività, ad esempio eventi, concerti e manifestazioni sportive: idea che ha provocato diffusissime critiche e preoccupazioni su conseguenti discriminazioni e sulla salvaguardia della privacy.
Il Comitato dell’OMS ha inoltre sottolineato che “gli Stati sono fortemente incoraggiati a rendersi conto di quanto il passaporto vaccinale approfondisca le diseguaglianze e promuova una diseguale libertà di movimento”.
Eppure, quando fa comodo non dare ascolto all’OMS… semplicemente la si ignora.

“Certificato verde rilasciato in Ue vale in Italia

“Le certificazioni verdi rilasciate dagli Stati membri dell’Unione sono riconosciute valide in Italia. Quelle di uno Stato terzo se la vaccinazione è riconosciuta come equivalente a quella valida sul territorio nazionale”. È quanto prevede il decreto sulle riaperture approvato in Cdm nel passaggio in cui si disciplina il “green Pass” per la circolazione tra Regioni italiane anche di diverso colore (Fonte SkyTG24).

Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo dl Covid: riaperture dal 26 aprile ma confermato il coprifuoco alle 22.00

Fedriga: dispiace non sia stato accolto contributo Regioni

“Dispiace che il contributo costruttivo di tutte le regioni d’Italia non sia stato accolto. Come conferenza abbiamo dimostrato che in un momento d’emergenza si può trovare unità indipendentemente dalle appartenenze politiche presentando proposte fattibili e di equilibrio”. Lo dichiara Massimiliano Fedriga.

“Ministri Lega astenuti in accordo con Salvini”

I Ministri della Lega si sono astenuti oggi in Consiglio dei ministri sul decreto sulle aperture in accordo con il Segretario Matteo Salvini e dopo un colloquio con il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi al quale hanno riferito le perplessità per una serie di restrizioni e divieti non sempre in linea con i dati sull’andamento dei contagi. È quanto fanno trapelare fonti leghiste di governo. L’auspicio è poter aggiornare a breve le norme grazie a un miglioramento della pandemia, si aggiunge (Fonte SkyTG24).

Fiano (Pd): “Molto difficile governo con Salvini”

“Questo è il sogno di Salvini. Di governo quando c’è da condividere il merito delle soluzioni, di lotta quando c’è da gareggiare con la Meloni nel soddisfare la piazza. Oggi la Lega, dopo aver partecipato ad una riunione della cabina di regia ed averne condiviso le decisioni, ha annunciato la propria astensione sul nuovo Decreto Covid. È molto facile giocare un doppio ruolo di questo genere. È molto difficile governare insieme in questo modo. Ne fa le spese il Paese”. Lo afferma Emanuele Fiano, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera (Fonte SkyTG24).

Salvini a Draghi: “Fiducia in te ma Lega non vota dl”

“Presidente, noi stiamo ascoltando sindaci, governatori, associazioni, imprese e lavoratori di tutta Italia. La Lega non può votare questo decreto. Al di là del coprifuoco, la zona gialla così come l’avete pensata non permette ad esempio di andare in un bar o in un ristorante al chiuso. Ora abbiamo i vaccini e per fortuna negli ultimi giorni abbiamo liberato migliaia di letti negli ospedali e centinaia nelle terapie intensive, i contagi sono in calo, più di mezza Italia ha dati da zona gialla. Abbiamo fiducia in te, ma noi lavoriamo al prossimo decreto che entro metà maggio – se i dati continueranno a essere positivi – dovrà consentire il ritorno alla vita e al lavoro per milioni di italiani”. È quanto ha detto Matto Salvini a Mario Draghi durante un colloquio che si è tenuto oggi. Dopo aver preannunciato via sms le perplessità della Lega sul decreto – viene ricostruito dalla Lega – Salvini e Draghi avrebbero lungamente parlato al telefono e a più riprese. E il leader della Lega ha comunicato al premier la decisione, condivisa con i ministri, di non votare il decreto (Fonte SkyTG24).

Fonti Nazareno: “Da Salvini mancanza di serietà”

“Quella di Salvini è una scelta che dimostra mancanza di serietà e di responsabilità verso il Paese e verso il governo Draghi”. È quanto affermano fonti del Nazareno dopo le scelte della Lega in Consiglio dei ministri sul dl Covid. Il Pd, spiegano le stesse fonti, appoggia una strategia di riaperture in sicurezza e irreversibili e questo per tutelare le ragioni della salute pubblica e quelle dell’economia e della ripartenza. Dunque questo dietrofront e l’atteggiamento ondivago di Salvini verso il governo, per il Pd, crea confusione e dimostra anche una certa difficoltà del leader della Lega che ha bisogno di sparigliare per distrarre l’attenzione dalla sua crisi di consenso e dalle divisioni dentro al suo stesso partito (Fonte SkyTG24).

Malpezzi (Pd): “Salvini vuole solo confondere italiani”

“Noi sosteniamo gli sforzi del governo Draghi per portare il Paese fuori dall’emergenza sanitaria e economica. Salvini e la Lega dicano chiaramente se condividono questo obiettivo o se stanno al governo solo per fare campagna elettorale e confondere gli italiani”. Lo scrive la capogruppo dei senatori Pd, Simona Malpezzi (Fonte SkyTG24).

Pd: “Lega privilegia interesse partito e rompe unità”

“Questo è il momento della responsabilità e della coesione nelle scelte di governo per consentire al Paese di ripartire in sicurezza. È incomprensibile che la Lega punti a privilegiare un interesse di partito e per questo rompa l’unità del governo su decisioni tanto delicate. La speranza è che si tratti solo di una parentesi e che venga chiusa quanto prima”. Lo afferma Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera, commentando l’astensione della Lega in Cdm sul nuovo decreto Covid (Fonte SkyTG24).

“Costringere tra le mura domestiche le persone tra le 22 e le 5 è un sequestro collettivo. C’è gente che è stata multata perché dopo le 22 portava a spasso il cane sotto casa per esigenze fisiologiche. Non siamo più cittadini, siamo reclusi a cui sono negati però diritti fondamentali” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 21 aprile 2021).

“Il mio cane esce tre volte al giorno. Se mi chiede di uscire a mezzanotte, lo porto giù. Mica lo faccio schiattare per far contenti quei subumani” (Carlo Baldassarre @CarloB1975 – Twitter, 21 aprile 2021).

“Il problema è poi aver a che fare con i subumani se ci fermano. Essendo subumani non comprendono ragioni. Eseguono ordini. Occorrerebbe spiegargli che in passato aver affermato “stavamo solo eseguendo ordini” non abbia salvato dall’ergastolo i loro simili. #indegni #imbecilli” (Marco Lauria @Mslauria77 – Twitter, 21 aprile 2021).

Non ce l’ho con la polizia e carabinieri, ma con gli alzabandiera del Tachipirina e vigile attesa’, lockdown perpetuo e pass vaccinali. Anche se mi sta dando fastidio il modo di eseguire gli ordini da squadraccia fascista. Se lo fai, lo fai per tutti e non solo per gli italiani” (Carlo Baldassarre @CarloB1975 – Twitter, 21 aprile 2021).

Con buona pace degli amici della via della Scrofa.
“Rispettate il coprifuoco”: Mons. Battista Ricca richiama gli ecclesiastici ospiti della Domus Internationalis “Paulus VI su rientri dopo la mezzanotte e all’alba – 20 aprile 2021

Come si fa a spiegare a Spirlí che il primo che deve andare a casa è lui!

Lombardia prima regione in Italia a superare quota 32mila decessi . un quarto dei morti italiani – ma Fontana non si dimette.

Istat: il Covid è la seconda causa di decesso dopo i tumori
Pubblicata l’analisi statistica sulla prima fase della pandemia. A marzo e aprile del 2020 ci sono stati 49mila morti in più della media, concentrati al nord. Almeno il 60% è dovuto al coronavirus, che ha fatto un numero di vittime di poco inferiore a quello dei tumori
Repubblica.it, 21 aprile 2021


Nei mesi di marzo e aprile 2020 i decessi in eccesso sono stati 49mila rispetto alla media degli stessi mesi nei cinque anni precedenti. In totale hanno raggiunto i 159mila. Il 60% di questo eccesso è attribuibile al Covid (29.210), il 10% a polmoniti e il 30% ad altre cause. Lo spiega l’Istat nel rapporto sull’analisi della mortalità durante la prima ondata della pandemia. I decessi per polmoniti sono triplicati. Aumentati anche quelli per demenze, diabete e cardiopatie ipertensive. Sul totale dei decessi per Covid, circa l’85% riguarda individui di oltre 70 anni. Tra i 50-59enni un decesso su cinque è dovuto al coronavirus.
L’incremento di mortalità si è concentrato soprattutto nelle regioni del Nord-ovest, dove sono esplosi i primi focolai epidemici; in quest’area i decessi in piu’ sono stati 34.449, con un raddoppio dei casi. Secondo l’Istat, i 29mila decessi per Covid rappresentano il 18% della mortalità del periodo. L’età media delle vittime del coronavirus è di 80,2 anni, un anno e mezzo più bassa dell’età media del totale delle morti (81,6 anni).
I decessi sono aumentati del 155% nelle strutture residenziali o socio-assistenziali, del 46% negli istituti di cura e del 27% nelle abitazioni. Per quanto riguarda i 20.032 decessi in più per cause diverse dal Covid, le responsabili sono soprattutto polmoniti e influenza, aumentate del 211%. È possibile che si trattasse di casi di Covid per i quali ancora non era facile fare una diagnosi precisa. Le morti violente sono diminuite di 161 casi, soprattutto a causa del calo del traffico stradale, mentre i decessi sotto ai 50 anni sono scesi di 245 casi.
Il Covid, a marzo e aprile del 2020, è stato la seconda causa di morte, con un numero di decessi poco inferiore a quello dei tumori e più del doppio di quello delle cardiopatie ischemiche. Il sovraccarico degli ospedali è probabilmente la causa anche degli altri indicatori in crescita. Sono aumentate infatti anche le vittime con demenze e malattia di Alzheimer (+49%), per le malattie cardiache ipertensive (+40%) e per il diabete (+41%), così come sintomi e cause mal definite o sconosciute (+43%).
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Scuola e trasporti, lo scandalo del rientro impossibile
Tempi.it, 16 aprile 2021


Serve un generale Figliuolo anche per la scuola. Dal 26 aprile 7 milioni di studenti torneranno in classe, quelli delle superiori al 60 per cento nelle regioni gialle e arancioni, al 50 nelle zone rosse: soglie minime, precisano dal governo, la priorità ai maturandi, indicano dal ministero dell’Istruzione. Soddisfatte le Regioni, soddisfatti i sindacati, soddisfatti i presidi, la retromarcia del governo sul rientro al 100 per cento viene accolta come «soluzione di buon senso» e tutto – cioè la fine dell’incubo per milioni di ragazzi – viene rimandato a settembre, prima di allora studenti di licei e atenei continueranno a frequentare a singhiozzo in attesa che i prefetti stabiliscano quote e regole per i trasporti.
Centinaia di milioni finiti dove?
Ma cosa è stato fatto per la scuola fino ad oggi? La risposta è niente. A ottobre il governo aveva stanziato 300 milioni per l’implementazione delle flotte attingendo alle compagnie private: o meglio li aveva autorizzati, ricordate il caos su anticipi, risarcimenti e decreti scoppiato tra governo e Regioni? E a gennaio, lo ha ribadito il premier Draghi stesso in conferenza stampa il 16 aprile «lo Stato ha stanziato 390 milioni per il trasporto pubblico locale, da attuarsi con le regioni. Sui trasporti pubblici ci sono delle limitazioni al 50 per cento, è stato fatto molto. Una parte deve essere ancora spesa. Sentiremo le iniziative che le Regioni dovranno prendere al riguardo». Di questi, 195 milioni sono già stati anticipati agli enti locali per «fronteggiare le esigenze di trasporto degli studenti conseguenti all’applicazione delle misure di contenimento della diffusione del Covid 19».
Sono passati quattro mesi, ne manca uno alla fine della scuola. Sì, c’è stato un lockdown di mezzo, sì, permangono differenze abissali riguardo alla gestione delle risorse (vedi la Lombardia che a ottobre le aveva destinate ai ristori dei fornitori di servizio, vedi l’Emilia che pur ampliando il parco corse non ha potuto utilizzare tutte le vetture causa riduzione dei bisogni dei pendolari con le scuole chiuse). Ma il rientro in osservanza degli standard di distanziamento del 100 per cento degli studenti, dopo mesi di tavoli, manovre, confronti, resta ancora ovunque impensabile.
«Due anni per i mezzi necessari»
Ci vorrebbe un raddoppio mezzi, dicono dalla Lombardia, non esistono mezzi a sufficienza sul mercato, dice il governatore veneto, ci vogliono il doppio delle corse e differenziazione fasce orari per ingressi e uscite da scuola, dicono dalla Basilicata. In Toscana possono arrivare al 75 per cento, in Friuli, spiega al Corriere il governatore Fedriga, neo presidente della Conferenza delle regioni, «per ordinare mezzi non basta un anno, servono almeno un anno e mezzo, due per avere i mezzi necessari. Centinaia di autobus non si comprano come andare in un concessionario di auto. Non è mancanza di volontà né di risorse, è proprio mancanza fisica di mezzi. Servono 22 mesi, ad esempio, per avere un nuovo treno della metropolitana».
La difficoltà a reperire mezzi si segnala anche in Emilia-Romagna, in Piemonte la situazione è la stessa di novembre e il rientro al 100 per cento a scuola sarà possibile solo riorganizzando le lezioni su due turni. Per il governatore ligure Toti occorrerà «cambiare le regole sull’affollamento dei mezzi perché non credo che sarà fattibile tenere il limite di capienza al 50 per cento con l’intero sistema scolastico in produzione».  Nelle Marche preoccupa la recrudescenza dei contagi ma anche la tenuta delle scuole con i doppi turni che tolgono il tempo di studiare agli studenti costretti alle lezioni pomeridiane.
«Nessuna programmazione»
Al di là delle difficoltà oggettive, il presidente di Sistema Trasporti Francesco Artusa denuncia all’Adnkronos il coinvolgimento solo del «10 per cento della flotta dei bus turistici. Ma in modo assolutamente inutile. Perché il sistema è restato lo stesso, non è stato modificato: manca ancora il controllo sulla salita sui mezzi, che è impensabile possano fare gli autisti e non viene eseguito il tracciamento di chi sale a bordo, che in un sistema centralizzato come il “Door to School” invece sarebbe stato garantito. Non c’è stata programmazione né logistica. Come in un gioco dell’oca dopo un anno siamo semplicemente tornati al punto di partenza senza che niente sia stato fatto». Artusa dice che i suoi appelli al governo cadono nel vuoto, che all’Italia non interessa mettere in sicurezza gli studenti ma il profitto: usare fondi – come da dicitura del governo – al fine di garantire i ricavi del Tpl, «affari per pochissimi».
Al netto delle criticità, così diverse fra città, territori e regioni, a oltre un anno dalla prima serrata dei primi istituti, resta la mancanza di un piano straordinario per i trasporti, per tornare tutti a scuola in una situazione straordinaria. Resta un altro impegno del governo, «tutti in presenza dal 26 aprile» posticipato a data da destinarsi, restano migliaia di studenti a casa.

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