Nel tempo del coronavirus cinese di Wuhan, che ne abbiamo fatto dell’amicizia? La domanda del molokano su Tempi

Condividi su...

Il titolo del nuovo numero del mensile Tempi di aprile – Il nemico geniale – fa riferimento all’immagine in copertina di Xi Jinping, il Presidente della superpotenza cinese, un regime che solo all’apparenza è una contraddizione in termini: comunista e turbocapitalista. Nella sua analisi, Rodolfo Casadei spiega come la Cina sia capace di vincere una guerra mondiale senza sparare un colpo: le basta far valere la sua forza (come a Hong Kong) o sfruttare la pavidità e l’avidità occidentale (molto attratta, soprattutto in tempi di crisi economica, dagli investimenti del Dragone). Per dirla con il titolo del editoriale, esiste una doppia violenza cinese: con i bastoni a Hong Kong, con i soldi in Occidente.

A parte della guerra della Cina che vince senza sparare un colpo, ci sono tanti altri argomenti interessanti in questo numero di Tempi – Cronaca, giudizio, libera circolazione di idee, edito da Contrattempi Società Cooperativa e diretto da Emanuele Boffi.

Segnaliamo innanzitutto un lungo reportage dall’Iraq nella Piana di Ninive dove Leone Grotti ha incontrato i cristiani perseguitati dall’Isis, che deve fare i conti con una mentalità che li avversa e un governo che li ignora (eppure dicono: «Siamo qui grazie all’amore della Chiesa» e «Per amore al paese siamo maggioranza»).

Poi, ci sono anche due anticipazioni del nuovo libro di Roberto Formigoni Una storia popolare: l’introduzione a firma del Cardinale Camillo Ruini (che verrà pubblicato in esclusiva il 22 aprile, giorno di uscita del volume, su Tempo.it) e alcuni stralci del capitolo in cui l’ex Governatore della Lombardia racconta il suo viaggio in Iraq per recuperare gli ostaggi del regime di Saddam Hussein).

Inoltre, ad un anno della scomparsa, viene ricordata la figura di Tina Venturi, eccezionale figura di insegnante, fondatrice della scuola paritaria La Zolla di Milano, uno degli istituti dell’infanzia più importanti della città.

Vale la pena anche il “nocciolo della questione”, con il filosofo Giovanni Maddalena che aiuta a ragionare sul “ritorno di moda della verità”. Già, ma quale verità? Dopo decenni di “nessun dato, solo interpretazioni”, ora sono tutti sono a caccia di fake news. Basterà?

Tutto questo e molto altro si trova nel nuovo numero di Tempi. In attesa che il mensile di aprile 2021 arrivi nelle loro case, gli abbonati a Tempi possono già scegliere se sfogliare la rivista in formato digitale nell’area riservata del sito [QUI], oppure accedere online ai singoli contenuti del mensile [QUI].

A seguire riportiamo il contributo del “Molokano” in questo nuovo numero di Tempi, per gentile concessione del suo autore, l’amico e collega Renato Farina. Buona lettura.

«Non si tratta di maledire i capi politici» che hanno imposto le restrizioni, scrive il filosofo Bock-Côté, «ma di constatare che costoro non sanno cosa hanno calpestato».

Il molokano
Guai se l’amicizia si abituasse alla miseria di una zoomata
di Renato Farina
Il rischio di teorizzare la virtualizzazione
Tempi, 16 aprile 2021


Che ne abbiamo fatto dell’amicizia? Il tempo del Covid è una sfida imperiosa e sottile all’amicizia. Anche noi molokani ci siamo trovati, e ci troviamo, a sentire il calcagno sul collo del virus, con le disposizioni che impediscono di toccarsi, abbracciarci, mangiare insieme. Può resistere l’amicizia senza della quale non esiste popolo se ha per unico segno il collegamento Zoom? Come possiamo perseverare nell’unità se manca la carezza, la carezza fisica, il buon odore di Cristo, ci cui parla san Paolo, come si fa a respirarlo se è mediato dal computer? Aristotele sostiene che dei cinque sensi quello più importante è il tatto. Non so se sia vero, ma a me manca questa fisicità, carnalità, materialità… Ok, lo so, gli eremiti del deserto erano solitari, erano soli con il Solo, monaci cioè uno con l’Uno. Ma anche Dio è trino, credo che tra loro le Tre Persone come mostra il quadro di Rublëv, si siedano ogni tanto a mangiare insieme.

E allora? Penso questo: che l’amicizia oggi è chiamata al digiuno. Ma guai se il digiuno diventasse un’abitudine, un costume sociale, una teorizzazione dell’assenza: dal sesso virtuale che viene insegnato a profusione non nascono figli e neppure fiori.

Il rischio è questo. Accettare come ovvia e persino “ottimale” strada del futuro il lavoro “a distanza”, gli incontri “da remoto”, una vita zoomata insomma. Come la sostituzione del risotto con due pastiglie nutritive… Si può accettare nell’emergenza. Ma teorizzarlo è disumano. Tutto congiura a trasformare l’amicizia in una relazione sociale assolutamente non essenziale. Le restrizioni nei vari paesi non sono identiche, in Armenia sono parzialmente diverse che in Italia, ma ovunque, globalmente (come si usa dire adesso) il messaggio diffuso per Dpcm o ukaz è lo stesso: l’amicizia non è classificata tra le relazioni umane indispensabili all’uomo per essere sé stesso.

Mathieu Bock-Côté è un filosofo, peraltro assai polemista, canadese del Québec. Mi è giunto un suo ritaglio tratto da Le Figaro, e mi ha fatto sospirare. Si intitola “Les amitiés suspendues”, le amicizie sospese: «Una delle grandi vittime del Covid è stata l’amicizia, che (per fortuna) molti hanno osato praticare clandestinamente, quasi gesto di dissidenza contro gli eccessi dell’ordine sanitario».

Si può sacrificarla tranquillamente insomma. Una ben strana antropologia, dimentica che qualsiasi cosa eccezionale e propositiva che ha cambiato il mondo è sorta dall’amicizia gratuita, fuori da parentele di sangue, al di là di legami dove primeggi l’eros ma trionfi l’agape. Un esempio? Il cristianesimo. Ma anche la scuola socratica. Cenacoli si chiamano. «Non si tratta», scrive Bock-Côté, «di maledire i capi politici, ma di constatare che costoro non sanno cosa hanno calpestato». Essenzialmente hanno legato le di Renato Farina trombe di Falloppio all’umanità rendendo impossibile la fertilità nel mondo. Lo Zoom va bene per l’emergenza ma non basta.

È l’esperienza a dircelo. Scrive e non mi vergogno di copiare traducendo: «Saul Bellow ha narrato, in quello che è uno dei migliori romanzi sull’amicizia, Ravelstein, la sua relazione con Allan Bloom. Era, in un certo senso, un’ode alla libera e allegra conversazione che si muove mentalmente dal seminario al banchetto alla taverna, e che è allo stesso tempo filosofica e grintosa, profonda e beffarda. Chi ama l’amicizia lo sa, la conversazione si schiude soprattutto nelle serate pantagrueliche. L’amicizia ruota attorno alla possibilità di un altro bicchiere. Quello dei pensieri che, finalmente, si possono confessare».

Ma li avete letti i giornali, avete ascoltato le idiozie filosofiche dei talk show? Chi sogna di riaprire ristoranti e caffè viene spacciato per uno spirito vacuo, come se ambisse scioccamente di fare il bagno in una vasca di variante inglese. Passa per il cretino che vuole divertirsi mentre l’umanità attraversa un terribile calvario. Non è di questo che stiamo parlando, ma di desiderare e trovare i luoghi che permettono all’amicizia di fiorire. Scrive il canadese con cittadinanza spirituale molokana: «Non è senza ragione che Chesterton ha cantato lo spirito del pub… Uomini e donne hanno bisogno di luoghi dedicati alla socializzazione che non siano sotto la sovranità familiare, né quella del lavoro. Questo è ciò che rende quindi possibile ricevere i propri cari amici nella propria casa».

Free Webcam Girls
151.11.48.50