Il caso del parroco di San Felice in Massa Martana che lascia la tonaca per amore

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Don Riccardo Ceccobelli, parroco 42enne della chiesa di San Felice di Massa Martana, lascia la tonaca per amore. L’ha detto al termine della Messa domenicale dell’11 aprile scorso, concelebrata con il Vescovo di Orvieto-Todi, Mons. Gualtiero Sigismondi nella chiesa parrocchiale di Massa Martana. Ha annunciato la sua decisione di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, chiedendo quindi di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla sacra ordinazione. Una scelta fatta, come ha dichiarato Don Riccardo ai fedeli presenti con semplicità, perché “si è innamorato”, aggiungendo che non ha mai trasgredito ai suoi voti. Mons. Sigismondi ha quindi annunciato la sospensione di Don Riccardo dal servizio sacerdotale.

Don Riccardo Ceccobelli con Laura (Foto di Claudio Guaitoli/Corriere della Sera).

Don Riccardo parlando con il Corriere della Sera ricorda il momento in cui ha deciso di raccontare tutto ai parrocchiani: “Mi è venuta in mente la storia che imparai da piccolo al catechismo: la pianta che viene spostata, un giorno fruttificherà altrove. Ecco, io ora mi sento come quella pianta d’ulivo. Mi sto spostando. Per me è stato un segno di Dio”.

Di seguito riportiamo alcuni stralci dall’intervista del 14 aprile, insieme ai testi integrali delle comunicazioni della Diocesi di Orvieto-Todi, del 12 e 14 aprile.

Don Riccardo Ceccobelli, parroco delle comunità dell’Unità pastorale San Felice, chiede di essere dimesso dallo stato clericale. La guida delle parrocchie della U.P. è affidata dal Vescovo a padre Mauro Dipalo T.O.R.
Diocesiorvietotodi.it, 12 aprile 2021

Nella mattinata di domenica 11 aprile 2021 il vescovo Gualtiero Sigismondi, dopo aver celebrato la Santa Messa nella chiesa parrocchiale di San Felice in Massa Martana, ha reso nota la notizia relativa alla volontà del parroco don Riccardo Ceccobelli di avviare presso la Santa Sede le pratiche relative alla sua dimissione dallo stato clericale. Per tale motivo, in via cautelare, il sacerdote è sospeso dalla guida delle comunità dell’Unità pastorale San Felice, che viene così affidata a padre Mauro Dipalo T.O.R. (Terz’ordine regolare di San Francesco), superiore del locale Convento di Santa Maria della Pace.

“La ragione – ha affermato mons. Sigismondi – della mia presenza in mezzo a voi, oggi, è quella di dirvi ‘a viso aperto’ che don Riccardo Ceccobelli ha manifestato il desiderio di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, perciò ha chiesto di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione. Pertanto, in via cautelare, viene sospeso dalla guida dell’Unità pastorale di ‘S. Felice’ in Massa Martana. Le motivazioni della sua scelta sarà lui stesso, se vorrà, a presentarle. A me spetta il compito di assicurarvi che affido a P. Mauro Dipalo T.O.R., con la qualifica di ‘amministratore parrocchiale’, la guida delle comunità di S. Felice in Massa Martana – Castel Rinaldi, SS. Giovanni Evangelista e Faustino in Villa S. Faustino – Montignano, SS. Giuseppe e Bernardino in Colpetrazzo, SS. Maria, Giovanni Battista e Nicolò in Viepri.
Sono immensamente grato a P. Paolo Benanti T.O.R., Ministro provinciale del Terzo Ordine Regolare di San Francesco d’Assisi, e a tutta la Fraternità francescana massetana per la pronta e generosa disponibilità, in un momento di transizione così delicato, a farsi carico dell’Unità pastorale di ‘S. Felice’.
A don Riccardo la mia gratitudine per il servizio svolto finora e a quanti, a partire dalle Suore di Gesù Buon Pastore, gli hanno assicurato lealmente fiducia e collaborazione.
A don Riccardo va, soprattutto, il mio augurio più sincero perché questa sua scelta – compiuta con piena libertà, come lui stesso mi ha confidato – possa assicurargli serenità e pace.
A voi, carissimi fratelli e sorelle, rivolgo questo appello: non abbiamo il diritto di commentare quanto don Riccardo ha deciso, ma piuttosto il dovere di non fargli mancare l’abbraccio della preghiera. Nel benedirvi ricorro alla formula suggerita dall’odierna liturgia nella prima lettura: il Signore vi conceda di ‘avere un cuore solo e un’anima sola’ (cf. At 4,32)”.

Don Riccardo Ceccobelli, dopo l’intervento del Vescovo, tra le altre cose, ha dichiarato di amare e rispettare la Chiesa. “Non posso – ha affermato – non continuare ad essere coerente, trasparente e corretto con essa come finora sono sempre stato… Il mio cuore è innamorato seppure non abbia mai avuto modo di trasgredire le promesse che ho fatto… Voglio provare a vivere quest’amore senza sublimarlo, senza allontanarlo”. Nel congedarsi, ribadendo la sua volontà di rimettersi totalmente al giudizio della Chiesa, ha ringraziato quanti nei sei anni del suo ministero in queste comunità hanno collaborato con lui nelle attività parrocchiali, esortandoli a proseguire gli impegni con la comunità del TOR a cui è ora affidata l’Unità pastorale.

Don Riccardo Ceccobelli lascia il sacerdozio per amore: «Laura è un dono. Piango, ma per lei rinuncio alla tonaca»
Spiega Don Riccardo Ceccobelli: «Mai uscito con lei come fidanzata, ma per Laura rinuncio alla tonaca. Ho sperato che trovasse un fidanzato, ma ogni giorno che passava stavo sempre più male. Dentro di me resterò prete»
di Fabrizio Caccia, inviato a Pantalla (Perugia)
Corriere.it, 14 aprile 2021

«Erano le 11,27 di domenica 11 aprile, piangeva il cielo e piangevo io. Stavo correndo in macchina sotto la pioggia verso Massa Martana per l’ultima messa della mia vita, l’ultima messa celebrata da me, voglio dire. Avevo fretta, dunque, ma a un certo punto davanti mi si è parato un carretto che trasportava un albero d’ulivo. Il carretto andava piano e io avevo voglia di superarlo. Ma poi mi è venuta in mente la storia che imparai da piccolo al catechismo: la pianta che viene spostata, un giorno fruttificherà altrove. Ecco, io ora mi sento come quella pianta d’ulivo. Mi sto spostando. Per me è stato un segno di Dio». (…)

Ci vuole raccontare, don Riccardo?
«(…) io dovevo farlo questo salto nel buio, perché è vero che ho smesso di fare il prete ma non di essere prete, che questo sia chiaro. E non potevo continuare perciò a tenermi questa cosa dentro di me. Lo dovevo a Dio, al mio vescovo, ai miei parrocchiani. Una questione di onestà, di libertà, di trasparenza».

Quando ha scoperto di essere innamorato di Laura?
«Noi ci conosciamo da quattro anni, perché io da sei sono, ero, il parroco di Massa Martana e ci siamo incontrati in parrocchia. Ma è da settembre scorso che è cambiato per sempre qualcosa dentro di me. Ho cominciato a percepire dentro un’emozione, io però all’inizio ho fatto di tutto per tenere sotto controllo la situazione, ve lo giuro, ho sperato che trovasse un fidanzato, ma ogni giorno che passava stavo sempre più male. Una sera ho provato forte il bisogno di chiamarla al telefono. Non riuscivo a dormire senza sentire la sua voce. Quando lei mi ha risposto, io le ho detto: “Pronto? Ciao, sono io”. E subito dopo ho avvertito un benessere, una grande pace dentro di me. E mi sono addormentato. A gennaio ho presentato le dimissioni al vescovo».

Laura adesso è vicino a lui, ha 26 anni, fa l’infermiera e anche la catechista e per questo, dice, “noi comunque vogliamo restare nella Chiesa, se ci sono delle regole da rispettare vogliamo farlo, senza dare scandalo”. Insieme sembrano davvero due ragazzi innamorati. Lo sono. (…)

In un momento così, si sente di dire qualcosa a Papa Francesco?
«Gli chiedo di pregare per me, di pregare anche per tutti i parroci del mondo e per quelli in particolare che si trovano nelle mie condizioni. In questi giorni ho pensato molto a certe coincidenze: l’11 aprile, cioè la data della mia ultima messa, nell’anno 1123 si chiuse il concilio lateranense con la dichiarazione dell’obbligo del celibato per i sacerdoti. E il 12 aprile, quando si è aperto il mio processo canonico, 388 anni prima fu processato Galileo Galilei. Voglio dire che forse dietro tutto questo c’è il disegno di Dio. Il celibato è un dono ma è un dono anche quello che mi sta succedendo. Non spetta a me cambiare certe regole, ma forse è un invito a riflettere. Me lo ha detto anche il vescovo: questo sarà un tema della Chiesa. So già che il mio vescovo lo faranno santo».

Quanti pettegolezzi, quante cattiverie adesso dovrà sopportare.
«Niente mi spaventa con l’aiuto di Dio. Mi chiamano gli amici, i parenti, magari lo dicono con mille attenzioni, ma vogliono tutti capire se in questa storia c’è anche il sesso. E non sanno invece che io e lei non siamo ancora mai usciti una volta da fidanzati, mano nella mano».

Le chiederanno se intende sposarsi, avere dei figli…
«Sì se Dio vuole, ma io che ne so, potrebbe finire tutto anche tra una settimana. Da ragazzino ho avuto nove fidanzate ma da più di vent’anni non ho una storia. Lei poi è una donna forte: quante volte mi ha detto “se vuoi mi allontano, fai la tua scelta”. E io adesso l’ho fatta. E mi sento libero».

Però ha attraversato anche una crisi profonda.
«Certo, ma non ho mai messo davanti al popolo di Dio i miei bisogni e le mie necessità. Per questo ho dovuto lasciare, non potevo più continuare». (…)
Che dicono papà Carlo e mamma Mirella?
«Loro due mi hanno sempre detto: se hai fatto questa scelta, hai fatto bene, se sei contento tu siamo contenti noi. Mio fratello Alberto all’inizio era contrario, ma poi ha letto la felicità nel mio volto».

Diocesi di Orvieti-Todi
Precisazioni a viso aperto – Comunicato Stampa 9/2021
(a cura di Michela Massaro, Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali)
Diocesiorvietotodi.it, 14 aprile 2021


Domenica 11 aprile, il Vescovo Gualtiero Sigismondi, nella chiesa parrocchiale di Massa Martana, ha annunciato la sospensione di don Riccardo Ceccobelli dal servizio sacerdotale, a seguito della sua decisione di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, chiedendo quindi di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione. Mons. Sigismondi – come riportato nel precedente Comunicato – ha chiesto di non commentare quanto don Riccardo ha deciso e di pregare per lui. Tuttavia, a seguito della rilevanza mediatica che l’annuncio ha suscitato, tale Ufficio interviene con alcune precisazioni.

La Chiesa chiede ai preti di vivere il celibato con maturità, letizia e dedizione, quale testimonianza del primato del Regno di Dio e, soprattutto, come segno e condizione di una vita pienamente donata: senza misura. Si diventa preti dopo almeno sette anni di discernimento e, attualmente, sempre più in età adulta, quando si ha maggiore coscienza e capacità di fare scelte definitive. Così è stato anche per don Riccardo, il quale, dopo un itinerario formativo durato almeno sette anni, ne aveva 33 quando è stato ordinato presbitero.

Una delle affermazioni che, in questa circostanza, va per la maggiore è la seguente: “Al cuore non si comanda”. Tale opinione è indice di quanto, in un tempo segnato dal relativismo, la ragione sia sottoposta al dominio del sentimento.

Si è parlato di eroismo davanti ad un prete che decide di mollare tutto perché si è innamorato di una ragazza; certamente occorre rispetto per la libertà di chi, pur avendo promesso solennemente di consacrare tutto se stesso a Cristo Gesù per il servizio alla Chiesa, non ce la fa, ma parlare di eroismo risulta davvero fuori luogo. Gli eroi sono quelli che rimangono in trincea anche quando infuria la battaglia, come, ad esempio, i mariti e le mogli o i padri e le madri che non mollano nei momenti di difficoltà, perché si sono presi un impegno e l’amore li inchioda anche nel tempo in cui i sentimenti sembrano vacillare; come i sacerdoti che, senza limiti di disponibilità e con cuore libero e ardente, vivono la fedeltà di una dedizione totale.

In questo momento di sofferenza, la Chiesa di Orvieto-Todi è chiamata a vivere con serena fiducia e a fare tesoro di quanto il Santo Padre ha ricordato proprio oggi, durante l’Udienza Generale: “Senza la fede, tutto crolla; senza la preghiera, la fede si spegne”.

Postilla

Non intendiamo entrare in merito delle questioni ecclesiastiche connesse con la scelta di Don Riccardo. Questo non spetta a noi, è materia del Vescovo e della Santa Sede. Quello che vogliamo esprimere è relativa alla sfera personale della scelta di Don Riccardo. Vivere da uomo vuol dire fare delle scelte. Onore a chi nel nostro tempo è portatore di verità, a chi sceglie la verità e non vuole vivere nella menzogna, in un mondo dove la verità viene quotidianamente violentata. Inoltre, non c’è da dare per scontato l’enorme coraggio che serve a sostenere certe pesanti verità. Come persona, Don Riccardo è doppiamente da elogiare, perché nella sua scelta risiedono dei valori tanto rari quanto preziosi: la Verità e il Coraggio. Nel nostro tempo è molto difficile trovare entrambi questi valori ben custoditi nell’animo e nel cuore di una sola persona. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno degli eroi che non hanno paura di parlare con verità e coraggio. Onore a Don Riccardo, che il Signore lo benedica e lo guidi nel percorso personale della sua vita.

Al Vescovo sommessamente facciamo presente, che ha perso una buona occasione per tacere. L’11 aprile da dato segno di grande saggezza, quando ha espresso rispetto per la scelta di Don Riccardo; quando ha chiesto di non commentare quanto ha deciso e di pregare per lui. E la saggezza l’avrebbe dovuto consigliare di non cedere al clamore mediatico.

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