L’ex prete pedofilo reo-confesso Richard Daschbach è sotto processo per crimini in danno a minori. Sceglieva una o due bambine ogni sera

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L’Associated Press è uno dei pochi organi di informazione che pone in evidenza il caso di Richard Daschbach, ex sacerdote missionario verbita statunitense a Timor Est, pedofilo reo-confesso, denunciando l’annoso problema dei sacerdoti che operano nelle missioni in Paesi in via di sviluppo, i quali, troppo spesso, non rispondono a nessuna autorità.

Timor Est. Richard Daschbach è imputato a processo penale per violenza su minori, pedopornografia e violenza domestica
di Margie Manson e Robin McDowell – Il giornalista dell’Associated Press Raimundos Oki ha contribuito da Timor Est a questo rapporto del Team investigativo globale di AP – Associated Press, 8 aprile 2021.

Nel novembre 2018, la Santa Sede ha ridotto dallo stato clericale il prete statunitense Richard Daschbach, SVD, dopo essere stato ritenuto colpevole di abusi sessuali su minori. Nel settembre 2020, il pubblico ministero di Timor Est ha notificato ufficialmente nei confronti di Daschbach i capi d’accusa relativi ad abusi sessuali, detenzione di materiale pedopornografico e violenza domestica. Il 22 febbraio 2021 è iniziato a Timor Est il processo contro Daschbach [QUI]. La notizia sembra essere stata ignorata dai media vaticani.

Accadeva ogni sera. Ogni sera si ripeteva la solita storia. Un elenco di nomi delle bambine veniva affisso sulla porta della camera da letto di Padre Richard Daschbach. La bambina in cima alla lista sapeva che era il suo turno di entrare nel letto dell’anziano prete, a volte anche insieme a un’altra ragazzina, in età scolare. Daschbach era idolatrato nella remota enclave di Timor Est, dove viveva e operava durante la sanguinosa lotta per l’indipendenza della piccola nazione. Le bambine non hanno mai parlato degli abusi subiti. Hanno dichiarato, in seguito, che avevano paura di essere allontanate dal rifugio che l’84enne originario della Pennsylvania aveva edificato per l’accoglienza di donne maltrattate, di orfani e di bambini indigenti.

Gli orrori, che avvenivano dietro le porte chiuse di quella che doveva essere una struttura a tutela dei minori, ora sono al vaglio di un tribunale penale. La prossima udienza del processo è prevista a maggio prossimo. Si tratta del primo caso di abusi sessuali del clero cattolico romano a Timor Est, il paese più cattolico di qualsiasi altro paese, fuori dallo Stato della Città del Vaticano. Il 90% della popolazione di Timor Est – 1,2 milione di abitanti è di religione cattolica [QUI].

Sono almeno 14 le donne che si sono fatte avanti, secondo Jurídico Social, il gruppo di avvocati che rappresenta le vittime in tribunale. Associated Press ha raccolto le testimonianze di un terzo degli accusatori. Ognuno di loro ha ricordato le proprie esperienze con vividi dettagli. Le vittime – che hanno scelto l’anonimato per il timore di subire ritorsioni – hanno dichiarato ad AP che Daschbach si sarebbe seduto su una sedia ogni sera nel mezzo di una stanza con in braccio una bambina, circondato da un cerchio di bambini e membri dello staff che pregavano e cantavano inni prima di andare a letto. “La bambina che sedeva sulle ginocchia era la prima scritta sulla lista che Daschbach affiggeva sulla porta della sua camera da letto”, ha detto un accusatore. “Questo significava che tu eri la bambina che sarebbe andata con lui”. “Nella sua stanza, Daschbach si sarebbe spogliato e poi avrebbe spogliato le bambine, dando loro un deodorante da applicare prima di commettere le violenze sessuali. L’incontro spesso proseguiva con la pratica del sesso orale”. Una delle vittime ha affermato di essere stata penetrata sessualmente. Gli abusi sessuali venivano perpetrati anche durante i sonnellini pomeridiani.

Daschbach rischia una condanna fino a 20 anni di reclusione, se dichiarato colpevole. Lui e il suo avvocato hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni ad Associated Press.

La Chiesa Cattolica Romana ha sospeso Daschbach nel 2018, affermando che aveva confessato di aver abusato sessualmente di bambini. É stato accertato che mantiene forti legami politici ed è ancora trattato come una “rock star” da molti, specialmente al rifugio “Topu Honis” (Guida alla vita).

Xanana Gusmao, ex Presidente della Repubblica Democratica di Timor Est dal 2002 al 2007, ha assistito all’apertura del processo a febbraio. Un mese prima, l’eroe dell’indipendenza ha visitato Daschbach in occasione del suo compleanno, donando una torta all’ex prete e brindando con un bicchiere di vino davanti alle telecamere dei media presenti.

Gli avvocati di Daschbach non hanno reso pubblica la loro strategia legale. il fascicolo giudiziaro al momento è ancora secretato. I documenti visionati da Associated Press indicano che la difesa sosterrà che Daschbach è vittima di una cospirazione. A gennaio, però, l’ex sacerdote sembrava preparare i suoi sostenitori al peggio. Ha detto ai giornalisti locali che il suo messaggio ai bambini che rimangono nell’orfanotrofio è questo: “Siate pazienti. Non ci rivedremo più perché sarò detenuto a vita”.

Figlio di un operaio siderurgico di Pittsburgh, Daschbach ha iniziato i suoi studi religiosi da adolescente. Nel 1964 è stato ordinato a Chicago, Illinois nella Congregazione dei Missionari Verbiti (Società del Verbo Divino), la più grande congregazione missionaria della Chiesa Cattolica Romana, con circa 6.000 sacerdoti e fratelli che operano in più di 80 paesi nel mondo. Quando arrivò nel sud-est asiatico alcuni anni dopo, la nazione ora conosciuta come Timor Est, era sotto il controllo portoghese, fino al 1975, quando il paese fu invaso dalla vicina Indonesia. Seguì una sanguinosa lotta per l’indipendenza durata 24 anni, che lasciò sul campo 200.000 morti – un quarto della popolazione – a causa di combattimenti e carestia.
Daschbach ha edificato il rifugio missionario nel 1992, durante il conflitto, accrescendo la sua reputazione. Raccontava spesso ai visitatori di difendere le donne e i bambini che vivevano a “Topu Honis”, di come li riparava in una grotta, e di come aveva guidato un gruppo armato solo di lance per allontanare gli aggressori. Il prete si è dimostrato carismatico, parlava correntemente le lingue locali e ha presieduto celebrazioni dove ha mescolato il cattolicesimo con i costumi e le credenze animiste della zona. Daschbach è stato spesso visto da visitatori, turisti e stranieri, circondato da bambini che ridevano e giocavano in uniformi abbinate. In molte fotografie di “Topu Honis” – scattate dai visitatori e pubblicate online – le ragazzine sono viste al fianco di Daschbach, in grembo o abbracciate a lui.

Alcuni visitatori sono rimasti ospiti della missione anche per alcuni mesi. Questi ultimi sono rimasti colpiti da ciò che hanno visto e in seguito hanno inviato decine di migliaia di dollari per sostenere la missione e pagare le borse di studio del college. Jan McColl, che ha contribuito a finanziare ”Topu Honis”, ha detto di essere sconcertata dalle dichiarazioni di Daschbach, dopo che lei e un altro donatore australiano di lunga data, Tony Hamilton, si sono recati a Timor Est, per chiedere al sacerdote conferma se fosse un pedofilo. Jan McColl ha dichiarato che Daschbach ha risposto “Sì. Ecco chi sono. E lo sono sempre stato”, rispondendo con tranquillità, mentre continuava a mangiare il suo pranzo. “Quindi, ci siamo alzati e abbiamo lasciato il suo tavolo. Eravamo assolutamente sconvolti”, ha detto Hamilton, definendo il colloquio è stato “stridente e surreale”. In seguito Hamilton e McColl hanno rilasciato dichiarazioni giurate.

Lo scandalo globale degli abusi sessuali da parte del clero che ha scosso la Chiesa Cattolica Romana, ha portato a miliardi di dollari in risarcimenti e alla creazione di nuovi programmi volti a prevenire ulteriori abusi. Nonostante tutto ciò, gli esperti hanno visto un numero crescente di vittime farsi avanti nei Paesi in via di sviluppo come Haiti, Kenya e Bangladesh, dove sacerdoti e missionari inviati da ordini religiosi, spesso operano in assenza di supervisione. Anche se vengono scoperti, raramente pagano le conseguenze dei loro crimini.

Sebbene la Santa Sede abbia agito rapidamente, per indagare e ridurre dallo stato clericale il missionario, quando le accuse sono state sollevate tre anni fa, l’Arcidiocesi locale è stata più accomodante. Ha convenuto di metterlo agli “arresti domiciliari informali” presso una residenza ecclesiastica nella città di Maliana. Ma Daschbach si è comunque mosso con relativa facilità, anche prendendo un traghetto notturno per l’enclave di Oecusse, dove è tornato a casa dei bambini, facendo infuriare le vittime e le loro famiglie. Nonostante sia stato ridotto dallo stato clericale, i media locali hanno riferito che ha continuato a celebrare la messa.

L’Arcivescovo Marco Sprizzi, Nunzio Apostolico a Timor Est, ha sottolineato che a Daschbach non dovrebbe essere permesso di stare con i bambini, ma ha detto che la Chiesa può fare poco ora. “Non è più un prete. Non fa parte del clero “, ha detto. “Quella casa per bambini – dall’inizio – non apparteneva alla sua congregazione religiosa. L’ha fatta da solo, ed era intestata a lui” [QUI].

Zach Hiner, Direttore esecutivo della Survivors Network of those Abused by Priests (SNAP), con sede negli Stati Uniti, ha detto che la Chiesa Cattolica Romana aveva la responsabilità morale di fare di più e avrebbe dovuto richiamare Daschbach negli Stati Uniti prima di sospenderlo dal sacerdozio.

Alla fine dell’anno scorso, l’Arcivescovo metropolita di Dili, Mons. Virgilio do Carmo da Silva, SDB, ha licenziato il Presidente della Commissione Giustizia e Pace e si è scusato ufficialmente della pubblicazione di un rapporto che nominava le vittime e accusava falsamente pubblici ministeri, polizia e ONG che indagavano sui presunti crimini di Daschbach e di aver a loro volta abusato sessualmente delle stesse vittime. Il rapporto parlava anche di un presunto traffico di esseri umani, che veniva falsamente attribuito a sette vittime di Daschbach, che erano stati trasferiti in un luogo riservato per motivi di sicurezza. Ex benefattori e vittime erano indignati, poiché il rapporto metteva in pericolo le vite di coloro che si erano fatti avanti e avevano denunciato Daschbach. É stato accertato che sono state mosse serie minacce contro chiunque avesse denunciato Daschbach.

L’ex sacerdote, oltre a rispondere di ipotesi di reato a vario titolo, è anche ricercato negli Stati Uniti d’America per frode telefonica collegata a uno dei suoi benefattori con sede in California, che lo ha denunciato, per aver violato un accordo di protezione, nei confronti di coloro che erano sotto la sua responsabilità. Un mandato dell’Interpol è stato emesso a livello internazionale per il suo arresto.

Una delle vittime ha ricordato ad Associated Press il primo giorno del suo arrivo al rifugio “Topu Honis”. La bambina era ancora sconvolta dopo la morte di suo padre e ha detto che il prete l’aveva violentata la stessa notte del suo arrivo alla missione. Le violenze sessuali sono continuate per tutto il tempo della permanenza della bambina alla missione.

Alcune vittime hanno dichiarato che Daschbach in genere sceglieva le bambine piccole, con quelle più grandi, che erano prossime alla pubertà, usava più cautela. Le vittime hanno dichiarato che Daschbach diceva: “Devo smetterla, altrimenti rimarrai incinta”.

Statua del Cristo Rei a Dili.
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