Il figlio e vice del tiranno che opprime la Guinea Equatoriale ricevuto in Udienza privata da Papa Francesco

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“Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza S.E. il Signor Teodoro Nguema Obiang Mangue, Vice Presidente della Guinea Equatoriale” (Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N. 216 del 9 aprile 2021). Per situare questa comunicazione secca nel suo contesto, riportiamo dalla cronaca dei fatti di Papa Francesco due articoli da Africa-ExPress.info, rispettivamente del 14 aprile 2021 a firma di Cornelia Toelgyes (Il figlio e vice del tiranno che opprime la Guinea Equatoriale in visita dal Papa) e del 25 aprile 2014 a firma di Massimo A. Alberizzi (Il sanguinario dittatore Obiang in visita dal Papa e intanto tiene in galera Roberto Berardi).

Teodoro Nguema Obiang Mangue (Akoakam-Esangui, 25 giugno 1968), Primo Vicepresidente della Guinea Equatoriale ricevuto in Udienza privata da Papa Francesco, 9 aprile 2021.

Mentre Papa Francesco riceve Obiang sorridente, ricordiamo le sue parole per coloro che lottano per i diritti fondamentali nelle dittature, nei regimi autoritari e nelle democrazie in crisi, nel video con l’intenzione di preghiera di aprile 2021, promosso dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa (Apostolato della Preghiera): “In alcuni luoghi difendere la dignità delle persone può significare andare in prigione, anche senza processo”, denuncia Papa Francesco, insistendo questa volta sul diritto fondamentale che ogni essere umano ha di “svilupparsi integralmente” – che “non può essere negato da nessun Paese”. “Preghiamo per coloro che rischiano la vita lottando per i diritti fondamentali nelle dittature, nei regimi autoritari e persino nelle democrazie in crisi, perché vedano che i loro sacrifici e il loro lavoro portino frutti abbondanti”, esorta Francesco esprimendo la consapevolezza che “molte volte i diritti umani fondamentali non sono uguali per tutti”, cioè che “c’è gente di prima, di seconda, di terza classe, e persone considerate scarti”. “No”, ribadisce con forza di fronte a questa realtà: i diritti “devono essere uguali per tutti”. Il comunicato della Rete Mondiale di Preghiera del Papa richiama anche la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che “è stata il primo documento legale a stabilire la protezione universale dei diritti umani fondamentali”.

Il figlio e vice del tiranno che opprime la Guinea Equatoriale in visita dal Papa
di Cornelia Toelgyes
Africa-ExPress.info, 14 aprile 2021


Ha le mani sporche di sangue e ha derubato le casse pubbliche del suo Paese, ciononostante il Vicepresidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Nguema Obiang Mangue, nonché figlio del presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, sanguinario dittatore al potere dal 1979, è stato ricevuto in un’udienza privata da Papa Francesco venerdì 9 aprile scorso.

Teodoro Nguema Obiang Mangue (Akoakam-Esangui, 25 giugno 1968), Primo Vicepresidente della Guinea Equatoriale rivevuto in Udienza privata da Papa Francesco, 9 aprile 2021.

Noto come Teodorino, il figlio 53enne del tiranno, delfino designato che dovrebbe prendere il posto del padre, è noto in mezzo mondo per le sue scorribande: riciclaggio di denaro, traffico di droga, affari poco puliti. Teodorino è anche il Ministro della Difesa e della Sicurezza (cioè dei servizi segreti, che sequestrano, ammazzano e fanno sparire la gente) del suo Paese. È l’esecutore materiale delle nefandezze del padre che tiene il Paese come in una morsa. Non è tollerato il dissenso e i servizi alla popolazione sono ridotti ai minimi. Le galere sono piene di oppositori e di “nemici della patria”, cioè di quelle persone che non si prestano ad osannare e onorare il satrapo ricco all’inverosimile. Il dittatore e la sua famiglia si garantiscono favolosi proventi alle compagnie petrolifere occidentali che sfruttano le favolose ricchezze minerarie di quel fazzoletto di terra che è come se galleggiasse su un mare di oro nero.

È trapelato nulla dalla Santa Sede su quanto si siano detti Papa Francesco e Teodorino. Non è data da sapere niente, oltre della notizia dell’Udienza privata avvenuta. Non è certo prestigioso per l’Uomo che Veste di Bianco incontrare il figlio di un tiranno, che ne è poi a sua longa manus. Sugli account Twitter della stampa equatoguineana si legge, invece, che Sua Santità è stato invitato dal dittatore 79enne a visitare il Paese e che il messaggio è stato consegnato dal figlio.

Teodoro Nguema Obiang Mangue (Akoakam-Esangui, 25 giugno 1968), Primo Vicepresidente della Guinea Equatoriale ricevuto in Udienza privata da Papa Francesco, 9 aprile 2021.

La maggior parte degli equatoguineani sono cattolici – l’88% – mentre i musulmani rappresentano solamente il 4% della popolazione. Un rapporto redatto da Aide à l’Eglise en Détresse in Francia precisa: “Ognuno è libero di professare la propria religione”. E ancora: “Il governo concede un trattamento particolare alla Chiesa cattolica”.

Allo stato attuale il Paese vive un momento davvero difficile dopo la terribile esplosione che a Bata, la capitale economica, ha ucciso un centinaio di persone e ne ha ferite oltre 600. Le deflagrazioni sono state parecchie, tutte partite dalla base militare della città. In un primo momento la presidenza aveva incolpato di questa tragedia agricoltori, perché avrebbero dato fuoco alle stoppie e non avrebbero controllato correttamente l’incendio provocato. Ma anche i militari sono stati biasimati per mancata vigilanza. Ora, invece, si parla di disastro accidentale. Poco prima di imbarcarsi per Roma, Teodorino si è recato a Bata per poter dare al Papa notizie dettagliate sulla situazione attuale.

Teodoro Obiang Nguema Mbasogo (Acoacán, 5 giugno 1942), dittatore della Guinea Equatoriale. È presidente della Guinea Equatoriale dal 3 agosto 1979, quando abbatté il regime dittatoriale di suo zio Francisco Macías Nguema tramite un colpo di Stato militare. Leader africano in carica da più tempo, e primo al mondo tra i Capi di Stato dei Paesi non monarchici, ne sono stati ripetutamente denunciati i gravissimi abusi dei diritti umani. Già presidente di turno dell’Unione africana, suo nipote è il calciatore Pedro Obiang.

Per affrontare l’attuale crisi il padre e dittatore ha chiesto aiuti alla comunità internazionale. Questo, mentre il Paese è un importante produttore di petrolio ed è il più ricco di tutta Africa con un PIL di 34.865 dollari pro capite. Sebbene questo numero possa sembrare elevato, nell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite, la Guinea Equatoriale occupa il 136° posto. Infatti, mentre il leader la sua famiglia sono dei nababbi, la maggior parte della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Obiang è ricchissimo, ha una guardia presidenziale composta da forze speciali marocchine, la sua sicurezza personale è garantita da ex-agenti del Mossad israeliano e ha l’imbarazzo della scelta quando deve decidere in quale palazzo o yacht andare a riposare la sera. La sua prima moglie, Constancia Mangue, detiene una buona fetta del potere economico nel ramo degli appalti pubblici e il suo nome è persino più temuto di quello del marito.

Il dittatore della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo ricevuto in Udienza da Papa Francesco, 25 ottobre 2013. Testo del comunicato della Segreteria di Stato: «Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza il Presidente della Repubblica di Guinea Equatoriale, Signor Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, il quale successivamente ha incontrato l’Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati. Nel corso dei cordiali colloqui, è stato evocato il positivo contributo della Chiesa cattolica in favore dello sviluppo umano, sociale e culturale del Paese, particolarmente in campo educativo ed assistenziale, come pure la collaborazione con lo Stato per migliorare il tenore di vita della popolazione. Al termine della visita, nella sala dei Trattati del Palazzo Apostolico Vaticano, il Presidente della Repubblica di Guinea Equatoriale e il Segretario per i Rapporti con gli Stati hanno proceduto allo scambio degli strumenti di ratifica dell’”Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Guinea Equatoriale” sulle relazioni tra la Chiesa cattolica e lo Stato, firmato nella città di Mongomo il 13 ottobre 2012. L’Accordo, che suggella le buone relazioni bilaterali esistenti, riconosce la personalità giuridica della Chiesa e delle sue Istituzioni. Esso riguarda anche il matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni educative, l’assistenza spirituale ai fedeli cattolici negli ospedali e nelle carceri. Con il solenne atto odierno, l’Accordo, composto da 19 articoli ed un Protocollo Addizionale, è entrato in vigore ai sensi dell’articolo 18.1». Poi, dopo aprile 2014, il dittatore ha salutato Papa Francesco al termine dell’Udienza generale del 9 agosto 2016 nell’Aula Paolo VI.

Il sanguinario dittatore Obiang in visita dal Papa e intanto tiene in galera Roberto Berardi
di Massimo A. Alberizzi
Africa-ExPress.info, 25 aprile 2014


Pugno di ferro della corte di Cassazione francese contro Teodoro Nguema Obiang Mangue, detto Teodorino, il figlio del dittatore della Guinea Equatoriale Teodoro Nguema Obiang Mbasogo, il più brutale e ricco sfondato dei cleptocrati africani, l’uomo che, in barba a tutte le convenzioni e tutte le promesse, tiene in carcere da quasi un anno e mezzo l’imprenditore italiano Roberto Berardi.

Guanto di velluto invece del Vaticano che ha invitato a Roma il feroce dittatore, Teodoro padre, per partecipare il 27 aprile alla canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII. Papa Francesco lo riceverà con tutti gli onori che si devono a un capo di Stato. Non importa che si tratti di un brutale criminale.

La suprema corte francese, con una decisione presa il 5 marzo scorso, ma resa nota solo ora, ha convalidato la sentenza dei magistrati René Grouman e Roger Le Loire, che a suo tempo hanno sequestrato il palazzo di proprietà di Teodorino, al numero 42 della lussuosissima avenue Foch a Parigi, (sarebbe la via Montenapoleone della capitale). La confisca è legittima, perché “il bene è stato acquisito con la frode”, e quindi il palazzo può essere messo in vendita.

Un po’ quello che accade in Italia, quando viene sequestrato un bene comperato dalla mafia con mezzi illeciti o con denaro sporco. Ecco il paragone è sostanzialmente esatto.

La corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Guinea Equatoriale che contestava la legittimità del sequestro del prestigioso palazzo, ordinato il 19 luglio 2012. “Non ci sono motivi validi per accettare il ricorso, mancano le basi legali”, hanno detto gli alti magistrati. Cercando di ingannare i giudici, gli avvocati della Guinea Equatoriale sostenevano che Teodorino non è l’unico proprietario di quel palazzo, che appartiene invece a cinque società. Certo, hanno ribattuto i magistrati, ma il proprietario delle cinque società è uno solo, Teodorino.

Se i giudici d’Oltralpe sono severissimi con il capriccioso rampollo guineoequatoriale, non lo sono altrettanto quelli italiani, che forse avrebbero qualche elemento in più per agire contro la sanguinaria famiglia del tiranno. In Guinea Equatoriale dal gennaio del 2013 è detenuto Roberto Berardi, prigioniero in una fetida galera soltanto perché ha “osato” chiedere conto al figlio del dittatore della sparizione di denaro dalle casse della società comune. Tenuto in isolamento da più di cento giorni è stato picchiato e torturato così, senza motivo apparente.

La storia di Berardi è incredibile. L’imprenditore italiano era entrato in affari con il rapace Teodorino, che, oltre ad essere il figlio prediletto del presidente della Guinea Equatoriale, è anche secondo vicepresidente del Paese. Insieme avevano fondato una società di costruzioni, l’Eloba, di cui Berardi possedeva il quaranta per cento delle azioni, mentre il giovane Obiang il sessanta, come vuole la legge. Berardi svolgeva anche la funzione di direttore della società.

Quando l’italiano si è accorto di un ammanco nelle casse, ha chiesto spiegazioni al suo socio, il quale, essendo il figlio del padre-padrone della Guinea Equatoriale, si è sentito colpito nella sua dignità regale (una volta si chiamava lesa maestà). Così, l’ha portato in tribunale e l’ha fatto condannare a oltre due anni di galera (se non lo avessero condannato, quei giudici sarebbero finiti loro in carcere; così funziona da quelle parti). Tra l’altro i soldi sottratti all’Elba sono serviti a Teodorino per comprare un bel po’ di cimeli di Michel Jackson.

A nulla finora sono servite le pressioni sia del nostro governo (ritenute comunque dalla famiglia di Berardi troppo leggere), sia dell’Unione Europea. Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione UE, aveva ottenuto dal padre del 42enne rampollo la promessa che Berardi sarebbe stato liberato per motivi umanitari. Invece dopo alcune settimane nulla è cambiato.

Qui non si tratta di invadere la Guinea Equatoriale con il battaglione San Marco o i parà della Folgore, ma piuttosto di esercitare tutte le pressioni necessarie perché un cittadino italiano non venga maltrattato in una fetente galera africana, da una famiglia di sanguinari dittatori che affamano il loro popolo. La famiglia Obiang possiede proprietà anche in Italia. Non sarebbe male un’inchiesta della magistratura per stabilire se quei beni sono stati acquisiti con corruzione e malaffare e quindi sono sequestrabili al pari di quelli di proprietà della mafia e dei capimafia.

La Guinea Equatoriale è un Paese che galleggia sul petrolio. La sua popolazione, meno di un milione di abitanti, potrebbe vivere a livello scandinavo. Invece, poverissima, è costretta a un’estrema indigenza, senza acqua potabile, servizi sanitari decenti, scuole degne di questo nome. Le royalty del petrolio finiscono tutte nei conti in banca (all’estero e forse anche in Italia) della famiglia “imperiale” che si guarda bene dall’investirli in infrastrutture sociali.

Il despota vince in continuazione le elezioni (ovviamente truccate) con maggioranze bulgare: 97/98 per cento dei voti. In alcune circoscrizioni, nell’ultima tornata elettorale ha addirittura raggiunto il 103 per cento dei suffragi.

L’Eni è l’azienda petrolifera di Stato e il nuovo amministratore della società, Claudio De Scalzi, conosce molto bene quei Paesi africani e sa come si tratta con i famelici dittatori, sempre a caccia di bribes, cioè di tangenti. Conosce anche la Guinea Equatoriale per esserci già stato una decina d’anni fa, quando Teodoro Obiang padre già regnava da un pezzo. Forse potrebbe dare una mano a Roberto Berardi.

Il dittatore della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo ricevuto in Udienza da Papa Francesco, con la moglie Constancia Mangue, il 25 ottobre 2013.

Ma quello che francamente sorprende è che il tiranno Teodoro Obiang padre (salito al potere nel 1979 con un sanguinoso colpo di Stato contro lo zio Francisco Macìas Nguema, fatto fucilare poco dopo) è ora a Roma con la moglie Costancia.

Lo scrive con un comunicato trionfante il sito del suo governo, secondo cui il sanguinario dittatore è in Italia per partecipare in Vaticano il 27 aprile alla cerimonia di canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII.

Una presenza che dovrebbe essere imbarazzante per Papa Francesco (e per il suo nuovo corso) anche perché, sempre con tono da orgoglioso vincitore, il comunicato si conclude così (lo lasciamo nella sua versione originale in francese): «De plus, ce sera la deuxième fois que S. E. Obiang Nguema Mbasogo se réunira avec le Pape François, la première a eu lieu en octobre 2013 après l’audience, lors de laquelle le Saint-Père a reçu le président de la République et la Première dame Constancia Mangue de Obiang, lors de leur visite à Rome».

Il dittatore della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo ricevuto in Udienza da Papa Francesco, con la moglie Constancia Mangue, il 25 ottobre 2013.

C’è parecchia gente che è stata scomunicata per molto meno, invece il tiranno continua imperterrito a viaggiare e a essere ricevuto in udienze private dal papa. Di solito le persone che hanno le mani grondanti di sangue vengono allontanate dalla Chiesa. Ci faccia un pensierino il nuovo pontefice. Le galere della Guinea Equatoriale sono piene di dissidenti che vengono torturati e lasciati marcire, quando non vengono ammazzati dagli scherani del regime.

E da parte italiana non viene in mente a nessuno di appioppargli un bel travel ban, cioè un divieto di venire sul nostro territorio? In fondo un provvedimento di questo genere colpisce il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, un dittatore che al confronto di Teodoro Obiang è un ragazzino alle prime armi (nonostante abbia da poco compiuto 90 anni).

Foto di copertina: Teodoro Nguema Obiang Mangue (Akoakam-Esangui, 25 giugno 1968), Primo Vicepresidente della Guinea Equatoriale in Udienza da Papa Francesco, 9 aprile 2021.

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