Card. Becciu innocente, la vittima designata di una colossale montatura. Parte 2: Chi è il novello calunniatore?

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Prosegue dalla parte 1: QUI.

I VELENI E GLI SCANDALI CHE HANNO ACCOMPAGNATO LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI ALDO MORO (Report, 12 aprile 2021)
Nicola Giampaolo, sedicente “postulatore” dell’iter canonico dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri, denuncia di aver subito una richiesta di soldi da parte di un alto funzionario della Congregazione delle Cause dei Santi per velocizzare la pratica di beatificazione. A Report la Congregazione delle Causa dei Santi smentisce la ricostruzione di Nicola Giampaolo, sostenendo che la causa della beatificazione di Aldo Moro non fosse ancora partita presso il loro ente. Nel 2018 Padre Bogusław Stanisław Turek, C.S.M.A., Sottosegretario della Congregazione delle Cause dei Santi, pare che avrebbe chiesto una tangente di 80mila euro a Nicola Giampaolo, il postulatore della causa di Aldo Moro per velocizzare la pratica e nel servizio di Report viene detto che Becciu sapeva, che la figlia di Aldo Moro ha dichiarato che Becciu in una lettera l’ha maltrattato, che Giampaolo ha fatto una denuncia al tribunale dello Stato della Città del Vaticano e al Papa. Report chiude il servizio dicendo che la Congregazione delle Cause dei Santi ha scritto ufficialmente che la Fondazione Aldo Moro aveva allontanato il postulatore Giampaolo. Questa lettera ha importanza poiché si capisce che Giampaolo viene allontanato, che forse Giampaolo non è quello che voleva far credere e che forse Becciu l’aveva capito e l’aveva scoperto. Nella fine del servizio si intuisce che forse Becciu è intervenuto, ma per allontanare Giampaolo.

Per la Congregazione delle Cause dei Santi Nicola Giampaolo non possiede i requisiti richiesti dalle norme canoniche per essere postulatore – 13 aprile 2021

Chi è il novello calunniatore di Becciu?
di Andrea Paganini


Eccolo qua, appena sfornato: il nuovo accusatore del Cardinale Angelo Becciu. Si chiama Nicola Giampaolo, o Giampaolo Nicola, perché su Facebook ha ben due profili, nei quali si presenta in modo significativo.

Sfegatato leghista del sud prima, antisalviniano poi, trumpiano sempre, si esprime con frasi che riecheggiano slogan fascisti e manifesta apparenti simpatie mafiose («I mafiosi hanno più rispetto della famiglia del sindaco Marino»).

Vuoto pneumatico ricoperto di retorica sberluccicante, Nicola Giampaolo è uno di coloro che sanno introdursi negli ambienti dell’alta società: cocktails, donne appariscenti, showgirl, Cacao Meravigliao, opere d’arte sacra, alti prelati e cardinali. Del resto la Chiesa che lui desidera – «Questa è l’Italia che amo, questa è la Chiesa che desidero!» – è tutta così: agghindata di sberluccichii come la miss di un concorso di bellezza: «Le Miss resistono in eterno!!!», assicura. In genere alloggia in umilissime regge principesche o in alberghi lussuosi, in mancanza di altro si accontenta di un 4 stelle».

Si cimenta anche con la teologia: il suo nuovo dogma sulla macchia di San Giuseppe ha rischiato di incrinare 2000 anni di teologia cristiana. Ma poi, dall’alto della sua cultura, ha sentenziato: «Anche se Giuseppe commise un grande errore, dimostrò fortemente l’amore a quel Figlio voluto dall’Immenso» (uff, meno male! Pensavo che intendesse bocciare la santità di San Giuseppe! Perché – ho dimenticato di dirlo – questo Giampaolo è un postulatore di Santa Romana Chiesa).

E poi cita vere perle di sapienza (altrui, va da sé): «I grandi spiriti hanno sempre trovato la violenta opposizione delle menti mediocri», come dargli torto quando parla di sé! «La politica» – sbraita in un comizio tutto farcito d’odio inviperito – «è la più alta forma di caritààà», prima di urlare come un ossesso che un vero politico «deve puzzare di peeecora, deve entrare nella meeerda!» (chissà chi aveva in mente, lui che si fa i selfie solo nei salotti dell’alta società, con i suoi ineffabili farfallini?).

Nicola Giampaolo ha un’elevata concezione di sé: scrive «Noi» con la maiuscola (è improbabile che si tratti di un plurale maiestatis). Adora l’impressione di sentirsi la crème de la crème: trova «immensamente straordinario» il suo privilegio esclusivo di essere «l’unico giornalista autorizzato» a intervistare il Cardinal Semeraro. Ma non si accontenta dei «successi», no, lui vuole gli «estremi». Gli piace intrufolarsi nei palazzi attorno al Cupolone, dove pure lavorano tanti umili servitori della Chiesa. Ma Nicola Giampaolo non è come loro, oh no, lui lì dentro prova una sensazione tutta inebriante che lo esalta e sospinge la sua megalomania a livelli vertiginosi, raggiunti solo da pochissimi eletti: «Scoprirsi padroni del tempo e dello spazio in un istante che sa di eternità!», parole sue, leggere per credere.

Da quelle altezze stratosferiche, si compiace delle sventure altrui, gli piace anzi causarle come uno Zeus con i suoi fulmini luminescenti, tanto che a volte Facebook gli blocca il profilo: un motivo ci sarà.

Da buon adulatore si circonda di suoi pari: «Mi sento sempre dire, “beato te” sei un grande, sei un uomo di potere, sei un uomo corteggiato, sei tanto amato, sei ricco, sei intelligente…». Ma lui si proclama «lusingato ma umile nel mio “io” e nel mio cuore». Anziché pregare nella propria cameretta – da plebei –, lo fa su Facebook, e chiede – a qualche suo contatto? – «perché hai Voluto mettermi innanzi a questa dura prova!» (il punto esclamativo significherà che urla come in un suo comizio o che lui la risposta già ce l’ha? Bah).

Insomma, un tipo così: un fighetto millantatore e adulatore che spiega perfettamente la sua scelta per questo nuovo ruolo: «Chi sa adulare sa anche calunniare», dice Honoré De Balzac.

E così si passa da Coccia a Giampaolo, di male in peggio (per loro).

Chissà cosa gli avranno dato in cambio?

E intanto Aldo Moro – di cui Nicola Giampaolo si dice “postulatore” (sic) – si rivolta nella tomba, insieme a Paolo VI.

NOTA BENE: tutti i virgolettati sono autentici.

Per chi volesse farsi un’idea dell’eccelsa retorica di questo personaggio (l’originale supera qualsiasi parodia).

Postilla

Dedichiamo qualche istante – par par condicio – anche a colei che si “accoda” sempre, spostando secondo propria convenienza le sue simpatie e (più spesso) le sue antipatia, come gira il vento del momento. E troviamo tanti punti di somiglianza tra la “pierre” e il “postulatore”. «Certo che affidarsi a ste due» (Daniele Casi).

Come si fa a spiegarle che lei non farà mai parte dei buoni…

«Semplice. Non devi spiegare nulla… lascia correre. Prima o poi… lo troveranno un tombino aperto» (Valentina Villano).

«Mitomani ne abbiamo?» (Mauro Visigalli).

«Ma non era colei che doveva riformare tutta la Santa Sede e la Città del Vaticano?» (Amilcare Cerratini).

«Poi taluni si stupiscono del perché l’inferno è eterno» (Maurizio Bodini).

«“Report” illumina! Sembra incredibile invece… ahimè» (Petra See).

«Sembra. Solo sembra. E così Report ha sposato in toto il copione calunniatore della Chaouqui e dell’altro regista anonimo (che poi, diciamocelo, tanto anonimo non è). E così Report s’è accodato alla folla che urla “Crucifige! Crucifige!” e “Liberate Barabba!”. E così Report ritiene “meglio che un uomo solo muoia per tutto il popolo”: “Crucifige! Crucifige!”. Hanno ingannato tutti, o quasi, fin da quel 24 settembre. Ma verrà il giorno in cui la verità uscirà dal sepolcro in cui l’avete sepolta e verrà alla luce. E allora ci renderà liberi. Tutti» (Andrea Paganini).

«Una sola è la domanda. Come è stato possibile ammetterla in un qualunque consesso. Ho avuto l’esperienza di vederla in un convegno tra i relatori. Sarebbe bastato osservarla posturalmente per evitare ogni ulteriore contatto. Ad ogni modo… lasciate aperti i tombini…» (Federica Chimenti).

«In realtà per certe persone i tombini si aprono da soli e alla sola vista» (Valentina Villano).

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