Card. Becciu innocente, la vittima designata di una colossale montatura. Parte 1: Una ferita dalla calunnia non guarita, ma nascosta

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Qualunque persone che ragiona con il cervello acceso, capisce che si fanno carte false pur di tirare dentro il Cardinale Becciu nei vari scandali. È simile a quanto racconta Magliocca a Quarta Repubblica: “Vengo arrestato e passo 9 mesi in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Non c’era nessuna prova, ma solo un pentito che mi accusava di aver incontrato un boss locale, ma in quella data il boss era in carcere”. Rende bene il sistema usato contro Becciu.

Ieri sera, Report su RAI 3 ha sprecato spazio tra altro, fornendo degli elementi intesi ad arricchire il “caso Becciu”. L’ha fatto in modo originale, con l’ausilio di un personaggio colorito sui generis, a cui un’altra si è accodata “in gran forma”, come ormai siamo abituati. Vedremo in un articolo successivo [QUI] il caso della presunta richiesta di tangenti alla Congregazione delle Cause dei Santi, con la gesta dei due personaggi.

Il primo personaggio, il “postulatore” originario di Rutigliano – comune della città metropolitana di Bari, nel sud-est barese – persona di cui si conoscono fatti e misfatti, autore di libricini su presunti candidati alla santità, casualmente provenienti da famiglie molto facoltose.

Il secondo personaggio, la “pierre-lobbista” originaria di San Sosti – un piccolo comune della provincia di Cosenza in Calabria – che ha raggiunto le cronache dei giornali per essere stata condannata l’8 luglio 2016 dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano a 10 mesi, pena sospesa per cinque anni, in merito ai reati connessi con il trafugamento e la diffusione di documenti, mentre il 7 dicembre 2020 la Guardia di Finanza di Roma avrebbe trovato timbri e documenti del Vaticano e della Santa Sede in casa sua, secondo il resoconto di TgCom24.

16 aprile ore 23:04.

Conosciamo molto bene il “caso Becciu”. E anche i nostri attenti lettori si sono resi conto da tempo che è tutta una montatura, una campagna di killeraggio mediatico. Certamente non mancano gli argomenti seri per avvicinarsi alla verità, che abbiamo presentato in diversi articoli che ormai formano un dossier corposo. Di cosa si tratta abbiamo documentato e riassunto con poche parole. Colpire un Principe della Chiesa di Cristo è colpire tutto il Popolo di Dio. Ogni persona battezzata, che è parte della Famiglia Cattolica, davanti agli attacchi subiti dal Cardinale Angelo Becciu dovrebbe sentirsi toccata nell’intimo della propria Fede e dovrebbe sentirsi violentata spiritualmente per quanto accaduto. Il Cardinal Becciu è un bersaglio, che rappresenta il simbolo di un vile attacco, premeditato e coordinato, al Pontefice, al Pontificato, al Papato e alla Chiesa Cattolica Romana.

A fine marzo scorso, il castello di sabbia accusatorio iniziò a crollare sotto la sentenza di un tribunale londinese, che ha confermato: Becciu fu diffamato in modo “spaventoso”. Il Papa fu ingannato con il teorema accusatorio dell’Espresso depositato sulla sua scrivania [QUI].

La reazione al débâcle londinese non si fece attendere e il 2 aprile, su un altro organo GEDI – Huffingtonpost.it – la giornalista Maria Antonietta Calabrò (“La messa del Papa con Becciu e il capitello di Vèzelay. Ma Papa Francesco è un cerchiobottista? Qual è il vero Bergoglio: quello del discorso di inizio dell’anno giudiziario o quello del giovedì santo col cardinale?”), lancia coriandoli contra la cosiddetta “cordata Becciu”, che viene accusata di essere caduta “vittima del muro di specchi di interessati storytelling” [QUI].

Poi, nell’articolo dell’Agenzia Nova (“Vaticano: fonti vicine al Papa, il Santo Padre non ha inteso riabilitare il Cardinale Becciu”), si è concentrata la controffensiva alla medesima débâcle di Londra e alla visita che Papa Francesco ha reso a casa di Becciu, da parte delle stessi menti raffinatissime, che hanno ordito e orchestrato la campagna mirante a far escludere il cardinale da un prossimo Conclave con la carta straccia dell’Espresso. Citando “fonti vicine al Santo Padre”, ovviamente anonime e non attraverso i canali della comunicazione istituzionale della Santa Sede, con l’abuso del virgolettato affidato all’Agenzia Nova [QUI].

Ogni giorno che passa diventa sempre più chiaro che il “metodo GEDI”, per calunniare e tenere il Cardinal Becciu lontano da un prossimo Conclave, fa acqua da tutte le parte, sempre meno credibile e debole. È chiaro anche alle pietre che Becciu fu diffamato in modo “spaventoso” (per usare l’espressione del giudice londinese) e Papa Francesco ingannato con il teorema accusatorio dell’Espresso depositato sulla sua scrivania, che provocò la cacciato del cardinale. Vittorio Feltri vi ha dedicato una serie di articoli su Libero, dove ha dimostrato, sin dallo scorso novembre, quella che in una intervista a Giovanni Minoli ha definito: «La più grande operazione mondiale di diffamazione nei confronti di un uomo».

L’aggregatore para-vaticano Il Sismografo ha definito il Gruppo editoriale GEDI-L’Espresso “autore-mandante e ispiratore della campagna di infamie e menzogne contro Becciu, amplificò altre denunce contro il cardinale palesemente non vere” [QUI].

Di fronte al castello di sabbia che crolla, era inevitabile che le menti raffinatissime cercassero rimedio, passando da un calunniatore ad un altro, dal lanciatore di coriandoli Coccia su L’Espresso al nuovo accusatore di Becciu apparso su Report, il “postulatore” ruttigliano Giampaolo. Sempre con lo stesso chiodo da battere: Becciu in un prossimo Conclave non deve entrare.

E se davvero il Card. Becciu fosse innocente, la vittima designata di una colossale montatura (architettata da chi?)? Riportiamo alcuni stralci dall’articolo del 4 aprile di Andrea Gagliarducci su Monday Vatican, nella traduzione italiana dall’inglese (Le gesta di Papa Francesco in risposta alla crisi istituzionale) [QUI], che offre alcuni punti di riflessione, a seguito della visita di Papa Francesco al Cardinal Becciu, lo scorso giovedì santo, per celebrare la Messa con lui.

«Il Cardinale Becciu ha rinunciato, su richiesta del Papa, alle sue prerogative cardinalizie, per cui non può votare in nessun conclave, partecipare a concistori, o continuare a servire come membro delle Congregazioni come tutti gli altri cardinali. Inoltre, in soli 20 minuti, Papa Francesco aveva chiesto al cardinale Becciu di dimettersi dalla carica di Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Il Cardinale, in obbedienza, rimase. La notizia delle sue dimissioni è stata inserita in un frettoloso bollettino della Sala Stampa della Santa Sede diffuso mentre era ancora in viaggio verso casa, compiendo il breve tragitto dalla Domus Sanctae Marthae, dove risiede il Papa, al Palazzo del Sant ‘ Uffizio, dove vive il cardinale.

Era il 23 settembre. Non è mai stato chiarito cosa abbia portato il Papa a questa improvvisa mancanza di fiducia nel suo stretto collaboratore, il quale, tra l’altro, ha avuto un rapporto continuativo con il Papa, sia nel suo precedente ruolo di deputato della Segreteria di Stato che in quello di prefetto della “Fabbrica dei santi”. Nei giorni precedenti le sue dimissioni, il Cardinale Becciu era stato oggetto di una feroce campagna stampa, che lo accusava di presunti favoritismi e appropriazione indebita nella gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

Poi sono arrivate le storie su Cecilia Marogna, la cosiddetta “signora di Becciu”, arrestata e oggetto di una rogatoria vaticana per uso improprio dei fondi della Segreteria di Stato, che avrebbe ottenuto per lavoro di mediazione. Cecilia Marogna ha trascorso due settimane in prigione prima che un tribunale italiano declini la richiesta dei giudici vaticani e la liberasse.

È stato il primo di una serie di simbolici “schiaffi” presi dal tribunale vaticano, impegnato in un’indagine sui fondi della Segreteria di Stato, che ha poi portato direttamente alla vicenda dell’acquisto di una proprietà di lusso a Londra. Questa inchiesta ha portato alla sospensione di sei funzionari vaticani (cinque di loro pre-pensionati o non rinnovati nel loro ufficio), ma ancora nessun processo.

In pratica, in tre procedimenti, i giudici hanno criticato il Vaticano per un “vuoto di motivazione” nelle richieste, anche per lacune nelle indagini, e anche per dubbi sulla ricostruzione della Procura vaticana. L’ultima di queste condanne, che ha sciolto i fondi dell’intermediario Gianluigi Torzi, ha messo in luce tutti i limiti del sistema giudiziario vaticano.

Il sistema giudiziario vaticano è il sistema giudiziario di una monarchia assoluta, e questo è indiscusso. Allo stesso tempo, dovrebbe essere equilibrato e svolgere le indagini nel modo più equo possibile per non intaccare la credibilità della Santa Sede. È la Santa Sede che firma i trattati internazionali anticorruzione e diritti umani. La Santa Sede garantisce che un trattamento equo sia esteso a tutti, anche all’interno dei confini dello Stato Vaticano.
Il protagonismo dei giudici, soprattutto negli ultimi tempi, ha invece portato a una “vaticanizzazione” della Santa Sede. La situazione ha messo in luce le lacune del sistema giudiziario vaticano, minando la credibilità internazionale della Santa Sede. Di fronte a un pontificato che fa della trasparenza, dell’onestà e della giustizia le sue parole chiave, ci troviamo di fronte a un Papa che autorizza processi sommari, funzionari vaticani che perdono il lavoro senza neppure conoscere le accuse, e perquisizioni nelle case dei funzionari vaticani anche quando lo erano, in territorio italiano.

Mettere a rischio la propria credibilità internazionale mette la Santa Sede alla mercé di tutti gli Stati ostili. Papa Francesco, per la seconda volta, ha scelto di iniziare l’anno giudiziario con un discorso in cui ha voluto ribadire l’importanza delle riforme.

A questo ha aggiunto il gesto di recarsi a casa del Cardinale Becciu. Ma così facendo, ha affrontato solo superficialmente una situazione che rimane difficile. Il Cardinale Becciu non è stato riabilitato. Non c’era trasparenza sulle pressioni sul Papa perché Becciu si dimettesse. Non c’è stato un giusto processo, né sono state provate accuse contro di lui. C’è questa visita del Papa, che però non ha conferme ufficiali. Nemmeno il Vatican News ufficiale lo ha confermato, ma parla di “fonti del Movimento dei Focolari” e sottolinea che “essendo un evento privato del Papa, non può essere confermato”.

In pratica, Papa Francesco ha accettato che si sarebbe saputo, ma non voleva che l’incontro fosse ufficializzato. Quando la voce della visita si è diffusa, fonti anonime hanno chiarito che il Papa non ha in alcun modo riabilitato Becciu, ma ha voluto solo mostrargli misericordia – e questo ha chiarito il significato del gesto. Il Papa aveva chiamato occasionalmente Becciu, quando il quadro accusatorio si faceva meno chiaro, mentre diventava chiaro che la defenestrazione era forse il risultato di un errore di giudizio. Ora, il gesto di celebrare la Messa in privato sembra coprire una situazione che è diventata difficile.

Nel frattempo, una riforma della giustizia vaticana non solo ha aumentato i privilegi dei magistrati, che li conservano anche quando vanno in pensione, ma ha sminuito il ruolo della Corte d’Appello. Allo stesso tempo, tutto sembra essere accentrato sulla presidenza del tribunale vaticano.

È, in un certo senso, la fine di un’era. Ma il Papa non torna indietro, anche quando si accorge dell’errore apparente. Dopotutto, la Messa con Becciu è solo l’ultimo di una serie di gesti palesi che hanno mascherato errori di valutazione.

Un esempio è la doppia convocazione dei vescovi cileni per la verifica di responsabilità su come è stata gestita la piaga della pedofilia nel Paese e il caso Karadima. Il secondo incontro si è concluso con le dimissioni di tutti i vescovi del Cile. Nessuno però ricorda che il Papa, prima del viaggio in Cile e delle pubbliche accuse ricevute di aver favorito un insabbiamento, aveva mai ascoltato nessuno, e aveva anche perseverato nella sua decisione di nominare il vescovo Madrid Barros a Osorno: discepolo di Karadima nella diocesi di Karadima. Alla fine, invece di ammettere un errore, Papa Francesco ha ricominciato tutto da zero.

Un altro esempio è come il Papa gestì il famoso caso Lettergate – la lettera di Benedetto XVI curata e resa pubblica dall’allora Prefetto del dipartimento delle comunicazioni, Monsignor Dario Edoardo Viganò. Viganò ha lasciato l’incarico di prefetto per due incarichi ad hoc, mentre l’Arcivescovo Gänswein è stato invitato a non andare a lavorare pur rimanendo Prefetto della Casa Pontificia. Due colpevoli, nessuno ritenuto responsabile, un caso non chiaro, nemmeno nella successiva strategia di comunicazione.

Papa Francesco procederà allo stesso modo anche con l’Arcivescovo Gustavo Zanchetta, che il Papa ha chiamato in Vaticano nonostante gravi accuse a suo carico? Zanchetta ora continua a lavorare in Vaticano in una posizione ad hoc nonostante un processo contro di lui.

Alla fine, il Papa usa gesti grandiosi per coprire i problemi istituzionali, che sono molto forti. La Santa Sede è sempre più in pericolo. Il sistema giudiziario vaticano è sempre più simile a una procura italiana – e i giudici sono tutti italiani e ricoprono incarichi in Italia.

Visitare Becciu non guarisce una ferita. Semmai lo nasconde. Ma questa ferita è aperta e, prima o poi, rischia di uscire a dismisura».

Segue la parte 2: QUI.

Foto di copertina: I simboli della calunnia di Botticelli. Spesso l’arte è in grado di illustrare vicende, comportamenti e meschinità umane in modo simbolico, attraverso allegorie e prosopopee. È il caso dell’opera di Sandro Botticelli, La Calunnia, dipinto a tempera su tavola nel 1495 conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Botticelli volle reinterpretare un dipinto allegorico dell’artista greco Apelle, citato da Luciano di Samosata, realizzato dall’artista ellenico in risposta a un’accusa calunniosa di aver cospirato contro Tolomeo.
Vediamo re Mida, con le orecchie d’asino avute in punizione da Apollo, in quanto non lo aveva nominato vincitore in una gara musicale con Pan. Tale elemento asinino è simbolo della incapacità del re Mida, icona del cattivo giudice, di saper riconoscere la verità e la qualità. È seduto sul trono, simbolo di potere, consigliato dalle prosopopee di Ignoranza e Sospetto, che gli sussurrano malevoli e fallaci idee. Davanti a lui sta il Livore (cioè il “rancore”), con un cappuccio nero, coperto di stracci. I codici dell’abbigliamento simboleggiano la condizione di povertà, di fallimento nella vita che scatenano l’invidia e quindi il rancore nei confronti di quanti hanno ottenuto successo. Livore tiene per il braccio la Calunnia, donna molto bella, che si fa acconciare i capelli dalle prosopopee di Insidia e Frode, che la abbelliscono, la adornano. La bellezza di Calunnia è simbolica delle caratteristiche del malevolo comportamento che si ammanta di positività, quindi della ipocrisia che la anima. A tanta bellezza esteriore corrisponde il marciume interiore. La prosopopea della calunnia trascina a terra il Calunniato impotente e supplichevole, e con l’altra mano impugna una fiaccola che non fa luce, simbolo della falsa conoscenza. L’anziana donna sulla sinistra vestita di nero è prosopopea del rimorso, che giunge opprimente come il colore della sua veste, dopo il misfatto, ma sempre troppo tardi. Spoglia, franca e leale, senza alcun nascondimento né abbellimento, ecco infine l’antitesi della Calunnia, la Verità. “Nuda Veritas”, con lo sguardo rivolto al cielo, indica la sede dell’unica vera Giustizia, molto diversa da quella esercitata dagli uomini sulla Terra.

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