Papa: da misericordiati a misericordiosi

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“Un saluto particolare rivolgo a voi, presenti qui nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, Santuario della Divina Misericordia: fedeli abituali, personale infermieristico, carcerati, persone con disabilità, rifugiati e migranti, Suore Ospedaliere della Divina Misericordia, volontari della Protezione Civile. Voi rappresentate alcune realtà nelle quali la misericordia si fa concreta, si fa vicinanza, servizio, attenzione alle persone in difficoltà. Vi auguro di sentirvi sempre misericordiati per essere a vostra volta misericordiosi”.

Dalla Chiesa di Santo Spirito in Sassia, papa Francesco ha guidato la recita della preghiera del Regina Coeli, ringraziando coloro che hanno realizzato questa domenica e gli operatori che l’hanno trasmessa in diretta.

Anche nell’omelia il papa ha sottolineato il nesso tra ‘misericordiati’ e ‘misericordiosi’, come afferma il vangelo odierno: “Quei discepoli sfiduciati vengono rappacificati con sé stessi. La pace di Gesù li fa passare dal rimorso alla missione.

La pace di Gesù suscita infatti la missione. Non è tranquillità, non è comodità, è uscire da sé. La pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore.

Ed i discepoli si sentono misericordiati: sentono che Dio non li condanna, non li umilia, ma crede in loro… Per Dio nessuno è sbagliato, nessuno è inutile, nessuno è escluso”.

La misericordia è donata dallo Spirito Santo: “I discepoli erano colpevoli, erano scappati via abbandonando il Maestro. E il peccato tormenta, il male ha il suo prezzo. Il nostro peccato, dice il Salmo, ci sta sempre dinanzi. Da soli non possiamo cancellarlo…

Il perdono nello Spirito Santo è il dono pasquale per risorgere dentro. Chiediamo la grazia di accoglierlo, di abbracciare il Sacramento del perdono. E di capire che al centro della Confessione non ci siamo noi con i nostri peccati, ma Dio con la sua misericordia”.

E la confessione è il sacramento che permette di assaporare la gioia della ‘figliolanza’: “Non ci confessiamo per abbatterci, ma per farci risollevare. Ne abbiamo tanto bisogno, tutti. Ne abbiamo bisogno come i bimbi piccoli, tutte le volte che cadono, hanno bisogno di essere rialzati dal papà. Anche noi cadiamo spesso. E la mano del Padre è pronta a rimetterci in piedi e a farci andare avanti.

Questa mano sicura e affidabile è la Confessione. E’ il Sacramento che ci rialza, che non ci lascia a terra a piangere sui pavimenti duri delle nostre cadute. E’ il Sacramento della risurrezione, è misericordia pura.

E chi riceve le Confessioni deve far sentire la dolcezza della misericordia. E questa è la via di coloro che ricevono le confessioni della gente: far sentire la dolcezza della misericordia di Gesù che perdona tutto. Dio perdona tutto”.

Con la misericordia avviene la guarigione: “In quelle piaghe, come Tommaso, tocchiamo con mano che Dio ci ama fino in fondo, che ha fatto sue le nostre ferite, che ha portato nel suo corpo le nostre fragilità.

Le piaghe sono canali aperti tra Lui e noi, che riversano misericordia sulle nostre miserie. Le piaghe sono le vie che Dio ci ha spalancato perché noi entriamo nella sua tenerezza e tocchiamo con mano chi è Lui. E non dubitiamo più della sua misericordia”.

Si è misericordiati in ogni messa: “Adorando, baciando le sue piaghe scopriamo che ogni nostra debolezza è accolta nella sua tenerezza. Questo succede in ogni Messa, dove Gesù ci offre il suo Corpo piagato e risorto: Lo tocchiamo e Lui tocca le nostre vite…

E tutto nasce da qui, dalla grazia di essere misericordiati. Da qui comincia il cammino cristiano. Se invece ci basiamo sulle nostre capacità, sull’efficienza delle nostre strutture e dei nostri progetti, non andremo lontano. Solo se accogliamo l’amore di Dio potremo dare qualcosa di nuovo al mondo”.

L’azione successiva è quella di essere misericordiosi, come è successo agli apostoli: “Hanno visto nell’altro la stessa misericordia che ha trasformato la loro vita. Hanno scoperto di avere in comune la missione, di avere in comune il perdono e il Corpo di Gesù: condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale.

Il testo dice poi che ‘nessuno tra loro era bisognoso’. I loro timori si erano dissolti toccando le piaghe del Signore, adesso non hanno paura di curare le piaghe dei bisognosi. Perché lì vedono Gesù. Perché lì c’è Gesù, nelle piaghe dei bisognosi”.

Ed infine l’invito a non essere indifferenti alla misericordia: “Non rimaniamo indifferenti. Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono. Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi…

Fratelli, sorelle, lasciamoci risuscitare dalla pace, dal perdono e dalle piaghe di Gesù misericordioso. E chiediamo la grazia di diventare testimoni di misericordia. Solo così la fede sarà viva. E la vita sarà unificata. Solo così annunceremo il Vangelo di Dio, che è Vangelo di misericordia”.

(Foto: Santa Sede)

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